Il signor Massimo Fini, per distinguerlo dal ben più noto Gianfranco, non è certo il nuovo Montanelli, ma di tanto in tanto e ciò nonostante lo si legge da qualche parte.
Giorni or sono, rispondendo ad una improbabile letterina stile copia-incolla, dalle pagine della pur gloriosa "La Nazione" sentenzia quanto segue sugli ebrei:
"... Ed è inaccettabile che a ogni piè sospinto la comunità ebraica italiana ponga veti su questo e su quello in nome delle antiche persecuzioni. I cittadini ebrei hanno i diritti di tutti gli italiani (e anche alcuni privilegi connessi alla loro religione), ma non possono avere "più" diritti. Altrimenti si crea una discriminazione "al contrario"....
Poco sopra, cosa da tempo archiviata dalla ricerca storica,aveva anche scritto che le leggi razziali vennero varate "su input" della Germania nazista (sob!).
Sarei bugiardo se affermassi che ho replicato ,scrivendo alla testata giornalistica, senza ben aver presente che i giornali,dinanzi alle critiche dei lettori, hanno il coltello dalla parte del manico e spesso non si peritano (con buona pace della deontologia professionale) ad usare con scarsa eleganza questo indubbio vantaggio.
Scrivo dunque alla direzione quanto segue:
Egr. Direttore,
In un botta e risposta tra un lettore e Massimo Fini,sul giornale del 31.05.08,e' andato in stampa,come si suol dire oggi,un "teatrino" talmente complementare da dare adito al sospetto che sia stato preparato appositamente.
Stridendo pero' questa tesi con l'autorevolezza della testata,propendo percio' per l'infortunio giornalistico.
Il lettore,o presunto tale poiche' mi sembra ricalcare una letterina tipo gia' vista altrove,ripropone il motivo base dell'antisemita d'ogni tempo: c'e' una "minoranza",quella ebraica,che non si assimila alla "maggioranza" e per giunta pone veti.
Fini convola lietamente a nozze,cosa che non meraviglia,con questa tesi e ripropone altri due stereotipi del pregiudizio antiebraico:le leggi razziali,pur formalmente esecrate, "coda di paglia" italiana che consentirebbe agli ebrei di detenere un fantomatico potere di veto, furono varate "su input nazista",tesi questa da tempo superata: non pago di cio',infine,Fini accenna anche ad "alcuni privilegi connessi alla loro religione" (sic!).
Il quadro che emerge, apparentemente fatto proprio dal giornale, di un'Italia non dei cittadini,vari credenti o meno che esprimono liberamente le proprie opinioni,ma bensi' divisa in corporazioni in lotta, e' di un'illiberalita' tale che desta meraviglia vederlo ratificato,senza alcun rilievo,da queste pagine.
L'agitare il fantasma del potere ebraico che imporrebbe il proprio volere e' poi operazione tanto squallida quanto falsa ed obsoleta,almeno alle nostre latitudini.
Verrebbe da chiedersi,se per assurdo accettassimo questa farneticante visione,quale ruolo avrebbe allora la Chiesa cattolica che pur non lesina interventi sui vari argomenti: complice del "potere" ebraico? Magari suo subalterno?!
Da visionari e' poi scrivere di fantasiosi "privilegi" per gli ebrei : a meno che,coerentemente con quanto esprime,Fini consideri "privilegi" i basilari diritti del cittadino,anche se di fede ebraica.
Se vorra' concedermi ospitalita',da lettore assai desolato,per rimanere in tema le chiedo infine,questo si,un "privilegio",egregio Direttore.
Mi eviti l'accenno eventuale di Fini a radici ebraiche od a parenti od amici ebrei: e' il tipico incipit,salvo genuine eccezioni,usato tradizionalmente da chi detiene pregiudizi antiebraici.
Da ebreo e liberale, conosco i cittadini,con le loro idee e le loro azioni,indipendentemente dalle eventuali loro convinzioni religiose o dalle origini che si ritrovano,talvolta loro malgrado.
Cordialmente,
Gadi Polacco
Livorno
Il giornale ben si guarda dal pubblicare questa lettera e,attesi alcuni giorni,invio la seguente punzecchiatura:
Egregi Signori,
ma davvero un gruppo storico ed autorevole come il Vostro è disposto a
coprire le panzane di Massimo Fini, tipo quella di domenica secondo la
quale gli ebrei (quasi vivessimo in una società tribale!) avrebbero dei
"privilegi" ?!
Spero di essermi clamorosamente sbagliato , quindi perdendomi un
passaggio, ma da lettore quotidiano de "La Nazione",a dir la verità
sempre più dubbioso,non mi pare che abbiate battuto ciglio dinanzi alla
scivolata andata in stampa, con una letterina sospetta di essere una
bufala (una simile l'ha pubblicata anche "Il Tempo") ed una risposta che
è un'offesa all'intelligenza dei lettori.
Magari pensando di fornire un "assist" al Fini (Massimo) ,la testata pubblica in data 7.6.08 questa letterina,alla quale non risponde la direzione ma il nostro che, come si suol dire la montagna partorì un topolino,afferma quanto segue:
"per tutti i concorsi pubblici c'è una disposizione che vieta che si svolgano il sabato se uno dei partecipanti di religione ebraica ne fa richiesta per rispettare lo "shabbath".E' solo un esempio dei privilegi di cui godono gli ebrei,modesti per la verità...."
Segue una dichiarazione straziante sulla presunta "continua polemica con un certo tipo di ebrei" (capisco che li vorrebbe come gli pare a lui,ma non tutto si può avere a questo mondo), la solita filippica in base alla quale chi critica gli ebrei viene bollato come razzista ed infine, cosa per la quale chiedo alla testata giornalistica un premio del Bingo in corso per averlo previsto, ci ricorda le sue origini ebraiche, peraltro contraddicendosi in quanto sembra che ritenga per quello di poter sparare panzane sugli ebrei ,peraltro pubblicamente.
Ora, chi volesse leggersi il dettato della legge che parla delle prove di concorso, vedrebbe come stanno veramente le cose ma se anche fossero come il Fini (Massimo) afferma, l'Italia potrebbe vantare una sensibilità tipica delle società aperte liberali : assicurare ad ogni cittadino il proprio diritto a credere od a non credere ,praticando,senza ovviamente ledere i diritti altrui.
Ovvero, per rimanere nell'ipotesi in discussione,il concorso si terrebbe in un giorno,o il cittadino ebreo parteciperebbe in quel giorno,idoneo a non discriminare nessuno?
Allora ? Cosa c'è di tanto sconvolgente signor Fini (Massimo) ?
In realtà quella che pare andare stretta al nostro è proprio la democrazia liberale, verso la quale sembra avere un'allergia parallela al complesso che si evidenzia in lui verso gli ebrei : facendo però l'imprenditore che pratica l'hobby della politica, non ho la professionalità adatta ad aiutarlo a superare questo ostacolo.
Di triste,nella vicenda, rimane anche il ruolo che la testata pare aver scelto, ma l'assist si è trasformato in boomerang.
Personalmente posso anche correre il rischio di mettermi contro uno storico gruppo giornalistico, ma da lettore assiduo anche de "La Nazione" non posso che dispiacermi per questa caduta di stile.
Gadi Polacco
bella risposta Gadi!
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