mercoledì 8 aprile 2020

AUGURI PER QUESTE FESTIVITA' , IN TEMPI DI COVID19, CERCANDO DI SENTIRCI MENO SOLI


Ringrazio IL TIRRENO per aver,ieri, ospitato le righe che seguono.
In vista delle festività che caratterizzano queste mese, come sempre auguri a tutti coloro che si accingono a celebrarle e ottime cose anche a tutti gli altri.
Gadi Polacco


Nei giorni scorsi, a Gerusalemme, le religioni presenti in Israele si sono riunite per pregare, ciascuna secondo le proprie modalità, per l'umanità colpita dal virus Covid19, un flagello che non conosce confini. 
Questo mese di aprile che contiene le festività pasquali del mondo ebraico e cristiano, vedrà l'inizio del Ramadan e magari toccherà altre festività religiose, evidenziera' di fatto la totale chiusura dei luoghi di culto e il forzato ridursi all'estremo della condivisione sociale di questi eventi.
Non siamo, nella maggior parte dei casi, appartenenti a generazioni che hanno vissuto la guerra, le persecuzioni razziali, le deportazioni, la distruzione morale, civile, sociale ed economica del paese : pensando alle festività di quegli anni dovremmo quindi immedesimarci in quelle generazioni. Agli ebrei di ogni generazione, nel ricordare la liberazione dall'Egitto dei Faraoni, viene chiesto di leggere la narrazione di quei fatti così intensamente da sentirci come se noi stessi fossimo stati, in prima persona, fatti uscire da quella terra di oppressione. 
Diversamente, sottolinea in un suo commento un grande Maestro dell'ebraismo, il toscano Dante Lattes, faremmo della storia una mera, inutile, celebrazione. 
E' vero, per ciascuno di noi, inevitabilmente, i problemi sono quelli con i quali dobbiamo confrontarci nei nostri tempi e questi giorni, con tutta evidenza e senza perdere la speranza, sono terribili. 
Tanto terribili da aver fatto dire a una persona che gli eventi della guerra e delle persecuzioni li ha vissuti che, senza certo equiparare le cose, "almeno allora sapevamo, però, da chi dovevamo cercare di proteggerci".
Il nemico invisibile è infatti la caratteristica che rende ancor più temibile questo tempo, spingendo necessariamente all'isolamento che la tecnologia dei social, con dinamica perversa, da un lato lenisce e dall'altro, invece, sottolinea. E un pensiero non può che andare a quanti, veramente soli, non hanno nemmeno la possibilità di utilizzare questi strumenti o non sono in grado di farlo. Li cercheremo, dobbiamo farlo, anche se solo per un saluto vocale. L'augurio è quindi, a tutti e indipendentemente dal loro credere o meno, che l'isolamento di questi giorni, avvicinandosi peraltro anche il 25 Aprile,  possa venire rotto dall'immedesimarsi nelle generazioni che ci hanno preceduto, sentendole accanto a noi nel sostenerci per vincere anche questa battaglia. 



Trascrizione di un testo redatto da Rav Bruno G. Polacco (z.l.), Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Livorno, presumibilmente per un intervento al Tempio Maggiore in occasione di Pesach. Anno 1965/5725





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