Ho visto in anteprima lo sceneggiato su Pio XII, papa Pacelli, che sarà mandato in onda prossimamente. Opera di buona confezione per gli aspetti esteriori anche se l´ambizione di rappresentare il bombardamento di Roma o la razzia nel ghetto pone considerevoli problemi produttivi, risolti come si può. Il punto di vista sull´operato del pontefice è invece netto: il papa viene raffigurato come un personaggio eroico. Se non fece di più, se spesso sopportò, tollerò, tacque, fu solo per evitare rovine e sofferenze ancora peggiori di quelle che sotto i suoi occhi venivano perpetrate.
Il film apre sul bombardamento di Roma del 19 luglio 1943 che fece crollare, una settimana dopo, il regime fascista. Pio XII entra subito in azione. Il re e il Duce (che il 19 non era a Roma) si recarono sul posto in ritardo e, quando riconosciuti, vennero fatti segno a gesti e frasi ostili. Pio XII scese tra la folla benedicendo e, come dice l´agiografia, «la sua bianca veste si macchiò di sangue», dettaglio fedelmente riportato. Segue l´armistizio dell´8 settembre, segue soprattutto (e qui si entra nel vivo della controversa vicenda) la richiesta dei nazisti alla comunità ebraica di consegnare 50 chili d´oro. La ricostruzione sorvola sui dettagli e ne aggiunge d´inediti: il papa in persona che riceve un esponente della comunità offrendo aiuto. Tale incontro non ci fu. La raccolta cominciò il mattino del 27 settembre con un andamento così blando che si pensò di chiedere l´aiuto vaticano. Alle 16 giunse la risposta: il Vaticano si disse disposto a un prestito a lungo termine senza interessi. Non ce ne fu bisogno, alla fine i 50 chili vennero messi insieme, anche con una piccola eccedenza.
Uno dei punti centrali del filmato, oltre che della dolorosa storia di Roma è la razzia nel ghetto di sabato 16 ottobre 1943. Degli oltre duemila cittadini prelevati, da Auschwitz tornarono in dodici. Qui il filmato svela pienamente le sue intenzioni. I favorevoli all´azione pontificia sostengono che la passività vaticana davanti a quel crimine fu suggerita soprattutto dal timore di suscitare, reagendo, crudeltà ancora peggiori. Coloro che criticano la sostanziale inerzia vaticana sostengono invece che sarebbe bastato un gesto esemplare, anche silente, per assestare a Hitler un colpo fortissimo. Se per esempio il papa, come aveva fatto per san Lorenzo, si fosse recato al ghetto inginocchiandosi a pregare nel luogo (oggi segnato da una targa) dove gli sventurati erano stati ammassati sui camion.
Pochi giorni dopo, 25 ottobre, L´Osservatore romano pubblicava un articolo assai elogiativo per il papa: «Con l´accrescersi di tanti mali - vi si leggeva - è divenuta quasi più operosa la carità universalmente paterna del Sommo Pontefice, la quale non si arresta davanti ad alcun conflitto né di nazionalità, né di religione, né di stirpe». Gli esperti diplomatici potevano cogliere nel termine «stirpe» un riferimento alla questione ebraica come ben vide l´ambasciatore tedesco von Weizsäcker che inviò l´articolo a Berlino con questo commento: «Il papa, benché fatto oggetto di pressioni da ogni parte non ha permesso che lo si spingesse a una censura dimostrativa della deportazione degli ebrei di Roma… solo assai pochi intenderanno il testo come un´allusione sia pur indefinita alla questione degli ebrei». E più avanti: «Si può dire che questa faccenda tanto spiacevole per quanto riguarda le relazioni tedesco-vaticane, è stata liquidata».
Il film procede alternando scene collettive, una piccola vicenda amorosa, colloqui tra il papa e i suoi consiglieri o esponenti germanici. Una sua buona parte è occupata dal progetto nazista di rapire Pio XII con il pretesto di volerlo proteggere. Di fronte al pericolo, sollecitato da più parti a mettersi in salvo, vediamo il papa resistere ribadendo, con ascetica fermezza, che Roma è la sua diocesi, i romani il suo gregge e che dunque lì resterà, costi quel che costi, anche la vita.
Nel film questo progetto del rapimento è rappresentato come un´assoluta certezza. Nella realtà, gli storici sono divisi sul livello di preparazione di un piano del genere; alcuni mettono addirittura in dubbio, in mancanza di documenti risolutivi, che un tale progetto sia mai arrivato ad una fase pre-esecutiva.
Dove invece il film raffigura un´indiscutibile verità è nella generosa accoglienza che, durante l´occupazione, venne offerta da conventi, canoniche e case di religione, per ospitare ebrei, comunisti, perseguitati. Se posso inserire un breve inciso, anche due miei parenti godettero di questa protezione. Circostanza che, secondo alcuni storici, fa ancor più risaltare, per contrasto, la sostanziale passività «ufficiale» delle gerarchie.
Il periodo prescelto dallo sceneggiato si apre con il bombardamento e si chiude il 4 giugno 1944 con l´arrivo degli americani, copre insomma il periodo dell´occupazione di Roma. Mancano per conseguenza le premesse all´atteggiamento del papa che molto avrebbero aiutato a capire il suo prudente atteggiamento. Per esempio il fatto che poco prima di morire papa Ratti, suo predecessore, aveva preparato un forte discorso di rottura col nazismo. Morì e non poté pronunciarlo. Una lettera emersa di recente dall´archivio Vaticano rivela che a distruggerla fu proprio il futuro Pio XII.
D´altra parte non è da sceneggiati come questo che si può pretendere una sia pur approssimativa verità storica. Lo scopo è diverso: tratteggiare al meglio una figura preparandola alla santità.
(da "Repubblica", 15.10.10, di Corrado Augias
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