martedì 30 novembre 2010

Laicità : una proposta per l'imminente congresso dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

Credo si possa convenire sul concetto che una società laica ideale sia
quella che vede nello Stato un neutrale garante della libertà religiosa
di tutti,nel rispetto delle comuni leggi civili,senza farsi influenzare
o condizionare da alcuno,in ossequio anche a chi non crede.
Altrettanto credo che si possa convenire sul fatto che
l'Italia,nonostante le dichiarazioni ufficiali ed il dettato
costituzionale che ci vuole tutti uguali dinanzi allo Stato,non possa
definirsi una società pienamente laica (ricordando che la Laicità non
corrisponde comunque ad "antireligiosità").
E' partendo da questa premessa che ho modestamente proposto, ai delegati
al nostro ormai imminente Congresso, di valutare l'opportunità di
incaricare il prossimo Consiglio di cercare di perseguire la riapertura
dell'Intesa sia per darci una previsione di legge ,come avviene in
Spagna,che ci demandi un ruolo concreto e ricnosciuto nel coordinare la
certificazione di prodotti kasher in Italia,sia per correggere quelle
che mi appaiono delle palesi disparità di trattamento,nel rapporto con
lo Stato, rispetto a quanto riservato alla Chiesa Cattolica.
Ciò non vuol dire rinunciare all'idea di una vera società
Laica,auspicando anzi che il Congresso non si limiti alla tradizionale
riaffermazione della nostra adesione a questo concetto,ma prendere
pragmaticamente atto della situazione avendo ben presente che i nostri
rapporti con lo Stato da un'Intesa sono regolati e pertanto è su di essa
che dobbiamo,in prima istanza,cercare di agire.
E' infatti Laicità anche perseguire un uguale trattamento per tutti e
poi, vista l'attuale situazione (trasversalmente parlando in termini
politici),mi viene in mente quanto Faust afferma nell'epilogo del
Mefistofele : "...ma il real fu dolore e l'ideal fu sogno...".
Hanucchà sameach!

Gadi Polacco

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