domenica 29 giugno 2008

OBAMA IN ISRAELE PRIMA DELLA CONVENTION DEMOCRATICA.

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Obama to visit Israel before convention


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Barack Obama is a "very welcome visitor," and Prime Minister Ehud Olmert "is looking forward to meeting the senator," Olmert's spokesman Mark Regev said Saturday night amid reports that Obama is planning a trip to the Middle East and Europe this summer.

Obama chats with Rabbi Neil...

Obama chats with Rabbi Neil Cooper after his speech at Philadelphia's Congregation Rodeph Shalom.
Photo: AP

Neither Regev nor a Foreign Ministry spokesman said they had been contacted by Obama's campaign regarding the date of the visit, but it is expected to take place before late-August's Democratic Party convention in Denver.

Olmert spoke by telephone with Obama when he was in the US earlier this month. The presumptive Democratic presidential candidate visited Israel for the first time in 2006.

The Obama campaign issued a statement Saturday saying the candidate "will be traveling overseas to assess the situation in countries that are critical to American national security, and to consult with close friends and allies. Senator Obama will visit France, Germany, Israel, Jordan and the United Kingdom where he will consult with the leaders of those nations about common challenges like terrorism, nuclear proliferation and climate change."

The overseas trip, rare in the heat of a close presidential race, is widely seen as a way for Obama to boost his foreign policy credentials, and his visit to Israel is seen as an attempt to boost his standing among Jewish voters.

Some Jews are concerned about Obama's stand on the Middle East and his expressed willingness to speak with Iranian President Mahmoud Ahmadinejad, while others are concerned about his long-time relationship, since severed, with Rev. Jeremiah Wright of Chicago's Trinity United Church.

"Israel is a strong and close friend of the United States, and is confronting grave threats from Gaza to Teheran," Obama said in the statement announcing his visit. "Jordan has been a close partner in the peace process and a host of other issues of common concern. France, Germany and the United Kingdom are key anchors of the trans-Atlantic alliance and have contributed to the mission in Afghanistan, and I look forward to discussing how we can strengthen our partnership in the years to come."

The presumptive Republican nominee, John McCain, made a similar trip, one that included Israel as well, in March.

The Obama campaign would not disclose the dates of any of the plans in an attempt to protect Obama's security. Obama's campaign manager said this past week that Iraq and Afghanistan would be part of an official congressional trip. The other stops are part of a campaign-funded visit.

Obama had considered such a trip last year, but the competitive primary with Sen. Hillary Rodham Clinton made it too risky to spend time away from early primary states.

Obama's foreign policy adviser, Denis McDonough, said the senator wants to consult with leaders of some important US allies about common challenges, including terrorism, nuclear proliferation, climate change, Iraq, Afghanistan and Iran.

"He obviously wants to consult with the leaders of those countries but also find an opportunity to speak to the people of those countries about our shared values and goals," McDonough said.

The trip also will help address McCain's criticism that the first-term Illinois senator lacks the international experience to be commander in chief. In particular, McCain and the Republican Party have sought to make the case that Obama has not observed conditions in Iraq closely enough to determine whether his plan to remove all combat troops within 16 months is the right course of action.

Obama made his only trip to Iraq in January 2006 as part of a congressional delegation. McCain, a senator from Arizona and a Vietnam War veteran, has been to Iraq eight times, most recently in March.

An Associated Press-Yahoo! News poll taken this month found that 61 percent of those surveyed see McCain as a good military leader, compared with 27% for Obama. But 43% see Obama as more likely to improve America's standing in the world, as compared to 33% who said the same about McCain.

A Mutagim poll commissioned by the Makor Rishon newspaper and published on Friday showed that some 36% of Israelis would prefer to see McCain as president, while 27% favored Obama. Another 37% either had no opinion or no preference.

giovedì 26 giugno 2008

APPELLO PER LA LIBERAZIONE DEI SOLDATI ISRAELIANI RAPITI

Il 25 giugno del 2006 il soldato oggi ventiduenne di Tzahal, Ghilad Shalit, veniva rapito in territorio sovrano israeliano, al confine con la Striscia di Gaza, da terroristi di Hamas. Sono due anni che questo ragazzo è stato privato della sua libertà mentre compiva il suo dovere di servire lo Stato. Da allora non sono pervenute notizie accreditate circa il suo stato di salute e nemmeno la Croce Rossa Internazionale è mai stata autorizzata a visitarlo, così come nel caso di Eldad Reghev e Ehud Goldwasser, i due soldati rapiti sul fronte settentrionale da Hezbollah, 17 giorni dopo Ghilad Shalit.
In questi giorni, il governo israeliano e quello egiziano – che funge da mediatore nelle trattative con Hamas – stanno intensificando i contatti per includere la liberazione di Shalit negli accordi di tregua. Tregua che è stata oggi violata con il lancio di 4 razzi Qassam sulle città israeliane del Neghev occidentale. Tra le richieste di Hamas, quella di rilasciare 450 detenuti palestinesi, molti dei quali con sangue sulle mani, oltre a rappresentare una contropartita sproporzionata per garantire la libertà di un soldato e cittadino israeliano, è un prezzo estremamente alto per la sicurezza stessa dello Stato d’Israele.
In un’ultima lettera presumibilmente di pugno di Ghilad Shalit, recapitata alla sua famiglia il 9 giugno scorso, il soldato esprimeva tutta la sofferenza e le difficoltà di salute, oltre che psicologiche, in cui si trova. Il momento è critico e auspichiamo che le trattative non vengano interrotte e che la mediazione egiziana possa portare ad esiti soddisfacenti. Ci rivolgiamo quindi al governo e alla società italiani affinché, in questa delicata situazione in cui le trattative su entrambi i fronti sembrano essere più che mai aperte, si mobilitino per rompere l’isolamento in cui si trovano Ghilad Shalit, nelle mani di Hamas, e Golwasser e Reghev, nelle mani di Hezbollah, a ormai due anni dal loro allontanamento forzato da casa.
È possibile aderire all’appello qui.

(Se non si aprisse il collegamento, visitare il sito www.loccidentale.it )

sabato 7 giugno 2008

MASSIMO FINI SPARA PANZANE SUGLI EBREI E "LA NAZIONE" PUBBLICA (quello pero' che gli pare)!

Il signor Massimo Fini, per distinguerlo dal ben più noto Gianfranco, non è certo il nuovo Montanelli, ma di tanto in tanto e ciò nonostante lo si legge da qualche parte.

Giorni or sono, rispondendo ad una improbabile letterina stile copia-incolla, dalle pagine della pur gloriosa "La Nazione" sentenzia quanto segue sugli ebrei:


"... Ed è inaccettabile che a ogni piè sospinto la comunità ebraica italiana ponga veti su questo e su quello in nome delle antiche persecuzioni. I cittadini ebrei hanno i diritti di tutti gli italiani (e anche alcuni privilegi connessi alla loro religione), ma non possono avere "più" diritti. Altrimenti si crea una discriminazione "al contrario"....

Poco sopra, cosa da tempo archiviata dalla ricerca storica,aveva anche scritto che le leggi razziali vennero varate "su input" della Germania nazista (sob!).

Sarei bugiardo se affermassi che ho replicato ,scrivendo alla testata giornalistica, senza ben aver presente che i giornali,dinanzi alle critiche dei lettori, hanno il coltello dalla parte del manico e spesso non si peritano (con buona pace della deontologia professionale) ad usare con scarsa eleganza questo indubbio vantaggio.

Scrivo dunque alla direzione quanto segue:
Egr. Direttore,
In un botta e risposta tra un lettore e Massimo Fini,sul giornale del 31.05.08,e' andato in stampa,come si suol dire oggi,un "teatrino" talmente complementare da dare adito al sospetto che sia stato preparato appositamente.
Stridendo pero' questa tesi con l'autorevolezza della testata,propendo percio' per l'infortunio giornalistico.
Il lettore,o presunto tale poiche' mi sembra ricalcare una letterina tipo gia' vista altrove,ripropone il motivo base dell'antisemita d'ogni tempo: c'e' una "minoranza",quella ebraica,che non si assimila alla "maggioranza" e per giunta pone veti.
Fini convola lietamente a nozze,cosa che non meraviglia,con questa tesi e ripropone altri due stereotipi del pregiudizio antiebraico:le leggi razziali,pur formalmente esecrate, "coda di paglia" italiana che consentirebbe agli ebrei di detenere un fantomatico potere di veto, furono varate "su input nazista",tesi questa da tempo superata: non pago di cio',infine,Fini accenna anche ad "alcuni privilegi connessi alla loro religione" (sic!).
Il quadro che emerge, apparentemente fatto proprio dal giornale, di un'Italia non dei cittadini,vari credenti o meno che esprimono liberamente le proprie opinioni,ma bensi' divisa in corporazioni in lotta, e' di un'illiberalita' tale che desta meraviglia vederlo ratificato,senza alcun rilievo,da queste pagine.
L'agitare il fantasma del potere ebraico che imporrebbe il proprio volere e' poi operazione tanto squallida quanto falsa ed obsoleta,almeno alle nostre latitudini.
Verrebbe da chiedersi,se per assurdo accettassimo questa farneticante visione,quale ruolo avrebbe allora la Chiesa cattolica che pur non lesina interventi sui vari argomenti: complice del "potere" ebraico? Magari suo subalterno?!
Da visionari e' poi scrivere di fantasiosi "privilegi" per gli ebrei : a meno che,coerentemente con quanto esprime,Fini consideri "privilegi" i basilari diritti del cittadino,anche se di fede ebraica.
Se vorra' concedermi ospitalita',da lettore assai desolato,per rimanere in tema le chiedo infine,questo si,un "privilegio",egregio Direttore.
Mi eviti l'accenno eventuale di Fini a radici ebraiche od a parenti od amici ebrei: e' il tipico incipit,salvo genuine eccezioni,usato tradizionalmente da chi detiene pregiudizi antiebraici.
Da ebreo e liberale, conosco i cittadini,con le loro idee e le loro azioni,indipendentemente dalle eventuali loro convinzioni religiose o dalle origini che si ritrovano,talvolta loro malgrado.
Cordialmente,
Gadi Polacco

Livorno

Il giornale ben si guarda dal pubblicare questa lettera e,attesi alcuni giorni,invio la seguente punzecchiatura:

Egregi Signori,
ma davvero un gruppo storico ed autorevole come il Vostro è disposto a
coprire le panzane di Massimo Fini, tipo quella di domenica secondo la
quale gli ebrei (quasi vivessimo in una società tribale!) avrebbero dei
"privilegi" ?!
Spero di essermi clamorosamente sbagliato , quindi perdendomi un
passaggio, ma da lettore quotidiano de "La Nazione",a dir la verità
sempre più dubbioso,non mi pare che abbiate battuto ciglio dinanzi alla
scivolata andata in stampa, con una letterina sospetta di essere una
bufala (una simile l'ha pubblicata anche "Il Tempo") ed una risposta che
è un'offesa all'intelligenza dei lettori.

Magari pensando di fornire un "assist" al Fini (Massimo) ,la testata pubblica in data 7.6.08 questa letterina,alla quale non risponde la direzione ma il nostro che, come si suol dire la montagna partorì un topolino,afferma quanto segue:
"per tutti i concorsi pubblici c'è una disposizione che vieta che si svolgano il sabato se uno dei partecipanti di religione ebraica ne fa richiesta per rispettare lo "shabbath".E' solo un esempio dei privilegi di cui godono gli ebrei,modesti per la verità...."

Segue una dichiarazione straziante sulla presunta "continua polemica con un certo tipo di ebrei" (capisco che li vorrebbe come gli pare a lui,ma non tutto si può avere a questo mondo), la solita filippica in base alla quale chi critica gli ebrei viene bollato come razzista ed infine, cosa per la quale chiedo alla testata giornalistica un premio del Bingo in corso per averlo previsto, ci ricorda le sue origini ebraiche, peraltro contraddicendosi in quanto sembra che ritenga per quello di poter sparare panzane sugli ebrei ,peraltro pubblicamente.

Ora, chi volesse leggersi il dettato della legge che parla delle prove di concorso, vedrebbe come stanno veramente le cose ma se anche fossero come il Fini (Massimo) afferma, l'Italia potrebbe vantare una sensibilità tipica delle società aperte liberali : assicurare ad ogni cittadino il proprio diritto a credere od a non credere ,praticando,senza ovviamente ledere i diritti altrui.

Ovvero, per rimanere nell'ipotesi in discussione,il concorso si terrebbe in un giorno,o il cittadino ebreo parteciperebbe in quel giorno,idoneo a non discriminare nessuno?

Allora ? Cosa c'è di tanto sconvolgente signor Fini (Massimo) ?

In realtà quella che pare andare stretta al nostro è proprio la democrazia liberale, verso la quale sembra avere un'allergia parallela al complesso che si evidenzia in lui verso gli ebrei : facendo però l'imprenditore che pratica l'hobby della politica, non ho la professionalità adatta ad aiutarlo a superare questo ostacolo.

Di triste,nella vicenda, rimane anche il ruolo che la testata pare aver scelto, ma l'assist si è trasformato in boomerang.

Personalmente posso anche correre il rischio di mettermi contro uno storico gruppo giornalistico, ma da lettore assiduo anche de "La Nazione" non posso che dispiacermi per questa caduta di stile.

Gadi Polacco




giovedì 5 giugno 2008

CLINTON RASSICURA ISRAELE SU OBAMA,

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Clinton: Obama will be good friend to Israel


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US presidential candidate Senator Hillary Clinton delivered an address to AIPAC in Washington on Wednesday morning.

Hillary Clinton gestures while addressing the AIPAC Policy Conference 2008.
Photo: AP

Less than 24 hours after the Associated Press reported that Senator Barack Obama had clinched a sufficient number of delegates to claim the Democratic nomination, Clinton announced that it had been "an honor" for her "to contest this race with [him]" and that it was also an honor to call Obama her friend.

Clinton then stated that she knew "Obama will be a good friend to Israel" and that the presumptive Democratic nominee "shares [her] views" that the US stands with Israel "now and forever."

The US presidential candidate opened her speech by praising the pro-Israel lobby group for engaging in the constitutionally protected activity of "exercising the right to petition," and expressed her "pleasure" in representing "one of the largest Jewish constituencies" in her role as a senator from New York State.

Speaking in commemoration of Israel's 60th anniversary, the senator lauded Israel by stating that the Jewish state's story "demonstrates [that] democracy can flourish in the most difficult of environments."

"What a remarkable 60 years it has been," the former first lady said, noting that after nearly continual "trials and tears" since Israel's independence, "the desert is blooming again."

Turning to current threats faced by Israel, Clinton declared that "our hearts go out to residents of cities like Sderot," who exist under a nearly continuous barrage of Kassam rocket attacks.

In contrast to Obama, who expressed a deep commitment to Israel's security, the New York senator also made mention of Israel's security barrier. She recalled her visit to the Jerusalem neighborhood of Gilo, where she witnessed the barrier "protecting families." She went on to say that she has "spoken up for the right of Israeli families to have that protective fence."

At the close of her speech, Clinton outlined what she considered to be three important points of her Middle East and Israel foreign policy.

First, she stressed the importance of continued US support for Israel, including the 2 billion dollars of US military aid given annually and cautioned against pressuring Israel to make unilateral concessions or implement "made in America" solutions to the conflict.

Secondly, she said that "no nuclear weapons for Iran" with its "president who denies the Holocaust" must be a central component of American policy in the region. Clinton reiterated her previous calls to have the US Congress define the Iranian Revolutionary Guard as a terror organization.

Lastly, Clinton stressed the importance of standing up against "hatred and anti-Semitism wherever they are found" and said that "every fair-thinking person must be concerned."

Continuing to highlight the fight against anti-Semitism, she said that the "debacle at Durban" should never be repeated and even went as far to say that perhaps the "US should boycott" the so-called Durban II conference should it contain anti-Semitism rhetoric.

Despite her opponent Barack Obama having claimed victory on Tuesday evening, Senator Clinton made no mention of it, nor did she hint at conceding her campaign.

lunedì 2 giugno 2008

AHMADINEJAD SPARLA PER L'ENNESIMA VOLTA...

SADAT DEFINIVA GHEDDAFI "IL PAZZO DI TRIPOLI", CHISSA' COSA DIREBBE DI AHMADINEJAD...
"Israele «è alla fine e verrà presto eliminato dalle carte geografiche» ha ribadito il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, alla vigilia della sua partenza per Roma, dove parteciperà al vertice della Fao. «Il regime sionista criminale e terrorista, che ha una storia di 60 anni di saccheggi, aggressioni e crimini - ha affermato Ahmadinejad, citato dall'agenzia Irna - è alla fine e verrà presto cancellato dalle carte geografiche». Ahmadinejad parlava agli ospiti stranieri arrivati a Teheran per assistere alle cerimonie per il 19esimo anniversario della morte del fondatore della Repubblica islamica, l'ayatollah Khomeini. Il presidente iraniano nello stesso discorso ha profetizzato anche la fine della potenza americana." (da Il Corriere della Sera , on line)


RICORDANDO ALBERTO SORDI...
...te c'hanno mai mannato
a quel paese
sapessi quanta gente che ce sta
er primo cittadino e' amico mio
tu dije che te c'ho mannato io
e va e va...

domenica 1 giugno 2008

ADERIAMO ALL'INIZIATIVA DI PROTESTA FREE IRAN

L'APPELLO DE "IL RIFORMISTA"
iran_logo
In occasione della prevista visita in Italia del presidente della Repubblica Islamica dell’Iran Ahmadinejad, atteso a Roma tra il 3 e il 5 di giugno per la Conferenza della Fao dedicata alla “Sicurezza Alimentare”, i firmatari del presente appello promosso dal quotidiano il Riformista ribadiscono:

1) La contrarietà ad ogni forma di ingerenza negli affari interni degli stati del Vicino Oriente e di sostegno alle attività di gruppi armati che ostacolano l’attuazione di soluzioni pacifiche e consensuali in Libano e l’evolversi del processo di pace tra israeliani e palestinesi basato sul principio “due popoli, due stati”.
2) La necessità di impedire ogni ipotesi di sviluppo del nucleare a fini bellici che possa innescare una corsa agli armamenti in Medio Oriente. A questo fine i firmatari sostengono il perseguimento di una linea risoluta e coerente, sostenendo tutte le decisioni che il Consiglio di Sicurezza e l’Unione europea assumeranno per ottenere piena trasparenza e di collaborazione con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica.
3) Il ripudio di ogni affermazione o azione volta a negare la Shoah come fatto storico, a contestare il diritto all’esistenza dello Stato d’Israele o a chiederne la distruzione.
Su questi punti confermiamo il nostro impegno, fermo restando il rispetto per la sovranità della Repubblica Islamica dell’Iran, i sentimenti di amicizia per il popolo iraniano e l’auspicio che lo spazio di dialogo tra il governo iraniano e la comunità internazionale possa allargarsi e contribuire alla pacificazione della regione mediorientale

L'APPUNTAMENTO

Ci vediamo a Roma in piazza del Campidoglio, martedì 3 GIUGNO 2008, dalle ore 20 per la maratona oratoria.




I resti di due soldati israeliani resi in cambio di un prigioniero.

In barba a tutte le convinzioni,lo ricordiamo ai loro nostrani amici, i terroristi di Hezbollah ad oggi non hanno dato notizie dei soldati israeliani rapiti quasi due anni or sono : lo stesso da parte dei cugini,anche loro terroristi,di Hamas a Gaza.
Dopo un lungo silenzio si è intanto arrivati ad uno scambio tra i resti di due soldati israeliani uccisi in Libano ed un prigioniero liberato da Israele. Non è la prima volta che gli israeliani,marcando una grande differenza in termini di civiltà,scambiano prigionieri con spoglie di loro soldati.
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www.haaretz.com
w w w . h a a r e t z . c o m

Last update - 21:28 01/06/2008

German FM: Transfer of bodies by Hezbollah is bid to advance swap talks

By Yossi Melman, Yoav Stern and Barak Ravid, Haaretz Correspondents and Agencies

German Foreign Minister Frank-Walter Steinmeier said Sunday's return to Israel of what Hezbollah maintained were remains of fallen IDF soldiers was a preliminary step that aimed to create a positive dynamism in the secret talks between the Lebanon-based guerilla group and Israel.

Prisoner exchange talks, under German mediation, have been reported to have taken a recent leap toward the return of the captive Israeli soldiers to Israel in return for Lebanese terrorist Samir Kuntar and several other Lebanese militants held in Israel.

Kuntar has been jailed in Israel since he was convicted of killing four Israelis in a terror attack in 1979. Hezbollah has been holding Israel Defense Forces soldiers Ehud Goldwasser and Eldad Regev since July 2006.

Earlier Sunday, the Israel Defense Forces confirmed they had received a container from Hezbollah, which they claimed holds the remains of Israeli soldiers killed during the 2006 Second Lebanon War.

The remains were taken to the National Institute of Forensic Medicine in Abu Kabir in efforts to verify their identity.

The International Committee of the Red Cross transferred the container from Hezbollah to Israel where the remains underwent evaluation. According to the IDF Spokesperson's Office, the container was given a preliminary check by the army and police before being transferred to Abu Kabir.

Hezbollah security official Wafik Safa announced the release of the soldiers' remains at Naqoura upon the arrival of Nissim Nasser, a Lebanese man released from jail by Israel on Sunday morning.

"We today are handing over some of the remains of a number of Israeli soldiers who were killed in the July war and who the Israeli army left in Lebanon," Safa said. The container was placed in an International Committee of the Red Cross (ICRC) vehicle.

The Red Cross confirmed that its representatives had received a container holding the remains of IDF soldiers. Helge Kvam, a Red Cross spokesman in Jerusalem, called Hezbollah's move a complete surprise.

The container was transferred to IDF forces at the Rosh Hanikra crossing and taken to the Abu Kabir Institute for forensic evaluation. Israeli sappers were investigating the contents of the container before sending it off for forensic evaluation.

Prime Minister Ehud Olmert's office called the transfer a unilateral move on the part of Hezbollah, claiming it was not connected to Nasser's release from detention or to any other kind of deal with the militant organization.

In Lebanon, TV stations carried a live broadcast of Nasser's arrival. Wearing a white shirt with blue and green strips, he hugged weeping relatives, including his mother. In brief remarks, he thanked Hezbollah leader Hassan Nasrallah and expressed his wish to see other Lebanese prisoners released.

An Israeli security official said Hezbollah had agreed to turn over the remains as a gesture and the move was not coordinated with Israel. The official spoke on condition of anonymity because of the sensitivity surrounding the ongoing negotiations.

Israel suspects that Hezbollah's goal in handing over the remains was to advance negotiations on a prisoner swap.

Nasrallah said in a Jan. 19 speech his group had the heads, hands and legs of soldiers left in the battlefields of the 34-day war.

Hezbollah spy Nasser was released after six years in Israeli detention. He was handed over by Israeli authorities to representatives from the Red Cross and UNIFIL at the Rosh Hanikra border crossing, and was to be returned to Lebanon later in the day.

Hezbollah spy says acted because he's a 'Lebanese patriot and Muslim'

Nasser has said that he decided to spy for Hezbollah because he saw himself as a "Lebanese patriot and a Muslim."

He was convicted of spying on Israel for Hezbollah, and his release is part of efforts to advance a prisoner exchange with the Lebanese Shi'ite militant group.

Nassar, 41, was born to Valentina Nasser, a Jewish woman who converted to Islam. In 1991, he immigrated to Israel under the Law of Return, reportedly as a means of improving his quality of life and not out of any sort of Zionist sentiment.

Nasser's release, announced by Israeli authorities, has raised speculation that it is linked to German mediation efforts to secure a prisoner swap between Israel and Lebanon's Hezbollah guerrilla group.

Security authorities and the Prime Minister's office have said the handover is not connected to any future prisoner exchange, rather, was approved after it became evident that the decision to continue to hold Nasser indefinitely as a bargaining chip would not stand up to Supreme Court scrutiny.

Nasser signed a plea bargain and was sentenced in 2002 to six years in prison for spying for Hezbollah. He finished serving his sentence early this year, but he was subsequently held in administrative detention, apparently so that he could be used as a bargaining chip in a deal for the release of abducted Israel Defense Forces Eldad Regev and Ehud Goldwasser.

As part of his plea bargain in 2002, Nasser admitted to passing information to a senior Hezbollah officer, as well as photos of one of his relatives who was a high-ranking Israeli security official.

Nasser was also found to have taken photos and gathered intelligence on potential gas and electrical facilities to be used as targets for Hezbollah, reportedly under his own initiative without being asking to do so.

The group did however, tell Nasser to try to establish contact with a high-ranking IDF officer in order to solicit intelligence on IDF operations. He was also asked to try and gauge public sentiment in Israel after attacks by the militant group.