nelle prossime ore,alcuni nei prossimi giorni secondo il
calendario ortodosso, entreranno in pieno clima natalizio e a quanti
stanno già celebrando la festa islamica del Mawlid 1437 (con varie
diversificazioni,secondo quanto leggo). Posto il messaggio per le
ricorrenze natalizie che,dalla capitale israeliana Gerusalemme,il Primo
Ministro Netanyahu ha rivolto ai cristiani israeliani e a quelli di tutto il resto del mondo :
Prime Minister Benjamin Netanyahu wishes a merry Christmas to Israel's
Christian citizens and to Christians throughout the world.
"I wish Christians in Israel and all over the world a very merry Christmas.
Christmas is a special opportunity to spend time with loved ones and to
celebrate this most festive of holidays. And as you gather with your
families and your friends to celebrate this Christmas and as you enjoy
the blessings of the New Year, I am sure you will remember those who are
less fortunate because Christian communities across the Middle East are
experiencing a particularly difficult time. They experience violence,
persecution and fear. This has become the daily staple of Christian
communities throughout the Middle East. Not so in here in Israel, the
one exception. Because here in Israel, religious freedom is a sacred
principle. Israel's Christian citizens enjoy the full blessings of
freedom and democracy, their equal rights enshrined in Israeli law.
So on this most important day in the Christian calendar, let us
remember the common heritage and values that unite us in the face of
extremism and hatred, which we will never accept.
From
Jerusalem, the eternal capital of the Jewish people, the city of peace, I
join Christians everywhere, and especially those in the Middle East, in
a common prayer for a more peaceful and tolerant world.
Merry Christmas and a happy New Year!"
In "santa laicità",quindi,buone feste ai festeggianti e tante belle cose,comunque, anche a tutti gli altri !
Nella foto: cerimonia natalizia per i soldati cristiani dell'esercito israeliano, condotta da Padre Gabriel Naddaf .
Sono diversi i punti deboli della risposta che il Sindaco Nogarin ha dato alla Comunità Ebraica di Livorno, in replica alla lettera critica inviata a firma del Presidente Mosseri. Vediamoli (segue il testo della lettera della Comunità e la risposta del Sindaco):
- circa la questione relativa al Consigliere Valiani è troppo semplice, quasi da furbesco apparato burocratico, dire che spetterebbe al Presidente del Consiglio Comunale intervenire. Siamo al famoso "non è di mia competenza" : ma in politica, salvo pagarne lo scotto almeno in termini di credibilità, non ci si può sottrarre dal prendere posizione, specialmente quando si rivesta carica primaria. Ciò vale però anche per il pesante silenzio,al riguardo, delle altre forze politiche (con l'eccezione dei Liberali)e ovviamente del Presidente del Consiglio Comunale;
- non mi pare che,nella lettera della Comunità,si esprimesse "fastidio" per le dichiarazioni del Cons. Valiani "dove accosta l'ebraismo al mondo massonico". Spero che questa sia una frettolosa lettura da parte del Sindaco e non il tentativo di "arruolare" la Comunità Ebraica nella battaglia antimassonica che sembra,talvolta con contorni maniacali,caratterizzare gran parte del mondo M5S. Comunità Ebraica e Massoneria sono,ovviamente,cose diverse,autonome e distinte ma il rilievo, grave non coglierlo o non volerlo cogliere, riguardava la riproposizione dello stereotipo del complotto "demo-pluto-giudaico-massonico" caro anche al regime (razzista) fascista;
- gli episodi (dallo striscione antisraeliano, per passare dal gemellaggio con Gaza ovvero Hamas per arrivare ai giorni nostri con due manifestazioni spudoratamente filopalestinesi e d'indottrinamento con l'uso di tutti gli stereotipi tipici di certe associazioni) richiamati non mi pare che siano stati " visti come sgarbi di questa giunta nei confronti della Comunità Ebraica" : sono sgarbi nei confronti del dovere di chi amministra di rappresentare l'intera cittadinanza e sono sgarbi nei confronti di questa che ha diritto non a patrocini di iniziative per indottrinarla ma nel caso a proposte equilibrate, presenti quindi le varie diverse voci, così da poter poi trarre autonomamente le proprie conclusioni;
- significativa è poi la frase "ma è per me chiaro che fin quando queste posizioni rimarranno distanti e mancherà la volontà di incontrarsi e discutere assieme, la questione della convivenza in Terra Santa è destinata a rimanere ostaggio di due verità". Ora, spero che non si abbia l'ambizione,dal Comune di Livorno, di risolvere la questione mediorientale,peraltro deputata ad altre sedi. Ma come non rilevare la palese contraddizione tra l'agire e il dichiarare del Sindaco e della sua Amministrazione? Per "discutere assieme" , banale e quindi vero, occorre dar vita a iniziative pluralistiche mentre le due patrocinate dal Comune, sotto l'egida del percorso "Livorno delle Genti" che assume così connotati ipocriti,non lo sono state.
Lascerei poi perdere la "Terra Santa" , definizione spesso usata per non pronunciare l'impronunciabile,per alcuni spero non per il Sindaco, Israele e che, peraltro, ha più vasti confini.
Infine, da dove si ricava che la Comunità accusa il Comune di " voler fomentare l'antisemitismo "? "La lingua batte dove il dente duole" , recita il noto detto, e mi pare di intravedere in questo passaggio un ulteriore cenno contraddittorio e d'imbarazzo da parte del Sindaco.
La parola . comunque, ora agli atti, per capire se la disponibilità espressa, sia reale o solo di facciata. Nel rispetto della cittadinanza tutta, non certo per fare un "tollerante" favore alla Comunità Ebraica.
I suoi concittadini ebrei meritano maggiore rispetto ed equilibrio nelle iniziative che il Comune da Lei gestito inserisce nella sua agenda e non solo.
Solo per una questione temporale innanzitutto vorrei chiederLe ragione di un suo mancato chiarimento sulla posizione espressa dal consigliere comunale Valiani in merito alla questione Fasulo. E' forse proibito, e da chi, partecipare ad una iniziativa pubblica della massoneria?
Nel commentare la partecipazione di Fasulo alla riunione del Grande Oriente di Livorno il consigliere Valiani ha utilizzato slogan nazifascisti del tipo " giudeomassoneria italica" ,che richiama il "complotto demoplutogiudaico massonico" tesi tanto cara durante il ventennio fascista.
Da parte Sua non una presa di distanza, non un chiarimento.
Ha pensato ai suoi concittadini ebrei, ha pensato a quali fantasmi potessero evocare in loro, li ha difesi come sarebbe stato giusto?
Dove si nascondono gli antifascisti a cui dovrebbe ribollire il sangue solo a sentire certe cose?
E veniamo adesso ad una faccenda molto più attuale:
" Giornata per la Palestina" di lunedi 30 novembre.
Ospitata, in un primo tempo, nella sala più prestigiosa del comune, e preceduta nella mattinata da una iniziativa che ha visto gli stessi relatori confrontarsi con gli studenti delle scuole superiori.
Penso Lei sappia che i promotori sono gli stessi che, recentemente hanno organizzato un'altra iniziativa del genere, sempre sotto la Vostra egida, dove le cose più gentili, riferite a Israele, erano che praticava la pulizia etnica, l'apartheid, il genocidio dei palestinesi, e tante altre amenità del genere.
La partecipazione di un rabbino, già noto per aver aderito ad iniziative del genere in Europa, e per i suoi interventi in sintonia con quanto sopra esposto non rappresenta certo per noi alcuna garanzia di rispetto della verità.
È questa l'equidistanza tra le posizioni che un'amministrazione comunale dovrebbe tenere su temi così attuali e scottanti come la questione israelo-palestinese?
Ancora non abbiamo dimenticato il Vostro atteggiamento quando lo scorso anno a Effetto Venezia non avete fatto rimuovere lo striscione della vergogna, cercando una mediazione con persone in malafede che nascondendosi dietro slogan antisraeliani, diffondevano l'odio antisemita.
In questa situazione di tensione globale, di guerra mondiale a pezzi e di terrorismo dilagante, sarebbe necessario che chi è più in vista, e Lei certamente lo è, non assumesse posizioni di parte ma che desse a tutte le parti in causa stesse occasioni di fare conoscere non solo la propria verità, bensì anche l'effettiva realtà delle cose mediante una vera imparzialità.
Quello che noi ci aspettiamo da Lei è una chiara inequivocabile presa di posizione contro quanto affermato dal consigliere Valiani, cosi come in merito alla iniziativa Giornata Palestina ci aspettiamo che anche alla controparte siano date la stesse opportunità e possibilità di visibilità.
In caso contrario, e cioè se Lei e la Sua Amministrazione continuerete a sostenere e propendere per una sola parte ritengo che non ci sia più spazio di dialogo e di collaborazione. Neanche per la prossima commemorazione del Rabbino Toaff nell'anniversariodella sua scomparsa
Il Presidente
Vittorio Mosseri
LA RISPOSTA DEL SINDACO NOGARIN
Il sindaco Nogarin risponde al Presidente della comunità ebraica livornese
Nella lettera a Vittorio Mosseri ribadito il rispetto dell'Amministrazione Comunale agli ebrei livornesi ed italiani così come a tutte le altre comunità presenti sul territorio
Livorno, 7 dicembre 2015 - "Caro Presidente Mosseri, ho ricevuto stamani la sua lettera del 3 dicembre, ma dal momento che circolava in rete avevo già avuto modo di leggerla.
Condivido la sua amarezza: in questo momento storico la spasmodica attenzione attorno alla giunta fa si che ogni indiscrezione, ogni illazione divenga di colpo notizia di carattere nazionale.
Comprendo il suo fastidio relativamente alle dichiarazioni del consigliere Valiani dove accosta l'ebraismo al mondo massonico, frasi cariche di odio e pregiudizio che, come giustamente lei ha fatto notare, riportano a pagine dolorose del passato.
Queste affermazioni mi hanno rattristato e irretito, ma il compito di richiamare un componente dell'assemblea cittadina è compito che non spetta però al sottoscritto ma a chi, per mandato, è chiamato a sovraintendere ed eventualmente censurare i consiglieri comunali, in questo caso la Presidenza del Consiglio Comunale ed è nei confronti di questa che vanno eventualmente rivolte le critiche.
Relativamente agli episodi che lei richiama, come la vicenda dello striscione di Effetto Venezia 2014 e la recente giornata per la Palestina, non dovrebbero essere visti come sgarbi di questa giunta nei confronti della Comunità Ebraica; mi dispiace anzi che vengano letti in questo modo.
Ritengo che discutere, anche aspramente sulla politica estera di Israele, sia cosa ben diversa dal doveroso rispetto dovuto agli ebrei livornesi ed italiani così come a tutte le altre comunità presenti sul territorio.
Accusare questa Amministrazione Comunale di voler fomentare l'antisemitismo è quindi per me profondamente sbagliato.
Non sono passate neppure 2 settimane dall'incontro avvenuto nella sede della Comunità Ebraica in piazza Benamozegh, nel quale abbiamo discusso assieme su come omaggiare, in maniera degna, la figura di Elio Toaff un gigante della nostra storia, che merita un tributo adeguato da parte della città che gli ha dato i natali.
Questa mia disponibilità aveva registrato il vostro apprezzamento.
Da parte mia mi rendo disponibile a partecipare ad un altro dibattito su questo tema promosso da voi.
Ma è per me chiaro che fin quando queste posizioni rimarranno distanti e mancherà la volontà di incontrarsi e discutere assieme, la questione della convivenza in Terra Santa è destinata a rimanere ostaggio di due verità.
La manifestazione di un mese a seguito della strage del Bataclan e dello Stade de France ha dimostrato che esiste un terreno sul quale possiamo e anzi dobbiamo incontrarci tutti assieme.
Non condivido mai l'uso della forza e pure in questo caso ad averci rimesso è nuovamente il martoriato popolo siriano; il dolore scaturito non è certo buon viatico per il raggiungimento di una pace che sia davvero duratura".
Filippo Nogarin
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Giornata doppiamente importante per il mondo cattolico, quella odierna.Doppi auguri quindi agli amici cattolici. Giubileo dall'ebraico "jovel" : ma quale significato ha lo "jovel" nell'ebraismo ?
Lo Jovel, ovvero l'anno del Giubileo(Rav Luciano Caro)
Fra Giubileo ebraico e Giubileo cristiano c'è poca parentela; in pratica hanno in comune solo il nome. Si
è presa una istituzione ebraica e la si è trasportata nel mondo
cristiano senza un vero collegamento. Infatti quello cristiano è fondato
soprattutto sul perdono dei peccati e sull'indulgenza. Per la nostra
tradizione il testo biblico di riferimento riguardo al Giubileo è
Levitico 25, 1-13, dove si fa riferimento al lavoro della terra: dopo
sei anni di lavoro, ce ne sarà uno di riposo, che è l'anno sabbatico.
Dopo sette cicli di sette anni, il 50° anno è il Giubileo. Una premessa. La cultura ebraica ha, nei confronti del tempo
un'attenzione particolare. Gli altri popoli avevano divinità dei luoghi,
invece il Dio d'Israele è il Dio degli eventi. Gli ebrei non hanno
santuari, luoghi santi, ma per loro è santa la scansione dei giorni
dell'anno. Il tempo dunque è sacro. La parola kadosh, che si traduce
"santo", indica qualcosa legato alla divinità. La prima cosa a cui,
nella Bibbia, è attribuita la santità è il settimo giorno, il riposo di
Dio. Dunque la santità è legata al tempo. La Bibbia è soprattutto un
registro di eventi e il Sabato, realtà così importante per noi, è la
celebrazione della creazione e della santità del tempo. E il Sabato
rimanda al numero sette, essendo il settimo giorno della settimana. Per
noi il numero sette è carico di significati: anzitutto sottolinea
l'atto della Creazione e poi rimanda alla costante scansione temporale
basata sul sette che lega i tempi della vita associata: i sette giorni
di Peshach, i sette giorni per i festeggiamenti del matrimonio, i sette
giorni di lutto stretto per la morte di un familiare, i sette giorni
stabiliti per il mestruo femminile (legato alla nascita) seguiti da
altri sette giorni in cui sono proibiti i rapporti sessuali. Il
numéro sette interessa dunque i momenti festosi e tristi della vita,
scandisce l'attività lavorativa e il rapporto con la terra. Questo è
Jovel, cioè sottolineare ogni momento significativo della vita
richiamandosi alla sovranità di Dio e al Legame fra Dio e la propria
esistenza. Il 50° anno completa un periodo di tempo ben determinato.
Qual è lo scopo dell'anno sabbatico e dello Jovel? Anzitutto quello di
tutelare l'uguaglianza sociale. Nel sistema sociale suggerito dalla
Bibbia non esistono i ceti, le classi sociali. Inoltre la terra, mezzo
di produzione, appartiene a Dio, che la "presta" all'uomo perché,
attraverso questa forma di "affitto", possa soddisfare i propri bisogni:
"...la terra appartiene a me, voi siete forestieri e miei affittuari"
(Lev 25, 23). Dunque l'uomo può usufruire di questo bene, ma il
diritto di proprietà è limitato. Il contadino che per sei anni lavora la
sua terra, le è morbosamente legato e fa fatica ad accettare il fatto
che nel settimo anno non ha più il diritto di proprietà, ma chiunque può
entrare nella sua terra. Il problema dunque è che non si formi questa
morbosità della proprietà e l'ossessione dell'accumulo. Per realizzare
ciò si sono istituiti degli ammortizzatori sociali: essi sono l'anno
sabbatico e il Giubileo. Altri ammortizzatori sono delle forme di
tassazione indipendenti dalle leggi dello Stato, ad es. l'angolo del
campo. Esso consiste nel fatto che il contadino, al momento del
raccolto, deve trascurare di raccogliere i prodotti spuntati nell'angolo
del campo e questo per facilitare l'accesso nel campo agli estranei che
ne abbiano necessita per sfamarsi. Queste sono belle limitazioni,
perché fanno in modo che si aiuti il prossimo senza umiliarlo. Si da
diritto al non abbiente di entrare in quell'angolo del campo e prendere i
frutti di cui ha bisogno. Naturalmente non deve recare danni, né deve
commercializzare quei frutti. Un altro diritto è quello di raccogliere
quello che cade a terra durante la raccolta. Il padrone deve lasciarlo a
terra e il povero ha il diritto di raccoglierlo. La persona generosa fa
in modo che molti frutti cadano, più del normale. Non sono proprietà
del padrone anche i frutti che presentano una conformazione strana, o
sono troppo piccoli o troppo grandi, ma devono essere lasciati all'uso
di chi ne ha bisogno.La normativa sabbatica e giubilare presenta sette aspetti: 1. Divieto di lavorare la terra il settimo anno; 2. consentirne il riposo;
il che non è uguale al primo divieto, infatti questo secondo impone di
attivarsi affinché la terra, oltre a non essere coltivata, non venga
sfruttata in nessun altro modo, per es. non venga affittata come
parcheggio; 3. divieto di raccolta di ciò che rimane;
questo è riservato a chi ha bisogno. I frutti spontanei devono essere
mangiati con una particolare devozione, perché considerati frutti
prodotti non dal lavoro dell'uomo, ma direttamente da Dio. E' come
assimilare in sé qualcosa di sacro, di divino. Ed è vietato commerciare
questi frutti, portarli fuori dalla terra d'Israele, cambiare la loro
natura (per es. facendone marmellata, succhi...). Se poi non si mangiano
bisogna lasciarli sul posto; 4. remissione dei debiti.
Al settimo anno ogni contratto non sussiste più. Nell'ambiente semitico
è considerato debito ciò che uno chiede per tirare avanti, non per
investirlo; perciò è molto umiliante. Questo tipo di debito viene
estinto al settimo anno. E' una posizione molto avanzata, utopistica. I
maestri successivi si accorsero che la gente non aveva ideali adeguati a
questa norma, infatti quando si avvicinava il settimo anno, non si
concedevano più prestiti. Perciò la legislazione si dovette modificare. Nonostante
tutti i limiti, queste sono norme che consentono a tutti di vivere,
nessuno morirà di fame, nessuno diventerà ricco. Se qualcuno, per
malattia, per sfortuna o per incapacità si è ridotto a chiedere prestiti
o a dover vendere la sua terra, gli è concesso ricominciare da capo. Ma
sorge l'obiezione se nel settimo anno non si lavora la terra, che cosa
si mangia nell'ottavo? La risposta è: "Tu intanto metti in pratica
queste norme e l'Eterno ti darà una produzione più abbondante nel sesto
anno, in modo che tu ne abbia a sufficienza per il sesto, il settimo e
anche per l'ottavo anno". I maestri della mistica o Qabbalah
ebraica dicono che questo sistema dell'anno sabbatico e del Giubileo ha
anche una ripercussione cosmica: dopo un ciclo di seimila anni, nel
settimo millennio deve avvenire un cambiamento. (Ora siamo già nel 5670
dalla Creazione, dunque un cambiamento dovrebbe essere vicino, fra poche
centinaia d'anni). Il termine Jovel significa ariete, che è
l'animale da cui viene prelevato il corno, strumento con cui si proclama
l'anno giubilare. Infatti lo Jovel deve essere proclamato e se non è
proclamato non si verifica. Per es. se in quel periodo fosse
scoppiata una pestilenza, celebrare lo Jovel creerebbe troppi disagi,
per cui i sacerdoti potrebbero rimandarlo. Un altro significato del
termine prende in considerazione la radice juval, essere contento, e da
qui deriverebbe il verbo latino "giubilare". Nella Bibbia poi Juval è
anche il nome proprio di uno dei primi uomini nati sulla terra; egli è
detto essere l'inventore degli strumenti musicali. La proclamazione
del Giubileo deve avvenire il decimo giorno di tishrì, mese autunnale,
in coincidenza cioè con Kippur, giorno consacrato al digiuno e alla
richiesta di perdono. Questo perché quel giorno tutti erano presenti e
cosi potevano udire la proclamazione. 5. Un altro aspetto è l'impegno a conteggiare,
come indica il testo sacro: "Conterete per voi gli anni...". Perché Dio
comanda di contare e che cosa possiamo ricavare da questo obbligo a
contare? Contare gli anni non è solo un'operazione aritmetica, ma
contiene anche l'aspirazione, l'anelito ad arrivare a qualcosa che
coinvolge le nostre energie psichiche. Sacralizzare l'anno 50° vuol
dire anche lasciarlo fuori dal conto? Fa parte del ciclo successivo o è
fuori dal tempo? Questo 50° anno dovrebbe stare per conto suo e ciò
significa "sacralizzarlo"; non deve rientrare nel conteggio normale.
Anch'esso è sottoposto agli stessi obblighi di ogni anno sabbatico, per
cui si pone il problema di che cosa si campa in quell'anno. Ancora una
volta ciò insegna la fiducia in Dio. 6. Altro aspetto è la restituzione dei terreni. Quando
il popolo di Israele entrô nella terra promessa, la terra venne divisa
fra le dodici tribù (clan), tranne che fra i leviti che dovevano
occuparsi delle professioni liberali (facevano i giudici, gli avvocati,
gli insegnanti) e che perciò campavano sulle decime pagate dalle altre
tribù. Ogni tribù divideva poi il terreno ad essa assegnato fra i
capifamiglia e questa proprietà era poi considerata inalienabile. Se nel
corso dei 50 anni precedenti il Giubileo qualcuno dei capifamiglia
aveva comperato o venduto terra, doveva restituirla o farsela
restituire, perché, se aveva dovuto venderla per sfortuna o per
malattia, non era giusto che ciò condizionasse i suoi discendenti.
Dunque non si compra per l'eternità, ma per il tempo che manca al
Giubileo. Ciò però non riguarda le proprietà di lusso, come, ad es., una
casa in città (la città era considerata luogo di perdizione). Solo per
chi lavora la terra, a contatto con la natura, il lavoro è naturale e
onesto e le compravendite rientrano in questa divina istituzione che è
il Giubileo. Ma se uno ha venduto la casa in città o qualche altro
genere di lusso, non può averlo in restituzione; ciò non riguarda il
Giubileo. 7. L'ultimo elemento del Giubileo è la cessazione di ogni rapporto di lavoro dipendente.
Questo tipo di lavoro, infatti, allora era considerato disdicevole,
umiliante, perché voleva dire che chi era costretto a mettersi al
servizio di un altro era in condizione di disagio. Il testo biblico dice
che il contratto di lavoro non può durare più di sei anni, al settimo
scade e il lavoratore ha diritto anche a una forma di liquidazione, per
non ricadere nel bisogno prima di aver trovato un altro lavoro. Se poi
un dipendente si trova bene dove lavora, può rinunciare al diritto di
essere libero, ma deve fare una dichiarazione al tribunale e gli è dato
un marchio infamante, il foro all'orecchio. Però al cinquantesimo anno
tutti i contratti sono sciolti, nessuno può rinunciare. Certo
l'antica società ebraica era congegnata in modo assai diverso da quella
attuale. Era una società essenzialmente contadina e pastorale. E'
possibile trasporre l'insieme delle norme giubilari alla nostra società
industriale o postindustriale? Non tutto certo, ma almeno questi
principi: - il possesso non deve essere considerato intoccabile ed eterno; - i beni sono soltanto strumentali; - nessuno sia né troppo ricco né troppo povero. Gli
ebrei, nella loro lunga storia hanno celebrato, il Giubileo? Non si può
rispondere con la massima sicurezza. Si sa che, una volta che il popolo
ebbe preso possesso della terra d'Israele, ci furono difficoltà per la
spartizione per i primi 14 anni. Poi, da allora, vennero contati 17
Giubilei, cioè 850 anni prima dell'esilio babilonese. Al ritorno
dall'esilio non si sa se il Giubileo è stato ripristinato. Solo il
profeta Ezechiele (che operò durante l'esilio) ne parla dicendo che la
non osservanza delle norme del Giubileo è sintomo della prossima fine
della società. C'è anche un passo di Maimonide (studioso ebreo del XII
secolo, codificatore di tutto lo scibile umano) il quale, alla fine
delle regole del settimo anno, dice: "Esse non riguardano solo la tribù
di Levi, ma anche ognuno tra tutti quelli che vengono al mondo, il quale
sia ispirato dalla volontà di procedere alla conoscenza di Dio e
impegni le sue energie al servizio del prossimo, sia considerato la cosa
più sacra che ci sia e la sua parte sarà insieme a quello che eredita
tutti i mondi futuri e sarà considerato come la classe sacerdotale". (da un intervento al Rotary Club di Ravenna del 2000)
Comprensibilmente sono molti i commenti alla lettera che la
Comunità Ebraica di Livorno ha inviato,nei giorni scorsi, al
Sindaco Nogarin : molti di questi, però e come si suol dire,
"ciurlano nel manico".
Andando al concreto,la Comunità non ha chiesto ad alcuno di
"convertirsi" a qualsivoglia propria visione ma ha messo il dito
nella piaga ponendo due chiare questioni di principio
all'Amministrazione Comunale livornese e,nel primo punto,anche a
gran parte del mondo politico labronico:
- possibile che nessuno (rilevo tranne la Massoneria e i
Liberali) abbia trovato niente da ridire circa il fatto che il
Consigliere Comunale Valiani abbia utilizzato, in un proprio
commento ampiamente circolato e attingendolo da un sito senza
prenderne però le distanze (neanche dinanzi a commenti nella sua
pagina che andavano ben oltre ), il concetto antisemita caro
anche al fascismo del "complotto demo-pluto-giudaico-massonico"
per l'occasione sintetizzato in "giudeo-massoneria italica"
della quale Livorno sarebbe "capitale" ?
- possibile che, dal suo insediamento, questa Amministrazione si
sia particolarmente distinta per accanita unilateralità nei
confronti del cosiddetto conflitto israelo-palestinese ,ammesso
che sia proprio di enti locali occuparsi di politica estera?
Questioni chiare intorno alle quali, però, molti appunto
"ciurlano nel manico" non replicando sulla sostanza ma
riproponendo, in modo automatico, slogan che niente hanno a che
vedere con i rilievi mossi.
Ne esce un quadro di Livorno, al netto dei numerosi messaggi di
condivisione, nel quale pregiudizio antisemita e viscerale odio
verso Israele, cosa assai diversa dalla legittima critica per
azioni del governo di turno, trovano ampio posto e
ridimensionano assai quell'idilliaca descrizione della città
"senza ghetto,tollerante e liberale" che tanto si usa decantare.
Il richiamo a pregiudizi razzisti fatti propri dal fascismo,
nella città che vide la cacciata del legittimo Sindaco Mondolfi
e dei suoi amministratori da parte dei fascisti, avrebbe dovuto
suscitare ben più numerose reazioni, silenti invece anche quei
settori politici che pur usano richiamarsi spesso e volentieri
all' "antifascismo".
La città che, pur governata dal PCI già non più vicino a
Israele, volle istituire il primo gemellaggio tra una città
italiana e una israeliana,ancora nel 1961, di fronte a quegli
avvenimenti oggi avrebbe dovuto saper e voler agire, cosa
peraltro doverosa per un'Amministrazione che in quanto tale deve
rappresentare tutti i cittadini e non solo i propri elettori
(peraltro divisi anche su questo tema), offrendo ai cittadini
opportunità di assistere a dibattiti equilibrati, presenti
quindi le varie posizioni, e non a iniziative d'indottrinamento
unaliterale, in questo caso filopalestinesi.
"Livorno delle genti" si chiama il percorso culturale comunale
che,ad oggi,ci ha offerto un paio di militanti iniziative di
propaganda filopalestinese ma, per ora, andrebbe aggiornato in
"Livorno di alcune genti", con tanti saluti alla città delle
Nazioni che seppe crescere con esse.
Mondo ebraico in festa ,dalla sera del 6 dicembre per otto giorni, nel ricorrere della "festa delle luci", Chanukkah,dell'anno 5776. Tra i dolci tipici di questa festa, nel mondo, ricordiamo a Livorno il castagnaccio. Annota il sito www.ucei.it che "Chanukkà nel calendario autunnale è preceduta da circa due mesi in cui non c'è alcuna ricorrenza, a parte il sabato e i capomese. Probabilmente anche per questo l'atmosfera è particolarmente allegra e i bambini la aspettano con ansia. La festa di Chanukkà, tra tutte le antiche ricorrenze ebraiche, è l'unica che non affondi in qualche modo le sue radici nella Bibbia e nei suoi racconti; è una festa stabilita dai Maestri del Talmud e ricorda un avvenimento accaduto in terra di Israele, nel 168 a.e.v. Antioco Epifane di Siria – ottavo re della dinastia seleucide, erede di una piccola parte dell'Impero appartenuto ad Alessandro Magno – voleva imporre la religione greca alla Giudea. Le mire di ellenizzazione furono contrastate e impedite da Mattatià, un sacerdote di Modiin della famiglia degli Asmonei che insieme ai suoi sette figli, diedero avvio alla rivolta. Chanukkà è conosciuta anche come la festa del miracolo dell'olio: quando dopo una strenua battaglia, il 25 di Kislev di tre anni dopo (165 a.e.v.), il Tempio fu riconquistato, si doveva procedere alla riconsacrazione. Nel Tempio però fu trovata una sola ampolla di olio puro recante il sigillo del Sommo Sacerdote. Per la preparazione di olio puro (viene considerato olio puro quello raccolto dalle prime gocce della spremitura delle olive) occorrevano otto giorni. Nel trattato talmudico di Shabbat (21b) leggiamo del grande miracolo che occorse: l'olio che poteva bastare per un solo giorno, fu sufficiente per otto giorni, dando così la possibilità ai Sacerdoti di prepararne dell'altro nuovo. In ricordo di quel miracolo, i Saggi del Talmud istituirono una festa di lode e di ringraziamento al Signore che dura appunto 8 giorni: Chanukkà che letteralmente, significa "inaugurazione". La prima sera della festa si accende un lume su un candelabro speciale a nove bracci, e ogni sera, per otto giorni, se ne aggiunge uno in più, fino a che l'ottava seraaccendono 8 lumi. Questo candelabro si chiama Chanukkià e può avere diverse forme. L'indicazione è che gli otto contenitori per le candele siano tutti allineati alla stessa altezza e che il nono – lo shammash, il servitore, quello che serve per accendere gli altri lumi – sia in una posizione diversa. I bambini ricevono regali e in particolare delle trottoline su cui compaiono le iniziali delle parole "Un grande miracolo è avvenuto lì". Uno dei precetti relativi alla festa è quello di "rendere pubblico il miracolo", per questo si usa accendere i lumi al tramonto o più tardi, quando c'è ancora gente nelle vie, vicino alla finestra che si affaccia sulla strada, al fine di rendere pubblico il miracolo che avvenne a quel tempo. Negli ultimi anni nelle grandi piazze di alcune città italiane, si issa un'enorme Chanukkià i cui lumi vengono accesi in presenza di numerosi intervenuti" COMUNITANDO-www.livornoebraica.org formula i migliori auguri. חג חנוכה שמח
Il dibattito in atto a Livorno,con modalita' che ricordano processi d'altri tempi, nei confronti dell'Assessore Fasulo "reo", secondo alcuni ,di aver partecipato ad una pubblica conferenza massonica, appare anacronistico, illiberale e distante da quella che dovrebbe essere la priorita' per degli amministratori locali, ovvero occuparsi delle necessita' della citta'.
Se e' indubbiamente legittimo non simpatizzare per qualsivoglia forma associativa, e' palese che l'Assessore Fasulo,al quale rivolgo la mia solidarieta', non abbia compiuto niente di illegale e non si vede di cosa dovrebbe scusarsi.
Anzi, e' proprio e doveroso,nella legalita', per un pubblico amministratore correlarsi con le varie espressioni della societa' indipendentemente da visioni politiche di parte.
Il colmo lo si raggiunge quando,secondo quanto riportato dalle cronache, il Consigliere Comunale Valiani si scaglia contro la "giudeo-massoneria italica" immergendosi, mi auguro senza rendersene conto e sperando che la citazione sia errata,nel fiume storico del pregiudizio antisemita rappresentato,nella tragica storia recente del nostro paese, dalla dittatura fascista e dal mussoliniano richiamo,all'insegna della lucida follia razzista, al complotto "demo-pluto-giudaico-massonico".
Alle soglie del 2016 e' particolarmente triste che richiami a liste di proscrizione nei confronti di cittadini, in questo caso massoni ai quali anche esprimo solidarieta', e a slogan appartenenti a tempi cupi e oggi appannaggio di posizioni estremistiche,tornino a galla.
Ma ancora piu' triste sarebbe che simili tesi trovassero accoglienza nella casa comune dei cittadini.
Amicizia Ebraico Cristiana "Miranda Schinasi" in visita alla Comunita' Ebraica di Pisa.
L'iniziativa ha avuto inizio con la visita alla splendida Sinagoga,da poco mirabilmente ,di via Palestro, guidata da Paolo Orsucci.
Giacomo Schinasi e Federico Prosperi hanno poi integrato la presentazione, entrando anche nei dettagli del restauro avvenuto.
Dopo l'ottimo pranzo conviviale in Comunita',a cura di Keren e Ronit, Rav Luciano Meir Caro,Rabbino di riferimento della Comunita' pisana, e' intervenuto sul tema "Misericordia e perdono",preceduto dai saluti di Emanuele Pazzagli,Consigliere della Comunita' di Pisa, e Caterina Meucci, Presidente AEC.
Lo stesso tema toccato da Rav Caro e' stato poi affrontato da Don Elvis Ragusa,docente presso l'Istituto Superiore di Studi Religiosi di Pisa.
Le conclusioni sono state affidate al Prof. Bruno Di Porto.
Nel pomeriggio, proveniente da Londra, e' giunto anche Rav Aaron Bassous,grande studioso del Chida' (zl),Chaim Yosef David Azoulay,il quale ha iniziato quindi da Pisa un viaggio toscano sulle tracce del grande Maestro le cui spoglie,nel 1960, furono traslate da Livorno verso Gerusalemme,sua citta' natale,dove con grandi onore venne sepolto.
Con Rav Bassous si e' recitata la preghiera di Arvit, con minian, e al termine egli ha salutato i convenuti dell'AEC recitando poi un "Mi sheberach" per tutti presenti.
All'età di 98 anni è scomparso in Israele Mario Della Torre, una vita tra Livorno e Israele dove mai ha dimenticato la sua città natale : è dietro sua ispirazione che nella famiglia Della Torre (Migdali in ebraico) lo studio e il ricordo della nostra città è rimasto sempre forte. A questo lavoro, oltre agli iscritti del defunto, si deve l'elaborazione grafica professionale,a colori,delle foto dell'antico Tempio di Livorno che Mario Della Torre tanto amò. Sia il suo ricordo per benedizione. COMUNITANDO www.livornoebraica.org
IL NECROLOGIO DIFFUSO DALLA FAMIGLIA
Dear relatives and friends,
With great regret and sorrow, we announce the passing of a dear man, Meir Migdali (Mario Della Torre), who passed away on 06/10/2015 at ninety-eight years old.
Born on 13/08/1917 in the city of Livorno in Tuscany, Italy, to his parents, Hugo and Ida Della Torre. Educated at the Jewish elementary school and general high school in the city, and then attended the University of Pisa and received a doctorate in law.
During World War II, he stayed in Livorno with his parents and after the bombing of the city on 05.28.1943 had to flee as the Nazis conquered Italy (September 1943) and went into hiding in the city of Lucca.
After the end of the war in March 1945, Meir immigrated to Israel and settled in Kvutzat Yavne, married Bianca (Naomi) of the Massiach family and had two sons, Gamliel and Refael.
At Kvutzat Yavneh, Meir worked in farming and irrigation and was a member of the cultural committee. In 1957, he left the kibbutz and moved to Netanya with his family where he worked at the tannery "Elyon", while building his home in HaHashmonaim street.
In 1963, he was hired by the Assessing Department of the Netanya municipality where he worked for 19 years until his retirement.
Meir was modest, humble and honest, an artistan, humanist, writer and poet in spirit and soul, a highly educated autodidact.
His hobbies included writing, rhyming, and translating. He was known for his writings in the Jewish jargon of Livorno - the "Bagitto" - and is one of the few published authors of this unique dialect thanks to his book of sonnets, the "Trenta sonetti giudaico-livornesi".
He left behind a son, seven grandchildren and nine great-grandchildren.
Meir will always be remembered as a man of principle who remained true to his path, a lover of peace, a man of great patience and endless tolerance.
Il maltempo non è riuscito a fermare la suggestiva cerimonia con la quale stamani nello splendido comune collinare pisano di Guardistallo, il locale Parco della Pace è stato intitolato a Rav Elio Toaff (zl).
E' stato il dinamico Sindaco,Sandro Ceccarelli,a scoprire le targhe e l'effige (splendidamente realizzata da studenti dell'Accademia dell'Arte di Firenze) che da oggi danno un nome a quel luogo e significativamente poste nelle vicinanze del monumento che ricorda le vittime della strage nazista subìta dal paese il 29 giugno del 1944.
Il tutto è avvenuto alla presenza di un folto pubblico, numerose anche le Autorità civili, militari e religiose, unitamente alle rappresentanze, guidate dai rispettivi presidenti Gabbrielli e Mosseri, delle Comunità Ebraiche di Pisa e Livorno : erano presenti anche il pittore Daniel Schinasi e Graziano Luppichini al quale si deve l'idea originaria.
Il ritratto, con la scritta shalom (in ebraico) nella parte alta, è accompagnato da una targa , dedicata al Rabbino Toaff, che recita (anche con traduzione ebraica) : "Annoverati tra gli studenti di Aròn: ama la pace e persegui la pace. "
Mishnà,trattato Avot (1:12)
Nel delizioso Teatro Marchionneschi la cerimonia è proseguita con il canto, in ebraico tratto dal salmo 23, dei bambini delle scuole elementari : a seguire un omaggio musicale del mezzosoprano Laura Brioli.
Purtroppo un'indisposizione ha impedito a Giada Liscia Garrison, nipote del Rabbino Toaff, di offrire il proprio omaggio musicale accompagnata dal Maestro Sbolci : tramutando un'avversità in opportunità,l'intervento verrà recuperato in una prossima occasione.
Infine, prima di un aperitivo di saluto, sono intervenuti tra gli altri sul palco,oltre al Sindaco Ceccarelli, i Presidenti delle Comunità Ebraiche di Pisa e Livorno, Daniele Bedarida (nipote di Elio Toaff e Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane), l'autore dell'effige posta al Parco della Pace e Gadi Polacco, Presidente Benè Berith,che ha anche letto il seguente messaggio di saluto del Prof. Ariel Toaff : "Un parco della pace a nome mio? E' un onore che forse non mi merito, ma che mi fa un immenso piacere". Cosi' avrebbe parlato nostro padre se avesse potuto essere qui a Guardistallo in occasione di questa significativa e commovente cerimonia. Uomo di pace e del dialogo politico e interreligioso, nostro padre con il suo caratteristico sorriso, con il suo spiccato senso umoristico e con il suo caratteristico parlare toscano, nella sua lunga vita e' sempre stato un alfiere della pace, della pacifica convivenza, del pluralismo religioso e della tolleranza. Nostro padre, come e' noto, ha combattuto nelle file della Resistenza con i partigiani. e si e' sempre opposto con tutte le sue forze alla xenofobia e al razzismo., considerati da lui come i mali peggiori e piu' detestabili di una societa' malata. C'e' chi ora vuole Elio Toaff livornese e chi pisano. La realta' e' che tutti hanno ragione. Infatti nostro padre e' nato e cresciuto a Livorno e ha studiato e si e' laureato a Pisa. Ma sono particolari biografici irrilevanti. La pace non parla soltanto in vernacolo giudeo-livornese o pisano. Il suo linguaggio e' universale ed e' inteso da tutti coloro che intendono capirlo e diffonderlo. Grazie alle autorita' di Guardistallo per la loro scelta. Grazie a Gauardistallo. E soprattutto grazie a te, indimenticabile babbo."
Da domenica sera, 27 settembre, ha inizio la festa di Succoth, o "delle capanne", l'ultima del periodo autunnale. Dal sito Ucei.it alcune informazioni sulla festa e la seguente celebrazione di Simchat Torà. Comunitando - www.livornoebraica.org
SUKKOTH
La festa delle capanne
La festa di Sukkoth inizia il 15 del mese di Tishrì. Sukkoth in ebraico significa "capanne" e sono appunto le capanne a caratterizzare questa festa gioiosa che ricorda la permanenza degli ebrei nel deserto dopo la liberazione dalla schiavitù dall'Egitto: quaranta anni in cui abitarono in dimore precarie, accompagnati però, secondo la tradizione, da "nubi di gloria".
Nella Torà (Levitico, 23, 41-43) infatti troviamo scritto: "E celebrerete questa ricorrenza come festa in onore del Signore per sette giorni all'anno; legge per tutti i tempi, per tutte le vostre generazioni: la festeggerete nel settimo mese. Nelle capanne risiederete per sette giorni; ogni cittadino in Israele risieda nelle capanne, affinché sappiano le vostre generazioni che in capanne ho fatto stare i figli di Israele quando li ho tratti dalla terra d'Egitto".
La festa delle capanne è una delle tre feste di pellegrinaggio prescritte nella Torà, feste durante le quali gli ebrei dovevano recarsi al Santuario a Gerusalemme, fino a quando esso non fu distrutto dalle armate di Tito nel II secolo e.v. Altri nomi della festa sono "Festa del raccolto" e anche "Festa della nostra gioia", poiché cade proprio in coincidenza con la fine del raccolto quando si svolgevano grandi manifestazioni di gioia. Questa festa è detta anche "festa dei tabernacoli" e il precetto che la caratterizza è proprio quello di abitare in capanne durante tutti i giorni della festa. Se a causa del clima o di altri motivi non si può dimorare nelle capanne, vi si devono almeno consumare i pasti principali. Altri nomi della festa sono "Festa del raccolto" e anche "Festa della nostra gioia", poiché cade proprio in coincidenza con la fine del raccolto quando si svolgevano grandi manifestazioni di gioia.
La capanna deve avere delle dimensioni particolari e deve avere come tetto del fogliame piuttosto rado, in modo che ci sia più ombra che luce, ma dal quale si possano comunque vedere le stelle. E' uso adornare la sukkà, la capanna, con frutta, fiori, disegni e così via.
La sukkà non è valida se non è sotto il cielo: l'uomo deve avere la mente e lo spirito rivolti verso l'alto.
Un altro precetto fondamentale della festa è il lulàv: un fascio di vegetali composto da un ramo di palma, due di salice, tre di mirto e da un cedro che va agitato durante le preghiere. Forte è il significato simbolico del lulàv: la palma è senza profumo, ma il suo frutto è saporito; il salice non ha né sapore né profumo; il mirto ha profumo, ma non sapore ed infine il cedro ha sapore e profumo. Sono simbolicamente rappresentati tutti i tipi di uomo: tutti insieme sotto la sukkà. Secondo un'altra interpretazione simbolica la palma sarebbe la colonna vertebrale dell'uomo, il salice la bocca, il mirto l'occhio ed infine il cedro il cuore. L'uomo rende grazie a Dio con tutte le parti del suo essere.
L'uomo è disposto a mettersi al servizio di Dio anche nel momento in cui sente che massima è la potenza che ha raggiunto: ha appena raccolto i frutti del suo raccolto, ma confida nella provvidenza divina e abbandona, anche se solo per pochi giorni, la sua dimora abituale per abitare in una capanna. Capanna che è insieme simbolo di protezione, ma anche di pace fra gli uomini. "E poni su di noi una sukkà di pace" riecheggiano infatti i testi di numerose preghiere; ci sono dettagliate regole che stabiliscono l'altezza massima e minima che deve avere una sukkà, ma per quanto concerne la larghezza viene stabilita solo la dimensione minima: nei tempi messianici infatti la tradizione vuole che verrà costruita una enorme unica sukkà nella quale possa risiedere tutta l'umanità intera.
Midrash
La struttura della sukkà, simbolo della protezione del Signore, e le regole che descrivono come debbano essere le sue pareti, sono già contenute nella parola stessa: La sukkà è valida infatti se ha quattro pareti complete, secondo la forma della lettera Samech, se ha tre pareti, secondo la forma della lettera Kaf ; se ha due pareti complete e una porzione della terza, secondo la forma della lettera He.
Gaondi Vilna
SIMCHAT TORA'
La gioia della Torà
L'ultimo giorno della festa di Sukkoth si chiama Oshanà rabbà (grande invocazione di salvezza dal significato letterale: Deh, salvaci). Il periodo di pentimento si conclude definitivamente con questo giorno. Il perdono che ci verrà accordato viene invocato battendo i rami di salice durante una suggestiva cerimonia, cerimonia durante la quale si compie anche per sette volte un giro intorno alla Torà, con in mano il lulav. Secondo alcuni lo scuotimento dei rametti di salice rappresenta la pioggia, simbolo di prosperità. Il segnale è la fine del male, come premessa dell'era messianica. Alcuni conservano i rametti del salice per la cerimonia che si tiene subito prima di Pesach, la Pasqua ebraica, durante la quale si bruciano le rimanenze dei cibi lievitati. Sheminì 'Azzeret (il significato di queste parole è "ottavo giorno di radunanza") è l'ultimo giorno in cui si usa andare nella capanna, tuttavia senza recitare le benedizioni. Nel passo della Bibbia in cui si parla di Sukkoth (Levitico 23) la durata della ricorrenza è fissata in sette giorni. Si parla poi di un "ottavo giorno di radunanza": Sheminì Azzaret. Quasi un prolungamento della festa.
In questo giorno durante il servizio di Mussaf viene introdotta la formula "che fai soffiare il vento e scendere la pioggia". Tale formula verrà mantenuta nell'Amidà (preghiera che si recita a voce bassa) fino alla festa di Pesach, la Pasqua ebraica.
Il giorno successivo è Simchàt Torà, giorno particolarmente lieto, come indicato dal nome stesso: la "gioia della Torà". La lettura della Torà, da cui vengono pubblicamente letti e recitati dei brani ogni settimana durante tutto il corso dell'anno, in questo giorno trova insieme conclusione e principio del ciclo: viene infatti letto l'ultimo brano e si ricomincia con il primo brano. In questo modo la lettura della Torà mantiene la sua continuità nel tempo. Le persone che in questo giorno sono chiamate alla lettura, sono considerate come "sposi" della Torà e di Bereshith (la parola con cui inizia la Torà) e come sposi vengono festeggiati da parenti e amici. In alcune comunità gli "sposi" offrono confetti a parenti e amici.
Durante i sette giri che si compiono nella sinagoga, con i rotoli della Torà sulle braccia, spesso la gioia che si manifesta stride con l'austerità del luogo: le donne gettano caramelle verso la folla festante che spesso danza intorno alla Torà.
Come ricorda il sito Cool Israel contemporaneamente al Kippur il mondo
islamico celebrerà (23.09.15), invece,la ricorrenza denominata Eid
Al-Adha, con la quale si ricorda la disponibilità di Abramo a
sacrificare il figlio Ismaele ( nell'ebraismo Isacco, prova alla quale
viene sottoposto Abramo e che,naturalmente,non vedrà l'uccisione del
figlio).
Auguri quindi a quanti festeggiano questa ricorrenza
Il dieci del mese di Tishrì cade lo Yom Kippur, giorno considerato come il più sacro e solenne del calendario ebraico. E' un giorno totalmente dedicato alla preghiera e alla penitenza e vuole l'ebreo consapevole dei propri peccati, chiedere perdono al Signore. E' il giorno in cui secondo la tradizione Dio suggella il suo giudizio verso il singolo. Se tutti i primi dieci giorni di questo mese sono caratterizzati dall'introspezione e dalla preghiera, questo è un giorno di afflizione, infatti in Levitico 23:32 è scritto "voi affliggerete le vostre persone". E' un giorno di digiuno totale, in cui ci si astiene dal mangiare, dal bere e da qualsiasi lavoro o divertimento e ci si dedica solo al raccoglimento e alla preghiera; il digiuno che affligge il corpo ha lo scopo di rendere la mente libera da pensieri e di indicare la strada della meditazione e della preghiera. Prima di Kippur si devono essere saldati i debiti morali e materiali che si hanno verso gli altri uomini. Si deve chiedere personalmente perdono a coloro che si è offesi: a Dio per le trasgressioni compiute verso di Lui, mentre quelle compiute verso gli altri uomini vanno personalmente risarcite e sanate. Ci si deve avvicinare a questo giorno con animo sereno e fiduciosi che la richiesta di essere iscritti da Dio nel "Libro della vita", sarà esaudita. La purezza con cui ci si avvicina a questa giornata da alcuni è sottolineata dall'uso di vestire di bianco. E' chiamato anche "Sabato dei sabati", ed è l'unico tra i digiuni a non essere posticipato se cade di sabato. Kippur è forse la più sentita tra le ricorrenze e anche gli ebrei meno osservanti in questo giorno sentono con più forza il loro legame con l'ebraismo. Un tempo, gli ebrei più lontani venivano detti "ebrei del Kippur" perché si avvicinavano all'ebraismo solo in questo giorno. L'assunzione della responsabilità collettiva è un altra delle caratteristiche di questo giorno: in uno dei passi più importanti della liturgia si chiede perdono dicendo "abbiamo peccato, abbiamo trasgredito….". La liturgia è molto particolare e inizia con la commovente preghiera di Kol Nidrè, nella quale si chiede che vengano sciolti tutti i voti e le promesse che non possono essere state mantenute durante l'anno. Questa lunga giornata di 25 ore viene conclusa dal suono dello Shofàr, il corno di montone, che invita di nuovo al raccoglimento, e subito dopo dalla cerimonia di "separazione" dalla giornata con cui si inizia il giorno comune ( dal sito Ucei.it)
Foto : uno dei tanti testi ebraici editi a Livorno. 1858, libro per il Giorno del Kippur, editore Belforte
Dalla sera di domenica 13 settembre 2015 sino alla sera di martedi 15 il mondo ebraico celebra il proprio Capodanno, ovvero la solennità di Rosh Hashanà, entrando nell'anno 5776. Da parte di COMUNITANDO - www.livornoebraica.org auguri di Shanà tovà, buon anno. שנהטובה ומתוקה
Rosh Ha Shanah
Rosh Ha-Shanah, il capodanno ebraico, cade i primi due giorni del mese di Tishrì ed è il capo d'anno per la numerazione degli anni, per il computo dei giubilei e per la validità dei documenti. Ha un carattere e un'atmosfera assai diversi da quella normalmente vigente nel capo d'anno "civile" in Italia. Infatti è considerato giorno di riflessione, di introspezione, di auto esame e di rinnovamento spirituale. E' il giorno in cui, secondo la tradizione, il Signore esamina tutti gli uomini e tiene conto delle azioni buone o malvagie che hanno compiuto nel corso dell'anno precedente. Nel Talmud infatti è scritto "A Rosh Ha-Shanah tutte le creature sono esaminate davanti al Signore". Non a caso tale giorno nella tradizione ebraica è chiamato anche "Yom Ha Din", il giorno del giudizio. Il giudizio divino verrà sigillato nel giorno di Kippur, il giorno dell'espiazione. Tra queste due date corrono sette giorni che sommati ai due di Rosh Ha-Shanà e a quello di Kippur vengono detti i "dieci giorni penitenziali". Rosh Ha-Shanah riguarda il singolo individuo, il rapporto che ha con il suo prossimo e con Dio, le sue intenzioni di miglioramento. Nella Torà, (Levitico 23:23,24) il primo giorno del mese di Tishrì è designato come "giorno di astensione dal lavoro, ricordo del suono, sacra convocazione", e nuovamente in Numeri (29:1,6) è ripetuto che è "un giorno di suono strepitoso": un altro dei nomi di questa festa è "Yom Teru'a", giorno del suono dello Shofar, il grande corno. In ottemperanza al comando biblico in questo giorno viene suonato lo Shofar, simbolo del richiamo all'uomo verso il Signore. Questo suono serve a suscitare una rinascita spirituale e a portare verso la teshuvà, il pentimento, il ritorno verso la giusta via. Lo Shofar, oltre a chiamare a raduno, ricorda l'episodio biblico del "sacrificio" di Isacco, sacrificio in realtà mai avvenuto in quanto fu sacrificato un montone al posto del ragazzo. Il corno deve essere di un animale ovino o caprino in ricordo di questo episodio. Inoltre lo shofar ricorda il dono della Torà nel Sinai che era accompagnato da questo suono e allude anche al Grande Shofar citato in Isaia (27:13) "E in quel giorno suonerà un grande shofar", annunciatore dei tempi messianici. I suoni che vengono emessi da questo strumento sono di diverso tipo: note brevi, lunghe e interrotte; secondo una interpretazione esse sono emesse in onore dei patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe. Rosh Ha-Shanah è chiamato anche Giorno del Ricordo, infatti la tradizione vuole che Dio proprio in questa data abbia finito la Sua opera di creazione e sarebbe stato creato Adamo, il primo uomo. Un uso legato a questa giornata vede l'ebreo recarsi verso un corso d'acqua o verso il mare e lì recitare delle preghiere e svuotarsi le tasche, atto che rappresenta simbolicamente il disfarsi delle colpe commesse e un impegno simbolico a rigettare ogni cattivo comportamento, come scritto nel libro biblico di Michà : "Getterai i nostri peccati nelle profondità del mare". Gli ebrei azkenaziti in questo giorno vestono di bianco, simbolo di purezza e rinnovamento spirituale. Anche i rotoli della Torà e l'Arca vengono vestiti di questo colore. Quest'usanza può essere ricondotta al verso di Isaia (1:18) in cui è scritto: "quand'anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diverranno bianchi come la neve". A Rosh Ha-Shanah si usa mangiare cibi il cui nome o la cui dolcezza possa essere ben augurante per l'anno a venire. Il pane tipico della festa assume una forma rotonda, a simbolo della corona di Dio e anche della ciclicità dell'anno. Con l'augurio che l'anno nuovo sia dolce, si usa mangiare uno spicchio di mela intinta nel miele. Si usa anche piantare dei semini di grano e di granturco che germoglieranno in questo periodo, in segno di prosperità. ( da www.ucei.it )
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