Giornata doppiamente importante per il mondo cattolico, quella odierna.Doppi auguri quindi agli amici cattolici.
Giubileo dall'ebraico "jovel" : ma quale significato ha lo "jovel" nell'ebraismo ?
Lo Jovel, ovvero l'anno del Giubileo
(Rav Luciano Caro)
Fra Giubileo ebraico e Giubileo cristiano c'è poca parentela; in pratica hanno in comune solo il nome.
Si
è presa una istituzione ebraica e la si è trasportata nel mondo
cristiano senza un vero collegamento. Infatti quello cristiano è fondato
soprattutto sul perdono dei peccati e sull'indulgenza.
Per la nostra
tradizione il testo biblico di riferimento riguardo al Giubileo è
Levitico 25, 1-13, dove si fa riferimento al lavoro della terra: dopo
sei anni di lavoro, ce ne sarà uno di riposo, che è l'anno sabbatico.
Dopo sette cicli di sette anni, il 50° anno è il Giubileo.
Una premessa. La cultura ebraica ha, nei confronti del tempo
un'attenzione particolare. Gli altri popoli avevano divinità dei luoghi,
invece il Dio d'Israele è il Dio degli eventi. Gli ebrei non hanno
santuari, luoghi santi, ma per loro è santa la scansione dei giorni
dell'anno. Il tempo dunque è sacro. La parola kadosh, che si traduce
"santo", indica qualcosa legato alla divinità. La prima cosa a cui,
nella Bibbia, è attribuita la santità è il settimo giorno, il riposo di
Dio. Dunque la santità è legata al tempo.
La Bibbia è soprattutto un
registro di eventi e il Sabato, realtà così importante per noi, è la
celebrazione della creazione e della santità del tempo. E il Sabato
rimanda al numero sette, essendo il settimo giorno della settimana.
Per
noi il numero sette è carico di significati: anzitutto sottolinea
l'atto della Creazione e poi rimanda alla costante scansione temporale
basata sul sette che lega i tempi della vita associata: i sette giorni
di Peshach, i sette giorni per i festeggiamenti del matrimonio, i sette
giorni di lutto stretto per la morte di un familiare, i sette giorni
stabiliti per il mestruo femminile (legato alla nascita) seguiti da
altri sette giorni in cui sono proibiti i rapporti sessuali.
Il
numéro sette interessa dunque i momenti festosi e tristi della vita,
scandisce l'attività lavorativa e il rapporto con la terra. Questo è
Jovel, cioè sottolineare ogni momento significativo della vita
richiamandosi alla sovranità di Dio e al Legame fra Dio e la propria
esistenza.
Il 50° anno completa un periodo di tempo ben determinato.
Qual è lo scopo dell'anno sabbatico e dello Jovel? Anzitutto quello di
tutelare l'uguaglianza sociale. Nel sistema sociale suggerito dalla
Bibbia non esistono i ceti, le classi sociali. Inoltre la terra, mezzo
di produzione, appartiene a Dio, che la "presta" all'uomo perché,
attraverso questa forma di "affitto", possa soddisfare i propri bisogni:
"...la terra appartiene a me, voi siete forestieri e miei affittuari"
(Lev 25, 23).
Dunque l'uomo può usufruire di questo bene, ma il
diritto di proprietà è limitato. Il contadino che per sei anni lavora la
sua terra, le è morbosamente legato e fa fatica ad accettare il fatto
che nel settimo anno non ha più il diritto di proprietà, ma chiunque può
entrare nella sua terra. Il problema dunque è che non si formi questa
morbosità della proprietà e l'ossessione dell'accumulo. Per realizzare
ciò si sono istituiti degli ammortizzatori sociali: essi sono l'anno
sabbatico e il Giubileo. Altri ammortizzatori sono delle forme di
tassazione indipendenti dalle leggi dello Stato, ad es. l'angolo del
campo. Esso consiste nel fatto che il contadino, al momento del
raccolto, deve trascurare di raccogliere i prodotti spuntati nell'angolo
del campo e questo per facilitare l'accesso nel campo agli estranei che
ne abbiano necessita per sfamarsi. Queste sono belle limitazioni,
perché fanno in modo che si aiuti il prossimo senza umiliarlo.
Si da
diritto al non abbiente di entrare in quell'angolo del campo e prendere i
frutti di cui ha bisogno. Naturalmente non deve recare danni, né deve
commercializzare quei frutti. Un altro diritto è quello di raccogliere
quello che cade a terra durante la raccolta. Il padrone deve lasciarlo a
terra e il povero ha il diritto di raccoglierlo. La persona generosa fa
in modo che molti frutti cadano, più del normale.
Non sono proprietà
del padrone anche i frutti che presentano una conformazione strana, o
sono troppo piccoli o troppo grandi, ma devono essere lasciati all'uso
di chi ne ha bisogno.La normativa sabbatica e giubilare presenta sette aspetti:
1. Divieto di lavorare la terra il settimo anno;
2. consentirne il riposo;
il che non è uguale al primo divieto, infatti questo secondo impone di
attivarsi affinché la terra, oltre a non essere coltivata, non venga
sfruttata in nessun altro modo, per es. non venga affittata come
parcheggio;
3. divieto di raccolta di ciò che rimane;
questo è riservato a chi ha bisogno. I frutti spontanei devono essere
mangiati con una particolare devozione, perché considerati frutti
prodotti non dal lavoro dell'uomo, ma direttamente da Dio. E' come
assimilare in sé qualcosa di sacro, di divino. Ed è vietato commerciare
questi frutti, portarli fuori dalla terra d'Israele, cambiare la loro
natura (per es. facendone marmellata, succhi...). Se poi non si mangiano
bisogna lasciarli sul posto;
4. remissione dei debiti.
Al settimo anno ogni contratto non sussiste più. Nell'ambiente semitico
è considerato debito ciò che uno chiede per tirare avanti, non per
investirlo; perciò è molto umiliante. Questo tipo di debito viene
estinto al settimo anno. E' una posizione molto avanzata, utopistica. I
maestri successivi si accorsero che la gente non aveva ideali adeguati a
questa norma, infatti quando si avvicinava il settimo anno, non si
concedevano più prestiti. Perciò la legislazione si dovette modificare.
Nonostante
tutti i limiti, queste sono norme che consentono a tutti di vivere,
nessuno morirà di fame, nessuno diventerà ricco. Se qualcuno, per
malattia, per sfortuna o per incapacità si è ridotto a chiedere prestiti
o a dover vendere la sua terra, gli è concesso ricominciare da capo.
Ma
sorge l'obiezione se nel settimo anno non si lavora la terra, che cosa
si mangia nell'ottavo? La risposta è: "Tu intanto metti in pratica
queste norme e l'Eterno ti darà una produzione più abbondante nel sesto
anno, in modo che tu ne abbia a sufficienza per il sesto, il settimo e
anche per l'ottavo anno".
I maestri della mistica o Qabbalah
ebraica dicono che questo sistema dell'anno sabbatico e del Giubileo ha
anche una ripercussione cosmica: dopo un ciclo di seimila anni, nel
settimo millennio deve avvenire un cambiamento. (Ora siamo già nel 5670
dalla Creazione, dunque un cambiamento dovrebbe essere vicino, fra poche
centinaia d'anni).
Il termine Jovel significa ariete, che è
l'animale da cui viene prelevato il corno, strumento con cui si proclama
l'anno giubilare. Infatti lo Jovel deve essere proclamato e se non è
proclamato non si verifica.
Per es. se in quel periodo fosse
scoppiata una pestilenza, celebrare lo Jovel creerebbe troppi disagi,
per cui i sacerdoti potrebbero rimandarlo.
Un altro significato del
termine prende in considerazione la radice juval, essere contento, e da
qui deriverebbe il verbo latino "giubilare".
Nella Bibbia poi Juval è
anche il nome proprio di uno dei primi uomini nati sulla terra; egli è
detto essere l'inventore degli strumenti musicali.
La proclamazione
del Giubileo deve avvenire il decimo giorno di tishrì, mese autunnale,
in coincidenza cioè con Kippur, giorno consacrato al digiuno e alla
richiesta di perdono. Questo perché quel giorno tutti erano presenti e
cosi potevano udire la proclamazione.
5. Un altro aspetto è l'impegno a conteggiare,
come indica il testo sacro: "Conterete per voi gli anni...". Perché Dio
comanda di contare e che cosa possiamo ricavare da questo obbligo a
contare? Contare gli anni non è solo un'operazione aritmetica, ma
contiene anche l'aspirazione, l'anelito ad arrivare a qualcosa che
coinvolge le nostre energie psichiche.
Sacralizzare l'anno 50° vuol
dire anche lasciarlo fuori dal conto? Fa parte del ciclo successivo o è
fuori dal tempo? Questo 50° anno dovrebbe stare per conto suo e ciò
significa "sacralizzarlo"; non deve rientrare nel conteggio normale.
Anch'esso è sottoposto agli stessi obblighi di ogni anno sabbatico, per
cui si pone il problema di che cosa si campa in quell'anno. Ancora una
volta ciò insegna la fiducia in Dio.
6. Altro aspetto è la restituzione dei terreni.
Quando
il popolo di Israele entrô nella terra promessa, la terra venne divisa
fra le dodici tribù (clan), tranne che fra i leviti che dovevano
occuparsi delle professioni liberali (facevano i giudici, gli avvocati,
gli insegnanti) e che perciò campavano sulle decime pagate dalle altre
tribù.
Ogni tribù divideva poi il terreno ad essa assegnato fra i
capifamiglia e questa proprietà era poi considerata inalienabile. Se nel
corso dei 50 anni precedenti il Giubileo qualcuno dei capifamiglia
aveva comperato o venduto terra, doveva restituirla o farsela
restituire, perché, se aveva dovuto venderla per sfortuna o per
malattia, non era giusto che ciò condizionasse i suoi discendenti.
Dunque non si compra per l'eternità, ma per il tempo che manca al
Giubileo. Ciò però non riguarda le proprietà di lusso, come, ad es., una
casa in città (la città era considerata luogo di perdizione). Solo per
chi lavora la terra, a contatto con la natura, il lavoro è naturale e
onesto e le compravendite rientrano in questa divina istituzione che è
il Giubileo. Ma se uno ha venduto la casa in città o qualche altro
genere di lusso, non può averlo in restituzione; ciò non riguarda il
Giubileo.
7. L'ultimo elemento del Giubileo è la cessazione di ogni rapporto di lavoro dipendente.
Questo tipo di lavoro, infatti, allora era considerato disdicevole,
umiliante, perché voleva dire che chi era costretto a mettersi al
servizio di un altro era in condizione di disagio. Il testo biblico dice
che il contratto di lavoro non può durare più di sei anni, al settimo
scade e il lavoratore ha diritto anche a una forma di liquidazione, per
non ricadere nel bisogno prima di aver trovato un altro lavoro. Se poi
un dipendente si trova bene dove lavora, può rinunciare al diritto di
essere libero, ma deve fare una dichiarazione al tribunale e gli è dato
un marchio infamante, il foro all'orecchio. Però al cinquantesimo anno
tutti i contratti sono sciolti, nessuno può rinunciare.
Certo
l'antica società ebraica era congegnata in modo assai diverso da quella
attuale. Era una società essenzialmente contadina e pastorale. E'
possibile trasporre l'insieme delle norme giubilari alla nostra società
industriale o postindustriale? Non tutto certo, ma almeno questi
principi:
- il possesso non deve essere considerato intoccabile ed eterno;
- i beni sono soltanto strumentali;
- nessuno sia né troppo ricco né troppo povero.
Gli
ebrei, nella loro lunga storia hanno celebrato, il Giubileo? Non si può
rispondere con la massima sicurezza. Si sa che, una volta che il popolo
ebbe preso possesso della terra d'Israele, ci furono difficoltà per la
spartizione per i primi 14 anni. Poi, da allora, vennero contati 17
Giubilei, cioè 850 anni prima dell'esilio babilonese. Al ritorno
dall'esilio non si sa se il Giubileo è stato ripristinato. Solo il
profeta Ezechiele (che operò durante l'esilio) ne parla dicendo che la
non osservanza delle norme del Giubileo è sintomo della prossima fine
della società. C'è anche un passo di Maimonide (studioso ebreo del XII
secolo, codificatore di tutto lo scibile umano) il quale, alla fine
delle regole del settimo anno, dice: "Esse non riguardano solo la tribù
di Levi, ma anche ognuno tra tutti quelli che vengono al mondo, il quale
sia ispirato dalla volontà di procedere alla conoscenza di Dio e
impegni le sue energie al servizio del prossimo, sia considerato la cosa
più sacra che ci sia e la sua parte sarà insieme a quello che eredita
tutti i mondi futuri e sarà considerato come la classe sacerdotale".
(da un intervento al Rotary Club di Ravenna del 2000)
Grazie. Ero completamente ignorante a proposito di questo argomento. Giovanni
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