Crocifisso
Dal sito dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI)
www.moked.it
4 novembre 2009
**Scuola e laicità - Rav Di Segni: "No alle guerre di religione".
Polacco: "La politica sia all'altezza della situazione"
* Fioccano le reazioni dopo la sentenza emessa dalla Corte
europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, sull'affissione del
Crocifisso nelle aule scolastiche. Secondo il pronunciamento della
Corte, infatti, la presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche
costituisce "una violazione dei genitori a educare i figli secondo le
loro convinzioni" e una violazione alla "libertà di religione degli alunni".
La sentenza è stata emessa in base al ricorso presentato nel 2002 da
Soile Lautsi, cittadina italiana originaria della Finlandia, che nel
2002 aveva chiesto all'istituto statale "Vittorino da Feltre" di Abano
Terme (Padova), frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocefissi
dalle aule. I giudici di Strasburgo le hanno dato ragione ed hanno
stabilito che il governo italiano dia alla signora Lautsi un
risarcimento di cinquemila euro per danni morali.Dal punto di vista teorico la casa di tutti non dovrebbe avere
simboli di una religione particolare". Ha commentato il rabbino capo di
Roma Riccardo Di Segni. "Tuttavia l'applicazione asettica di questo
principio sono sicuro che potrebbe offendere tradizioni e sensibilità
radicate. Per questo motivo - afferma il Rav - sono contrario a
qualsiasi battaglia di religione sul simbolo del crocifisso".
Reazioni anche in seno all'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
"Ritengo che la giunta dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane avrà
modo di valutare a giorni, assunte anche ulteriori informazioni,il
pronunciamento emesso a Strasburgo e contrario all'esposizione del
crocifisso nella scuola pubblica".Dice il Consigliere Gadi Polacco. 'Personalmente, quindi, ritengo
che questa sentenza segua altre che mettono in discussione l'attuale
assetto civile sotto vari aspetti. Il processo di maturazione della
società italiana in senso laico, a mio parere, appare - spiega Polacco -
non solo utile e necessario ma anche inevitabile: la politica deve ora
dimostrarsi all'altezza della situazione per favorire uno sbocco che
consenta a tutti, credenti e non credenti, una convivenza basata sulla
piena cittadinanza nel reciproco e costruttivo rispetto".
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