domenica 12 luglio 2009

QUANDO CI SI VERGOGNA DI ESSERE ITALIANI---

L'internazionale dei giornalisti caccia Israele.
Voto unanime, con italiani

La Federazione internazionale dei giornalisti, il più grande e antico
sindacato della stampa con sede a Bruxelles, ha espulso la branca
israeliana affiliata all'organizzazione. Fra i membri del sindacato c'è
anche Paolo Serventi Longhi, il segretario generale della Federazione
nazionale della stampa italiana. L'espulsione è il culmine di una
campagna di discriminazione a cui la Federazione si è votata da anni
contro lo Stato d'Israele. Due anni fa il National Union of Journalists,
il sindacato della stampa britannica nonché l'ala più consistente della
Federazione internazionale di cui esprime anche il presidente, Jim
Boumelha, votò per boicottare Israele e tutti i prodotti dello stato
ebraico. Sempre tre anni fa, durante la guerra fra Hezbollah e lo Stato
ebraico a seguito del rapimento di due soldati israeliani (poi uccisi
dai terroristi islamici), il segretario generale della Federazione
internazionale, Aiden White, condannò il bombardamento israeliano della
tv di Hezbollah al Manar, finanziata da iraniani e siriani, in quanto
chiara dimostrazione di come Israele utilizzi la politica della violenza
per mettere a tacere i media dissidenti. Manar non è un organo di stampa
dissidente, diffonde propaganda antisemita e islamista e nei suoi
programmi accusa gli ebrei, tra l'altro, di omicidi rituali con il
sangue dei bambini arabi, del bombardamento di Hiroshima e Nagasaki e di
aver tramato con i nazisti organizzando essi stessi la propria
persecuzione per accelerare la nascita di Israele. E' la stessa Manar,
durante la guerra a Gaza, a trasmettere il discorso di Himam Sa'id,
guida suprema della Fratellanza islamica in Giordania: "Voi, gente di
Hebron, voi state combattendo una guerra contro gli ebrei, e lo sapete
fare bene. Abbiamo visto come, in un giorno del 1929, avete trucidato
gli ebrei di Hebron. Oggi, trucidateli sulla terra di Hebron, uccideteli
in Palestina". Il veterano della stampa israeliana Chaim Shibi, già
corrispondente da Washington per il principale quotidiano israeliano,
Yedioth Ahronoth, ha così commentato l'espulsione dalla Federazione:
"Siamo orgogliosi del giornalismo in Israele, non dipendiamo dal
governo. Siamo i più liberi fra i media e gli stessi che la Federazione
decide di espellere?". La Federazione venne fondata nel 1926 e oggi
rappresenta oltre 600mila professionisti dell'informazione in tutto il
mondo. Il voto di espulsione d'Israele, scrive il New York Jewish
Forward, è stato unanime. Ha quindi votato contro Israele anche la
rappresentanza italiana. La direzione della Federazione aveva già
spiegato a Shibi che la presenza israeliana era irrilevante perché il
sindacato era ben rappresentato dai giornalisti arabi che hanno sede a
Gaza e in Cisgiordania. Lo scorso gennaio, al termine dell'offensiva
israeliana contro le infrastruttre terroristiche palestinesi, Paolo
Serventi Longhi, Aiden White e Jim Boumelha avevano guidato persino una
delegazione del sindacato a Gaza. A consultare il sito internet della
Federazione si scopre che Israele non compare neppure fra i paesi
membri. Ci sono Iran, Iraq, Algeria, Giordania, Kuwait, Libia, Yemen,
Marocco, Oman, Thnisia, Emirati Arabi Uniti e Palestina , ma non lo
Stato ebraico. Il segretario White dice che l'espulsione è stata decisa
dopo che Israele si è rifiutato di pagare la quota di iscrizione. Un
pretesto, fin troppo ridicolo, come spiega Shibi: "Dovremmo pagare per
le campagne contro Israele?". Nessuno Stato o comunità scientifica ha
mai subito un simile fuoco cultural-ideologico come Israele.
L'espulsione si inserisce in un forsennato progetto di boicottaggio di
Israele che dura da sette anni. Hanno boicottato Israele sia la più
grande organizzazione inglese di insegnanti sia quella di dipendenti
pubblici; i medici britannici vogliono espellere gli israeliani dalla
World Medical Association, ci sono poi gli architetti e la chiesa
anglicana, mentre professori di Harvard e del Massachusetts institute of
technology hanno firmato appelli per disinvestire dalle compagnie
israeliane. I paesi europei hanno perseguito i discorsi che inneggiano
all'odio giudicandoli alla stregua di crimini di guerra durante il
Processo di Norimberga e nei processi della Corte internazionale in
Tanzania ne] 2003, quando tre giornalisti ruandesi vennero condannati
per aver gestito una radio e pubblicato un giornale che inneggiavano
allo sterminio sistematico della minoranza tutsi. Eppure, quando una
corte francese decise di impedire ad al Manar di usare il satellite per
la sua programmazione antisemita, la Federazione internazionale dei
giornalisti condannò la sentenza come censura politica del peggior tipo.
Un'emittente, al Manar, i cui picchi di share si basano su serial tv
come La Diaspora. Si vede un Rothschild che sul letto di morte dice ai
figli: "Dio ha onorato gli ebrei con una missione: dominare il mondo".
Ci sono anche due ebrei che sgozzano un bambino arabo per raccoglierne
il sangue da utilizzare per la preparazione del pane azzimo. Infine, una
prostituta malata in un bordello gestito da una tenutaria ebrea confida
il suo desiderio di contagiare i non ebrei. La stessa Federazione
protestò quando l'esercito israeliano colpì gli studi dalla tv di Hamas,
al Aqsa. Ma non ha mai denunciato la terrificante propaganda
antigiudaica propugnata dall'emittente, che inneggia allo sterminio
degli ebrei e incita i kamikaze, che chiama ratto marcio Israele, che
mostra bambini cinturati di esplosivo da terroristi suicidi e himam che
promuovono il jihad persino in Italia. L'espulsione di Israele dal
sindacato dei giornalisti è paragonabile alla decisione di Cornelio
Sommaruga, il presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa
che rifiutò l'ingresso nell'organizzazione della Magen David Adom,
equivalente israeliano della Red Cross, con la seguente motivazione: "Se
accettassi il simbolo della Stella di David, perché non dovrei fare
altrettanto con la Svastica?"

Giulio Meotti , Il Foglio, 11 luglio 2009

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