martedì 11 ottobre 2011

L'attesa per la liberazione di Shalit,il lieto fine della vicenda della "Montecristo" ed un'occasione mancata per Livorno

Mentre ci raggiunge l'ottima notizia della liberazione,con arresto dei
pirati che si spera suoni di lezione a simili elementi,della nave
"Montecristo" giunge anche un'altra notizia,da tanti nel mondo attesa da
anni e che speriamo,mi si passi il gioco di parole,non venga nuovamente
disattesa : l'imminente ritorno a casa del soldato israeliano Shalit.
Nato nel 1986 Gilad, questo è il nome del soldato,dal 2006 è ostaggio
dei terroristi palestinesi di Hamas dopo essere stato rapito,peraltro in
territorio israeliano, e poi sottoposto ad un trattamento contrario ad
ogni più elementare concetto di diritto umano.
Isolato dal mondo lui, isolata da lui la famiglia e quanti lo
sostengono, senza alcun rispetto ed anzi con episodi di crudele dileggio
(falsi filmati,annunci inventati e così via).
E' difficile per chi non conosca la realtà israeliana anche avvicinarsi
a quello che è lo stato d'animo attuale di quel piccolo paese nel
quale,per esigenze di difesa ininterrotte dalla sua
fondazione,praticamente non vi è famiglia che non abbia parenti ed amici
nelle forze armate: vi è grande attesa anche fra quanti,ed è
comprensibile,masticano amaro all'idea che centinaia e centinaia di
terroristi ,quindi assassini,vengano liberati in cambio del ritorno a
casa di Gilad.
Ma il valore della vita,anche di una "sola" vita , è talmente importante
in Israele da far digerire anche questo amaro calice : è già
accaduto,anche per riavere dei cadaveri perchè il rispetto per la
persona continua anche dopo la sua dipartita dal mondo terreno.
Nel tempo il sostegno a Gilad è cresciuto,a dispetto dei pacifinti che
guardano solo verso una direzione,e si è propagato nel mondo ed anche in
Italia (ad esempio è cittadino onorario di Roma e tanti altri sono gli
attestati di soladarietà espressi da amministrazioni,comitati e
cittadini) : dal 2008 ho proposto pubblicamente e varie volte che anche
Livorno,la città che si bea sempre delle proprie radici di libertà e
"tolleranza" e che pur stipulò,nel lontano 1962,il primo gemellaggio con
una città israeliana (Bat Yam), desse un segnale di umana solidarietà
nominando anch'essa Gilad proprio cittadino onorario, giusto per
aggiungersi a quel coro internazionale che non ha avuto
paura,indipendentemente dalle idee circa il conflitto in atto nella
regione, di dimostrare che il rispetto per la persona umana oltrepassa
le posizioni di partito o gli ordini di scuderia.
Il silenzio è stato invece totale e certamente,dinanzi all'auspicata
liberazione di questo ragazzo al quale sono stati rubati preziosi anni
di vita, non si potrà che dire "chi se ne frega" se Livorno non ha
trovato il coraggio per fare quanto sarebbe stato coerente con la
propria storia,ma l'occasione è stata decisamente mancata e,a questo
punto, speriamo proprio che Livorno non abbia il tempo per poter
eventualmente rimediare.
Il tempo cìè,invece,per riporre nel'armadio certi slogan che non
corrispondono,evidentemente,alla realtà.
Gadi Polacco
www.livornoebraica.org

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