Ieri sera hanno dato alla TV israeliana un servizio su un bimbo di 11 anni, profugo dal Sudan, sfuggito con la madre alle stragi di Darfour e arrivati entrambi in Israele dopo un'odissea nel deserto, raccolti allo stremo al confine con l'Egitto, dopo che avevano fatto il tratto egiziano della fuga dentro un camion nascosti sotto uno strato di sabbia. In Israele sono stati accolti e sfamati e sistemati in appartamenti molto modesti a spese dello stato, come altre centinaia di profughi dal Sudan. Il bimbo va a scuola a Tel Aviv, impara l'ebraico e si sta gia rivelando come dotato di un'intelligenza eccezionale, cosa che sicuramente non si sarebbe espressa se fosse rimasto nel Sudan, a parte il fatto che adesso forse non sarebbe nemmeno fra i vivi. L'ultima frase che ha detto al giornalista della TV ha fatto commuovere tutti. Alla domanda su che cosa vuol fare da grande ha risposto: tornare in Africa e fondare una scuola. Io sono sicuro che questo bimbo, che si chiama Marco (chissa perche proprio un nome cosi' italiano?), non solo sara' da grande il direttore della sua scuola, ma sara' anche il ministro dell'Educazione nel suo Paese.
Tutto questo te lo scrivo non solo perche la cosa e' commovente di per se, e potrebbe interessare i lettori del nostro sito Comunitando, ma soprattutto perche' si sta svolgendo in questi giorni la conferenza di Docha (emirato del Katar), nella quale il presidente del Sudan, Bashir, vi e' accolto come ospite d'onore, nonostante penda sulla sua testa un mandato di cattura internazionale per genocidio di milioni di suoi cittadini. Nessuno stato arabo ha mosso un dito di fronte a quello che sta succedendo nel Sudan da anni, anzi appoggiano il presidente e la sua politica interna criminale, e Israele e' l'unico paese del Medio Oriente che accoglie e aiuta i profughi sudanesi. In Egitto sono considerati clandestini di passaggio e se vengono scoperti vengono ammazzati sul posto.
Daniele Haviv (Cabib)