mercoledì 23 dicembre 2015

Auguri per le festività di fine anno


AUGURI a coloro che
nelle prossime ore,alcuni nei prossimi giorni secondo il calendario ortodosso, entreranno in pieno clima natalizio e a quanti stanno già celebrando la festa islamica del Mawlid 1437 (con varie diversificazioni,secondo quanto leggo). Posto il messaggio per le ricorrenze natalizie che,dalla capitale israeliana Gerusalemme,il Primo Ministro Netanyahu ha rivolto ai cristiani israeliani e a quelli di tutto il resto del mondo :
Prime Minister Benjamin Netanyahu wishes a merry Christmas to Israel's Christian citizens and to Christians throughout the world.

"I wish Christians in Israel and all over the world a very merry Christmas.

Christmas is a special opportunity to spend time with loved ones and to celebrate this most festive of holidays. And as you gather with your families and your friends to celebrate this Christmas and as you enjoy the blessings of the New Year, I am sure you will remember those who are less fortunate because Christian communities across the Middle East are experiencing a particularly difficult time. They experience violence, persecution and fear. This has become the daily staple of Christian communities throughout the Middle East. Not so in here in Israel, the one exception. Because here in Israel, religious freedom is a sacred principle. Israel's Christian citizens enjoy the full blessings of freedom and democracy, their equal rights enshrined in Israeli law.

So on this most important day in the Christian calendar, let us remember the common heritage and values that unite us in the face of extremism and hatred, which we will never accept.

From Jerusalem, the eternal capital of the Jewish people, the city of peace, I join Christians everywhere, and especially those in the Middle East, in a common prayer for a more peaceful and tolerant world.

Merry Christmas and a happy New Year!"

In "santa laicità",quindi,buone feste ai festeggianti e tante belle cose,comunque, anche a tutti gli altri !

Nella foto: cerimonia natalizia per i soldati cristiani dell'esercito israeliano, condotta da Padre Gabriel Naddaf .

mercoledì 9 dicembre 2015

I molti punti deboli della risposta del Sindaco Nogarin alla Comunità Ebraica di Livorno

Sono diversi i punti deboli della risposta che il Sindaco Nogarin ha dato alla Comunità Ebraica di Livorno, in replica alla lettera critica inviata a firma del Presidente Mosseri. Vediamoli (segue il testo della lettera della Comunità e la risposta del Sindaco):

- circa la questione relativa al Consigliere Valiani è troppo semplice, quasi da furbesco apparato burocratico, dire che spetterebbe al Presidente del Consiglio Comunale intervenire. Siamo al famoso "non è di mia competenza" : ma in politica, salvo pagarne lo scotto almeno in termini di credibilità, non ci si può sottrarre dal prendere posizione, specialmente quando si rivesta carica primaria. Ciò vale però anche per il pesante silenzio,al riguardo, delle altre forze politiche (con l'eccezione dei Liberali)e ovviamente del Presidente del Consiglio Comunale;

- non mi pare che,nella lettera della Comunità,si esprimesse "fastidio" per le dichiarazioni del Cons. Valiani "dove accosta l'ebraismo al mondo massonico". Spero che questa sia una frettolosa lettura da parte del Sindaco e non il tentativo di "arruolare" la Comunità Ebraica nella battaglia antimassonica che sembra,talvolta con contorni maniacali,caratterizzare gran parte del mondo M5S. Comunità Ebraica e Massoneria sono,ovviamente,cose diverse,autonome e distinte ma il rilievo, grave non coglierlo o non volerlo cogliere, riguardava la riproposizione dello stereotipo del complotto "demo-pluto-giudaico-massonico" caro anche al regime (razzista) fascista;

- gli episodi (dallo striscione antisraeliano, per passare dal gemellaggio con Gaza ovvero Hamas per arrivare ai giorni nostri con due manifestazioni spudoratamente filopalestinesi e d'indottrinamento con l'uso di tutti gli stereotipi tipici di certe associazioni) richiamati non mi pare che siano stati " visti come sgarbi di questa giunta nei confronti della Comunità Ebraica" : sono sgarbi nei confronti del dovere di chi amministra di rappresentare l'intera cittadinanza e sono sgarbi nei confronti di questa che ha diritto non a patrocini di iniziative per indottrinarla ma nel caso a proposte equilibrate, presenti quindi le varie diverse voci, così da poter poi trarre autonomamente le proprie conclusioni;

- significativa è poi la frase "ma è per me chiaro che fin quando queste posizioni rimarranno distanti e mancherà la volontà di incontrarsi e discutere assieme,  la questione della convivenza in Terra Santa è destinata a rimanere ostaggio di due verità". Ora, spero che non si abbia l'ambizione,dal Comune di Livorno, di risolvere la questione mediorientale,peraltro deputata ad altre sedi. Ma come non rilevare la palese contraddizione tra l'agire e il dichiarare del Sindaco e della sua Amministrazione? Per "discutere assieme" , banale e quindi vero, occorre dar vita a iniziative pluralistiche mentre le due patrocinate dal Comune, sotto l'egida del percorso "Livorno delle Genti" che assume così connotati ipocriti,non lo sono state.

Lascerei poi perdere la "Terra Santa" , definizione spesso usata per non pronunciare l'impronunciabile,per alcuni spero non per il Sindaco, Israele e che, peraltro, ha più vasti confini.

Infine, da dove si ricava che la Comunità accusa il Comune di " voler fomentare l'antisemitismo "?
"La lingua batte dove il dente duole" , recita il noto detto, e mi pare di intravedere in questo passaggio un ulteriore cenno contraddittorio e d'imbarazzo da parte del Sindaco.

La parola . comunque, ora agli atti, per capire se la disponibilità espressa, sia reale o solo di facciata.
Nel rispetto della cittadinanza tutta, non certo per fare un "tollerante" favore alla Comunità Ebraica.

Gadi Polacco
Comunitando
www.livornoebraica.org

LA LETTERA DELLA COMUNITA'

Pregiatissimo sig Sindaco

A che gioco giochiamo?

I suoi concittadini ebrei meritano maggiore rispetto ed equilibrio nelle iniziative che il Comune da Lei gestito inserisce nella sua agenda e non solo.

Solo per una questione temporale innanzitutto vorrei chiederLe ragione di un suo mancato chiarimento sulla posizione espressa dal consigliere comunale Valiani in merito alla questione Fasulo. E' forse proibito, e da chi, partecipare ad una iniziativa pubblica della massoneria?

Nel commentare la partecipazione di Fasulo alla riunione del Grande Oriente di Livorno il consigliere Valiani ha utilizzato slogan nazifascisti del tipo " giudeomassoneria italica" ,che richiama il "complotto demoplutogiudaico massonico" tesi tanto cara durante il ventennio fascista.

Da parte Sua non una presa di distanza, non un chiarimento.     

Ha pensato ai suoi concittadini ebrei, ha pensato a quali fantasmi potessero evocare in loro, li ha difesi come sarebbe stato giusto?

Dove si nascondono gli antifascisti a cui dovrebbe ribollire il sangue solo a sentire certe cose?

E veniamo adesso ad una faccenda molto più attuale:

" Giornata per la Palestina" di lunedi 30 novembre.

Ospitata, in un primo tempo, nella sala più prestigiosa del comune, e preceduta nella mattinata da una iniziativa che ha visto gli stessi relatori confrontarsi con gli studenti delle scuole superiori.

Penso Lei sappia che i promotori sono gli stessi che, recentemente hanno organizzato un'altra iniziativa del genere, sempre sotto la Vostra egida, dove le cose più gentili, riferite a Israele, erano che praticava la pulizia etnica, l'apartheid, il genocidio dei palestinesi, e tante altre amenità del genere.

La partecipazione di un rabbino, già noto per aver aderito ad iniziative del genere in Europa, e per i suoi interventi in sintonia con quanto sopra esposto non rappresenta certo per noi alcuna garanzia di rispetto della verità.

È questa l'equidistanza tra le posizioni che un'amministrazione comunale dovrebbe tenere su temi così attuali e scottanti come la questione israelo-palestinese?

 

 

 

 

Ancora non abbiamo dimenticato il Vostro atteggiamento quando lo scorso anno a Effetto Venezia non avete fatto rimuovere lo striscione della vergogna, cercando una mediazione con persone in malafede che nascondendosi dietro slogan antisraeliani, diffondevano l'odio antisemita.

In questa situazione di tensione globale, di guerra mondiale a pezzi e di terrorismo dilagante, sarebbe necessario che chi è più in vista, e Lei certamente lo è, non assumesse posizioni di parte ma che desse a tutte le parti in causa stesse occasioni di fare conoscere non solo la propria verità, bensì anche l'effettiva realtà delle cose mediante una vera imparzialità.

Quello che noi ci aspettiamo da Lei è una chiara inequivocabile presa di posizione contro quanto affermato dal consigliere Valiani, cosi come in merito alla iniziativa Giornata Palestina ci aspettiamo che anche alla controparte siano date la stesse opportunità e possibilità di visibilità.

In caso contrario, e cioè se Lei e la Sua Amministrazione continuerete a sostenere e propendere per una sola parte ritengo che non ci sia più spazio di dialogo e di collaborazione. Neanche per la prossima commemorazione del Rabbino Toaff nell'anniversario  della sua scomparsa 

 

           

                                                                                                       Il Presidente

                                                                                                    Vittorio Mosseri



LA RISPOSTA DEL SINDACO NOGARIN

Il sindaco Nogarin risponde al Presidente della comunità ebraica livornese

Nella lettera a Vittorio Mosseri ribadito il rispetto dell'Amministrazione Comunale agli ebrei livornesi ed italiani così come a tutte le altre comunità presenti sul territorio

 Livorno, 7 dicembre 2015 - "Caro Presidente Mosseri, ho ricevuto stamani la sua lettera del 3 dicembre, ma dal momento che circolava in rete avevo già avuto modo di leggerla.

Condivido la sua amarezza: in questo momento storico la spasmodica attenzione attorno alla giunta fa si che ogni indiscrezione, ogni illazione divenga di colpo notizia  di carattere nazionale.

Comprendo il suo fastidio relativamente alle dichiarazioni del consigliere Valiani dove accosta l'ebraismo al mondo massonico, frasi cariche di odio e pregiudizio che, come giustamente lei ha fatto notare, riportano a pagine dolorose del passato.

Queste affermazioni mi hanno rattristato e irretito, ma il compito di richiamare un componente dell'assemblea cittadina è compito che non spetta però al sottoscritto ma a chi, per mandato, è chiamato a sovraintendere ed eventualmente censurare i consiglieri comunali, in questo caso la Presidenza del Consiglio  Comunale ed è nei confronti di questa che vanno eventualmente rivolte le critiche.

Relativamente agli episodi che lei richiama, come la vicenda dello striscione di Effetto Venezia 2014 e la recente giornata per la Palestina, non dovrebbero essere visti come sgarbi di questa giunta nei confronti della Comunità Ebraica;  mi dispiace anzi che vengano letti in questo modo.

Ritengo che discutere, anche aspramente sulla politica estera di Israele, sia cosa ben diversa dal doveroso rispetto dovuto agli ebrei livornesi ed italiani così come a tutte le altre comunità presenti sul territorio.

Accusare questa Amministrazione Comunale di voler fomentare l'antisemitismo è quindi per me profondamente sbagliato.

Non sono passate neppure 2 settimane dall'incontro avvenuto nella sede della Comunità Ebraica in piazza Benamozegh, nel quale abbiamo discusso assieme su come omaggiare, in maniera degna,  la figura di Elio Toaff un gigante della nostra storia, che merita un tributo adeguato da parte della città che gli ha dato i natali.

Questa mia disponibilità aveva registrato il vostro apprezzamento.

Da parte mia mi rendo disponibile a partecipare ad un altro dibattito su questo tema promosso da voi.

Ma è per me chiaro che fin quando queste posizioni rimarranno distanti e mancherà la volontà di incontrarsi e discutere assieme,  la questione della convivenza in Terra Santa è destinata a rimanere ostaggio di due verità.

La manifestazione di un mese a seguito della strage del Bataclan e dello Stade de France ha dimostrato che esiste un terreno sul quale possiamo e anzi dobbiamo incontrarci tutti assieme.

Non condivido mai l'uso della forza e pure in questo caso ad averci rimesso è nuovamente il martoriato popolo siriano;  il dolore scaturito non è certo buon viatico per il raggiungimento di una pace che sia davvero duratura".

Filippo Nogarin





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martedì 8 dicembre 2015

AUGURI ALLA COMUNITA' CATTOLICA PER IL DOPPIO APPUNTAMENTO ODIERNO. IL GIUBILEO NELL'ORIGINE EBRAICA (JOVEL)

Giornata doppiamente importante per il mondo cattolico, quella odierna.Doppi auguri quindi agli amici cattolici. 
Giubileo dall'ebraico "jovel" : ma quale significato ha lo "jovel" nell'ebraismo ?

Lo Jovel, ovvero l'anno del Giubileo (Rav Luciano Caro)

Fra Giubileo ebraico e Giubileo cristiano c'è poca parentela; in pratica hanno in comune solo il nome.
Si è presa una istituzione ebraica e la si è trasportata nel mondo cristiano senza un vero collegamento. Infatti quello cristiano è fondato soprattutto sul perdono dei peccati e sull'indulgenza.
Per la nostra tradizione il testo biblico di riferimento riguardo al Giubileo è Levitico 25, 1-13, dove si fa riferimento al lavoro della terra: dopo sei anni di lavoro, ce ne sarà uno di riposo, che è l'anno sabbatico. Dopo sette cicli di sette anni, il 50° anno è il Giubileo.

Una premessa. La cultura ebraica ha, nei confronti del tempo un'attenzione particolare. Gli altri popoli avevano divinità dei luoghi, invece il Dio d'Israele è il Dio degli eventi. Gli ebrei non hanno santuari, luoghi santi, ma per loro è santa la scansione dei giorni dell'anno. Il tempo dunque è sacro. La parola kadosh, che si traduce "santo", indica qualcosa legato alla divinità. La prima cosa a cui, nella Bibbia, è attribuita la santità è il settimo giorno, il riposo di Dio. Dunque la santità è legata al tempo.
La Bibbia è soprattutto un registro di eventi e il Sabato, realtà così importante per noi, è la celebrazione della creazione e della santità del tempo. E il Sabato rimanda al numero sette, essendo il settimo giorno della settimana.
Per noi il numero sette è carico di significati: anzitutto sottolinea l'atto della Creazione e poi rimanda alla costante scansione temporale basata sul sette che lega i tempi della vita associata: i sette giorni di Peshach, i sette giorni per i festeggiamenti del matrimonio, i sette giorni di lutto stretto per la morte di un familiare, i sette giorni stabiliti per il mestruo femminile (legato alla nascita) seguiti da altri sette giorni in cui sono proibiti i rapporti sessuali.
Il numéro sette interessa dunque i momenti festosi e tristi della vita, scandisce l'attività lavorativa e il rapporto con la terra. Questo è Jovel, cioè sottolineare ogni momento significativo della vita richiamandosi alla sovranità di Dio e al Legame fra Dio e la propria esistenza.
Il 50° anno completa un periodo di tempo ben determinato. Qual è lo scopo dell'anno sabbatico e dello Jovel? Anzitutto quello di tutelare l'uguaglianza sociale. Nel sistema sociale suggerito dalla Bibbia non esistono i ceti, le classi sociali. Inoltre la terra, mezzo di produzione, appartiene a Dio, che la "presta" all'uomo perché, attraverso questa forma di "affitto", possa soddisfare i propri bisogni: "...la terra appartiene a me, voi siete forestieri e miei affittuari" (Lev 25, 23).
Dunque l'uomo può usufruire di questo bene, ma il diritto di proprietà è limitato. Il contadino che per sei anni lavora la sua terra, le è morbosamente legato e fa fatica ad accettare il fatto che nel settimo anno non ha più il diritto di proprietà, ma chiunque può entrare nella sua terra. Il problema dunque è che non si formi questa morbosità della proprietà e l'ossessione dell'accumulo. Per realizzare ciò si sono istituiti degli ammortizzatori sociali: essi sono l'anno sabbatico e il Giubileo. Altri ammortizzatori sono delle forme di tassazione indipendenti dalle leggi dello Stato, ad es. l'angolo del campo. Esso consiste nel fatto che il contadino, al momento del raccolto, deve trascurare di raccogliere i prodotti spuntati nell'angolo del campo e questo per facilitare l'accesso nel campo agli estranei che ne abbiano necessita per sfamarsi. Queste sono belle limitazioni, perché fanno in modo che si aiuti il prossimo senza umiliarlo.
Si da diritto al non abbiente di entrare in quell'angolo del campo e prendere i frutti di cui ha bisogno. Naturalmente non deve recare danni, né deve commercializzare quei frutti. Un altro diritto è quello di raccogliere quello che cade a terra durante la raccolta. Il padrone deve lasciarlo a terra e il povero ha il diritto di raccoglierlo. La persona generosa fa in modo che molti frutti cadano, più del normale.
Non sono proprietà del padrone anche i frutti che presentano una conformazione strana, o sono troppo piccoli o troppo grandi, ma devono essere lasciati all'uso di chi ne ha bisogno.
La normativa sabbatica e giubilare presenta sette aspetti:
1.
Divieto di lavorare la terra il settimo anno;
2.
consentirne il riposo; il che non è uguale al primo divieto, infatti questo secondo impone di attivarsi affinché la terra, oltre a non essere coltivata, non venga sfruttata in nessun altro modo, per es. non venga affittata come parcheggio;
3.
divieto di raccolta di ciò che rimane; questo è riservato a chi ha bisogno. I frutti spontanei devono essere mangiati con una particolare devozione, perché considerati frutti prodotti non dal lavoro dell'uomo, ma direttamente da Dio. E' come assimilare in sé qualcosa di sacro, di divino. Ed è vietato commerciare questi frutti, portarli fuori dalla terra d'Israele, cambiare la loro natura (per es. facendone marmellata, succhi...). Se poi non si mangiano bisogna lasciarli sul posto;
4.
remissione dei debiti. Al settimo anno ogni contratto non sussiste più. Nell'ambiente semitico è considerato debito ciò che uno chiede per tirare avanti, non per investirlo; perciò è molto umiliante. Questo tipo di debito viene estinto al settimo anno. E' una posizione molto avanzata, utopistica. I maestri successivi si accorsero che la gente non aveva ideali adeguati a questa norma, infatti quando si avvicinava il settimo anno, non si concedevano più prestiti. Perciò la legislazione si dovette modificare.
Nonostante tutti i limiti, queste sono norme che consentono a tutti di vivere, nessuno morirà di fame, nessuno diventerà ricco. Se qualcuno, per malattia, per sfortuna o per incapacità si è ridotto a chiedere prestiti o a dover vendere la sua terra, gli è concesso ricominciare da capo.
Ma sorge l'obiezione se nel settimo anno non si lavora la terra, che cosa si mangia nell'ottavo? La risposta è: "Tu intanto metti in pratica queste norme e l'Eterno ti darà una produzione più abbondante nel sesto anno, in modo che tu ne abbia a sufficienza per il sesto, il settimo e anche per l'ottavo anno".
I maestri della mistica o Qabbalah ebraica dicono che questo sistema dell'anno sabbatico e del Giubileo ha anche una ripercussione cosmica: dopo un ciclo di seimila anni, nel settimo millennio deve avvenire un cambiamento. (Ora siamo già nel 5670 dalla Creazione, dunque un cambiamento dovrebbe essere vicino, fra poche centinaia d'anni).
Il termine Jovel significa ariete, che è l'animale da cui viene prelevato il corno, strumento con cui si proclama l'anno giubilare. Infatti lo Jovel deve essere proclamato e se non è proclamato non si verifica.
Per es. se in quel periodo fosse scoppiata una pestilenza, celebrare lo Jovel creerebbe troppi disagi, per cui i sacerdoti potrebbero rimandarlo.
Un altro significato del termine prende in considerazione la radice juval, essere contento, e da qui deriverebbe il verbo latino "giubilare".
Nella Bibbia poi Juval è anche il nome proprio di uno dei primi uomini nati sulla terra; egli è detto essere l'inventore degli strumenti musicali.
La proclamazione del Giubileo deve avvenire il decimo giorno di tishrì, mese autunnale, in coincidenza cioè con Kippur, giorno consacrato al digiuno e alla richiesta di perdono. Questo perché quel giorno tutti erano presenti e cosi potevano udire la proclamazione.
5. Un altro aspetto è
l'impegno a conteggiare, come indica il testo sacro: "Conterete per voi gli anni...". Perché Dio comanda di contare e che cosa possiamo ricavare da questo obbligo a contare? Contare gli anni non è solo un'operazione aritmetica, ma contiene anche l'aspirazione, l'anelito ad arrivare a qualcosa che coinvolge le nostre energie psichiche.
Sacralizzare l'anno 50° vuol dire anche lasciarlo fuori dal conto? Fa parte del ciclo successivo o è fuori dal tempo? Questo 50° anno dovrebbe stare per conto suo e ciò significa "sacralizzarlo"; non deve rientrare nel conteggio normale. Anch'esso è sottoposto agli stessi obblighi di ogni anno sabbatico, per cui si pone il problema di che cosa si campa in quell'anno. Ancora una volta ciò insegna la fiducia in Dio.
6. Altro aspetto è
la restituzione dei terreni.
Quando il popolo di Israele entrô nella terra promessa, la terra venne divisa fra le dodici tribù (clan), tranne che fra i leviti che dovevano occuparsi delle professioni liberali (facevano i giudici, gli avvocati, gli insegnanti) e che perciò campavano sulle decime pagate dalle altre tribù.
Ogni tribù divideva poi il terreno ad essa assegnato fra i capifamiglia e questa proprietà era poi considerata inalienabile. Se nel corso dei 50 anni precedenti il Giubileo qualcuno dei capifamiglia aveva comperato o venduto terra, doveva restituirla o farsela restituire, perché, se aveva dovuto venderla per sfortuna o per malattia, non era giusto che ciò condizionasse i suoi discendenti. Dunque non si compra per l'eternità, ma per il tempo che manca al Giubileo. Ciò però non riguarda le proprietà di lusso, come, ad es., una casa in città (la città era considerata luogo di perdizione). Solo per chi lavora la terra, a contatto con la natura, il lavoro è naturale e onesto e le compravendite rientrano in questa divina istituzione che è il Giubileo. Ma se uno ha venduto la casa in città o qualche altro genere di lusso, non può averlo in restituzione; ciò non riguarda il Giubileo.
7. L'ultimo elemento del Giubileo è la
cessazione di ogni rapporto di lavoro dipendente. Questo tipo di lavoro, infatti, allora era considerato disdicevole, umiliante, perché voleva dire che chi era costretto a mettersi al servizio di un altro era in condizione di disagio. Il testo biblico dice che il contratto di lavoro non può durare più di sei anni, al settimo scade e il lavoratore ha diritto anche a una forma di liquidazione, per non ricadere nel bisogno prima di aver trovato un altro lavoro. Se poi un dipendente si trova bene dove lavora, può rinunciare al diritto di essere libero, ma deve fare una dichiarazione al tribunale e gli è dato un marchio infamante, il foro all'orecchio. Però al cinquantesimo anno tutti i contratti sono sciolti, nessuno può rinunciare.
Certo l'antica società ebraica era congegnata in modo assai diverso da quella attuale. Era una società essenzialmente contadina e pastorale. E' possibile trasporre l'insieme delle norme giubilari alla nostra società industriale o postindustriale? Non tutto certo, ma almeno questi principi:
- il possesso non deve essere considerato intoccabile ed eterno;
- i beni sono soltanto strumentali;
- nessuno sia né troppo ricco né troppo povero.
Gli ebrei, nella loro lunga storia hanno celebrato, il Giubileo? Non si può rispondere con la massima sicurezza. Si sa che, una volta che il popolo ebbe preso possesso della terra d'Israele, ci furono difficoltà per la spartizione per i primi 14 anni. Poi, da allora, vennero contati 17 Giubilei, cioè 850 anni prima dell'esilio babilonese. Al ritorno dall'esilio non si sa se il Giubileo è stato ripristinato. Solo il profeta Ezechiele (che operò durante l'esilio) ne parla dicendo che la non osservanza delle norme del Giubileo è sintomo della prossima fine della società. C'è anche un passo di Maimonide (studioso ebreo del XII secolo, codificatore di tutto lo scibile umano) il quale, alla fine delle regole del settimo anno, dice: "Esse non riguardano solo la tribù di Levi, ma anche ognuno tra tutti quelli che vengono al mondo, il quale sia ispirato dalla volontà di procedere alla conoscenza di Dio e impegni le sue energie al servizio del prossimo, sia considerato la cosa più sacra che ci sia e la sua parte sarà insieme a quello che eredita tutti i mondi futuri e sarà considerato come la classe sacerdotale".
(da un intervento al Rotary Club di Ravenna del 2000)

lunedì 7 dicembre 2015

LA COMUNITA' EBRAICA NON HA CHIESTO "CONVERSIONI" AD ALCUNO , BENSI' HA POSTO DUE CHIARE QUESTIONI DI PRINCIPIO

Comprensibilmente sono molti i commenti alla lettera che la Comunità Ebraica di Livorno ha inviato,nei giorni scorsi, al Sindaco Nogarin : molti di questi, però e come si suol dire, "ciurlano nel manico".
Andando al concreto,la Comunità non ha chiesto ad alcuno di "convertirsi" a qualsivoglia propria visione ma ha messo il dito nella piaga ponendo due chiare questioni di principio all'Amministrazione Comunale livornese e,nel primo punto,anche a gran parte del mondo politico labronico:
- possibile che nessuno (rilevo tranne la Massoneria e i Liberali) abbia trovato niente da ridire circa il fatto che il Consigliere Comunale Valiani abbia utilizzato, in un proprio commento ampiamente circolato e attingendolo da un sito senza prenderne però le distanze (neanche dinanzi a commenti nella sua pagina che andavano ben oltre ), il concetto antisemita caro anche al fascismo del "complotto demo-pluto-giudaico-massonico" per l'occasione sintetizzato in "giudeo-massoneria italica" della quale Livorno sarebbe "capitale" ?
- possibile che, dal suo insediamento, questa Amministrazione si sia particolarmente distinta per accanita unilateralità nei confronti del cosiddetto conflitto israelo-palestinese ,ammesso che sia proprio di enti locali occuparsi di politica estera?
Questioni chiare intorno alle quali, però, molti appunto "ciurlano nel manico" non replicando sulla sostanza ma riproponendo, in modo automatico, slogan che niente hanno a che vedere con i rilievi mossi.
Ne esce un quadro di Livorno, al netto dei numerosi messaggi di condivisione, nel quale pregiudizio antisemita e viscerale odio verso Israele, cosa assai diversa dalla legittima critica per azioni del governo di turno, trovano ampio posto e ridimensionano assai quell'idilliaca descrizione della città "senza ghetto,tollerante e liberale" che tanto si usa decantare.
Il richiamo a pregiudizi razzisti fatti propri dal fascismo, nella città che vide la cacciata del legittimo Sindaco Mondolfi e dei suoi amministratori da parte dei fascisti, avrebbe dovuto suscitare ben più numerose reazioni, silenti invece anche quei settori politici che pur usano richiamarsi spesso e volentieri all' "antifascismo".
La città che, pur governata dal PCI già non più vicino a Israele, volle istituire il primo gemellaggio tra una città italiana e una israeliana,ancora nel 1961, di fronte a quegli avvenimenti oggi  avrebbe dovuto saper e voler agire, cosa peraltro doverosa per un'Amministrazione che in quanto tale deve rappresentare tutti i cittadini e non solo i propri elettori (peraltro divisi anche su questo tema), offrendo ai cittadini opportunità di assistere a dibattiti equilibrati, presenti quindi le varie posizioni, e non a iniziative d'indottrinamento unaliterale, in questo caso filopalestinesi.
"Livorno delle genti" si chiama il percorso culturale comunale che,ad oggi,ci ha offerto un paio di militanti iniziative di propaganda filopalestinese ma, per ora, andrebbe aggiornato in "Livorno di alcune genti", con tanti saluti alla città delle Nazioni che seppe crescere con esse.

Gadi Polacco

sabato 5 dicembre 2015

FESTA DELLE LUCI, CHANUKKA' 5776: DALLA SERA DEL 6 DICEMBRE MONDO EBRAICO IN FESTA

Mondo ebraico in festa ,dalla sera del 6 dicembre per otto giorni, nel ricorrere della "festa delle luci", Chanukkah,dell'anno 5776. Tra i dolci tipici di questa festa, nel mondo, ricordiamo a Livorno il castagnaccio.
Annota il sito www.ucei.it che "Chanukkà nel calendario autunnale è preceduta da circa due mesi in cui non c'è alcuna ricorrenza, a parte il sabato e i capomese. Probabilmente anche per questo l'atmosfera è particolarmente allegra e i bambini la aspettano con ansia.
La festa di Chanukkà, tra tutte le antiche ricorrenze ebraiche, è l'unica che non affondi in qualche modo le sue radici nella Bibbia e nei suoi racconti; è una festa stabilita dai Maestri del Talmud e ricorda un avvenimento accaduto in terra di Israele, nel 168 a.e.v.
Antioco Epifane di Siria – ottavo re della dinastia seleucide, erede di una piccola parte dell'Impero appartenuto ad Alessandro Magno – voleva imporre la religione greca alla Giudea. Le mire di ellenizzazione furono contrastate e impedite da Mattatià, un sacerdote di Modiin della famiglia degli Asmonei che insieme ai suoi sette figli, diedero avvio alla rivolta.
Chanukkà è conosciuta anche come la festa del miracolo dell'olio: quando dopo una strenua battaglia, il 25 di Kislev di tre anni dopo (165 a.e.v.), il Tempio fu riconquistato, si doveva procedere alla riconsacrazione. Nel Tempio però fu trovata una sola ampolla di olio puro recante il sigillo del Sommo Sacerdote. Per la preparazione di olio puro (viene considerato olio puro quello raccolto dalle prime gocce della spremitura delle olive) occorrevano otto giorni. Nel trattato talmudico di Shabbat (21b) leggiamo del grande miracolo che occorse: l'olio che poteva bastare per un solo giorno, fu sufficiente per otto giorni, dando così la possibilità ai Sacerdoti di prepararne dell'altro nuovo. In ricordo di quel miracolo, i Saggi del Talmud istituirono una festa di lode e di ringraziamento al Signore che dura appunto 8 giorni: Chanukkà che letteralmente, significa "inaugurazione".
La prima sera della festa si accende un lume su un candelabro speciale a nove bracci, e ogni sera, per otto giorni, se ne aggiunge uno in più, fino a che l'ottava seraaccendono 8 lumi. Questo candelabro si chiama Chanukkià e può avere diverse forme. L'indicazione è che gli otto contenitori per le candele siano tutti allineati alla stessa altezza e che il nono – lo shammash, il servitore, quello che serve per accendere gli altri lumi – sia in una posizione diversa.
I bambini ricevono regali e in particolare delle trottoline su cui compaiono le iniziali delle parole "Un grande miracolo è avvenuto lì".
Uno dei precetti relativi alla festa è quello di "rendere pubblico il miracolo", per questo si usa accendere i lumi al tramonto o più tardi, quando c'è ancora gente nelle vie, vicino alla finestra che si affaccia sulla strada, al fine di rendere pubblico il miracolo che avvenne a quel tempo. Negli ultimi anni nelle grandi piazze di alcune città italiane, si issa un'enorme Chanukkià i cui lumi vengono accesi in presenza di numerosi intervenuti"

COMUNITANDO-www.livornoebraica.org formula i migliori auguri.
חג חנוכה שמח