"Agendo così ", ha aggiunto Ratzinger parlando ai diplomatici accreditati presso il Vaticano," non soltanto si limita il diritto dei credenti all'espressione pubblica della loro fede, ma si tagliano anche radici culturali che alimentano l'identità profonda e la coesione sociale di numerose nazioni".
Poichè nello stesso discorso egli ha ringraziato il Governo italiano ed altri schieratisi contro la sentenza europea sul Crocifisso,parrebbe lecito supporre che ci si riferisca preminentemente ai simboli cattolici,peraltro facendo legittimamente il "mestiere" di capo della Chiesa.
Non è chiaro, pensando alle democrazie, a chi venga rivolta l'accusa ma è Interessante constatare come anche al Papa si ponga il dilemma di quale via debba prendere una società ritenuta evidentemente laica.
Capisco,non concordando modestamente,che egli respinga l'idea di una società aperta che si rende totalmente neutrale ad ogni influsso religioso (cosa ben diversa dal divenire antireligiosa) ma l'alternativa in subordine non può essere quella di una società nella quale vi siano simboli preminenti ed altri "tollerati".
Liberi simboli in liberi Stati,si potrebbe quindi dire parafrasando Cavour ,purchè però il principio valga per tutti.
Gadi Polacco
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