Anche la modesta voce di questo blog ebraico si aggiunge agli
auguri di buon lavoro al Presidente Mattarella,apprezzando le sue
parole , oggi, alle Fosse Ardeatine, un atto particolarmente
significativo anche per il mondo ebraico : "L'alleanza
tra Nazioni e popolo seppe battere l'odio nazista, razzista,
antisemita e totalitario di cui questo luogo è simbolo doloroso.
La stessa unità in Europa e nel mondo saprà battere chi vuole
trascinarci in una nuova stagione di terrore"
La nota dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane :
"AL PRESIDENTE MATTARELLA STIMA E APPREZZAMENTO DAGLI EBREI
ITALIANI. ALTISSIMO IL VALORE SIMBOLICO
DEL SUO PRIMO ATTO ISTITUZIONALE"
"La salita al Quirinale dell'onorevole Sergio Mattarella,
cui vanno l'apprezzamento e la stima degli ebrei italiani,
arriva in un momento in cui il paese si trova ad affrontare
molteplici sfide sul fronte sia interno che esterno.
Affinché gli obiettivi siano centrati servono
consapevolezza, carisma, determinazione, attenzione agli
impegni più ravvicinati ma anche lo sguardo proiettato nel
lungo termine: un insieme di qualità che il capo dello Stato
ha già dimostrato di possedere nel corso della sua storia
politica.
L'altissimo significato simbolico del suo primo atto
istituzionale, le parole a presidio dei valori fondamentali e
contro ogni forma di odio, razzismo e antisemitismo
pronunciate alle Fosse Ardeatine rappresentano un chiaro
segnale per tutto il paese”. È quanto afferma il presidente
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in
una nota.
“Gli ebrei italiani – dice ancora Gattegna – restano
impegnati, proseguendo la loro tradizione, a una stretta
collaborazione con le istituzioni dello Stato democratico
sorto dopo la definitiva sconfitta della dittatura e ispirato
ai valori affermati e definiti nella Costituzione
repubblicana".
Un messaggio di auguri per l'incarico ricevuto,apprezzando le
sue prime dichiarazioni contro il razzismo, l'antisemitismo e il
totalitarismo , è stato inviato al Presidente Mattarella anche
dall'associazione ebraica Benè Berith "Isidoro Kahn".
Comunitando
Blog ebraico livornese
www.livornoebraica.org
( a cura di Gadi Polacco)
sabato 31 gennaio 2015
giovedì 29 gennaio 2015
In ricordo di Renata Cammeo (zl)
Ci ha lasciati oggi Renata Cammeo, storica insegnante per molti anni responsabile delle scuole elementari ebraiche "Samuele Colombo".
Lascia il fratello Carlo e il nipote Massimo e,con loro, generazioni di alunni che in queste ore,sparsi nel mondo ovunque la vita li abbia portati,la piangono increduli per l'improvvisa scomparsa.
La si ricordi per la sua energia, la sua forza indomita anche dinanzi alle avversita' ,il suo attaccamento alla famiglia , alla scuola, alla Comunita' Ebraica.
Un'altra figura storica dell'ebraismo livornese che ci lascia ma che non verra' dimenticata.
Sia il suo ricordo per benedizione.
Gadi Polacco
Comunitando - www.livornoebraica.org - Blog a cura di Gadi Polacco
Lascia il fratello Carlo e il nipote Massimo e,con loro, generazioni di alunni che in queste ore,sparsi nel mondo ovunque la vita li abbia portati,la piangono increduli per l'improvvisa scomparsa.
La si ricordi per la sua energia, la sua forza indomita anche dinanzi alle avversita' ,il suo attaccamento alla famiglia , alla scuola, alla Comunita' Ebraica.
Un'altra figura storica dell'ebraismo livornese che ci lascia ma che non verra' dimenticata.
Sia il suo ricordo per benedizione.
Gadi Polacco
Comunitando - www.livornoebraica.org - Blog a cura di Gadi Polacco
domenica 25 gennaio 2015
Perchè il Giorno della Memoria non sia un "rito stanco". Le riflessioni del Presidente del Museo Ebraico di Bologna.
Domenica 25 gennaio 2015 – MEB ore 10,30
XV Giornata della Memoria
Saluto di apertura – G. Ottolenghi (Presidente, Museo Ebraico di Bologna)
Autorità, cittadini, amici, apriamo oggi le iniziative per la XV Giornata della Memoria.
aiutino il mantenimento della memoria e la comprensioni dei meccanismi che possono
portare alla persecuzione e alla perdita dei valori fondamentali della civile convivenza.
Alcuni hanno voluto concentrare queste iniziative in slogan ricchi di pathos come: "Mai
più!". Io ho sempre cercato, sia occupandomi della Comunità che del Museo, di trovare
occasioni di approfondimento dei temi della memoria, e di ricavarne insegnamenti utili per
l'attualità. Oggi, dopo gli attentati del 7 e 9 gennaio a Parigi contro la rivista satirica
Charlie Hebdo e contro la comunità ebraica, credo che alcune riflessioni scomode siano
obbligatorie:
Nello stesso anno di istituzione della giornata delle Memoria, il 2000, molti autorevoli
politici sfilavano nelle strade d'Europa paragonando Gaza ad Auschwitz, questo si è
ripetuto molte volte in seguito, rendendo sterili sia i tentativi di comprendere la Shoah
sia quelli di ragionare sul conflitto mediorientale;
Nei medesimi anni, in tutta Europa sono aumentate le azioni di odio e assalto agli ebrei
e alle istituzioni ebraiche: oltre il 90% di tali assalti è frutto di antisemitismo islamico,
che si è affiancato ed ha superato quello neo-nazista, che pure sussiste;
Il negazionismo dell'Olocausto, un tempo in Europa proprietà intellettuale pressoché
esclusiva dell'estrema destra, oggi fiorisce nel mondo islamico ed è un dogma del
fondamentalismo, ripetuto sia dall'Islam sciita iraniano, sia da quello sunnita arabo, che
nella stessa frase negano l'Olocausto, auspicandone al contempo un secondo con la
distruzione d'Israele;
Sempre in questi anni sono stati dissacrati cimiteri, incendiate scuole e sinagoghe,
uccisi studenti all'uscita da scuola ebraiche, aggredite persone in strada perché
visibilmente ebree, si può gridare morte agli ebrei nelle strade europee restando
impuniti, e molti ebrei lasciano l'Europa per Israele, rassegnati all'idea che
l'antisemitismo non muore mai. Tutto ciò malgrado la Shoah, le leggi e 15 anni di
Giornata della Memoria;
Esiste un vivo dibattito sul ruolo della Chiesa durante la Shoah, che lasciamo agli
storici, ma è pensiero condiviso che l'antisemitismo europeo si sia nutrito anche del
cosiddetto "insegnamento dell'odio" insito nella dottrina della Chiesa sugli ebrei: dagli
anni 1950 la Chiesa ha fatto uno straordinario sforzo per riflettere e approfondire la
fondatezza teologica di questo tipo di insegnamenti, e con la dichiarazione Nostra
Aetate ha posto le basi per una diversa e meno preconcetta sensibilità del mondo
cristiano verso gli ebrei e le altre fedi;
Un percorso simile all'interno dell'Islam è solo agli inizi, e pochi individui coraggiosi
ma isolati contestualizzano i testi religiosi offrendo interpretazioni che consentono la
pacifica convivenza. Per contro tale processo in occidente si è consolidato nei secoli,
anche se non c'è conquista umana che sia raggiunta una volta per tutte. I libri di testo e
le prediche religiose nelle moschee spesso contengono ancora la dimensione
dell'incitamento all'odio, e il potente disprezzo per l'infedele è pervasivo: tale concetto
nega la natura umana dell'avversario, e per chi è religioso nega che il prossimo sia
anche lui a immagine divina. Questo metodo non è prerogativa dell'Islam, e anzi
proprio l'occidente ha molte volte utilizzato l'odio per l'infedele. Tuttavia secoli di
violenza e di sofferto dibattito culturale lo hanno felicemente depotenziato ed
emarginato in Europa.
Oggi al Museo Ebraico di Bologna inauguriamo la mostra "A lezione di razzismo". Essa ci
fa capire come è nell'educazione, nei libri di scuola, nell'insegnamento ai ragazzi che il
fascismo costruì le sue politiche razziste e insegnò l'odio per gli ebrei e il disprezzo dei
diversi, così come hanno sempre fatto tutti i regimi totalitari. Ma il suo insegnamento è di
costante attualità: cosa insegnano quanto a tolleranza e rispetto del prossimo i libri di
scuola siriani? Cosa predicano gli imam in Libia o in Pakistan, o anche in molte città
europee? Oggi potremmo proporre una mostra del tutto simile sull'insegnamento dell'odio
per gli ebrei in vaste aree geografiche. E nei nostri libri di testo, quelli che insegnano la
storia contemporanea e i conflitti di attualità, cosa scriviamo? Da settant'anni spieghiamo
tutto col colonialismo, le colpe delle potenze occupanti, il diritto al vittimismo del resto
del mondo e poco altro. Questo ha cresciuto anche in occidente generazioni incapaci di
vedere la complessità delle dinamiche politiche in varie parti del mondo, la difficoltà delle
società di evolvere da un modello di controllo clericale, che assicura stabilità nella povertà
e nell'immobilismo sociale, ad uno basato su qualche forma di separatezza tra stato e
religione. Tale separatezza accresce le opportunità di libertà e benessere, ma rende più
precarie le posizioni di rendita e potere consolidate nei secoli, e scatena una ostilità
profonda e violenta a ogni libertà. La parzialità ed inefficacia degli insegnamenti nostrani
hanno anche costituito la base ideologica per giustificare fiumi di miliardi di Euro che
dall'Europa vanno a sostenere tiranni e modelli politici insostenibili, e le reti economiche
(o forse si dovrebbe dire onestamente le mafie) che li sostengono. Al contempo neanche
qualche milione di Euro va a sostenere il coraggioso e essenziale lavoro culturale che
fanno una ammirevole e influente minoranza di imam, pensatori, filosofi e scrittori
musulmani.
Gli amanti della retorica da 15 anni nella giornata della memoria dicono "Mai più!", ma
quasi nessuno sa dire quali valori sono irrinunciabili perché non torni il sonno della
ragione. Forse "Mai più" sta arrivando. La libertà non è gratis, e ci chiede di pensare,
almeno di tanto in tanto, con la nostra testa e non con quella degli altri. Dunque oggi vi
invito ad accendere il buon senso e spegnere il senso comune:
Ricordiamoci che la persecuzione degli ebrei è sempre stata nella storia e sarà sempre
l'antipasto di orrori più grandi: i Paesi arabi che hanno espulso ed espropriato oltre
800.000 ebrei tra il 1948 e il 1962 hanno poi sostanzialmente eliminato la popolazione
cristiana, e alla fine sono i cittadini musulmani a soffrire. Questo non è un caso né un
mistero, poiché il messaggio ebraico, incarnato spesso inconsapevolmente, è un
messaggio di libertà, di uguaglianza di fronte alla legge e di fiducia nel dibattito come
strumento di miglioramento, è un messaggio di modernità: dove questo messaggio è
inaccettabile sempre si addensano le nubi della cultura totalitaria.
Chiediamoci onestamente se il conflitto israelo-palestinese è davvero la spiegazione di
tutti i mali del mondo, o se è solo un "di cui" di un processo di trasformazione del
mondo islamico, la cui soluzione è purtroppo subordinata a un più profondo e lungo
percorso sociale e culturale, che finora noi abbiamo ignorato. Chiediamocelo perché
alla presunta centralità di tale conflitto è associata una generale ostilità per gli ebrei
fondata sul rifiuto della legittimità di Israele.
Chiediamoci se il conflitto di civiltà è l'unico esito possibile della situazione che
viviamo oggi, o se la cultura può offrire risposte pratiche.
Il nostro Museo è stato, e spero continui ad essere, uno dei luoghi di confronto
interreligioso. Abbiamo buoni rapporti con una parte della comunità islamica e
desideriamo approfondirli e ampliarli, vogliamo capire nel variegato mondo dell'Islam
qual è l'immagine dell'ebreo. Pur con le nostre limitate risorse vogliamo coinvolgere
pensatori di frontiera che ci aiutino a ricordare le sfide e le difficoltà affrontate in
occidente nel passare da società a controllo clericale a società aperta, e a valutare se sono
percorsi almeno in parte utili al mondo musulmano. Oggi non ci sono europei che si
imbarcano a migliaia clandestinamente per andare nella sponda sud del mediterraneo, e se
il flusso è inverso è perché le persone consciamente o inconsciamente fuggono da un
modello economico e sociale talmente insopportabile da far loro affrontare grandi rischi.
Arrivati in occidente alcuni hanno soddisfazioni, altri delusioni, e tutti devono comunque
affrontare il tema della propria identità, e della convivenza nel proprio animo di identità
multiple, che è tipico della modernità. Anche se ciò non è facile e forse genera rigetto,
penso che pochi desiderino ricostruire per i loro figli in occidente il modello sociale e
religioso da cui sono fuggiti. Vi è dunque spazio per la cultura, per l'approfondimento,
purché si chieda sempre e con fermezza, [fuori e dentro al mondo islamico], che si isoli e
poi si spenga l'insegnamento dell'odio.
Questo credo che si dovesse dire oggi per evitare che la Giornata della Memoria sia un rito
stanco, e Vi ringrazio di avermi ascoltato.
XV Giornata della Memoria
Saluto di apertura – G. Ottolenghi (Presidente, Museo Ebraico di Bologna)
Autorità, cittadini, amici, apriamo oggi le iniziative per la XV Giornata della Memoria.
Essa fu infatti istituita nel 2000 e da quindici anni noi del Museo, insieme alla Comunità
Ebraica, alle Autorità e a molti cittadini sensibili, ci ritroviamo per proporre iniziative cheaiutino il mantenimento della memoria e la comprensioni dei meccanismi che possono
portare alla persecuzione e alla perdita dei valori fondamentali della civile convivenza.
Alcuni hanno voluto concentrare queste iniziative in slogan ricchi di pathos come: "Mai
più!". Io ho sempre cercato, sia occupandomi della Comunità che del Museo, di trovare
occasioni di approfondimento dei temi della memoria, e di ricavarne insegnamenti utili per
l'attualità. Oggi, dopo gli attentati del 7 e 9 gennaio a Parigi contro la rivista satirica
Charlie Hebdo e contro la comunità ebraica, credo che alcune riflessioni scomode siano
obbligatorie:
Nello stesso anno di istituzione della giornata delle Memoria, il 2000, molti autorevoli
politici sfilavano nelle strade d'Europa paragonando Gaza ad Auschwitz, questo si è
ripetuto molte volte in seguito, rendendo sterili sia i tentativi di comprendere la Shoah
sia quelli di ragionare sul conflitto mediorientale;
Nei medesimi anni, in tutta Europa sono aumentate le azioni di odio e assalto agli ebrei
e alle istituzioni ebraiche: oltre il 90% di tali assalti è frutto di antisemitismo islamico,
che si è affiancato ed ha superato quello neo-nazista, che pure sussiste;
Il negazionismo dell'Olocausto, un tempo in Europa proprietà intellettuale pressoché
esclusiva dell'estrema destra, oggi fiorisce nel mondo islamico ed è un dogma del
fondamentalismo, ripetuto sia dall'Islam sciita iraniano, sia da quello sunnita arabo, che
nella stessa frase negano l'Olocausto, auspicandone al contempo un secondo con la
distruzione d'Israele;
Sempre in questi anni sono stati dissacrati cimiteri, incendiate scuole e sinagoghe,
uccisi studenti all'uscita da scuola ebraiche, aggredite persone in strada perché
visibilmente ebree, si può gridare morte agli ebrei nelle strade europee restando
impuniti, e molti ebrei lasciano l'Europa per Israele, rassegnati all'idea che
l'antisemitismo non muore mai. Tutto ciò malgrado la Shoah, le leggi e 15 anni di
Giornata della Memoria;
Esiste un vivo dibattito sul ruolo della Chiesa durante la Shoah, che lasciamo agli
storici, ma è pensiero condiviso che l'antisemitismo europeo si sia nutrito anche del
cosiddetto "insegnamento dell'odio" insito nella dottrina della Chiesa sugli ebrei: dagli
anni 1950 la Chiesa ha fatto uno straordinario sforzo per riflettere e approfondire la
fondatezza teologica di questo tipo di insegnamenti, e con la dichiarazione Nostra
Aetate ha posto le basi per una diversa e meno preconcetta sensibilità del mondo
cristiano verso gli ebrei e le altre fedi;
Un percorso simile all'interno dell'Islam è solo agli inizi, e pochi individui coraggiosi
ma isolati contestualizzano i testi religiosi offrendo interpretazioni che consentono la
pacifica convivenza. Per contro tale processo in occidente si è consolidato nei secoli,
anche se non c'è conquista umana che sia raggiunta una volta per tutte. I libri di testo e
le prediche religiose nelle moschee spesso contengono ancora la dimensione
dell'incitamento all'odio, e il potente disprezzo per l'infedele è pervasivo: tale concetto
nega la natura umana dell'avversario, e per chi è religioso nega che il prossimo sia
anche lui a immagine divina. Questo metodo non è prerogativa dell'Islam, e anzi
proprio l'occidente ha molte volte utilizzato l'odio per l'infedele. Tuttavia secoli di
violenza e di sofferto dibattito culturale lo hanno felicemente depotenziato ed
emarginato in Europa.
Oggi al Museo Ebraico di Bologna inauguriamo la mostra "A lezione di razzismo". Essa ci
fa capire come è nell'educazione, nei libri di scuola, nell'insegnamento ai ragazzi che il
fascismo costruì le sue politiche razziste e insegnò l'odio per gli ebrei e il disprezzo dei
diversi, così come hanno sempre fatto tutti i regimi totalitari. Ma il suo insegnamento è di
costante attualità: cosa insegnano quanto a tolleranza e rispetto del prossimo i libri di
scuola siriani? Cosa predicano gli imam in Libia o in Pakistan, o anche in molte città
europee? Oggi potremmo proporre una mostra del tutto simile sull'insegnamento dell'odio
per gli ebrei in vaste aree geografiche. E nei nostri libri di testo, quelli che insegnano la
storia contemporanea e i conflitti di attualità, cosa scriviamo? Da settant'anni spieghiamo
tutto col colonialismo, le colpe delle potenze occupanti, il diritto al vittimismo del resto
del mondo e poco altro. Questo ha cresciuto anche in occidente generazioni incapaci di
vedere la complessità delle dinamiche politiche in varie parti del mondo, la difficoltà delle
società di evolvere da un modello di controllo clericale, che assicura stabilità nella povertà
e nell'immobilismo sociale, ad uno basato su qualche forma di separatezza tra stato e
religione. Tale separatezza accresce le opportunità di libertà e benessere, ma rende più
precarie le posizioni di rendita e potere consolidate nei secoli, e scatena una ostilità
profonda e violenta a ogni libertà. La parzialità ed inefficacia degli insegnamenti nostrani
hanno anche costituito la base ideologica per giustificare fiumi di miliardi di Euro che
dall'Europa vanno a sostenere tiranni e modelli politici insostenibili, e le reti economiche
(o forse si dovrebbe dire onestamente le mafie) che li sostengono. Al contempo neanche
qualche milione di Euro va a sostenere il coraggioso e essenziale lavoro culturale che
fanno una ammirevole e influente minoranza di imam, pensatori, filosofi e scrittori
musulmani.
Gli amanti della retorica da 15 anni nella giornata della memoria dicono "Mai più!", ma
quasi nessuno sa dire quali valori sono irrinunciabili perché non torni il sonno della
ragione. Forse "Mai più" sta arrivando. La libertà non è gratis, e ci chiede di pensare,
almeno di tanto in tanto, con la nostra testa e non con quella degli altri. Dunque oggi vi
invito ad accendere il buon senso e spegnere il senso comune:
Ricordiamoci che la persecuzione degli ebrei è sempre stata nella storia e sarà sempre
l'antipasto di orrori più grandi: i Paesi arabi che hanno espulso ed espropriato oltre
800.000 ebrei tra il 1948 e il 1962 hanno poi sostanzialmente eliminato la popolazione
cristiana, e alla fine sono i cittadini musulmani a soffrire. Questo non è un caso né un
mistero, poiché il messaggio ebraico, incarnato spesso inconsapevolmente, è un
messaggio di libertà, di uguaglianza di fronte alla legge e di fiducia nel dibattito come
strumento di miglioramento, è un messaggio di modernità: dove questo messaggio è
inaccettabile sempre si addensano le nubi della cultura totalitaria.
Chiediamoci onestamente se il conflitto israelo-palestinese è davvero la spiegazione di
tutti i mali del mondo, o se è solo un "di cui" di un processo di trasformazione del
mondo islamico, la cui soluzione è purtroppo subordinata a un più profondo e lungo
percorso sociale e culturale, che finora noi abbiamo ignorato. Chiediamocelo perché
alla presunta centralità di tale conflitto è associata una generale ostilità per gli ebrei
fondata sul rifiuto della legittimità di Israele.
Chiediamoci se il conflitto di civiltà è l'unico esito possibile della situazione che
viviamo oggi, o se la cultura può offrire risposte pratiche.
Il nostro Museo è stato, e spero continui ad essere, uno dei luoghi di confronto
interreligioso. Abbiamo buoni rapporti con una parte della comunità islamica e
desideriamo approfondirli e ampliarli, vogliamo capire nel variegato mondo dell'Islam
qual è l'immagine dell'ebreo. Pur con le nostre limitate risorse vogliamo coinvolgere
pensatori di frontiera che ci aiutino a ricordare le sfide e le difficoltà affrontate in
occidente nel passare da società a controllo clericale a società aperta, e a valutare se sono
percorsi almeno in parte utili al mondo musulmano. Oggi non ci sono europei che si
imbarcano a migliaia clandestinamente per andare nella sponda sud del mediterraneo, e se
il flusso è inverso è perché le persone consciamente o inconsciamente fuggono da un
modello economico e sociale talmente insopportabile da far loro affrontare grandi rischi.
Arrivati in occidente alcuni hanno soddisfazioni, altri delusioni, e tutti devono comunque
affrontare il tema della propria identità, e della convivenza nel proprio animo di identità
multiple, che è tipico della modernità. Anche se ciò non è facile e forse genera rigetto,
penso che pochi desiderino ricostruire per i loro figli in occidente il modello sociale e
religioso da cui sono fuggiti. Vi è dunque spazio per la cultura, per l'approfondimento,
purché si chieda sempre e con fermezza, [fuori e dentro al mondo islamico], che si isoli e
poi si spenga l'insegnamento dell'odio.
Questo credo che si dovesse dire oggi per evitare che la Giornata della Memoria sia un rito
stanco, e Vi ringrazio di avermi ascoltato.
domenica 18 gennaio 2015
La presentazione a Livorno del libro "Quale è la via del vento?", appunti sul Rabbino Isidoro Kahn
Nella cornice della nuova sede della storica Libreria Belforte, ora
trasferitasi in via Roma con aggiunto un locale multifunzionale
dedicato a varie iniziative, si è tenuta la presentazione del libro
di Paolo Orsucci dedicato alla figura del Rabbino Isidoro Kahn
(z.l.), dal titolo "Quale è la via del vento?" .
L'iniziativa è stata organizzata dalla stessa libreria in collaborazione con Adei-Wizo, Benè Berith "Isidoro Kahn", Circolo S.C. "Gad Guido Novelli", Comunità Ebraica di Livorno e S.Belforte & C.-Editori librai dal 1805 : Marcello Faralli ha fatto gli onori di casa.
Ha portato i saluti della Comunità Ebraica il Vicepresidente Guido Servi (era presente anche la consigliera Silvia Ottolenghi Bedarida) mentre a moderare la presentazione, presente l'autore e Guido Guastalla per la casa editrice, è stato Gadi Polacco.
Un libro importante perchè riunisce gran parte,almeno, dell'opera sparsa del Rabbino Kahn (svoltasi tra Napoli,Roma e Livorno) divenendo un testo da riprendere in mano nel tempo, per leggere e approfondire le diverse riflessioni che propone.
Presenti la Signora Liliana Kahn e il figlio Michael, si è sviluppato un dialogo che ha coinvolto anche il pubblico e che ben ha messo in risalto la figura e le caratteristiche, anche umane, di questo rabbino che sapeva relazionarsi con tutti.
Numerosi anche gli amici dell'Amicizia Ebraico Cristiana, non è mancato il ricordo dell'intenso rapporto di dialogo che Rav Kahn seppe intrattenere con il Vescovo Alberto Ablondi, sincero amico del mondo ebraico e il cui rapporto era già iniziato durante il rabbinato livornese di Rav Laras.
Mancata la presenza a Livorno per un imprevisto , il Rabbino Capo di Napoli e del Meridione Umberto Avraham Piperno, discepolo del Rabbino Kahn, ha fatto sapere che tiene fortemente a presentare il volume nella città partenopea, nella quale Isidoro Kahn nacque.
(Foto di Mariangela Braghieri)
L'iniziativa è stata organizzata dalla stessa libreria in collaborazione con Adei-Wizo, Benè Berith "Isidoro Kahn", Circolo S.C. "Gad Guido Novelli", Comunità Ebraica di Livorno e S.Belforte & C.-Editori librai dal 1805 : Marcello Faralli ha fatto gli onori di casa.
Ha portato i saluti della Comunità Ebraica il Vicepresidente Guido Servi (era presente anche la consigliera Silvia Ottolenghi Bedarida) mentre a moderare la presentazione, presente l'autore e Guido Guastalla per la casa editrice, è stato Gadi Polacco.
Un libro importante perchè riunisce gran parte,almeno, dell'opera sparsa del Rabbino Kahn (svoltasi tra Napoli,Roma e Livorno) divenendo un testo da riprendere in mano nel tempo, per leggere e approfondire le diverse riflessioni che propone.
Presenti la Signora Liliana Kahn e il figlio Michael, si è sviluppato un dialogo che ha coinvolto anche il pubblico e che ben ha messo in risalto la figura e le caratteristiche, anche umane, di questo rabbino che sapeva relazionarsi con tutti.
Numerosi anche gli amici dell'Amicizia Ebraico Cristiana, non è mancato il ricordo dell'intenso rapporto di dialogo che Rav Kahn seppe intrattenere con il Vescovo Alberto Ablondi, sincero amico del mondo ebraico e il cui rapporto era già iniziato durante il rabbinato livornese di Rav Laras.
Mancata la presenza a Livorno per un imprevisto , il Rabbino Capo di Napoli e del Meridione Umberto Avraham Piperno, discepolo del Rabbino Kahn, ha fatto sapere che tiene fortemente a presentare il volume nella città partenopea, nella quale Isidoro Kahn nacque.
Titolo | Quale
è la via del vento. Appunti su Isidoro Moshè Kahn (1934
-2004) |
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Autore | Paolo Orsucci | |
Prezzo |
€: 22,00 | |
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(Foto di Mariangela Braghieri)