martedì 24 dicembre 2013

Gli auguri per le festività natalizie e per il 2014 di Comunitando-www.livornoebraica.org

Anche questo dicembre, con all'inizio la festa ebraica di Hanucchà e l '
8 dicembre, è denso di appuntamenti per i credenti.
Alle soglie delle festività natalizie,
COMUNITANDO-www.livornoebraica.org invia quindi i migliori auguri a
tutti i fedeli cristiani che ,con diverse ma ravvicinate date, si
apprestano a festeggiare queste importanti ricorrenze.
A tutti gli altri, credenti in diverse fedi o non credenti, vada
comunque l'augurio di ottime cose.

Gadi Polacco
www.livornoebraica.org

Nella foto, soldati israeliani di fede cristiana festeggiano il Natale

domenica 22 dicembre 2013

Presentato a Livorno il Calendario Interreligioso 2014














Il Teatro del Centro Culturale della Diocesi di Livorno ha ospitato , nella serata di sabato 21 dicembre 2013, la presentazione del Calendario Interreligioso 2014, organizzata dall'attiva Amicizia Ebraico Cristiana di Livorno sotto il titolo :
"IL CALENDARIO INTERRELIGIOSO: UN’OCCASIONE PER IL DIALOGO”

Dopo i saluti di Caterina Meucci per l'AEC labronica, di
Don Piotr Kownacki (Direttore del Ce.Do.Mei. e delll’Ufficio Diocesano per
l'Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso e del Rabbino Didi, l'opera editoriale è stata presentata e commentata nel corso di un dialogo, condotto da Riccardo Voliani, tra  Don Antonio Tarzia, Direttore della Rivista Jesus (Edizioni San Paolo) e il Prof. Maurizio Vernassa, Professore Associato di Storia e Istituzioni dell’Africa presso l’Università di Pisa.

A chiusura della serata l'esibizione del Coro  ebraico labronico "Ernesto Ventura", diretto dal Maestro Paolo Filidei , che ha proposto brani della tradizione ebraica livornese ,e del soprano 
Rosalia Gallardo Gonzales che ha cantato  "Addio del passato", da "Traviata" (brano che diversi studiosi vedono collegato alla melodia sefardita "Adyo Kerida") e "Yerushalaim shel zahav".

Prossimo appuntamento per l'Amicizia Ebraico Cristiana di Livorno , domenica 12 gennaio 2014.

Foto : Il Coro e il pubblico (foto di Massimo Cardilli)
            Altre immagini ( foto di Monica Cuzzocrea)
           








lunedì 16 dicembre 2013

E' scomparsa Denise Leghziel Cassuto (z.l.)

E' improvvisamente scomparsa oggi Denise Leghziel Cassuto (z.l.,sia il suo ricordo per benedizione).
Nata a Bengasi nel 1932 era molto nota nell'ambiente cittadino e nel mondo ebraico.
Nel novembre 2012 era scomparso il marito, Piero Shemuel Cassuto (z.l.) ,Presidente del Bene' Berith , manager e imprenditore di spicco con la passione sportiva e gia' Consigliere e Presidente della Comunita' Ebraica di Livorno.
Molteplici anche gli interessi ,artistici,culturali e nel mondo ebraico,della Signora Denise tra l'altro per anni alla guida dell'Associazione Donne Ebree Italiane di Livorno che,in messaggio indirizzato alla famiglia, si sofferma sulla figura della scomparsa "ricordandone le doti, le capacità organizzative e la disponibilità ad aprire la Sua casa per qualsiasi manifestazione".
Dal 2009 aveva condiviso con il marito e i figli l'appartenenza al Bene' Berith : il 2 dicembre aveva partecipato all'iniziativa,tenutasi a Villa Mimbelli,organizzata dal Bene' Berith in ricordo di suo marito. L'associazione , insieme ai tanti amici della famiglia, si stringe attorno ai figli Daniel e Ariela,alla sorella Miriam e ai parenti tutto,esprimendo sincere condoglianze.
I funerali si terranno il 17 dicembre 2013,con previsto arrivo al Cimitero Ebraico intorno alle 10.15..
Sia il suo ricordo per benedizione.

Bene' Berith "Isidoro Kahn"

(Nella foto,in primo piano in nero,la Signora Denise nel corso della recente iniziativa a Villa Mimbelli)
www.beneberithlivorno.blogspot.com

lunedì 2 dicembre 2013

Grande partecipazione al'incontro sulla "medicina rigenerativa" nel ricordo di Piero Shemuel Cassuto (z.l.) a un anno dalla scomparsa

Grande e attenta la partecipazione , nella splendida Sala degli Specchi del Museo Fattori di Livorno (g.c.), per l'incontro organizzato dal Benè Berith "Isidoro Kahn", con la collaborazione del Comune di Livorno, dal titolo "Medicina rigenerativa : traguardi e implicazioni etiche".

L'iniziativa è stata organizzata, come ha spiegato in apertura Gadi Polacco, in occasione dell'anno (appena trascorso) dalla scomparsa di Piero Shemuel Cassuto (z.l.), Presidente del Benè Berith livornese ricostituitosi nel 2009 per opera sua e di altri fondatori.

Nell'introduzione di Gadi Polacco è stato spiegato il profondo legame che intercorre nell'ebraismo tra spiritualità e pratica medica, con la figura del medico che agisce quale "incaricato divino alla cura del malato" in un contesto che individua quale primario obbiettivo la salvaguardia della vita propria e altrui.

Proprio in virtù di questi concetti si è pensato di dedicare alla memoria dello scomparso un incontro a tre voci che all'apparenza, leggendo velocemnete iltitolo, sarebbe potuto apparire basato su questioni strettamente mediche.

Così non è stato perchè i tre luminari della medicina nel dibattito coordinato da Ariela Cassuto, ovvero i Professori Daniel Cassuto ( chirurgo estetico), Andrea R. Genazzani (medico ginecologo) e Mario Spinelli ( medico ortopedico), hanno saputo ben centrare l'argomento proponendo anche, unitamente ai nuovi traguardi in vista della medicina rigenerativa ( il processo di sostituzione e rigenerazione delle cellule, dei tessuti e degli organi umani per ripristinarne le normali funzioni) , l'importanza di introdurre un nuovo concetto di base, emerso in tutti gli interventi, sintetizzabile in estrema sintesi nel non pensare al "riparare" quanto al rigenerare, ripristinare fino a poter pensare , sempre all'interno di un coerente quadro etico, allo slittamento di fasi che fanno parte del naturale processo di maturazione  dell'uomo (in particolare della donna).

Anche gli interventi del pubblico hanno dimostrato di cogliere nel segno ,rendendo di estremo interesse un incontro che ha quindi raggiunto pienamente il suo obbiettivo.




martedì 12 novembre 2013

Ebrei italiani tirati per la giacca.....

Tirati per la giacca
In questi giorni è tutto un tirare la giacca agli ebrei italiani: chi vuole che assolvano Berlusconi perché grande amico d'Israele e degli ebrei, chi vuole che lo condannino e rivendicano per la sinistra la vera amicizia verso il popolo ebraico. Di conseguenza, se non la pensi come vogliono, ti catalogano criticamente di "destra" o di "sinistra". Siamo quindi pieni di non richiesti consiglieri che benevolmente vogliono guidarci lungo la retta via...
In realtà è la saga dell'illiberalismo portata avanti da coloro che, entrambi immersi in dinamiche problematiche, vivono ormai malamente il proprio matrimonio con il berlusconismo o l'antiberlusconismo.
C'è però vita propria e autonoma anche fuori da queste due non invidiabili categorie e si esprime nel libero pensiero che non è ossessionato da "leader" o "nemici".
Se ne facciano quindi una ragione, ci lascino in pace (almeno questo penso) e si rassegnino al fatto che si può anche pensare autonomamente senza dover rendere conto a nessuno.
Vale anche per qualche correligionario attivista dell'uno o dell'altro fronte.

Gadi Polacco
UCEI INFORMA 12 nov 2013
(Newsletter dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane)

domenica 10 novembre 2013

Il Maestro Carlo Goldstein e il musicologo Fulvio Venturi sono intervenuti su musica ebraica ed ebraismo nell'opera .

Pubblico attento all'incontro tenutosi, domenica 10 novembre 2013 presso la sala del Circolo "Galliano Masini" di Livorno,all'incontro sulla musica ebraica organizzato dal Bene' Berith di Livorno in collaborazione con il noto circolo labronico,uno dei punti di riferimento toscani per gli amanti dell'opera e della musica in genere.
Formula da talk show con interventi anche da parte del pubblico,hanno parlato di musica ebraica ed ebraismo nell'opera,"moderati" da Gadi Polacco del Bene' Berith livornese, due grandi esperti quali il Maestro Carlo Goldstein e il musicologo e saggista Fulvio Venturi.
Goldstein, giovane ma gia' affermato direttore d'orchestra,si trova a Livorno per dirigere "Carmen" al Teatro Goldoni ed e' anche consulente per "Iubal",sezione italiana del centro studi internazionale sulla musica ebraica .
Venturi e' un noto musicologo,saggista,autore tra l'altro di importanti saggi e biografie riguardanti la lirica,oltre a far parte della presidenza del Circolo Masini,dedicato alla memoria del grande tenore livornese.
Le origini della musica ebraica, le sue varie diramazioni e "contaminazioni",i Hazanim (Cantori officianti durante le preghiere), musicisti e interpreti ebrei nei tempi, questi e altri sono stati gli argomenti discussi con grande capacita' comunicativa e coinvolgimento del pubblico.
Unica nota amara quella emersa a riguardo della scarsa attenzione,anche da parte del mondo ebraico italiano stesso,per la cura ,la conservazione e la conseguente fruibilita' di questo grande patrimonio culturale che ha in Livorno una delle sue sedi d'origine principali.
(Nella foto ,gentilmente concessa dalla Sig.ra Cuzzocrea,da sinistra a destra : il Maestro Carlo Goldstein, Gadi Polacco e il musicologo Fulvio Venturi)
www.beneberithlivorno.blogspot.com

mercoledì 6 novembre 2013

La famiglia Berlusconi come gli ebrei sotto il nazismo...

Non sono mai stato iscritto al "berlusconismo" e nemmeno all'
"antiberlusconismo" : mi ritengo quindi libero da pregiudizi nel
rilevare come l'esternazione ,anticipata dall'abile Vespa e riferita al
suo ultimo libro in uscita a giorni,di Berlusconi secondo la quale i
suoi figli si sentirebbero come gli ebrei sotto il nazismo, appare
veramente insulsa, fuori di luogo e inutilmente offensiva.

In attesa di smentite e immancabili "sono stato frainteso" e
rivendicazioni d'amicizia varie, e' fastidioso il solo dover far
rilevare per la sua ovvietà , senza entrare nel merito delle vicende
giudiziare del personaggio e delle indubbie ricadute familiari, come non
possa sussitere alcun paragone tra la situazione della famiglia
Berlusconi e chi si sia trovato, o viva ancor oggi, perseguitato da
qualsivoglia regime.

La persecuzione razziale antiebraica (razzista) ebbe poi anche
l'ulteriore tragica e odiosa caratteristica di non rivolgersi contro
"nemici" o "contendenti", cosa comunque non accettabile per chi sposi
basilari principi di democrazia liberale, ma verso esseri umani
che,ovunque si trovassero sotto l'influenza nazifascista, erano "rei"
di appartenere ad un credo religioso che compiacenti e squallidi
"scienzati" asserviti cercarono anche di connotare, per giustificare
l'oppressione, in termini di "razza".

Singolare poi, ove non letto freudianamente, l'aver "dimenticato" che
per cercare situazioni di oppressione e persecuzione razziale (razzista)
Berlusconi sia dovuto arrivare sino in Germania : la storia italiana
gli avrebbe dovuto già dare diversi spunti, ma vallo spiegare a qualche
nostalgico che ancora frequenta il berlusconismo e secondo il quale le
leggi razziali (razziste) del Duce furono tutto sommato teoria e non
pratica persecuzione divenuta poi complice diretta del nazismo.....

Gadi Polacco

martedì 8 ottobre 2013

I Salmi dell'Hallel domenica a Villa Mimbelli

Domenica, 13 ottobre 2013 alle ore 16,30, a Villa Mimbelli, Sala degli specchi,gentilmente concessa dal Comune, sarà presentata un'iniziativa riguardante i "Salmi dell'Hallel",ovvero quella particolare sequenza dei salmi ebraici attribuiti dalla tradizione al re Davide letti in particolare in alcune festivita' (ad esempio Pesach,la Pasqua ebraica) e in ogni capo mese. "Hallel" viene dal verbo "lehallel",lodare,parola che ci porta facilmente al termine "halleluya' ". Sui" "Salmi dell'Hallel" nel commento di Cassiodoro (485 ca. - 580 ca.)interverrà Don Antonio Tarsia direttore della rivista Jesus, già direttore editoriale della Casa editrice San Paolo
Il Rabbino Capo della Comunità di Firenze, Prof. Rav Joseph Levi, si soffermera' invece sulla originale interpretazione ebraica dei testi dell' Hallel.
Coordinerà Guido Guastalla per l' AECL (Amicizia Ebraico Cristiana di Livorno). Ingresso libero sino a esaurimento posti.

I Salmi dell'Hallel in un'iniziativa dell'Amicizia Ebraico Cristiana di Livorno

Domenica, 13 ottobre 2013 alle ore 16,30, a Villa Mimbelli, Sala degli specchi,gentilmente concessa dal Comune, sarà presentata un'iniziativa riguardante i "Salmi dell'Hallel",ovvero quella particolare sequenza dei salmi ebraici attribuiti dalla tradizione al re Davide letti in particolare in alcune festivita' (ad esempio Pesach,la Pasqua ebraica) e in ogni capo mese. "Hallel" viene dal verbo "lehallel",lodare,parola che ci porta facilmente al termine "halleluya' ". Sui" "Salmi dell'Hallel" nel commento di Cassiodoro (485 ca. - 580 ca.)interverrà Don Antonio Tarsia direttore della rivista Jesus, già direttore editoriale della Casa editrice San Paolo
Il Rabbino Capo della Comunità di Firenze, Prof. Rav Joseph Levi, si soffermera' invece sulla originale interpretazione ebraica dei testi dell' Hallel.
Coordinerà Guido Guastalla per l' AECL (Amicizia Ebraico Cristiana di Livorno). Ingresso libero sino a esaurimento posti.

Comunitando - www.livornoebraica.org - Blog a cura di Gadi Polacco

INVITO PER DOMENICA 13 OTTOBRE 2013 - AMICIZIA EBRAICO CRISTIANA LIVORNO

giovedì 3 ottobre 2013

Il mondo ebraico italiano sulla tragedia di Lampedusa

lampedusa
UCEI: "Solidarietà e cordoglio
Serve intervento internazionale"

  “L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane esprime il proprio cordoglio per la nuova immane tragedia del mare consumatasi a largo di Lampedusa.
Sono immagini terribili quelle che vediamo propagate dai media in queste ore. Immagini che parlano di speranze e sogni infranti, immagini che inevitabilmente scuotono le coscienze.
In queste ore drammatiche la popolazione italiana e di Lampedusa, come ogni giorno, si prodiga per effettuare dei salvataggi. Appare però sempre più chiaro che queste tragedie tenderanno continuamente ad aumentare a meno che non si riesca ad intervenire sul piano internazionale agendo su quelli che sono i punti di partenza di queste fughe disperate dalla guerra, dalla fame, dalla miseria.
Siamo vicini e solidali a tutti i sopravvissuti e ai familiari delle vittime”.

Renzo Gattegna,
presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

  lampedusa
"Dignità in cima all'agenda"
  Le notizie dell'ennesima tragedia di Lampedusa sono sconvolgenti. Ma purtroppo non sono una novità nè una sorpresa. E' assurdo indignarsi - per poche ore - solo quando il numero delle vittime sale oltre una certa soglia psicologica, mentre da anni continuano i traffici e gli annegamenti. La nostra memoria storica, di popolo che fino a poco fa ha sperimentato le tragedie del mare e i respingimenti, si ribella davanti ad una situazione che tutti conoscono e pochi cercano di risolvere. Bisogna muoversi. La difesa della dignità umana deve essere in cima all'agenda politica.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma

In ricordo di David Bedarida . z.l., dal concerto in memoria di Paolo Toaff (z.l.)

Si terranno domani i funerali di David Bedarida ,z.l, sia il suo ricordo per benedizione. Il Coro Ernesto Ventura, al quale egli si dedicava con grande passione, ha annullato il concerto programmato per il 13 ottobre in occasione di un'iniziativa dell'Amicizia Ebraico Cristiana di Livorno.

Lo ricordiamo così, in mezzo al suo coro in occasione del concerto in memoria di un altro grande amico che ci ha lasciati, Paolo Toaff ,z.l.,di benedetta memoria.

Essenzialmente di Salmi è composto il repertorio del Coro e un salmo, il 91, accompagna all'ultima dimora terrena i defunti.

יֹשֵׁב בְּסֵתֶר עֶלְיוֹן, בְּצֵל שַׁדַּי יִתְלוֹנָן: אֹמַר לַיְהֹוָה מַחְסִי
וּמְצוּדָתִי, אֱלֹהַי אֶבְטַח בּוֹ: כִּי הוּא יַצִּילְךָ מִפַּח יָקוּשׁ, מִדֶּבֶר
הַוּוֹת: בְּאֶבְרָתוֹ יָסֶךְ לָךְ, וְתַחַת כְּנָפָיו תֶּחְסֶה, צִנָּה וְסֹחֵרָה
אֲמִתּוֹ: לֹא תִירָא מִפַּחַד לָיְלָה, מֵחֵץ יָעוּף יוֹמָם: מִדֶּבֶר בָּאֹפֶל
יַהֲלֹךְ, מִקֶּטֶב יָשׁוּד צָהֳרָיִם: יִפֹּל מִצִּדְּךָ אֶלֶף, וּרְבָבָה מִימִנֶךָ,
אֵלֶיךָ לֹא יִגָּשׁ: רַק בְּעֵינֶיךָ תַבִּיט, וְשִׁלֻּמַת רְשָׁעִים תִּרְאֶה: כִּי
אַתָּה יְהֹוָה מַחְסִי, עֶלְיוֹן שַׂמְתָּ מְעוֹנֶךָ: לֹא תְאֻנֶּה אֵלֶיךָ רָעָה,
וְנֶגַע לֹא יִקְרַב בְּאָהֳלֶךָ: כִּי מַלְאָכָיו יְצַוֶּה לָּךְ, לִשְׁמָרְךָ בְּכָל
דְּרָכֶיךָ: עַל כַּפַּיִם יִשָּׂאוּנְךָ, פֶּן תִּגֹּף בָּאֶבֶן רַגְלֶךָ: עַל שַׁחַל
וָפֶתֶן תִּדְרֹךְ, תִּרְמֹס כְּפִיר וְתַנִּין: כִּי בִי חָשַׁק וַאֲפַלְּטֵהוּ,
אֲשַׂגְּבֵהוּ כִּי יָדַע שְׁמִי: יִקְרָאֵנִי וְאֶעֱנֵהוּ, עִמּוֹ אָנֹכִי בְצָרָה,
אֲחַלְּצֵהוּ וַאֲכַבְּדֵהוּ: אֹרֶךְ יָמִים אַשְׂבִּיעֵהוּ, וְאַרְאֵהוּ בִּישׁוּעָתִי:
Salmo 91.
1
O tu  che ti sei messo sotto la protezione dell'Altissimo e che ti ripari
all'ombra dell'Onnipotente, ascolta:
2
Io son solito dire al Signore: Egli è il mio
riparo e la mia fortezza, il mio Dio in Cui
confido,
3
poichè Egli ti libera dal laccio dell'uccellatore, da piaga calamitosa,
4
Egli ti
copre sotto le Sue penne, e sotto le Sue ali ti riparerai, targa e scudo Ë la Sua verità [1]
5
Non avrai da temere dai terrori notturni nè
dalla freccia che vola di giorno [2],
6
dalla peste che striscia nel buio nè dalla strage che abbatte in pieno meriggio.
7
Potranno cadere mille alla tua sinistra o diecimila
alla tua destra, tu non sarai toccato.
8
Basta che tu guardi coi tuoi occhi per
vedere il castigo degli empi [3].
9
Poichè Tu, o Signore, sei il mio riparo. L'Eccelso hai scelto come tuo riparo [4].
10
A te non capiterà alcun
male nè piaga si accosterà alla tua tenda;
11
poichè darà ordine ai Suoi angeli che ti
facciano guardia in tutte le tue vie;
12
sulla palma della mano ti porteranno affinchè il
tuo piede non inciampi in un sasso;
13
sul leone e sull'aspide camminerai, calpesterai il
leoncello ed il drago.
14
Poichè si è affezionato a Me lo salverò, lo esalterò perchè ha
riconosciuto il Mio nome [5];
15
egli Mi invocherà ed Io lo esaudirò, sarò con lui nel
momento dell'angustia, lo liberrò e gli darò onore,
16
di longevità lo sazierò e lo farò
godere della Mia salvezza.


_________________
* Il salmista esprime la sua fiducia completa che il Signore salver‡ da ogni pericolo. I
nostri Maestri chiamano questo salmo ́il salmo delle piagheª, perchÈ si accenna in esso
ad ogni serie di malanni da cui viene salvato chi ha salda fiducia nel Signore.
1
Il mantenimento della promessa divina sar‡ per te quale scudo.
2
La notte di per sÈ puÚ generare timore
anche senza una determinata ragione; di
giorno, per qualche causa impensata, un mala
nno improvviso puÚ colpire come freccia.
3
CiÚ costituir‡ una prova della giustizia divina.
4
Qui il salmista torna a parlare a se stesso
.
5
A conferma delle parole del salmista il
Signore promette la sua protezione a chi
confida in Lui.

La foto è di Giuliana Ghelarducci

lunedì 30 settembre 2013

Solidali con il Sindaco Cosimi e famiglia

Rinnovata solidarieta' al Sindaco e famiglia.

Dinanzi alle notizie apprese dalla stampa siamo a rinnovare la più' sincera solidarieta' al Sindaco Cosimi e famiglia,per la nuova minaccia ricevuta.
Il mondo ebraico ben conosce ,per subirlo spesso (ancora in questi giorni a Roma con bersaglio il Presidente della Comunita'),questo degenerato fenomeno che dev'essere avulso da qualsivoglia,anche competitivo,tipo di confronto,ove non sia opera di squilibrati che devono comunque essere posti sotto controllo.
La nostra e' quindi una partecipazione particolarmente sentita e
consola,in parte, il fatto che vi siano,sempre da quanto si legge,indizi che si spera portino presto a scoprire la fonte della minaccia.
Gadi Polacco
per Bene' Berith Livorno

E' livornese la foto vincitrice del concorso internazionale fotografico per la Giornata Europea della Cultura Ebraica 2013


Nuovo successo livornese al concorso che l’Archivio Fotografico della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea CDEC Onlus ,
in collaborazione con AEPJ
,European Association for the Preservation and Promotion of Jewish Culture and Heritage ,ha bandito per la  Giornata Europea della Cultura Ebraica 2013.

Giunto alla quinta edizione il Concorso Fotografico Europeo  "Obiettivo sul mondo ebraico” aveva per titolo "NATURA E TRADIZIONE EBRAICA", riprendendo fedelmente il tema della Giornata 2013 svoltasi il 29 settembre.

A vincere il primo premio e a meritare anche una targa con menzione speciale  sono state le livornesi Giuliana Ghelarducci e Mariangela Braghiera, figlia e madre,
già ben note per la loro passione per la fotografia d'autore e autrici di eccellenti lavori  riguardanti spesso anche soggetti ebraici.

La foto vincitrice del concorso è stata scattata presso l'antico cimitero ebraico di Livorno e s'intitola significativamente "Rebirth" ("rinascita"), mentre la menzione speciale è andata alla foto recante il titolo "Spring of peace" ("sorgente di pace")..

Il temibile duo fotografico non è nuovo a successi del genere ed è ormai saldamente presente nel palmarès del concorso annualmente bandito dal CDEC.

"Hazàk", quindi e nuovamente, alle nostre fotografe, secondo il tradizionale termine ebraico usato per complimentarsi con qualcuno.

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lunedì 23 settembre 2013

Gino Bartali Giusto tra le Nazioni mentre in Toscana si svolgono i mondiali di ciclismo.

Lo Yad Vashem,il Memoriale della Shoa' di Gerusalemme,ha ufficializzato sul proprio sito internet l'avvenuto riconoscimento di Gino Bartali quale Giusto tra le Nazioni,riconoscendone l'attivita' a favore degli ebrei perseguitati durante il buio periodo nazifascista.
Impossibile non notare la felice concomitanza tra annuncio e svolgimento in Toscana,terra del campione,dei mondiali di ciclismo.

Gadi Polacco

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martedì 17 settembre 2013

Ha inizio mercoledi sera la festa ebraica di Sukkot ("Festa delle capanne") che chiuderà la serie di ricorrenze autunnali

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La festa delle capanne (da www.ucei.it)

La festa di Sukkoth inizia il 15 del mese di Tishrì. Sukkoth in ebraico significa "capanne" e sono appunto le capanne a caratterizzare questa festa gioiosa che ricorda la permanenza degli ebrei nel deserto dopo la liberazione dalla schiavitù dall'Egitto: quaranta anni in cui abitarono in dimore precarie, accompagnati però, secondo la tradizione, da "nubi di gloria".
Nella Torà (Levitico, 23, 41-43) infatti troviamo scritto: "E celebrerete questa ricorrenza come festa in onore del Signore per sette giorni all'anno; legge per tutti i tempi, per tutte le vostre generazioni: la festeggerete nel settimo mese. Nelle capanne risiederete per sette giorni; ogni cittadino in Israele risieda nelle capanne, affinché sappiano le vostre generazioni che in capanne ho fatto stare i figli di Israele quando li ho tratti dalla terra d'Egitto".
La festa delle capanne è una delle tre feste di pellegrinaggio prescritte nella Torà, feste durante le quali gli ebrei dovevano recarsi al Santuario a Gerusalemme, fino a quando esso non fu distrutto dalle armate di Tito nel II secolo e.v. Altri nomi della festa sono "Festa del raccolto" e anche "Festa della nostra gioia", poiché cade proprio in coincidenza con la fine del raccolto quando si svolgevano grandi manifestazioni di gioia. Questa festa è detta anche "festa dei tabernacoli" e il precetto che la caratterizza è proprio quello di abitare in capanne durante tutti i giorni della festa. Se a causa del clima o di altri motivi non si può dimorare nelle capanne, vi si devono almeno consumare i pasti principali. Altri nomi della festa sono "Festa del raccolto" e anche "Festa della nostra gioia", poiché cade proprio in coincidenza con la fine del raccolto quando si svolgevano grandi manifestazioni di gioia.
La capanna deve avere delle dimensioni particolari e deve avere come tetto del fogliame piuttosto rado, in modo che ci sia più ombra che luce, ma dal quale si possano comunque vedere le stelle. E' uso adornare la sukkà, la capanna, con frutta, fiori, disegni e così via.
La sukkà non è valida se non è sotto il cielo: l'uomo deve avere la mente e lo spirito rivolti verso l'alto.
Un altro precetto fondamentale della festa è il lulàv: un fascio di vegetali composto da un ramo di palma, due di salice, tre di mirto e da un cedro che va agitato durante le preghiere. Forte è il significato simbolico del lulàv: la palma è senza profumo, ma il suo frutto è saporito; il salice non ha né sapore né profumo; il mirto ha profumo, ma non sapore ed infine il cedro ha sapore e profumo. Sono simbolicamente rappresentati tutti i tipi di uomo: tutti insieme sotto la sukkà. Secondo un'altra interpretazione simbolica la palma sarebbe la colonna vertebrale dell'uomo, il salice la bocca, il mirto l'occhio ed infine il cedro il cuore. L'uomo rende grazie a Dio con tutte le parti del suo essere.
L'uomo è disposto a mettersi al servizio di Dio anche nel momento in cui sente che massima è la potenza che ha raggiunto: ha appena raccolto i frutti del suo raccolto, ma confida nella provvidenza divina e abbandona, anche se solo per pochi giorni, la sua dimora abituale per abitare in una capanna. Capanna che è insieme simbolo di protezione, ma anche di pace fra gli uomini. "E poni su di noi una sukkà di pace" riecheggiano infatti i testi di numerose preghiere; ci sono dettagliate regole che stabiliscono l'altezza massima e minima che deve avere una sukkà, ma per quanto concerne la larghezza viene stabilita solo la dimensione minima: nei tempi messianici infatti la tradizione vuole che verrà costruita una enorme unica sukkà nella quale possa risiedere tutta l'umanità intera.

La gioia della Torà

L'ultimo giorno della festa di Sukkoth si chiama Oshanà rabbà (grande invocazione di salvezza dal significato letterale: Deh, salvaci). Il periodo di pentimento si conclude definitivamente con questo giorno. Il perdono che ci verrà accordato viene invocato battendo i rami di salice durante una suggestiva cerimonia, cerimonia durante la quale si compie anche per sette volte un giro intorno alla Torà, con in mano il lulav. Secondo alcuni lo scuotimento dei rametti di salice rappresenta la pioggia, simbolo di prosperità. Il segnale è la fine del male, come premessa dell'era messianica. Alcuni conservano i rametti del salice per la cerimonia che si tiene subito prima di Pesach, la Pasqua ebraica, durante la quale si bruciano le rimanenze dei cibi lievitati.
Sheminì 'Azzeret (il significato di queste parole è "ottavo giorno di radunanza") è l'ultimo giorno in cui si usa andare nella capanna, tuttavia senza recitare le benedizioni. Nel passo della Bibbia in cui si parla di Sukkoth (Levitico 23) la durata della ricorrenza è fissata in sette giorni. Si parla poi di un "ottavo giorno di radunanza": Sheminì Azzaret. Quasi un prolungamento della festa.
In questo giorno durante il servizio di Mussaf viene introdotta la formula "che fai soffiare il vento e scendere la pioggia". Tale formula verrà mantenuta nell'Amidà (preghiera che si recita a voce bassa) fino alla festa di Pesach, la Pasqua ebraica.
Il giorno successivo è Simchàt Torà, giorno particolarmente lieto, come indicato dal nome stesso: la "gioia della Torà". La lettura della Torà, da cui vengono pubblicamente letti e recitati dei brani ogni settimana durante tutto il corso dell'anno, in questo giorno trova insieme conclusione e principio del ciclo: viene infatti letto l'ultimo brano e si ricomincia con il primo brano. In questo modo la lettura della Torà mantiene la sua continuità nel tempo. Le persone che in questo giorno sono chiamate alla lettura, sono considerate come "sposi" della Torà e di Bereshith (la parola con cui inizia la Torà) e come sposi vengono festeggiati da parenti e amici. In alcune comunità gli "sposi" offrono confetti a parenti e amici.
Durante i sette giri che si compiono nella sinagoga, con i rotoli della Torà sulle braccia, spesso la gioia che si manifesta stride con l'austerità del luogo: le donne gettano caramelle verso la folla festante che spesso danza intorno alla Torà.

Immagine : il dipinto di S.A. Hart: Festa della Legge nell'antica Sinagoga di Livorno




mercoledì 11 settembre 2013

DA VENERDI A SABATO SERA VERRA' CELEBRATO LO YOM KIPPUR

Da venerdi sera sino a sabato sera il mondo ebraico osserverà lo Yom Kippur, il  solenne Giorno del digiuno d'espiazione che pone ogni ebreo a diretto confronto con il Signore ma anche con il prossimo.
Centrale è il tema della "teshuvà", letteralmente "ritorno"  inteso come "pentimento".
Due e distinte  sono appunto le vie : una diretta caratterizzata dal  rapporto tra l'uomo e il Creatore e l'altra tra uomo e uomo .
A ciascuno ci si deve rivolgere e, nel rapporto tra persone, solo la parte offesa può concedere il perdono.
Il giorno dell'espiazione

Il dieci del mese di Tishrì cade lo Yom Kippur, giorno considerato come il più sacro e solenne del calendario ebraico.
E' un giorno totalmente dedicato alla preghiera e alla penitenza e vuole l'ebreo consapevole dei propri peccati, chiedere perdono al Signore. E' il giorno in cui secondo la tradizione Dio suggella il suo giudizio verso il singolo. Se tutti i primi dieci giorni di questo mese sono caratterizzati dall'introspezione e dalla preghiera, questo è un giorno di afflizione, infatti in Levitico 23:32 è scritto "voi affliggerete le vostre persone". E' un giorno di digiuno totale, in cui ci si astiene dal mangiare, dal bere e da qualsiasi lavoro o divertimento e ci si dedica solo al raccoglimento e alla preghiera; il digiuno che affligge il corpo ha lo scopo di rendere la mente libera da pensieri e di indicare la strada della meditazione e della preghiera.
Prima di Kippur si devono essere saldati i debiti morali e materiali che si hanno verso gli altri uomini. Si deve chiedere personalmente perdono a coloro che si è offesi: a Dio per le trasgressioni compiute verso di Lui, mentre quelle compiute verso gli altri uomini vanno personalmente risarcite e sanate.
Ci si deve avvicinare a questo giorno con animo sereno e fiduciosi che la richiesta di essere iscritti da Dio nel "Libro della vita", sarà esaudita. La purezza con cui ci si avvicina a questa giornata da alcuni è sottolineata dall'uso di vestire di bianco.
E' chiamato anche "Sabato dei sabati", ed è l'unico tra i digiuni a non essere posticipato se cade di sabato.
Kippur è forse la più sentita tra le ricorrenze e anche gli ebrei meno osservanti in questo giorno sentono con più forza il loro legame con l'ebraismo. Un tempo, gli ebrei più lontani venivano detti "ebrei del Kippur" perché si avvicinavano all'ebraismo solo in questo giorno.
L'assunzione della responsabilità collettiva è un altra delle caratteristiche di questo giorno: in uno dei passi più importanti della liturgia si chiede perdono dicendo "abbiamo peccato, abbiamo trasgredito....". La liturgia è molto particolare e inizia con la commovente preghiera di Kol Nidrè, nella quale si chiede che vengano sciolti tutti i voti e le promesse che non possono essere state mantenute durante l'anno.
Questa lunga giornata di 25 ore viene conclusa dal suono dello Shofàr, il corno di montone, che invita di nuovo al raccoglimento, e subito dopo dalla cerimonia di "separazione" dalla giornata con cui si inizia il giorno comune..
(dal sito dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane)


Comunitando
www.livornoebraica.org
(a cura di Gadi Polacco)

Nella foto :frontespizio di un antico formulario di preghiera per il Kippur (1797) edito a Livorno


E' scomparso a Firenze il Prof. Rodolfo Liscia

E' scomparso oggi a Firenze il Prof. Rodolfo Liscia,di origine livornese.
Da anni in pensione, era stato primario chirurgico all'ospedale S.Giovanni di Dio di Firenze,dove viveva da decenni.
Nel 2004 era mancata la moglie, Jenny Bassani, sorella dello scrittore ferrarese Giorgio Bassani e artista.
Rodolfo Liscia era assai noto anche nella nostra citta' e per decenni e' stato,per le Comunita' ebraiche non solo toscane e in aggiunta ad altre attivita', "moel" (colui che effettua le circoncisioni) unendo alla sua alta professionalita' altrettanto elevata pratica della vita ebraica,religiosamente e culturalmente.
Sincere condoglianze ai figli e ai parenti tutti per un lutto che sicuramente tocca l'intero mondo ebraico.

Comunitando
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sabato 7 settembre 2013

La pace invocata dal Papa

"Vogliamo unire anche noi la nostra voce al coro di plauso con cui tutto il mondo ha salutato l'invocazioner alla pace in terra fatta dal Sommo Pontefice nella sua recente enciclica.La pace è l'ideale massimo, l'aspirazione costante, l'elemento indispensabile alla vita umana, secondo il pensiero ebraico.

Forse è questo ideale biblico che ha ispirato il Capo della Chiesa nella sua nobile invocazione, come aveva ispirato i primi predicatori  della fede cristiana. Molti secoli fa, quasi 2800 anni or sono, uno dei più grandi profeti d'Israele, Isaia, il cui libro secondo Renan ha fornito più d'ogni altro materiali di pensiero al Cristianesimo, diceva nel nome del Signore : "Pace,pace al lontano e al vicino" (Isaia, cap. LVIII,19). Paolo ripeteva ai pagani di Efeso che Gesù era venuto a recare il buon annunzio della pace a loro che erano lontani e a quelli che erano vicini , ripetendo il vaticinio di Isaia (Efesini, II, 17).

L apace è stata per gli Ebrei d'ogni secolo il bene più prezioso e più necessario, predicato, desiderato, esaltato, celebrato in tutte le loro scritture , in tutte le loro preghiere, dai tempi più antichi ad oggi,fino a diventare la formula di saluto e d'augurio  reciproco in ogni ora e in ogni occasione.

Il Messia è annunziato col titolo di principe della pace (Isaia, IX, 5) e la ricerca costante della pace è, secondo il salmista (XXXIV, 15) , una garanzia di lunga vita.

Secondo i Farisei, così spesso e così volentieri maltrattati, cominciando dagli Evangeli, la pace è il massimo bene, è la base d'ogni altra fortuna o pregio.

Se volessimo raccogliere tutte le massime e tutte le raccomandazioni dei Rabbini intorno alla pace, ne verrebbe fuori un grosso volume, come nessun'altra letteratura e filosofia potrebbe mai comporre o fornire.

Un moderno studioso, Louis Finkelstein, ha voluto risalire all'origine della ''dottrina profetica della pace''  e crede di averla scoperta nella plebe ebraica, nella classe dei pastori, press'a poco nel X secolo av. l'E.V., sicchè Giovanni XXXIII avrebbe avuto i precursori del suo anelito odienro nell'umile gente che guidava al pascolo le greggi nell'Asia anteriore ed aveva in Abele il suo modello e nei patriarchi d'Israele, Abramo,Isacco , e Giacobbe, l'incarnazione del suo ideale (vedi i capp. XVI e XVII nel volume The Pharisees, Filadelfia, 1940, pagg. 344-442).

Non sarebbe l'ora che anche per Israele, che sempre la sognò e la cantò, giungesse l'età della pace a cui oggi il mondo anela, dopo tante guerre, tanti odi, tante stragi e che l'Umanità si quietasse finalmente e spezzasse le spade e le lance, i cannoni e i missili come auspicava il profeta Isaia (II,4), per inaugurare una nuovà età senza armi e senza frontiere' "

Rabbino Prof. Dante Lattes (z.l.)
in Rassegna Mensile Israel
maggio 1963

lunedì 2 settembre 2013

DA MERCOLEDI SERA IL CALENDARIO EBRAICO ENTRA NELL'ANNO 5774



Avrà inizio mercoledi 4 settembre, per terminare il 6 sera (il calendario ebraico è lunare), Rosh Hashanà,ovvero il Capodanno ebraico.
Si entrerà quindi nell'anno 5774 e con questa festività inizia una serie di ricorrenze assai densa, avendo a ruota il Giorno del Kippur e poi la festa di Succot.

"Rosh Ha-Shanà cade i primi due giorni del mese di Tishrì ed è il capo d'anno per la numerazione degli anni, per il computo dei giubilei e per la validità dei documenti", ricorda il sito dell'Unione delle Comunità che poi continua spiegando:" ha un carattere e un'atmosfera assai diversi da quella normalmente vigente nel capo d'anno "civile" in Italia. Infatti è considerato giorno di riflessione, di introspezione, di auto esame e di rinnovamento spirituale. E' il giorno in cui, secondo la tradizione, il Signore esamina tutti gli uomini e tiene conto delle azioni buone o malvagie che hanno compiuto nel corso dell'anno precedente. Nel Talmud infatti è scritto "A Rosh Ha-Shanà tutte le creature sono esaminate davanti al Signore". Non a caso tale giorno nella tradizione ebraica è chiamato anche "Yom Ha Din", il giorno del giudizio. Il giudizio divino verrà sigillato nel giorno di Kippur, il giorno dell'espiazione. Tra queste due date corrono sette giorni che sommati ai due di Rosh Ha-Shanà e a quello di Kippur vengono detti i "dieci giorni penitenziali".

"Rosh Ha-Shanà riguarda il singolo individuo, il rapporto che ha con il suo prossimo e con Dio, le sue intenzioni di miglioramento", approfondisce lo stesso sito, "nella Torà, (Levitico 23:23,24) il primo giorno del mese di Tishrì è designato come "giorno di astensione dal lavoro, ricordo del suono, sacra convocazione", e nuovamente in Numeri (29:1,6) è ripetuto che è "un giorno di suono strepitoso": un altro dei nomi di questa festa è "Yom Teru'a", giorno del suono dello Shofar, il grande corno. In ottemperanza al comando biblico in questo giorno viene suonato lo Shofar, simbolo del richiamo all'uomo verso il Signore. Questo suono serve a suscitare una rinascita spirituale e a portare verso la teshuvà, il pentimento, il ritorno verso la giusta via. Lo Shofar, oltre a chiamare a raduno, ricorda l'episodio biblico del "sacrificio" di Isacco, sacrificio in realtà mai avvenuto in quanto fu sacrificato un montone al posto del ragazzo. Il corno deve essere di un animale ovino o caprino in ricordo di questo episodio. Inoltre lo shofar ricorda il dono della Torà nel Sinai che era accompagnato da questo suono e allude anche al Grande Shofar citato in Isaia (27:13) "E in quel giorno suonerà un grande shofar", annunciatore dei tempi messianici.
I suoni che vengono emessi da questo strumento sono di diverso tipo: note brevi, lunghe e interrotte; secondo una interpretazione esse sono emesse in onore dei patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe".

Tale è la solennità che caratterizza l'ascolto del suono dello Shofar che lo si ascolta in piedi possibilmente cercando di seguire ogni singola nota,in rispettoso silenzio.

Il portale Ucei approfondisce poi che "Rosh Ha-Shanà è chiamato anche Giorno del Ricordo, infatti la tradizione vuole che Dio proprio in questa data abbia finito la Sua opera di creazione e sarebbe stato creato Adamo, il primo uomo.
Un antico uso legato a questa giornata vede l'ebreo recarsi verso un corso d'acqua,un pozzo o una sorgente o verso il mare per recitare delle preghiere e svuotarsi simbolicamente le tasche, atto che rappresenta appunto attraverso questa simbologia  il disfarsi delle colpe commesse e un impegno,si spera non  simbolico in questo caso, a rigettare ogni cattivo comportamento, come scritto nel libro biblico di Michà : "Getterai i nostri peccati nelle profondità del mare".

A Livorno è antico uso, risalente a quando ancora era in funzione lo splendido antico Tempio, di effettuare questa cerimonia presso un pozzo nella Yeshivà Marini, oggi sede anche del locale museo ebraico. 

Alcuni in questo giorno vestono di bianco, simbolo di purezza e rinnovamento spirituale. Anche i rotoli della Torà e l'Arca vengono vestiti di questo colore. Quest'usanza può essere ricondotta al verso di Isaia (1:18) in cui è scritto: "quand'anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diverranno bianchi come la neve".

"A Rosh Ha-Shanà si usa mangiare cibi il cui nome o la cui dolcezza possa essere ben augurante per l'anno a venire", riferisce sempre la scheda on line dell'Ucei , e "si usa anche piantare dei semini di grano e di granturco che germoglieranno in questo periodo, in segno di prosperità".

Shanà tovà, ovvero buon anno.

Nell'immagine : i partecipanti alla preghiera ascoltano in piedi,con devozione, il suono dello Shofar (fonte http://phynedyning.wordpress.com)





DA MERCOLEDI SERA IL CALENDARIO EBRAICO ENTRA NELL'ANNO 5774

COMUNITANDO
www.livornoebraica.org
(a cura di Gadi Polacco)

Avrà inizio mercoledi 4 settembre, per terminare il 6 sera (il calendario ebraico è lunare), Rosh Hashanà,ovvero il Capodanno ebraico.
Si entrerà quindi nell'anno 5774 e con questa festività inizia una serie di ricorrenze assai densa, avendo a ruota il Giorno del Kippur e poi la festa di Succot.

"Rosh Ha-Shanà cade i primi due giorni del mese di Tishrì ed è il capo d'anno per la numerazione degli anni, per il computo dei giubilei e per la validità dei documenti", ricorda il sito dell'Unione delle Comunità che poi continua spiegando:" ha un carattere e un'atmosfera assai diversi da quella normalmente vigente nel capo d'anno "civile" in Italia. Infatti è considerato giorno di riflessione, di introspezione, di auto esame e di rinnovamento spirituale. E' il giorno in cui, secondo la tradizione, il Signore esamina tutti gli uomini e tiene conto delle azioni buone o malvagie che hanno compiuto nel corso dell'anno precedente. Nel Talmud infatti è scritto "A Rosh Ha-Shanà tutte le creature sono esaminate davanti al Signore". Non a caso tale giorno nella tradizione ebraica è chiamato anche "Yom Ha Din", il giorno del giudizio. Il giudizio divino verrà sigillato nel giorno di Kippur, il giorno dell'espiazione. Tra queste due date corrono sette giorni che sommati ai due di Rosh Ha-Shanà e a quello di Kippur vengono detti i "dieci giorni penitenziali".

"Rosh Ha-Shanà riguarda il singolo individuo, il rapporto che ha con il suo prossimo e con Dio, le sue intenzioni di miglioramento", approfondisce lo stesso sito, "nella Torà, (Levitico 23:23,24) il primo giorno del mese di Tishrì è designato come "giorno di astensione dal lavoro, ricordo del suono, sacra convocazione", e nuovamente in Numeri (29:1,6) è ripetuto che è "un giorno di suono strepitoso": un altro dei nomi di questa festa è "Yom Teru'a", giorno del suono dello Shofar, il grande corno. In ottemperanza al comando biblico in questo giorno viene suonato lo Shofar, simbolo del richiamo all'uomo verso il Signore. Questo suono serve a suscitare una rinascita spirituale e a portare verso la teshuvà, il pentimento, il ritorno verso la giusta via. Lo Shofar, oltre a chiamare a raduno, ricorda l'episodio biblico del "sacrificio" di Isacco, sacrificio in realtà mai avvenuto in quanto fu sacrificato un montone al posto del ragazzo. Il corno deve essere di un animale ovino o caprino in ricordo di questo episodio. Inoltre lo shofar ricorda il dono della Torà nel Sinai che era accompagnato da questo suono e allude anche al Grande Shofar citato in Isaia (27:13) "E in quel giorno suonerà un grande shofar", annunciatore dei tempi messianici.
I suoni che vengono emessi da questo strumento sono di diverso tipo: note brevi, lunghe e interrotte; secondo una interpretazione esse sono emesse in onore dei patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe".

Tale è la solennità che caratterizza l'ascolto del suono dello Shofar che lo si ascolta in piedi possibilmente cercando di seguire ogni singola nota,in rispettoso silenzio.

Il portale Ucei approfondisce poi che "Rosh Ha-Shanà è chiamato anche Giorno del Ricordo, infatti la tradizione vuole che Dio proprio in questa data abbia finito la Sua opera di creazione e sarebbe stato creato Adamo, il primo uomo.
Un antico uso legato a questa giornata vede l'ebreo recarsi verso un corso d'acqua,un pozzo o una sorgente o verso il mare per recitare delle preghiere e svuotarsi simbolicamente le tasche, atto che rappresenta appunto attraverso questa simbologia  il disfarsi delle colpe commesse e un impegno,si spera non  simbolico in questo caso, a rigettare ogni cattivo comportamento, come scritto nel libro biblico di Michà : "Getterai i nostri peccati nelle profondità del mare".

A Livorno è antico uso, risalente a quando ancora era in funzione lo splendido antico Tempio, di effettuare questa cerimonia presso un pozzo nella Yeshivà Marini, oggi sede anche del locale museo ebraico. 

Alcuni in questo giorno vestono di bianco, simbolo di purezza e rinnovamento spirituale. Anche i rotoli della Torà e l'Arca vengono vestiti di questo colore. Quest'usanza può essere ricondotta al verso di Isaia (1:18) in cui è scritto: "quand'anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diverranno bianchi come la neve".

"A Rosh Ha-Shanà si usa mangiare cibi il cui nome o la cui dolcezza possa essere ben augurante per l'anno a venire", riferisce sempre la scheda on line dell'Ucei , e "si usa anche piantare dei semini di grano e di granturco che germoglieranno in questo periodo, in segno di prosperità".

Shanà tovà, ovvero buon anno.

Nell'immagine : i partecipanti alla preghiera ascoltano in piedi,con devozione, il suono dello Shofar (fonte http://phynedyning.wordpress.com)



venerdì 30 agosto 2013

A NOVANT'ANNI DALLA SCOMPARSA DI RAV SAMUELE COLOMBO (z.l.), PRIMO RABBINO MAGGIORE DI LIVORNO

Il 26 Elul, corrispondente quest'anno al giorno 1 settembre, ricorrono novant'anni dalla scomparsa di Rav Samuele Colombo (z.l.), primo Rabbino Maggiore di Livorno. Personaggio fondamentale della storia ebraica livornese, allievo di Maestri del calibro dei Rabbini Elia Benamozegh (z.l.) e Israel Costa (z.l.), si connota quale figura dotata di enorme e varia cultura, come testimoniano i numerosi scritti,discorsi e interventi (molti dei quali ancora inediti).
Dedito con passione all'insegnamento e amato dalla sua Comunità, sarà il principale Maestro del suo successore Rav Alfredo S. Toaff (z.l.) ,al quale pochi giorni prima di morire lascerà il testimone investendolo dell'incarico di portare il suo saluto e la sua benedizione,a Rosh Hashanà, all'amata Comunità.
La meritata fama di Rav Colombo, per i livornesi il "sor Colombo", è testimoniata dalla continua presenza, verificata ancora pochi giorni or sono, di sassi sulla sua tomba,segno di attenzione , ricordo e direi anche devozione.
Comunitando - www.livornoebraica.org tornerà su questa importante figura proponendo ulteriore materiale e, a giorni, verrà inaugurato uno spazio on line appositamente riservato a scritti ebraici di Maestri livornesi o riguardanti comunque Livorno ebraica, la sua storia,i suoi personaggi e il suo grande minhag (rito) che merita di essere preservato e conosciuto.
Ringrazio per la preziosa collaborazione il Dr. Ariel Viterbo che ha unito al proprio legame di famiglia con Rav Colombo, suo bisnonno, la capacità quale studioso e la propria professionalità.
Il saggio che segue, parlare di articolo mi pare troppo modesto da parte sua, è la rivisitazione del lavoro (come indicato di seguito) che egli preparò per la rivista "Materia Giudaica"  che ringrazio anche da parte mia.
Sia il ricordo di Rav Colombo per benedizione.

Gadi Polacco
Comunitando
www.livornoebraica.org

(nell'immagine Rav Samuele Colombo, z.l.)

 



Il pensiero di Elia Benamozegh nella ricezione di un suo discepolo: Samuele Colombo, rabbino di Livorno dal 1900 al 1923.
Di Ariel Viterbo
Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta in Materia Giudaica, XV-XVI, 2010-2011. L'autore ringrazia qui la direzione della rivista per il permesso di pubblicarlo in questa sede.



Samuele Colombo è una figura praticamente sconosciuta alle nuove generazioni ebraiche e ai ricercatori. Eppure non mancano gli elementi che lo rendono un personaggio di un certo spessore storico. Fu discepolo di Elia Benamozegh, in quanto suo studente al Collegio rabbinico di Livorno negli anni ottanta-novanta del diciannovesimo secolo1. Lo affiancò e ne fu poi il successore sulla cattedra rabbinica della comunità e alla direzione del Collegio. Fu il primo presidente della Federazione Rabbinica Italiana, l'organo rappresentativo dei rabbini italiani costituitosi anche per sua volontà nel 1917. Fu, come Benamozegh, fertile autore di articoli e saggi, seppure di minore ampiezza e originalità di quelli del maestro, e come lui fu abile predicatore. Operò nel primo quarto del ventesimo secolo, un periodo che vide l'ebraismo italiano di fronte alle lusinghe dell'assimilazione, alla tragedia della prima guerra mondiale, al richiamo del sionismo, al confronto con il modernismo, al mutamento della condizione femminile. Di fronte a tutte queste sfide del suo tempo, Colombo si espresse con voce chiara e autorevole.2

Nacque il 17 gennaio 1868 a Pitigliano, nota comunità toscana, come altri rabbini alcuni anch'essi oggi parzialmente o totalmente dimenticati: Mosé Sorani, Flaminio Servi, e come il non dimenticato Dante Lattes, anch'egli discepolo di Benamozegh.3 La famiglia era di origine sefardita.4 Il suo omonimo nonno era stato rabbino a Pitigliano, i suoi genitori erano David, di mestiere calzolaio, e Fortunata Coen.5 Morte la madre nel darlo alla luce, dopo pochi anni il padre si trasferì insieme al figlio a Livorno. Colombo visse sempre in questa città, salvo il periodo universitario a Pisa, brevi viaggi a Pitigliano e in altre comunità e poi nell'ultimo anno di vita, un soggiorno a Fiesole per cercare inutilmente di curarsi. Venne avviato agli studi rabbinici e studiò al Collegio rabbinico di Livorno, dove Benamozegh insegnava. Altro suo maestro fu Rav Israel Costa, una figura che merita anch'essa l'attenzione degli studiosi.6 Nel 1893 conseguì la Laurea rabbinica a Livorno.7 Da allora fu membro della Commissione rabbinica con Costa e Benamozegh. Livorno era infatti ancora guidata da una commissione di tre rabbini, Nel 1896 conseguì anche la laurea in lettere e si sposò con Clelia Luzzatti, dalla quale avrà due figli, Yoseph (che sarà figura anche lui di spicco dell'ebraismo italiano a partire dal 1938, quando fondò e diresse la scuola della comunità di Milano nel periodo delle leggi razziali) ed Eugenio. Nel giro di meno di 4 anni morirono sia Costa che Benamozegh e Colombo nel 1900 si ritrovò solo alla guida della Comunità. Non è chiaro per quale motivo non si continuò con la Commissione, la scelta fu probabilmente motivata dal calo demografico della Comunità.
Fra le sue prime iniziative ci fu nel 1903 l'istituzione della maggiorità religiosa delle bambine, attuando quello che era già stato un progetto di Benamozegh, ricordato a Colombo stesso in una lettera del 27 giugno 1898.8
Negli anni 1911-1912 ebbe una polemica con Alfonso Pacifici, a seguito della relazione di quest'ultimo al primo convegno giovanile a Firenze, in cui affermò la sua tesi che "l'ebraismo non è una religione". Colombo gli replicò sulle pagine sulla Settimana Israelitica, lo scambio di reazioni continuò per qualche numero e poi passò ad uno scambio di lettere private fra i due. La polemica fu accesa ma non fece perdere a nessuno dei due il rispetto che nutrivano l'uno per l'altro.9
E del 1912 è anche la causa giudiziaria alla Pretura di Livorno, di cui sono rimaste memorie a stampa e la ricostruzione fatta dal figlio Yoseph. Colombo non volle celebrare le nozze di un'ebrea per la quale sussisteva il sospetto di essere nata al di fuori di un regolare matrimonio ed essere quindi nello stato di mamzer, al quale è vietato contrarre matrimonio ebraico. Colombo venne citato in tribunale dall'avvocato della sposa. Al termine del dibattimento, vinse la causa, che ebbe non poca eco sulla stampa locale ed ebraica.10
Nel 1917 fu fra i promotori della Federazione Rabbinica Italiana e ne fu il primo presidente.11
Un suo breve ritratto è dato dal figlio Yoseph in un Quaderno di memorie familiari, inedito. Era fin dalla nascita, o quasi, leggermente zoppicante; piccolo di statura e un po’ miope; ma non portava occhiali altro che quando, al tempio, doveva ufficiare.
Di costituzione piuttosta debole, specie di stomaco e di intestino, questi sintomi si aggravarono nel 1923; in tale anno si recò per riposo a Fiesole con la famiglia … e si affidò alle cure e ai consigli del prof. Frugoni. Mancò di ulcera duodenale alla Clinica Medica di Firenze (Ospedale di s. Maria Nuova) il 7 settembre 1923, corrispondente al 26 Elul. Era venerdì sera pochi minuti prima dell’entrata di Sabato. Il funerale da Firenze a Livorno, ove è sepolto al Cimitero dei Lupi, avvenne la domenica successiva.
Era di carattere molte dolce e remissivo, divideva la sua giornata tra il tempio, la scuola e la Sua casa ove studiava sempre, specie la sera fino a tarda ora.
E qui non si puo' non ricordare il passo autobiografico nel quale Benamozegh ricorda le notti trascorse a studiare lo Zohar con lo zio materno, a lume di candela.12


La ricerca ora avviata sulla figura di Colombo è ancora ai primi passi. Per il momento si è compiuta una prima ricognizione sui suoi scritti editi: discorsi rabbinici pronunciati in occasioni diverse (feste ebraiche, matrimoni, funerali, avvenimenti storici), conferenze, monografie di halachà e pensiero, traduzioni, l'insieme rende l'idea di uno scrittore fertile ma di spessore certamente minore del maestro.
La continuazione della ricerca dovrà completare la ricerca e l'analisi degli scritti editi, integrandoli poi con un gruppo di scritti inediti, recentemente individuati.
L'insieme degli scritti editi ed inediti permetterà un'analisi mai compiuta prima delle idee e il pensiero di Colombo e sui messaggi che desiderava trasmettere alla sua comunità e ai suoi lettori.
Si dovrà esaminare anche l'archivio della comunità di Livorno, per ricostruire nella sua interezza la sua attività rabbinica e forse anche reperire ulteriori manoscritti o carteggi, ponendo sempre l'attenzione all'eventuale componente cabalistica degli scritti di Colombo. Se Benamozegh è stato l'ultimo cabalista, dove si è perso questo aspetto del suo pensiero?
Le biografie dei due rabbini si intrecciarono inizialmente al Collegio Rabbinico di Livorno. La scuola nella quale studiò Colombo era già quella forgiata in gran parte da Benamozegh. Istituzione antica, conosciuta nei secoli come Talmud Torà, aveva accompagnato la vita della comunità livornese e in certi frangenti ne era stato il centro culturale. Nel 1867 Benamozegh, che aveva cominciato ad insegnare nel Collegio alcuni anni prima, stilò una relazione al consiglio della comunità in cui disegnava il nuovo volto dell'istituzione che era stata nei secoli vivace centro di discussione ed insegnamento ma sempre baluardo contro ogni tendenza innovatrice e completamente aderente alla corrente tradizionalistica:
"Si comprese la necessità di porsi al livello dell'ebraismo europeo ed anche che la scienza non è essenzialmente ereticale e che Livorno poteva sperare di serbarsi ortodossa diventando scientifica … bisognava dunque accettare il principio che non si doveva più a lungo sequestrarci dal gran moto scientifico che con vario indirizzo tutti gli animi agitava e finalmente porci praticamente in grado di adeguare la progredita istruzione e ciò aprendo a Maestri e discepoli l'immenso imperio della moderna letteratura israelitica francese, inglese e germanica. Bisognava poi colmare i vuoti che si deploravano: era un vuoto la critica biblica, la quale se vale talvolta a demolire, vale e puo' valere a edificare; almeno bisognava conoscerla per poterla combattere; era un vuoto la critica tradizionale e la storia dei Dottori, lo studio delle lingue classiche e di quelle semitiche. … Nei vari insegnamenti è intendimento dell'insegnante di porsi e porre a giorno i suoi scolari dello stato attuale e del progresso delle varie ebraiche discipline, sceverando in tutta la moderna cultura il grano dal loglio. Segnatamente nella teologia è costante preocupazione dell'autore del corso di giovarsi di quanto di utile porgono la teologia e la filosofia in generale e di combattere gli errori dominanti e più perniciosi."13
Quella di Benamozegh fu una riforma vera e propria: gli anni del corso rabbinico passarono da sei a nove e in seguito a dodici, comprendendo i programmi di studio del ginnasio e del liceo e infine la laurea universitaria venne dichiarata obbligatoria per conseguire il titolo rabbinico. Questo senza mutare l'indirizzo degli studi ebraici, integrandoli con discipline critiche, storiche e filosofiche, dallo studio delle quali la verità dell'ebraismo non poteva essere comunque intoccata o minacciata bensì confermata. Colombo fu alunno del Collegio negli anni del cambiamento determinato da Benamozegh e la sua scelta di studiare anche all'università prima che fosse reso un obbligo, fu evidentemente influenzata, se non voluta, dal maestro.

Degli anni comuni di rabbinato ci restano tre lettere di Benamozegh a Colombo, lettere che rivelano affetto e abitudini di stretta collaborazione tra i due.14
Della vicinanza, fisica e spirituale, fra maestro e allievo testimoniò Guglielmo Lattes, nel suo libro uscito subito dopo la morte di Benamozegh e rimasta sua unica biografia:
Durante l’infermità, - insieme al figlio Emanuele - lo assistè quasi di continuo il giovane rabbino Dott. Sa. C., con amore di discepolo, con sollecitudine filiale; fu presso al capezzale del grande maestro durante la sua lunga agonia, fino agli ultimi istanti, quand’egli chiuse gli occhi alla vita terrena per aprirli nell’eternità.15
Colombo compose anche l'iscrizione ebraica sulla tomba di Benamozegh. Il suo rapporto di discepolo e continuatore degli insegnamenti di Benamozegh è testimoniato anche dalla notizia che, nei corsi che aveva cominciato a dare al collegio rabbinico ancora prima della morte del maestro, si serviva dei suoi testi manoscritti.16
L'insediamento di Colombo come unico Rabbino Maggiore della comunità di Livorno fu il sabato di Chanuchà, il 19 dicembre 1900: il discorso pronunciato al tempio in quell'occasione è stato pubblicato ed è un esempio delle sue doti oratorie. Dopo aver espresso l'incertezza provata nel decidere se accettare o no la chiamata al compito di Rabbino Maggiore e aver invitato i membri della comunità alla collaborazione e alla cooperazione per il successo della sua opera, ricordò coloro che lo avevano preceduto sul seggio rabbinico e che lui stesso aveva affiancato per pochi anni: "Haham Costa, più che maestro, amico e protettore mio, più che Rabbino padre della sua Comunità" e "l'indimenticabile maestro e amico mio Elia Benamozegh degno e grande rappresentante delle generazioni passate … con Lui spariva un mondo intero .. a Lui sono debitore delle sue alte e profonde vedute in Religione e a Lui, alle sue opere, ai suoi insegnamenti, al suo conversare, al suo esempio e alla sua vita studiosa e intenta al suo ideale,… io riferisco tutto il merito della mia profonda convinzione che si possa in Religione credere e ragionare insieme, che fede e ragione lungi dall'escludersi e negarsi a vicenda si concilino e si sposino in mirabile connubio!" 17
L'attenzione continua che Colombo riservava agli scritti di Benamozegh è testimoniata da alcuni articoli pubblicati, come quello del 1904 sullo scritto L’origine dei dogmi cristiani.18
Nel 1906 prendeva l'iniziativa di promuovere la pubblicazione de Israel et l’Humanité di Benamozegh, come indica la scheda esplicativa di sottoscrizione per le spese di stampa dell’opera ancora inedita, sul Vessillo Israelitico. Il libro sarà pubblicato nel 1914 a cura di Aime Palliere, discepolo cristiano del Benamozegh, mentre Colombo oltre che revisionare le citazioni da testi ebraici, ne sarà stato l'instancabile promotore. Ancora nel 1912 un altro articolo da notizia di una conferenza che tenne Colombo sul pensiero del maestro. 19
E dell'attenzione che Colombo prestò all'opera di Benamozegh testimoniò più tardi Lamberto Borghi, un suo alunno: nell'ultimo anno … prima della sua morte, egli si soffermò a lungo sul pensiero di Elia Benamozegh … 20
Infine, della continuità di magistero fra Benamozegh e Colombo testimoniò a posteriori colui che fu a sua volta il successore di Colombo, rav Alfredo Sabato Toaff: era la vera tempra dello studioso … di vedute larghe … simile in questo a … Benamozegh che leggeva … giornali, riviste, libri … pronto a ricopiarne nelle rubriche alfabetiche che teneva sempre a portata di mano i passi nei quali trovava conferma o analogia con le sue idee. 21

Concludo con le parole di Arrigo Lattes, un altro allievo di Benamozegh: Dal suo [=di Benamozegh] insegnamento fondato sulla dottrina considerata generalmente come la più esclusiva e la più antirazionale prodotta della cultura ebraica, la qaballah, i suoi allievi avevano appreso, secondo la loro stessa testimonianza, tre idee centrali, il rifiuto della fede cieca, la tendenza ad armonizzare scienza e religione, la certezza di un progresso dell'umanità verso la fratellanza universale.22

Tre idee che ritroviamo negli scritti di Colombo e che restano valide anche oggi.





1 Elia Benamozegh (Livorno, 1822-1900), definito l'ultimo cabalista ebreo del Rinascimento, fu una delle personalità di maggior spicco dell'Ottocento ebraico in Italia. Membro della Commissione rabbinica di Livorno e direttore del locale Collegio rabbinico, fu scrittore fertile ed originale, in polemica con Samuel David Luzzatto (1800-1865), intorno all'autenticità della kaballah.
2 Credo che questa sia la prima volta che alla sua figura sia dedicata una conferenza in un congresso a livello accademico. A parte le rievocazioni di chi lo conobbe, non c'è ancora uno studio biografico di un qualche respiro. Qui darò i primi, provvisori risultati di una ricerca da me avviata sulla biografia e l'opera di Colombo, concentrando l'attenzione sul suo rapporto biografico e intellettuale con Benamozegh.
3 Su Pitigliano, vedi Pitigliano "La Piccola Gerusalemme" terra della libertà e dell'accoglienza, a cura di R. GIUSTI e G. GRECO, Comune di Pitigliano, Pitigliano 2009. Su Lattes vedi in questo stesso volume l'articolo di Irene Kajon.
4 Il cognome Colombo è probabilmente traduzione dell'ebraico Yonà, cognome diffuso tra gli ebrei sefarditi. Colombo aggiungeva alla sua firma le lettere samech tet, vale a dire sofò tov (un augurio: che sia buona la sua fine) o simana taba (in aramaico: buona fortuna!). In una preghiera bilingue, ebraica e italiana, a lui attribuita nel catalogo della Biblioteca Nazionale di Gerusalemme, l'autore si firma nella parte italiana S.C. e in quella ebraica Shmi, vale a dire Shmuel Yona ma anche, con un gioco di parole tipico dell'ebraismo toscano, il mio nome. Vedi: Tefilà le-Elohim. ... Ana El Ia Oshia et I-tal-ia. O Dio salva l’Italia. [Livorno, s.d. ma probabilmente durante la prima guerra mondiale].
5 I seguenti dati biografici, se non indicato diversamente, sono tratti da: Y. COLOMBO, Quaderno di memorie familiari, manoscritto di proprietà privata, f. 5; A.S. TOAFF, Samuele Colombo (1868-1923). Discorso pronunciato nel Tempio Israelitico di Livorno per commemorare il 25° anniversario della Sua morte, [Livorno] a cura della Comunità israelitica, [1948]; id., La vita e il magistero di Samuele Colombo, cinquant’anni dalla sua scomparsa, <> 39 (1973), , pp. 483-490.
6 Israel Costa (1819-1897), collega di Benamozegh, tradusse dall'ebraico all'italiano testi liturgici e biblici ed anche l'Hagadà di Pesach. Fu inoltre poeta in ebraico, autore di libri di testo di grammatica ebraica ed editore. Vedi Dizionario Bibliografico degli italiani, s.v.
7 Il diploma di laurea rabbinica è firmato, oltre che da Benamozegh, dai rabbini Alessandro Da Fano e Arrigo Lattes.
8 Non fu però il primo a farlo, anzi uno degli ultimi: la prima Comunità dove si celebrò l'iniziazione religiosa delle fanciulle fu a quanto pare Verona nel 1844; sull'istituzione del bat mizwà in Italia vedi R. DI SEGNI, Il bat Mizwà in Italia: una riforma discussa, pubblicato in occasione del Bat Mizvà di Ariela Pacifici, Roma 1990 e poi dal 2000 sul sito Torah-it, all'indirizzo http://digilander.libero.it/parasha/varie/batmizva/indice.html
Per quanto riguarda Livorno: Due lettere inedite di Elia Benamozegh a Samuele Colombo, a cura di Y. COLOMBO, In nozze Padoa-Colombo. 11 ottobre 1962, Milano 1962. [lettera del 27-6-1898]; [S. COLOMBO], Parole rivolte alle fanciulle israelite nell’occasione della celebrazione della loro maggiorità religiosa al Tempio Maggiore di Livorno. [Livorno] 5663-1903, id., Lettere di Clementina de Rothschild a un’amica cristiana. Versione dal francese. Belforte, Livorno 1904, p. 5; L. E. FUNARO, “Compagna e partecipe”. Donne della comunità ebraica livornese nel secondo Ottocento, in Sul filo della scrittura. Fonti e temi per la storia delle donne a Livorno, Plus, Pisa 2005, pp. 319-320, nn. 1-3.
9 Sulla polemica, ho scritto un paper in ebraico nel quadro del M.A. in Archivistica all'Università Ebraica di Gerusalemme nel 2002: A. VITERBO, Halifat Mikhtavim bein ha rav Samuele Colombo levein Alfonso Pacifici 1912-1915, (=Lo scambio di lettere fra rav Samuele Colombo e Alfonso Pacifici 1912-1915) Gerusalemme 2002. I testi della polemica sono anche in A. PACIFICI, Interludio. Lettere agli amici con ricordi personali e riflessioni e un’appendice di scritti scelti editi ed inediti. Gerusalemme, Taoz, 1959, pp. 122-124, 131, 184-217. Su Pacifici vedi: Archivio Alfonso Pacifici (1899-1974), Inventario a cura di R. SPIEGEL, Jerusalem 2000, Archivio centrale per la storia del popolo ebraico, pp. V-X.
10 Y. COLOMBO, Deuteronomio e Talmud alla pretura di Livorno cinquant'anni fa, <> 29 (1963). ; Id., Ancora sul Mamzer, ibid.
11 Vedi L'idea dell'ebraismo. Discorso inedito di Samuele Colombo, [a cura di Y. COLOMBO], in nozze Colombo-Stern, Milano 1958.
12 Y. COLOMBO, Quaderno di memorie familiari, cit., f. 5.
Non è questa l'unica somiglianza nelle biografie del maestro e del discepolo. Entrambi figli di immigrati nella Livorno ottocentesca, entrambi orfani di un genitore (Benamozegh perse il padre all'età di tre anni), di famiglia non ricca, gracili di costituzione, precoci negli studi, fertili scrittori e abili predicatori, infine entrambi rabbini della comunità di Livorno e direttori del Collegio rabbinico.
13A.S. TOAFF, Il Collegio Rabbinico di Livorno, <<Rassegna Mensile d'Israel>> 12 (1938), p. 192.
14 Due lettere inedite di Elia Benamozegh a Samuele Colombo, a cura di Y. COLOMBO, In nozze Padoa-Colombo 11 ottobre 1962, Milano 1962. [lettere del 27-6-1898 e 19-9-1898]; Una etimologia discutibile. Lettera inedita di Elia Benamozegh, a cura di Y. COLOMBO, in nozza Kauders-Nissim, 24 maggio 1970, [lettera del 4 aprile 1895], D. LATTES, Due lettere inedite di Elia Benamozegh a Samuele Colombo, <> 29 (1963), p. 361.
15 Benamozegh fu colto da paralisi il 28 dicembre 1899 e morì nella notte del 5 febbraio 1900. Il passo è citato da Vita e opere di Elia Benamozegh. Cenni, considerazioni, note con ritratto dell’illustre Rabbino, Belforte, Livorno 1901.
16 G. LATTES, ibid.
17 Cronaca in <> 49 (1901), p. 30; il discorso in S. COLOMBO, Il Rabbino di Livorno ai suoi fratelli di fede e di comunità, [Livorno 1900], p. 7
18>> Lux>>, 1:6, pp. 179-181. Sullo scritto omonimo di Benamozegh e sull’articolo che A. Pallière gli aveva consacrato.
19 Gli attributi di Dio. Da una conferenza sul pensiero religioso di Elia Benamozegh, <> 60 (1912), pp. 70-72.
20 L. BORGHI, Ricordo di un maestro, <> 39 (1973), p. 498.
21 TOAFF, Il Collegio Rabbinico di Livorno, cit., p. 195.
22 A. LATTES, In memoriam,<< Il Vessillo israelitico>> 49 (1901), pp. 47-8.