martedì 28 ottobre 2014

La scomparsa del Prof. Carlo Venturini è un lutto anche per il mondo ebraico

Con la scomparsa del Prof. Carlo Venturini, fine giurista, uomo di vera cultura e signorile gentilezza, anche il mondo ebraico livornese perde un sincero amico.

Costante è stata la sua presenza alle iniziative di carattere  ebraico  alle quali, non di rado, ha collaborato dando il proprio prezioso apporto.

Sia il suo ricordo per benedizione.

Gadi Polacco
COMUNITANDO - www.livornoebraica.org



Questa e-mail è priva di virus e malware perché è attiva la protezione avast! Antivirus .


giovedì 23 ottobre 2014

Presentato a Livorno il libro "Pesante come una piuma", una storia che ci ricollega al tragico passato di Roccatederighi.

"PESANTE COME UNA PIUMA" , una storia che ci ricollega al tragico passato di Roccatederighi, è il titolo del libro che la scrittrice livornese Laura Paggini ha presentato il 22 ottobre 2014 presso il "Centro Donna" labronico.
L'iniziativa era parte del percorso denominato "Settembre pedagogico" e infatti, afferma l'autrice, "in questo frangente, il romanzo verrà trattato da un punto di vista pedagogico, riservandoci prossimamente di riproporlo in una chiave di lettura prettamente storica. Questa volta si parlerà della banalità del male."

"Nella sala mensa dove abbiamo cantato e ballato insieme, figli e genitori, altri figli e altri genitori sono stati radunati per essere deportati a Fossoli e da lì ai campi di sterminio", aggiunge Luara Paggini che poi si chiede : " Dove era scritto che noi vi saremmo andati negli anni 2000 e non nel 1943?... Tante sono le domande che mi hanno invasa e insieme la voglia di far conoscere quei bambini, nella speranza che qualche ragazzino di oggi possa sentirli suoi amici, possa vedere in loro se stesso e scegliere di essere, come il protagonista, cavaliere di memoria".

Nella presentazione del libro si legge : "il primo giugno 2002 è un grande giorno per Gianluca: sta per iniziare la sua prima vacanza “da grande”, senza la mamma e il papà, in compagnia solo dei suoi amici e dell’insuperabile don Carlo! Quello che Gianlu non sa è che, a Roccatederighi, lo attende un’esperienza che rimarrà impressa nella sua giovane memoria: quel luogo, infatti, è stato scenario di uno dei più grandi orrori che la Storia ricordi".

Il romanzo di Laura Paggini aggiunge un ulteriore tassello al quadro della memoria circa quanto avvenne in questa bella località maremmana, una storia in verità che molti non amano riportare alla luce, in quanto ritenuta "scomoda" : “Roccatederighi campo di concentramento" è il titolo di un documentario , curato dalla giornalista RAI Vera Paggi per RAI News 24, presentato pochi anni or sono.

Il sito www.storiaxxisecolo.it , nelle pagine dedicate alle deportazioni dal grossetano, ricorda tra le prove documentali relative al campo " una copia del contratto di affitto firmato dal vescovo e dal maresciallo di Pubblica sicurezza Gaetano Rizziello, designato a dirigere il campo di internamento. Vi è scritto, tra l’altro, che monsignor Galeazzi «in prova di speciale omaggio verso il nuovo governo» (La Santa Sede non ha mai riconosciuto la Repubblica di Salò, ndr ) cede in affitto al direttore «del campo di concentramento ebraico» un’ala del seminario vescovile estivo di Roccatederighi."

Riferendosi all'allora capo della provincia Ercolani il sito, citando un articolo in merito apparso su "Il Corriere della Sera" nel 2002, annota ulteriormente che "
per disposizione del capo della provincia il lager fu recintato col filo spinato e vi furono posti a guardia venti militi repubblichini armati di mitragliatrici e bombe a mano. Vi furono internati ottanta ebrei italiani e stranieri e, a quanto raccontarono i sopravvissuti, la detenzione non fu molto dura. Le guardie erano bonarie e lo stesso vescovo si intratteneva con i reclusi distribuendo doni e carezze ai più piccoli. Ma una parte degli ebrei venne ugualmente deportata ad Auschwitz su sollecitazione delle autorità locali: erano trentasette stranieri e nove italiani. Gli altri, tutti nati e residenti nella provincia di Grosseto, furono rilasciati poco prima della Liberazione, forse perché i loro custodi volevano assicurarsi benemerenze per il futuro!".

Meritorio è quindi il contributo di Laura Paggini : il volume è reperibile sia in forma stampata che eBook tramite
Youcanprint , piattaforma di selfpublishing.

Nella foto : l'autrice , Laura Paggini,durante la presentazione livornese.

mercoledì 8 ottobre 2014

Da questa sera la festa ebraica di Succoth

Ha inizio questa sera la festa ebraica di Succoth dell'anno 5775.
Di seguito la scheda di approfondimento tratta dal sito dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italuiane (UCEI).

La festa delle capanne

La festa di Sukkoth inizia il 15 del mese di Tishrì. Sukkoth in ebraico significa "capanne" e sono appunto le capanne a caratterizzare questa festa gioiosa che ricorda la permanenza degli ebrei nel deserto dopo la liberazione dalla schiavitù dall'Egitto: quaranta anni in cui abitarono in dimore precarie, accompagnati però, secondo la tradizione, da "nubi di gloria".
Nella Torà (Levitico, 23, 41-43) infatti troviamo scritto: "E celebrerete questa ricorrenza come festa in onore del Signore per sette giorni all'anno; legge per tutti i tempi, per tutte le vostre generazioni: la festeggerete nel settimo mese. Nelle capanne risiederete per sette giorni; ogni cittadino in Israele risieda nelle capanne, affinché sappiano le vostre generazioni che in capanne ho fatto stare i figli di Israele quando li ho tratti dalla terra d'Egitto".
La festa delle capanne è una delle tre feste di pellegrinaggio prescritte nella Torà, feste durante le quali gli ebrei dovevano recarsi al Santuario a Gerusalemme, fino a quando esso non fu distrutto dalle armate di Tito nel II secolo e.v. Altri nomi della festa sono "Festa del raccolto" e anche "Festa della nostra gioia", poiché cade proprio in coincidenza con la fine del raccolto quando si svolgevano grandi manifestazioni di gioia. Questa festa è detta anche "festa dei tabernacoli" e il precetto che la caratterizza è proprio quello di abitare in capanne durante tutti i giorni della festa. Se a causa del clima o di altri motivi non si può dimorare nelle capanne, vi si devono almeno consumare i pasti principali. Altri nomi della festa sono "Festa del raccolto" e anche "Festa della nostra gioia", poiché cade proprio in coincidenza con la fine del raccolto quando si svolgevano grandi manifestazioni di gioia.
La capanna deve avere delle dimensioni particolari e deve avere come tetto del fogliame piuttosto rado, in modo che ci sia più ombra che luce, ma dal quale si possano comunque vedere le stelle. E' uso adornare la sukkà, la capanna, con frutta, fiori, disegni e così via.
La sukkà non è valida se non è sotto il cielo: l'uomo deve avere la mente e lo spirito rivolti verso l'alto.
Un altro precetto fondamentale della festa è il lulàv: un fascio di vegetali composto da un ramo di palma, due di salice, tre di mirto e da un cedro che va agitato durante le preghiere. Forte è il significato simbolico del lulàv: la palma è senza profumo, ma il suo frutto è saporito; il salice non ha né sapore né profumo; il mirto ha profumo, ma non sapore ed infine il cedro ha sapore e profumo. Sono simbolicamente rappresentati tutti i tipi di uomo: tutti insieme sotto la sukkà. Secondo un'altra interpretazione simbolica la palma sarebbe la colonna vertebrale dell'uomo, il salice la bocca, il mirto l'occhio ed infine il cedro il cuore. L'uomo rende grazie a Dio con tutte le parti del suo essere.
L'uomo è disposto a mettersi al servizio di Dio anche nel momento in cui sente che massima è la potenza che ha raggiunto: ha appena raccolto i frutti del suo raccolto, ma confida nella provvidenza divina e abbandona, anche se solo per pochi giorni, la sua dimora abituale per abitare in una capanna. Capanna che è insieme simbolo di protezione, ma anche di pace fra gli uomini. "E poni su di noi una sukkà di pace" riecheggiano infatti i testi di numerose preghiere; ci sono dettagliate regole che stabiliscono l'altezza massima e minima che deve avere una sukkà, ma per quanto concerne la larghezza viene stabilita solo la dimensione minima: nei tempi messianici infatti la tradizione vuole che verrà costruita una enorme unica sukkà nella quale possa risiedere tutta l'umanità intera.


venerdì 3 ottobre 2014

Il Vicesegretario PSI di Pisa e lo scivolone sulla Sinagoga : ovvero quando i laici attentano alla Laicità



moked/מוקד il portale dell'ebraismo italiano
moked/מוקד il portale dell'ebraismo italiano

moked/מוקד il portale dell'ebraismo italiano
www.moked.it


“Se volessi scendere ad un livello politico superficiale, come quello che leggo in quelle dichiarazioni, la domanda che potrei fare è questa: ‘Perché nessuno è indignato per la presenza della sinagoga, nonostante l’esercito israeliano continui imperterrito a bombardare e ad uccidere, oltre che i terroristi, anche i civili, gli uomini, le donne e i bambini?”.
Questa “perla’, tratta da Pisatoday.it, è attribuita al vicesegretario del PSI pisano Luca Pisani, invocante la laicità dello Stato, intervenuto nel locale dibattito, fotocopia ormai di molti altri, sul progetto di costruzione di una moschea.

Ovvero, così posta la questione, quando l’ignoranza laica attenta alla Laicità stessa.

Gadi Polacco*

(3 ottobre 2014)

http://moked.it/blog/2014/10/03/laicita-2/








giovedì 2 ottobre 2014

SABATO IL MONDO EBRAICO OSSERVA IL SOLENNE GIORNO DEL KIPPUR

Dopo il recente Capodanno che ha introdotto l'anno 5775 del calendario ebraico (lunare) ecco approssimarsi il solenne giorno del Kippur che quest'anno coinciderà con lo Shabbath, ovvero il Sabato ebraico che ha inizio il venerdi sera per concludersi al tramonto del giorno seguente.
Giorno di "espiazione" e riflessione,ecco come lo descrive il sito dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane:
"Il dieci del mese di Tishrì cade lo Yom Kippur, giorno considerato come il più sacro e solenne del calendario ebraico.
E' un giorno totalmente dedicato alla preghiera e alla penitenza e vuole l'ebreo consapevole dei propri peccati, chiedere perdono al Signore. E' il giorno in cui secondo la tradizione Dio suggella il suo giudizio verso il singolo. Se tutti i primi dieci giorni di questo mese sono caratterizzati dall'introspezione e dalla preghiera, questo è un giorno di afflizione, infatti in Levitico 23:32 è scritto "voi affliggerete le vostre persone". E' un giorno di digiuno totale, in cui ci si astiene dal mangiare, dal bere e da qualsiasi lavoro o divertimento e ci si dedica solo al raccoglimento e alla preghiera; il digiuno che affligge il corpo ha lo scopo di rendere la mente libera da pensieri e di indicare la strada della meditazione e della preghiera.
Prima di Kippur si devono essere saldati i debiti morali e materiali che si hanno verso gli altri uomini. Si deve chiedere personalmente perdono a coloro che si è offesi: a Dio per le trasgressioni compiute verso di Lui, mentre quelle compiute verso gli altri uomini vanno personalmente risarcite e sanate.
Ci si deve avvicinare a questo giorno con animo sereno e fiduciosi che la richiesta di essere iscritti da Dio nel "Libro della vita", sarà esaudita. La purezza con cui ci si avvicina a questa giornata da alcuni è sottolineata dall'uso di vestire di bianco.
E' chiamato anche "Sabato dei sabati", ed è l'unico tra i digiuni a non essere posticipato se cade di sabato.
Kippur è forse la più sentita tra le ricorrenze e anche gli ebrei meno osservanti in questo giorno sentono con più forza il loro legame con l'ebraismo. Un tempo, gli ebrei più lontani venivano detti "ebrei del Kippur" perché si avvicinavano all'ebraismo solo in questo giorno.
L'assunzione della responsabilità collettiva è un altra delle caratteristiche di questo giorno: in uno dei passi più importanti della liturgia si chiede perdono dicendo "abbiamo peccato, abbiamo trasgredito....". La liturgia è molto particolare e inizia con la commovente preghiera di Kol Nidrè, nella quale si chiede che vengano sciolti tutti i voti e le promesse che non possono essere state mantenute durante l'anno.
Questa lunga giornata di 25 ore viene conclusa dal suono dello Shofàr, il corno di montone, che invita di nuovo al raccoglimento, e subito dopo dalla cerimonia di "separazione" dalla giornata con cui si inizia il giorno comune.."

Comunitando
www.livornoebraica.org

mercoledì 1 ottobre 2014

Alle Cure Palliative è scomparsa oggi Miranda Schinasi

E' mancata oggi alle Cure Palliative di Livorno, all'età di 52 anni, Miranda Schinasi.
Era figlia di Baruch Schinasi, storico funzionario della Comunità Ebraica di Livorno e Presidente del Gruppo Sportivo Maccabi (molto attivo anche in altri ambiti sportivi) e della pittrice  Pauline Vivienne, entrambi purtroppo deceduti  anni or sono.
Lascia alcuni zii (uno è il noto artista internazionale Daniel Schinasi) e vari cugini, tra Italia e Inghilterra.
Uno straordinario gruppo di amici l'ha costantemente sorretta durante il duro percorso che l'ha condotta alla scomparsa , trovando poi nello staff delle Cure Palliative una preziosa, tanto umana quanto professionale , assistenza.
La sua esperienza professionale,caratterizzata da un grande attaccamento lavoro,  si è sviluppata nell'ambito delle agenzie marittime e delle case di spedizioni.
Nel tempo libero era molto attiva nel frequentare le attività sociali della Comunità Ebraica e di altre associazioni (tra queste l'Associazione per l'Amicizia Ebraico Cristiana), con una particolare predilizione per il cinema di qualità.
Lascia un grande vuoto tra parenti e amici e all'interno del mondo portuale ed ebraico livornese.
I funerali muoveranno domani, 2 ottobre alle ore 14.30, dalla Camera Mortuaria dell'Ospedale,per dirigersi al Cimitero Ebraico di via Don Aldo Mei.
Sia il suo ricordo per benedizione.

Comunitando
www.livornoebraica.org

Nella foto : una delle ultime, recenti,immagini felici di Miranda Schinasi (z.l.)