venerdì 6 febbraio 2009

LA LETTERA DELLA MADRE DI GHILAD SHALIT, SOLDATO RAPITO ORMAI DA ANNI DAI TERRORISTI DI HAMAS E DEL QUALE NON SI HANNO NOTIZIE ( SPERANDO CHE GLI AMICI DI HAMAS, ANCHE QUELLI NOSTRANI, MEDITINO CIRCA QUESTA GENTE)

LA MAMMA DI GHILAD SHALIT SCRIVE:

E’ figlio mio!!!!

La prima vita che ho creato, sangue del mio sangue, il mio amore.

La sua voce l’ho sentita nei ultimi 20 anni, dalla sua nascita fine all’ultima telefonata

“Mamma, sto tornando a casa, mi senti?”

  Ti sento piccolo, chiaro come il tuo primo pianto

 Ancora sento il tuo pianto di notte, quando eri piccolo, non mi facevi dormire

 Mi mettevo accanto a te per tranquillizzarti. Quando ti sei influenzato la prima volta, tremavo come una bambina, ma di cosa? Di uno stupido raffreddore

Ti accompagnavo a scuola, e mi facevi giurare di tornare a riprenderti. Te l’ho  promesso. Nei anni successivi ho sempre mantenuto la mia promessa

Appendevo i tuoi disegni sul frigorifero, sui muri, solo per ricordarti che questa è casa tua.

Qui con me, tra i vecchi disegni, e i ricordi ancora più vecchi

Sei cresciuto troppo di fretta, davanti ai miei occhi stanchi ed invecchiati,

 Al tuo Bar Mitzvà ho notato come eri diventato grande al improvviso, ero la mamma più orgogliosa al mondo

“E’ il mio figlio” ho pensato, si. “è il mio figlio”

Quando hai cominciato uscire con amici, partecipava anche una parte mia

Ti abbracciavo e ti chiedevo di stare attento

“Non ti preoccupare mamma, sono grande”

Mi svegliavo la notte. Guardavo l’ora. Pensavo dove sei. Aspettavo che tornavi

Basta che torni salvo e sano da me.

  Mi tranquillizzavo solamente quando sentivo il tuo tipico tuffo sul letto, sapevo che eri qui a casa, con me.

 E potevo addormentarmi in pace

Quando hai preso la patente e portavi la macchina, pregavo che non succedesse niente, che non prendesi qualche buca, che non ti venissero addosso, che non guidassi quando non eri in grado.

E tu, non mi hai mai deluso…, tornavi da me sano, salvo e felice

  Ero contenta vedere il tuo sorriso, anche pagando con la preoccupazione notti d’insonnia. Ero certa che non ti mancasse niente

Mi mancava il fiato quando sei andato per la prima volta al colloquio militare, avevi 17 anni

  Sei tornato felicissimo, col profilo altissimo, eri orgoglioso, ti brillavano gli occhi

Da quella notte non ho più chiuso occhio. Pregavo solo che non andrassi ad unita combattete, che non ti mandasseri in una zona pericolosa

L’ho chiesto anche a te, ma non mi hai ascoltato

.Volevi difendere la patria, ma non è la patria che ti ha cresciuto, sono stata io.

 Il giorno in cui hai chiuso la porta di casa e sei partito per l’esercito, tutto emozionato dal sevizio, ho cominciato a contare i giorni finche ritornassi da me

Ogni sabato che tornavi, ringraziavo dio, ho giurato andare in sinagoga, fare tutte le mitzvot, ringraziare dio che mi riportava il mio figlio

Ma alla fine mi trovavo sempre impegnata a lavare, stirare, e cucinare per te.

 Quando ho sentito bussare la porta, ho quasi sentito che qualcosa non va.

Ho aperto la porta, e speravo di non trovare quello che pensavo

2 persone in divisa e un paramedico

Uno di loro, il tuo comandante, mi ha stretto forte la mano.

Non avevo bisogno di sentire cosa aveva da dire. Le lacrime mi bastavano per capire che qualcosa non andava,  qualcosa era successo.

Al telegiornale fanno vedere le tue foto

Ed io piango. Sono andata in sinagoga. Pregavo. Mentre dormo ancora prego che torni.

E’ IL MIO FIGLIO. MIO. RAPITO A GAZA.

MIO FIGLIO CHE FORSE TORNERA’

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