venerdì 22 aprile 2011

Settimo giorno di Pesach,la Pasqua Ebraica,e 25 Aprile : dalla liberazione dalla schiavitù d'Egitto a quella dal nazifascismo

Il 25 aprile il mondo ebraico celebrerà solennemente il settimo giorno del Pesach,la Pasqua Ebraica ,il penultimo della festività: è questo  il giorno in cui avvenne l’apertura del Mar Rosso e nel quale il popolo d’Israele guidato da Mosè, libero  finalmente dall’oppressione egiziana,iniziò a dirigersi  verso il Monte Sinai per ricevere la Torà (Legge).
L’uscita dall’Egitto rappresenta quindi  il concetto stesso di libertà. e,commentano i Maestri, è questo il vero fatto rilevante,ancor  più del pur celebrato miracolo dell'apertura delle acque: libertà che,quale concetto universale,vede il popolo ebraico uscire dalla schiavitù egiziana unitamente ad un folto gruppo di genti varie ,anche in cerca di libertà.
Il ricordo dell'uscita dall'Egitto che ogni ebreo deve cercare di rivivere,durante il Pesach,come se egli stesso vi avesse partecipato,in ossequio alla concezione attiva della storia secondo l'ebraismo che Dante Lattes (z.l.) ben ha descritto nei suoi scritti,si unirà quest'anno anche al ricordo della Liberazione che ci ripropone il 25 Aprile,ancora vivo in tanti che lo vissero direttamente e che ne tramandano il significato.
Se come ebrei fummo liberati una volta dall'Egitto,tappa fondamentale ed ineludibile della storia ebraica,quali ebrei ed italiani viviamo doppiamente la Liberazione dal nazifascismo nel ricordo di quanti (Alleati,Partigiani e Giusti che non si piegarono agli ordini) si opposero alla barbarie.
La solennità del Pesach non ci consentirà ,come ormai tradizione,di sfilare con lo striscione della Brigara Ebraica che combattè per liberare l'Italia ma ci donerà,invece,una triplice motivazione per festeggiare la libertà ritrovata.
Buon Pesach, buona Pasqua e buon 25 Aprile.

Gadi Polacco
www.livornoebraica.org

sabato 16 aprile 2011

Da lunedi sera (18 aprile 2011) inizia Pesach, la Pasqua ebraica : si "incontrerà" con la Pasqua cristiana. Una tipica ricetta livornese-

Avrà inizio la sera del 18 aprile 2011 la festività di Pesach,la Pasqua ebraica dell'anno 5771: nel suo percorso di otto giorni si "incontrerà" quindi con la Pasqua cristiana.
Alle comunità coinvolte,pertanto, COMUNITANDO - www.livornoebraica.org invia i più sinceri auguri!
Gadi Polacco

PESACH (fonte UCEI/Feste ebraiche)

La festa delle azzime

Pesach, la pasqua, è la prima delle tre grandi ricorrenze liete della tradizione ebraica. La festa commemora la liberazione dalla schiavitù d'Egitto, evento che diede origine alla vita indipendente del popolo d'Israele e che fu il primo passo verso la promulgazione della Legge divina.
Inizia il 15 del mese ebraico di Nissàn, nella stagione nella quale, in terra d'Israele, maturano i primi cereali; segna quindi l'inizio del raccolto dei principali prodotti agricoli. è anche nota col nome Hag hamatzot, festa delle azzime. In terra d'Israele Pesach dura sette giorni dei quali il primo e l'ultimo di festa solenne, gli altri di mezza festa. Fuori d'Israele - nella Diaspora - la durata di Pesach è di otto giorni, dei quali i primi e gli ultimi due sono di festa solenne. In ricordo del fatto che quando furono liberati dalla schiavitù gli Ebrei lasciarono l'Egitto tanto in fretta da non avere il tempo di far lievitare il pane, per tutta la durata della ricorrenza è assolutamente vietato cibarsi di qualsiasi alimento lievitato o anche solo di possederlo. Si deve invece far uso di matzà, il pane azzimo, un pane non lievitato e scondito, che è anche un simbolo della durezza della schiavitù.
I giorni precedenti la festa di Pesach sono dedicati a una scrupolosa e radicale pulizia di ogni più riposto angolo della casa per eliminare anche i piccoli residui di sostanze lievitate. Usanza mutuata anche dalla lingua italiana nella quale ricorre spesso l'espressione "pulizie di Pasqua" - sinonimo anche delle "pulizie di primavera".
La prima sera viene celebrato il Seder, in ebraico "ordine", suggestiva cena nel corso della quale vengono rievocate e discusse secondo un ordine prestabilito le fasi dell'Esodo, rileggendo l'antico testo della Haggadah. Si consumano vino, azzime ed erba amara in ricordo dei dolori e delle gioie degli Ebrei liberati dalla schiavitù. Si inizia con l'invito ai bisognosi ad entrare e a partecipare alla cena e si prosegue con le tradizionali domande rivolte al padre di famiglia dal più piccolo dei commensali; la prima di queste è volta a sapere "in che cosa si distingue questa notte dalle altre?". Tali quesiti consentono a tutti i presenti di spiegare, commentare, analizzare i significati dell'esodo e della miracolosa liberazione dall'Egitto, le implicazioni di ogni schiavitù e di ogni redenzione.
I simboli della festa, la scrupolosa pulizia che la precede, il pane azzimo vale a dire il "misero pane che i nostri padri mangiarono" - il Seder, la lettura della Haggadah, fanno sì che ben pochi bambini arrivino all'adolescenza senza conoscere la storia dell'uscita dell'Egitto e senza avvertire che questa è una parte essenziale della loro storia.
La matzà, il duro alimento che sostituisce il morbido e saporito pane di tutti i giorni, sta anche ad indicare il contrasto tra l'opulenza dell'antico Egitto, l'oppressore, e le miserie di chi, schiavo, si accinge a ritrovare appieno la propria identità.
Può anche ricordare che la libertà è un duro pane, così come l'eliminazione dei lieviti può rappresentare la necessità di liberarsi dalla corruzione della vita servile e anche dalle passioni che covano nell'intimo dell'animo umano.

UNA TIPICA RICETTA LIVORNESE
LA RICETTA DELLE "SCODELLINE", TIPICO DOLCE PER PESACH (PASQUA EBRAICA) DELLA TRADIZIONE LIVORNESE (DA ALCUNI RITENUTO DI ORIGINE SPAGNOLA) ED ASSAI DIFFUSO ANCHE ALTROVE:
Dovete avere a disposizione,misura per un commensale, 1 tuorlo d’uovo, 1 cucchiaio di zucchero, 6 mandorle dolci, 1 mandorla amara, 1 albume ogni 5 uova, buccia di limone grattugiata, cannella q.b. Come si preparano: mettete lo zucchero sul fuoco aggiungendo poca acqua e fatelo bollire fino a che attacca, ma facendo attenzione che non si scurisca. Intanto pelate e tritate le mandorle, aggiungetele allo zucchero e, quando il composto avrà cessato di bollire unite i tuorli uno alla volta sempre mescolando. A questo punto togliete dal fuoco diretto e continuate la cottura a bagnomaria, sempre mescolando, preferibilmente in un recipiente di pirex, a fuoco basso per una mezzora e fino a che dal composto non scompaia la schiuma. Addizionate la buccia di limone grattugiata e togliete dal fuoco mescolando finché non si raffredda. Aggiungete le chiare montate a neve, mettete il composto nelle tazzine e spolverate di cannella.
(da www.gustoblog.it )
NDR : in aggiunta a quanto sopra si consiglia,una volta terminata la preparazione, di lasciar "riposare" il tutto al buio (magari coprendo le tazzine con un canovaccio) per un giorno.

venerdì 15 aprile 2011

Kasheruth disorientata

Da www.moked.it

L’ “affaire dolcetti”, caratterizzante Pesach 5771, diviene sempre più emblematico, intrigante e disorientante. Ripercorriamolo in sintesi: il primo passo avviene a febbraio mese nel quale, ad esempio, una Comunità avvisa gli iscritti e anticipa che proporrà delle alternative per Pesach. A ridosso della festa giungono la comunicazione del Rabbino competente per territorio e a ruota l’ulteriore ratifica del Consiglio dell’Assemblea rabbinica. I noti dolcetti non sono dunque kasher per Pesach 5771 nonostante detengano una certificazione estera. Disorientante, come viene commentato, ma chiaro, e occorre riconoscerlo, in controtendenza perché in genere siamo noi italiani a recepire indicazioni di autorità terze.
Accade però poi che da una Comunità arrivi un’indicazione “equivicina” alle due posizioni: l’Assemblea rabbinica vieta ma il prodotto ha la certificazione di un Rabbino evidentemente ritenuto altrettanto autorevole, pertanto ciascuno si regoli con libertà di scelta.
Che dire? Posizione pragmatica (della serie “tanto ciascuno opera come vuole”), rigolettiana (questa o quella per me pari sono), tattica o forse alla Don Abbondio?! Quale sia l’interpretazione preferita il tutto penalizza e disorienta il consumatore kasher al quale già non mancano problemi, difficoltà e incertezze (ad esempio circa una nota mozzarella e una “margarina” che poi tale non è, solo per citare casi recenti).
Se poi il bistrattato consumatore kasher italiano visionasse in questi giorni, in particolare, liste estere ma di questo mondo (ortodosse e di primario livello) reperibili e facilmente consultabili, ne uscirebbe ulteriormente frustrato, disorientato e irritato.
E allora, specialmente dopo un Congresso che ha chiaramente vincolato, anche in termini di spesa, UCEI e Assemblea rabbinica ad agire per una kasheruth diffusa, accessibile e chiara, non mi pare velleitario chiedere che si agisca in tal senso concretamente e celermente per fornire affidabili linee guida, su prodotti e certificatori, così da darmi una motivazione, per fare un ultimo esempio pratico, sul perché debba pagare, almeno in “periferia”, 3,5 euro una bottiglia di una nota bevanda che altrove, per quanti non seguono la proibizione per Pesach delle kitniot, é autorizzata senza necessita’ di certificazione…
Moadim lesinchà

Gadi Polacco, Consigliere della Comunità ebraica di Livorno

Note per i lettori:

kasheruth = insieme delle leggi alimentari ebraiche
kasher = ciò che è conforme,certificato od autorizzato,alle regole alimentari ebraiche
Pesach 5771 = Pasqua ebraica 2011
Moadim lesimchà = formula d'augurio per la festa
kitniot = cereali o legumi che gli ebrei ashkenaziti non consumano durante la Pasqua ebraica (nel corso della quale tutti gli ebrei evitano cibi lievitati)


La barbara uccisione di Arrigoni per mano di terroristi palestinesi

Arrigoni: il tragico epilogo della vicenda dovrebbe far rifllettere
certi settori che ancora non capiscono,o non vogliono capire,che i veri
poveri palestinesi,ovvero i semplici cittadini,sono vessati e tenuti in
ostaggio da gruppi terroristici che a tutto pensano meno che alle
esigenze del popolo.Questi sono i loro amici e la barbara uccisione di
Arrigoni,comunque vittima ,mostra con quale moneta vengano ripagati i
"pacifisti",sinceri e illusi o "pacifinti" che siano.

Il terrorismo non è "l'arma dei poveri" ,stupido concetto ancora una
volta smentito ma molto amato in certi settori (sempre che a praticarlo
siano gli "amici"....).

mercoledì 13 aprile 2011

REGIONE TOSCANA E ONG "COOPERA", CON ALCUNI SPONSOR, LANCIANO DALLA "TOSCANA UN PACCHETTO TURISTICO TRA ISRAELE E PALESTINA". MA E' TUTT'ORO QUEL CHE LUCCICA?



Leggo il lancio dell'ASCA del 12 aprile e,tutto sommato,trovo interessante se non altro lo sforzo di equilibrio che appare dal testo.Cerco pertanto il programma specifico,"affidato ad Argonauta Viaggi" e qualche dubbio mi viene,a parte la retorica del "viaggio possibile" (!):
- "Israele e Palestina : due terre,non ancora due Stati,corpo separato di una cosa sola...",si legge all'inizio del programma. Certo,il "non ancora due Stati",specialmente in una certa ottica, può essere facilmente inteso come auspicio della nascita a breve di uno stato palestinese.Ma cosa vuol dire "corpo separato di una cosa sola" ?!
Non vorrei che si fosse ancora ancorati all'inutile utopia di uno stato unico che non si capisce,anche se si potrebbe forse intuire,di quale natura dovrebbe essere,dimentichi che pragmaticamente già nel 1947 l'ONU di espresse per due diversi stati uno dei quali,quello ennesimo arabo, non nacque mai per colpa e scelta della stessa parte araba (attiva invece,per fortuna senza successo,nel cercare di eliminare subito lo stato ebraico);
- anche la descrizione del viaggio non pare delle più neutrali. Pur visitando all'inizio due città israeliane (Akko e Haifa) ,per trovare cenno della non certo secondaria presenza ebraica (peraltro opportunamente ben menzionate le altre anime) occorre consolarsi con la frase,riferita a Haifa,"città giovane e notturna dove tracce arabe,ebraiche sufi e cristiane si confondono l'una con l'altra....". Haifa ha poi il "pregio" di essere "città lontana dalle pulsioni religiose e politiche di Gerusalemme"  dove,par di intuire ovviamente evitando di ricordare che si tratta della capitale d'Israele, ci sono i cattivi governanti israeliani....peraltro "la città araba è ostinata,alcuni dei suoi quartieri sono sopravvissuti alle demolizioni" non è chiaro operate da chi ma,sempre seguendo l'ottica che esprime il viaggio,forse si può "intuire";
- tutto liscio nella descrizione della visita a Nablus e Gerico ma, perla delle perle,sarà possibile visitare il villaggio dei Samaritani  "eredi degli unici ebrei che mai hanno lasciato la Palestina". Qui l'equazione è semplice : tranne gli antenati dei Samaritani,gli altri ebrei che vivono in Israele (senza dubbio parte della storica Palestina) sono coloni,occupanti o quel che volete voi di simile....andiamo bene!
- titolo a parte,per vedere menzionata la denominazione "Israele" dobbiamo giungere al settimo giorno,ovvero alla visita di Gerusalemme. Non illudetevi però,almeno stando a quanto viene descritto,di vedere anche  il quartiere ebraico ed il cosiddetto "Muro del Pianto". Vedrete però,almeno quello,il museo "Yad Vashem,il memoriale ufficiale di Israele delle vittime ebree dell'olocausto". Nel ricordare che in quel luogo si conserva e si tramanda anche la memoria dei circa 22000 Giusti,delle varie fedi o non credenti,riconosciuti documentatamente tali (numerosi gli italiani) appare tipico di una certa mentalità politica,francamente obsoleta e quindi superata da tempo anche nella sinistra più moderna, il cercare di "equilibrare" lo sbilanciamento a sfavore dello Stato d'Israele con la pur sincera solidarietà verso il popolo ebraico per gli orrori della Shoà.
Insomma,ricordare le vittime israeliane del terrorismo  che,ancora in questi giorni,lancia premeditatamente su civili decine e decine di razzi al giorno e mette bombe alle fermate degli autobus appare ancora un tabù.

Che dire quindi ? Un'occasione perduta (anche nella scelta delle foto e della grafica si è riusciti ad evitare riferimenti ebraici,evidentemente ritenuti avulsi da quei luoghi...) e a chi ritenesse questa lettura troppo pregiudiziale,indico quello che mi appare un freudiano passaggio posto al termine dell'opuscolo:
"Questa pubblicazione è stata realizzata con il sostegno finanziario dell'Unione Europea,della Regione Toscana e del Monte dei Paschi di Siena. Il suo CONTENUTO E' DI RESPONSABILITA' ESCLUSIVA DEGLI AUTORI E NON POTRA',IN NESSUN CASO,ESSERE CONSIDERATO IL PUNTO DI VISTA DEI FINANZIATORI".
Con tanti saluti alla coerenza tra idee ed atti conseguenti,cosa che in politica almeno dovrebbe avere un senso,direi proprio che questa mi pare una formula autoaccusatoria...

Gadi Polacco
www.livornoebraica.org



IL LANCIO DELL'AGENZIA ASCA
12-04-2011 COOPERAZIONE: DA TOSCANA PACCHETTO TURISTICO TRA ISRAELE E PALESTINA

(ASCA) - Firenze, 12 apr - Haifa e Acco, Gerico e Nablus.

Quattro citta' mediorientali, due israeliane e due palestinesi, che Regione Toscana e ong 'Coopera' hanno preso a esempio per dimostrare che ''reciproca comprensione, riconciliazione e coesistenza pacifica sono possibili''.

La 'strada' che collega i quattro centri (famosi per la loro storia antica ma anche per alcuni prodotti specifici: datteri, monili in argento e in bronzo, saponi, artigianato tessile), e' adesso percorribile anche grazie a un nuovo prodotto turistico che i partner del programma di cooperazione internazionale 'Med Cooperation' - finanziato da Unione Europea, Monte Paschi Siena e diversi enti locali toscani - stanno lanciando nel mercato dei viaggi.

'Il viaggio possibile' (questo il nome del pacchetto turistico nato dal progetto di cooperazione internazionale) ha l'ambizione di portare turisti italiani interessati alle ''tracce della storia e della rinascita''.

Tecnicamente affidato ad 'Argonauta Viaggi' la proposta si sviluppa su cinque date di partenza, con una durata di 8 giorni, quota individuale di partecipazione a partire da 1.320 euro, minimo 24 partecipanti.

''Un tipo di turismo diverso che ha anche la speranza di educare alla pace'', sottolinea il presidente Enrico Rossi.

afe/map/alf

(Asca)





lunedì 4 aprile 2011

"Laicità tradita" da www.moked.it

Dalle pagine virtuali de "L'Unione Informa" Dario Calimani e Tobia Zevi sollevano nuovamente, a mio parere assai opportunamente, l'annosa questione della Laicità delle istituzioni, costituzionalmente sancita ma nei fatti tradita con trasversali complicità politiche, quotidianamente e non da oggi.
Il doppio peso utilizzato nelle sentenze citate (più nel caso Tosti che, in verità, nel caso Lautsi) non deve però meravigliare, perché sembra collocarsi coerentemente accanto a molte altre sentenze, pur essendovene state di contrarie,emanate nel tempo in Italia e che hanno consentito, anche in tempi recenti come ho avuto modo di scrivere da queste colonne, affermazioni di "superiorità" di una religione sulle altre che contraddicono la logica, la giustizia e la nostra Costituzione che vuole le varie fedi tutte uguali dinanzi allo Stato.
Se in alcune sentenze italiane è evidente il conformismo a certi influssi, la sentenza europea (dissento in parte dall'analisi di Tobia Zevi) non è poi così del tutto favorevole all'Italia come alcuni,ancora prima di approfondirne i contenuti, si sono affrettati a dichiarare in maniera roboante, quella tipica in genere dei "più realisti del re".
Un tema portante della sentenza sembra essere quello del "fotografare" la situazione italiana affermando di doversi astenere dal pronunciarsi su vari aspetti, cosa che non equivale a consenso anche se in odore di scappatoia.
Secondo la Corte, si legge nel comunicato stampa emesso, "se è vero che il crocifisso è prima di tutto un simbolo religioso, non sussistono tuttavia nella fattispecie elementi attestanti l’eventuale influenza che l’esposizione di un simbolo di questa natura sulle mura delle aule scolastiche potrebbe avere sugli alunni": la sottolineatura sul crocifisso individuato "prima di tutto" come "simbolo religioso" è tanto logica quanto poco recepita in gran parte delle tradizionali dichiarazioni,sincere o strumentali che siano, di folta parte del nostro mondo politico che, con le dovute eccezioni, attribuisce a questo simbolo un valore "universale", per certi versi anche con significato "oltre il religioso" (cosa che giustamente indigna alcuni settori cristiani), come tale da imporre "erga omnes" su non credenti e credenti vari acattolici.
Per certi versi ancora più significativo è questo passaggio, sempre tratto dal comunicato stampa della Corte Europea, riferito al Governo italiano: " aggiungeva poi che, oltre ad avere un significato religioso, il crocifisso simboleggia i principî e i valori che fondano la democrazia e la civilizzazione occidentale, e ciò ne giustificherebbe la presenza nelle aule scolastiche. Quanto al primo punto, la Corte sottolinea che, se da una parte la decisione di perpetuare o meno una tradizione dipende dal margine di discrezionalità degli Stati convenuti, l’evocare tale tradizione non li esonera tuttavia dall’obbligo di rispettare i diritti e le libertà consacrati dalla Convenzione e dai suoi Protocolli. In relazione al secondo punto, rilevando che il Consiglio di Stato e la Corte di Cassazione hanno delle posizioni divergenti sul significato del crocifisso e che la Corte Costituzionale non si è pronunciata sulla questione, la Corte considera che non è suo compito prendere posizione in un dibattito tra giurisdizioni interne": insomma, non mi pare si possa parlare di una strada del tutto in discesa.
Una grave lacuna, a mio modesto parere (salvo che non si siano chiusi gli occhi assai benevolmente), appare quella che riguarda la frettolosa accettazione delle affermazioni italiane che, in estrema sintesi, dichiaravano la non disparità di trattamento nel mondo dell'istruzione pubblica tra le varie fedi,ricordando che tutte hanno accesso nella scuola statale italiana, ma dimenticando di ricordare, evidentemente, che solo l'ora di religione cattolica vige peraltro a carico di tutti i contribuenti, variamente credenti o meno, mentre per gli altri l'accesso è a proprio carico e previa richiesta. Se poi aggiungiamo a ciò che l'ora alternativa è spesso inesistente, appare logicamente difficile affermare che tutte le religioni, anche nella scuola, godono di uguale trattamento.
Ma ciò posto il quesito che pongono Calimani e Zevi, facendo la propria strada e con le rispettive analisi, è chiaro: vogliamo o non vogliamo affrontare questo tema spinoso per cercare una soluzione che attui veramente quell'uguaglianza che la nostra Carta fondamentale detta, senza detrimento di alcuno e nel rispetto reciproco e dell'autonomia dello Stato rispetto alle religioni della libertà delle quali dovrebbe anzi essere garante?
Cento anni or sono, percorso purtroppo troncato dalla prematura morte che lo avrebbe colto nel giugno del 1861, Cavour evocava e predicava il concetto di separazione tra Stato e Chiesa e l'uguaglianza delle fedi: un percorso evidentemente ancora da completare.

Gadi Polacco, Consigliere della Comunità ebraica di Livorno