Si parla, si riparla e si straparla delle radici giudaico-cristiane dell’Europa. Finché l’hanno fatto con insistenza i cattolici italiani, aggiungendo il “giudaico-” come un prefisso telefonico (la battuta opportuna è di Gad Lerner), era quasi un loro affare, che più di tanto non ci riguardava né entusiasmava. Ma ora sempre più sono i nostri intellettuali o esponenti che si battono per sbandierare questa definizione. Vorrei spiegare perché non mi piace. Le radici dell’Europa sono tante, pagane, greche, romane, celtiche, slave, arabo islamiche ecc. E sono anche quelle della filosofia e dell’illuminismo, della rivoluzione francese e di quella inglese. E poi la storia dei rapporti tra ebrei e cristiani, che da poco si tinge di rosa, non è stata, nei millenni precedenti in Europa, una storia d’amore e quindi non bisognerebbe mescolare tanto le radici. Attenzione a non dimenticare la storia e le identità, nel nome di nuove sante alleanze precarie, improbabili e rischiose.
Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma
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