Egregio Direttore,
"quando lo sport valica i confini della sofferenza..."è l'incipit
dell'approfondito articolo che il Suo giornale dedica alla quinta
edizione di "sport sotto l'assedio", manifestazione sportiva che
toccherà Betlemme, Nazareth,Tulkarem,ecc,sin ad approdare a Gerusalemme.
Un'annotazione "curiosa" all'articolo che si chiude sottolineando il
nobile scopo della manifestazine di "alleviare le sofferenze del popolo
palestinese" : si riesce a non nominare mai Israele, per quanto la meta
finale sia la sua capitale!
Ovviamente, visto il taglio dell'iniziativa, si legge il termine
"israeliano" solo in riferimento ad un raid aereo perchè, in una certa
ottica legata ad obsolete parole d'ordine della cosiddetta sinistra
radicale, Israele non può che essere cattivo, anzi molto cattivo!
La manifestazione non valicherà dunque un altro confine della sofferenza
che pure è attiguo ai luoghi che i nostri "pacifisti" duri e puri
toccheranno : peccato perchè ad esempio avrebbero potuto giocare una
partitella anche a Sderot, la città israeliana che da anni soffre del
lancio continuo di razzi da parte dei terroristi di Hamas che occupano e
governano Gaza, è bene ricordarlo, con il pugno di ferro ed abbondante
ricorso alle esecuzioni capitali sommarie, contribuendo fortemente a far
soffrire proprio la popolazione palestinese alla quale gli "sportivi" a
senso unico di "Sport sotto l'assedio" vogliono portare sollievo.
Ben altro spirito da quello che,per portare un esempio assai comune in
Israele, aleggia nel Maccabi Haifa che ha di recente giocato al Torneo
di Viareggio e nel quale,con vero spirito sportivo, convivono giocatori
che sono tali "a prescindere",come direbbe Totò, dalla loro fede o dalla
loro provenienza.
Ma per "Sport sotto l'assedio", appare chiaro, contano solo alcune
sofferenze!
Cordialmente,
Gadi Polacco
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