lunedì 30 settembre 2013

Solidali con il Sindaco Cosimi e famiglia

Rinnovata solidarieta' al Sindaco e famiglia.

Dinanzi alle notizie apprese dalla stampa siamo a rinnovare la più' sincera solidarieta' al Sindaco Cosimi e famiglia,per la nuova minaccia ricevuta.
Il mondo ebraico ben conosce ,per subirlo spesso (ancora in questi giorni a Roma con bersaglio il Presidente della Comunita'),questo degenerato fenomeno che dev'essere avulso da qualsivoglia,anche competitivo,tipo di confronto,ove non sia opera di squilibrati che devono comunque essere posti sotto controllo.
La nostra e' quindi una partecipazione particolarmente sentita e
consola,in parte, il fatto che vi siano,sempre da quanto si legge,indizi che si spera portino presto a scoprire la fonte della minaccia.
Gadi Polacco
per Bene' Berith Livorno

E' livornese la foto vincitrice del concorso internazionale fotografico per la Giornata Europea della Cultura Ebraica 2013


Nuovo successo livornese al concorso che l’Archivio Fotografico della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea CDEC Onlus ,
in collaborazione con AEPJ
,European Association for the Preservation and Promotion of Jewish Culture and Heritage ,ha bandito per la  Giornata Europea della Cultura Ebraica 2013.

Giunto alla quinta edizione il Concorso Fotografico Europeo  "Obiettivo sul mondo ebraico” aveva per titolo "NATURA E TRADIZIONE EBRAICA", riprendendo fedelmente il tema della Giornata 2013 svoltasi il 29 settembre.

A vincere il primo premio e a meritare anche una targa con menzione speciale  sono state le livornesi Giuliana Ghelarducci e Mariangela Braghiera, figlia e madre,
già ben note per la loro passione per la fotografia d'autore e autrici di eccellenti lavori  riguardanti spesso anche soggetti ebraici.

La foto vincitrice del concorso è stata scattata presso l'antico cimitero ebraico di Livorno e s'intitola significativamente "Rebirth" ("rinascita"), mentre la menzione speciale è andata alla foto recante il titolo "Spring of peace" ("sorgente di pace")..

Il temibile duo fotografico non è nuovo a successi del genere ed è ormai saldamente presente nel palmarès del concorso annualmente bandito dal CDEC.

"Hazàk", quindi e nuovamente, alle nostre fotografe, secondo il tradizionale termine ebraico usato per complimentarsi con qualcuno.

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lunedì 23 settembre 2013

Gino Bartali Giusto tra le Nazioni mentre in Toscana si svolgono i mondiali di ciclismo.

Lo Yad Vashem,il Memoriale della Shoa' di Gerusalemme,ha ufficializzato sul proprio sito internet l'avvenuto riconoscimento di Gino Bartali quale Giusto tra le Nazioni,riconoscendone l'attivita' a favore degli ebrei perseguitati durante il buio periodo nazifascista.
Impossibile non notare la felice concomitanza tra annuncio e svolgimento in Toscana,terra del campione,dei mondiali di ciclismo.

Gadi Polacco

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martedì 17 settembre 2013

Ha inizio mercoledi sera la festa ebraica di Sukkot ("Festa delle capanne") che chiuderà la serie di ricorrenze autunnali

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La festa delle capanne (da www.ucei.it)

La festa di Sukkoth inizia il 15 del mese di Tishrì. Sukkoth in ebraico significa "capanne" e sono appunto le capanne a caratterizzare questa festa gioiosa che ricorda la permanenza degli ebrei nel deserto dopo la liberazione dalla schiavitù dall'Egitto: quaranta anni in cui abitarono in dimore precarie, accompagnati però, secondo la tradizione, da "nubi di gloria".
Nella Torà (Levitico, 23, 41-43) infatti troviamo scritto: "E celebrerete questa ricorrenza come festa in onore del Signore per sette giorni all'anno; legge per tutti i tempi, per tutte le vostre generazioni: la festeggerete nel settimo mese. Nelle capanne risiederete per sette giorni; ogni cittadino in Israele risieda nelle capanne, affinché sappiano le vostre generazioni che in capanne ho fatto stare i figli di Israele quando li ho tratti dalla terra d'Egitto".
La festa delle capanne è una delle tre feste di pellegrinaggio prescritte nella Torà, feste durante le quali gli ebrei dovevano recarsi al Santuario a Gerusalemme, fino a quando esso non fu distrutto dalle armate di Tito nel II secolo e.v. Altri nomi della festa sono "Festa del raccolto" e anche "Festa della nostra gioia", poiché cade proprio in coincidenza con la fine del raccolto quando si svolgevano grandi manifestazioni di gioia. Questa festa è detta anche "festa dei tabernacoli" e il precetto che la caratterizza è proprio quello di abitare in capanne durante tutti i giorni della festa. Se a causa del clima o di altri motivi non si può dimorare nelle capanne, vi si devono almeno consumare i pasti principali. Altri nomi della festa sono "Festa del raccolto" e anche "Festa della nostra gioia", poiché cade proprio in coincidenza con la fine del raccolto quando si svolgevano grandi manifestazioni di gioia.
La capanna deve avere delle dimensioni particolari e deve avere come tetto del fogliame piuttosto rado, in modo che ci sia più ombra che luce, ma dal quale si possano comunque vedere le stelle. E' uso adornare la sukkà, la capanna, con frutta, fiori, disegni e così via.
La sukkà non è valida se non è sotto il cielo: l'uomo deve avere la mente e lo spirito rivolti verso l'alto.
Un altro precetto fondamentale della festa è il lulàv: un fascio di vegetali composto da un ramo di palma, due di salice, tre di mirto e da un cedro che va agitato durante le preghiere. Forte è il significato simbolico del lulàv: la palma è senza profumo, ma il suo frutto è saporito; il salice non ha né sapore né profumo; il mirto ha profumo, ma non sapore ed infine il cedro ha sapore e profumo. Sono simbolicamente rappresentati tutti i tipi di uomo: tutti insieme sotto la sukkà. Secondo un'altra interpretazione simbolica la palma sarebbe la colonna vertebrale dell'uomo, il salice la bocca, il mirto l'occhio ed infine il cedro il cuore. L'uomo rende grazie a Dio con tutte le parti del suo essere.
L'uomo è disposto a mettersi al servizio di Dio anche nel momento in cui sente che massima è la potenza che ha raggiunto: ha appena raccolto i frutti del suo raccolto, ma confida nella provvidenza divina e abbandona, anche se solo per pochi giorni, la sua dimora abituale per abitare in una capanna. Capanna che è insieme simbolo di protezione, ma anche di pace fra gli uomini. "E poni su di noi una sukkà di pace" riecheggiano infatti i testi di numerose preghiere; ci sono dettagliate regole che stabiliscono l'altezza massima e minima che deve avere una sukkà, ma per quanto concerne la larghezza viene stabilita solo la dimensione minima: nei tempi messianici infatti la tradizione vuole che verrà costruita una enorme unica sukkà nella quale possa risiedere tutta l'umanità intera.

La gioia della Torà

L'ultimo giorno della festa di Sukkoth si chiama Oshanà rabbà (grande invocazione di salvezza dal significato letterale: Deh, salvaci). Il periodo di pentimento si conclude definitivamente con questo giorno. Il perdono che ci verrà accordato viene invocato battendo i rami di salice durante una suggestiva cerimonia, cerimonia durante la quale si compie anche per sette volte un giro intorno alla Torà, con in mano il lulav. Secondo alcuni lo scuotimento dei rametti di salice rappresenta la pioggia, simbolo di prosperità. Il segnale è la fine del male, come premessa dell'era messianica. Alcuni conservano i rametti del salice per la cerimonia che si tiene subito prima di Pesach, la Pasqua ebraica, durante la quale si bruciano le rimanenze dei cibi lievitati.
Sheminì 'Azzeret (il significato di queste parole è "ottavo giorno di radunanza") è l'ultimo giorno in cui si usa andare nella capanna, tuttavia senza recitare le benedizioni. Nel passo della Bibbia in cui si parla di Sukkoth (Levitico 23) la durata della ricorrenza è fissata in sette giorni. Si parla poi di un "ottavo giorno di radunanza": Sheminì Azzaret. Quasi un prolungamento della festa.
In questo giorno durante il servizio di Mussaf viene introdotta la formula "che fai soffiare il vento e scendere la pioggia". Tale formula verrà mantenuta nell'Amidà (preghiera che si recita a voce bassa) fino alla festa di Pesach, la Pasqua ebraica.
Il giorno successivo è Simchàt Torà, giorno particolarmente lieto, come indicato dal nome stesso: la "gioia della Torà". La lettura della Torà, da cui vengono pubblicamente letti e recitati dei brani ogni settimana durante tutto il corso dell'anno, in questo giorno trova insieme conclusione e principio del ciclo: viene infatti letto l'ultimo brano e si ricomincia con il primo brano. In questo modo la lettura della Torà mantiene la sua continuità nel tempo. Le persone che in questo giorno sono chiamate alla lettura, sono considerate come "sposi" della Torà e di Bereshith (la parola con cui inizia la Torà) e come sposi vengono festeggiati da parenti e amici. In alcune comunità gli "sposi" offrono confetti a parenti e amici.
Durante i sette giri che si compiono nella sinagoga, con i rotoli della Torà sulle braccia, spesso la gioia che si manifesta stride con l'austerità del luogo: le donne gettano caramelle verso la folla festante che spesso danza intorno alla Torà.

Immagine : il dipinto di S.A. Hart: Festa della Legge nell'antica Sinagoga di Livorno




mercoledì 11 settembre 2013

DA VENERDI A SABATO SERA VERRA' CELEBRATO LO YOM KIPPUR

Da venerdi sera sino a sabato sera il mondo ebraico osserverà lo Yom Kippur, il  solenne Giorno del digiuno d'espiazione che pone ogni ebreo a diretto confronto con il Signore ma anche con il prossimo.
Centrale è il tema della "teshuvà", letteralmente "ritorno"  inteso come "pentimento".
Due e distinte  sono appunto le vie : una diretta caratterizzata dal  rapporto tra l'uomo e il Creatore e l'altra tra uomo e uomo .
A ciascuno ci si deve rivolgere e, nel rapporto tra persone, solo la parte offesa può concedere il perdono.
Il giorno dell'espiazione

Il dieci del mese di Tishrì cade lo Yom Kippur, giorno considerato come il più sacro e solenne del calendario ebraico.
E' un giorno totalmente dedicato alla preghiera e alla penitenza e vuole l'ebreo consapevole dei propri peccati, chiedere perdono al Signore. E' il giorno in cui secondo la tradizione Dio suggella il suo giudizio verso il singolo. Se tutti i primi dieci giorni di questo mese sono caratterizzati dall'introspezione e dalla preghiera, questo è un giorno di afflizione, infatti in Levitico 23:32 è scritto "voi affliggerete le vostre persone". E' un giorno di digiuno totale, in cui ci si astiene dal mangiare, dal bere e da qualsiasi lavoro o divertimento e ci si dedica solo al raccoglimento e alla preghiera; il digiuno che affligge il corpo ha lo scopo di rendere la mente libera da pensieri e di indicare la strada della meditazione e della preghiera.
Prima di Kippur si devono essere saldati i debiti morali e materiali che si hanno verso gli altri uomini. Si deve chiedere personalmente perdono a coloro che si è offesi: a Dio per le trasgressioni compiute verso di Lui, mentre quelle compiute verso gli altri uomini vanno personalmente risarcite e sanate.
Ci si deve avvicinare a questo giorno con animo sereno e fiduciosi che la richiesta di essere iscritti da Dio nel "Libro della vita", sarà esaudita. La purezza con cui ci si avvicina a questa giornata da alcuni è sottolineata dall'uso di vestire di bianco.
E' chiamato anche "Sabato dei sabati", ed è l'unico tra i digiuni a non essere posticipato se cade di sabato.
Kippur è forse la più sentita tra le ricorrenze e anche gli ebrei meno osservanti in questo giorno sentono con più forza il loro legame con l'ebraismo. Un tempo, gli ebrei più lontani venivano detti "ebrei del Kippur" perché si avvicinavano all'ebraismo solo in questo giorno.
L'assunzione della responsabilità collettiva è un altra delle caratteristiche di questo giorno: in uno dei passi più importanti della liturgia si chiede perdono dicendo "abbiamo peccato, abbiamo trasgredito....". La liturgia è molto particolare e inizia con la commovente preghiera di Kol Nidrè, nella quale si chiede che vengano sciolti tutti i voti e le promesse che non possono essere state mantenute durante l'anno.
Questa lunga giornata di 25 ore viene conclusa dal suono dello Shofàr, il corno di montone, che invita di nuovo al raccoglimento, e subito dopo dalla cerimonia di "separazione" dalla giornata con cui si inizia il giorno comune..
(dal sito dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane)


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(a cura di Gadi Polacco)

Nella foto :frontespizio di un antico formulario di preghiera per il Kippur (1797) edito a Livorno


E' scomparso a Firenze il Prof. Rodolfo Liscia

E' scomparso oggi a Firenze il Prof. Rodolfo Liscia,di origine livornese.
Da anni in pensione, era stato primario chirurgico all'ospedale S.Giovanni di Dio di Firenze,dove viveva da decenni.
Nel 2004 era mancata la moglie, Jenny Bassani, sorella dello scrittore ferrarese Giorgio Bassani e artista.
Rodolfo Liscia era assai noto anche nella nostra citta' e per decenni e' stato,per le Comunita' ebraiche non solo toscane e in aggiunta ad altre attivita', "moel" (colui che effettua le circoncisioni) unendo alla sua alta professionalita' altrettanto elevata pratica della vita ebraica,religiosamente e culturalmente.
Sincere condoglianze ai figli e ai parenti tutti per un lutto che sicuramente tocca l'intero mondo ebraico.

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sabato 7 settembre 2013

La pace invocata dal Papa

"Vogliamo unire anche noi la nostra voce al coro di plauso con cui tutto il mondo ha salutato l'invocazioner alla pace in terra fatta dal Sommo Pontefice nella sua recente enciclica.La pace è l'ideale massimo, l'aspirazione costante, l'elemento indispensabile alla vita umana, secondo il pensiero ebraico.

Forse è questo ideale biblico che ha ispirato il Capo della Chiesa nella sua nobile invocazione, come aveva ispirato i primi predicatori  della fede cristiana. Molti secoli fa, quasi 2800 anni or sono, uno dei più grandi profeti d'Israele, Isaia, il cui libro secondo Renan ha fornito più d'ogni altro materiali di pensiero al Cristianesimo, diceva nel nome del Signore : "Pace,pace al lontano e al vicino" (Isaia, cap. LVIII,19). Paolo ripeteva ai pagani di Efeso che Gesù era venuto a recare il buon annunzio della pace a loro che erano lontani e a quelli che erano vicini , ripetendo il vaticinio di Isaia (Efesini, II, 17).

L apace è stata per gli Ebrei d'ogni secolo il bene più prezioso e più necessario, predicato, desiderato, esaltato, celebrato in tutte le loro scritture , in tutte le loro preghiere, dai tempi più antichi ad oggi,fino a diventare la formula di saluto e d'augurio  reciproco in ogni ora e in ogni occasione.

Il Messia è annunziato col titolo di principe della pace (Isaia, IX, 5) e la ricerca costante della pace è, secondo il salmista (XXXIV, 15) , una garanzia di lunga vita.

Secondo i Farisei, così spesso e così volentieri maltrattati, cominciando dagli Evangeli, la pace è il massimo bene, è la base d'ogni altra fortuna o pregio.

Se volessimo raccogliere tutte le massime e tutte le raccomandazioni dei Rabbini intorno alla pace, ne verrebbe fuori un grosso volume, come nessun'altra letteratura e filosofia potrebbe mai comporre o fornire.

Un moderno studioso, Louis Finkelstein, ha voluto risalire all'origine della ''dottrina profetica della pace''  e crede di averla scoperta nella plebe ebraica, nella classe dei pastori, press'a poco nel X secolo av. l'E.V., sicchè Giovanni XXXIII avrebbe avuto i precursori del suo anelito odienro nell'umile gente che guidava al pascolo le greggi nell'Asia anteriore ed aveva in Abele il suo modello e nei patriarchi d'Israele, Abramo,Isacco , e Giacobbe, l'incarnazione del suo ideale (vedi i capp. XVI e XVII nel volume The Pharisees, Filadelfia, 1940, pagg. 344-442).

Non sarebbe l'ora che anche per Israele, che sempre la sognò e la cantò, giungesse l'età della pace a cui oggi il mondo anela, dopo tante guerre, tanti odi, tante stragi e che l'Umanità si quietasse finalmente e spezzasse le spade e le lance, i cannoni e i missili come auspicava il profeta Isaia (II,4), per inaugurare una nuovà età senza armi e senza frontiere' "

Rabbino Prof. Dante Lattes (z.l.)
in Rassegna Mensile Israel
maggio 1963

lunedì 2 settembre 2013

DA MERCOLEDI SERA IL CALENDARIO EBRAICO ENTRA NELL'ANNO 5774



Avrà inizio mercoledi 4 settembre, per terminare il 6 sera (il calendario ebraico è lunare), Rosh Hashanà,ovvero il Capodanno ebraico.
Si entrerà quindi nell'anno 5774 e con questa festività inizia una serie di ricorrenze assai densa, avendo a ruota il Giorno del Kippur e poi la festa di Succot.

"Rosh Ha-Shanà cade i primi due giorni del mese di Tishrì ed è il capo d'anno per la numerazione degli anni, per il computo dei giubilei e per la validità dei documenti", ricorda il sito dell'Unione delle Comunità che poi continua spiegando:" ha un carattere e un'atmosfera assai diversi da quella normalmente vigente nel capo d'anno "civile" in Italia. Infatti è considerato giorno di riflessione, di introspezione, di auto esame e di rinnovamento spirituale. E' il giorno in cui, secondo la tradizione, il Signore esamina tutti gli uomini e tiene conto delle azioni buone o malvagie che hanno compiuto nel corso dell'anno precedente. Nel Talmud infatti è scritto "A Rosh Ha-Shanà tutte le creature sono esaminate davanti al Signore". Non a caso tale giorno nella tradizione ebraica è chiamato anche "Yom Ha Din", il giorno del giudizio. Il giudizio divino verrà sigillato nel giorno di Kippur, il giorno dell'espiazione. Tra queste due date corrono sette giorni che sommati ai due di Rosh Ha-Shanà e a quello di Kippur vengono detti i "dieci giorni penitenziali".

"Rosh Ha-Shanà riguarda il singolo individuo, il rapporto che ha con il suo prossimo e con Dio, le sue intenzioni di miglioramento", approfondisce lo stesso sito, "nella Torà, (Levitico 23:23,24) il primo giorno del mese di Tishrì è designato come "giorno di astensione dal lavoro, ricordo del suono, sacra convocazione", e nuovamente in Numeri (29:1,6) è ripetuto che è "un giorno di suono strepitoso": un altro dei nomi di questa festa è "Yom Teru'a", giorno del suono dello Shofar, il grande corno. In ottemperanza al comando biblico in questo giorno viene suonato lo Shofar, simbolo del richiamo all'uomo verso il Signore. Questo suono serve a suscitare una rinascita spirituale e a portare verso la teshuvà, il pentimento, il ritorno verso la giusta via. Lo Shofar, oltre a chiamare a raduno, ricorda l'episodio biblico del "sacrificio" di Isacco, sacrificio in realtà mai avvenuto in quanto fu sacrificato un montone al posto del ragazzo. Il corno deve essere di un animale ovino o caprino in ricordo di questo episodio. Inoltre lo shofar ricorda il dono della Torà nel Sinai che era accompagnato da questo suono e allude anche al Grande Shofar citato in Isaia (27:13) "E in quel giorno suonerà un grande shofar", annunciatore dei tempi messianici.
I suoni che vengono emessi da questo strumento sono di diverso tipo: note brevi, lunghe e interrotte; secondo una interpretazione esse sono emesse in onore dei patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe".

Tale è la solennità che caratterizza l'ascolto del suono dello Shofar che lo si ascolta in piedi possibilmente cercando di seguire ogni singola nota,in rispettoso silenzio.

Il portale Ucei approfondisce poi che "Rosh Ha-Shanà è chiamato anche Giorno del Ricordo, infatti la tradizione vuole che Dio proprio in questa data abbia finito la Sua opera di creazione e sarebbe stato creato Adamo, il primo uomo.
Un antico uso legato a questa giornata vede l'ebreo recarsi verso un corso d'acqua,un pozzo o una sorgente o verso il mare per recitare delle preghiere e svuotarsi simbolicamente le tasche, atto che rappresenta appunto attraverso questa simbologia  il disfarsi delle colpe commesse e un impegno,si spera non  simbolico in questo caso, a rigettare ogni cattivo comportamento, come scritto nel libro biblico di Michà : "Getterai i nostri peccati nelle profondità del mare".

A Livorno è antico uso, risalente a quando ancora era in funzione lo splendido antico Tempio, di effettuare questa cerimonia presso un pozzo nella Yeshivà Marini, oggi sede anche del locale museo ebraico. 

Alcuni in questo giorno vestono di bianco, simbolo di purezza e rinnovamento spirituale. Anche i rotoli della Torà e l'Arca vengono vestiti di questo colore. Quest'usanza può essere ricondotta al verso di Isaia (1:18) in cui è scritto: "quand'anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diverranno bianchi come la neve".

"A Rosh Ha-Shanà si usa mangiare cibi il cui nome o la cui dolcezza possa essere ben augurante per l'anno a venire", riferisce sempre la scheda on line dell'Ucei , e "si usa anche piantare dei semini di grano e di granturco che germoglieranno in questo periodo, in segno di prosperità".

Shanà tovà, ovvero buon anno.

Nell'immagine : i partecipanti alla preghiera ascoltano in piedi,con devozione, il suono dello Shofar (fonte http://phynedyning.wordpress.com)





DA MERCOLEDI SERA IL CALENDARIO EBRAICO ENTRA NELL'ANNO 5774

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(a cura di Gadi Polacco)

Avrà inizio mercoledi 4 settembre, per terminare il 6 sera (il calendario ebraico è lunare), Rosh Hashanà,ovvero il Capodanno ebraico.
Si entrerà quindi nell'anno 5774 e con questa festività inizia una serie di ricorrenze assai densa, avendo a ruota il Giorno del Kippur e poi la festa di Succot.

"Rosh Ha-Shanà cade i primi due giorni del mese di Tishrì ed è il capo d'anno per la numerazione degli anni, per il computo dei giubilei e per la validità dei documenti", ricorda il sito dell'Unione delle Comunità che poi continua spiegando:" ha un carattere e un'atmosfera assai diversi da quella normalmente vigente nel capo d'anno "civile" in Italia. Infatti è considerato giorno di riflessione, di introspezione, di auto esame e di rinnovamento spirituale. E' il giorno in cui, secondo la tradizione, il Signore esamina tutti gli uomini e tiene conto delle azioni buone o malvagie che hanno compiuto nel corso dell'anno precedente. Nel Talmud infatti è scritto "A Rosh Ha-Shanà tutte le creature sono esaminate davanti al Signore". Non a caso tale giorno nella tradizione ebraica è chiamato anche "Yom Ha Din", il giorno del giudizio. Il giudizio divino verrà sigillato nel giorno di Kippur, il giorno dell'espiazione. Tra queste due date corrono sette giorni che sommati ai due di Rosh Ha-Shanà e a quello di Kippur vengono detti i "dieci giorni penitenziali".

"Rosh Ha-Shanà riguarda il singolo individuo, il rapporto che ha con il suo prossimo e con Dio, le sue intenzioni di miglioramento", approfondisce lo stesso sito, "nella Torà, (Levitico 23:23,24) il primo giorno del mese di Tishrì è designato come "giorno di astensione dal lavoro, ricordo del suono, sacra convocazione", e nuovamente in Numeri (29:1,6) è ripetuto che è "un giorno di suono strepitoso": un altro dei nomi di questa festa è "Yom Teru'a", giorno del suono dello Shofar, il grande corno. In ottemperanza al comando biblico in questo giorno viene suonato lo Shofar, simbolo del richiamo all'uomo verso il Signore. Questo suono serve a suscitare una rinascita spirituale e a portare verso la teshuvà, il pentimento, il ritorno verso la giusta via. Lo Shofar, oltre a chiamare a raduno, ricorda l'episodio biblico del "sacrificio" di Isacco, sacrificio in realtà mai avvenuto in quanto fu sacrificato un montone al posto del ragazzo. Il corno deve essere di un animale ovino o caprino in ricordo di questo episodio. Inoltre lo shofar ricorda il dono della Torà nel Sinai che era accompagnato da questo suono e allude anche al Grande Shofar citato in Isaia (27:13) "E in quel giorno suonerà un grande shofar", annunciatore dei tempi messianici.
I suoni che vengono emessi da questo strumento sono di diverso tipo: note brevi, lunghe e interrotte; secondo una interpretazione esse sono emesse in onore dei patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe".

Tale è la solennità che caratterizza l'ascolto del suono dello Shofar che lo si ascolta in piedi possibilmente cercando di seguire ogni singola nota,in rispettoso silenzio.

Il portale Ucei approfondisce poi che "Rosh Ha-Shanà è chiamato anche Giorno del Ricordo, infatti la tradizione vuole che Dio proprio in questa data abbia finito la Sua opera di creazione e sarebbe stato creato Adamo, il primo uomo.
Un antico uso legato a questa giornata vede l'ebreo recarsi verso un corso d'acqua,un pozzo o una sorgente o verso il mare per recitare delle preghiere e svuotarsi simbolicamente le tasche, atto che rappresenta appunto attraverso questa simbologia  il disfarsi delle colpe commesse e un impegno,si spera non  simbolico in questo caso, a rigettare ogni cattivo comportamento, come scritto nel libro biblico di Michà : "Getterai i nostri peccati nelle profondità del mare".

A Livorno è antico uso, risalente a quando ancora era in funzione lo splendido antico Tempio, di effettuare questa cerimonia presso un pozzo nella Yeshivà Marini, oggi sede anche del locale museo ebraico. 

Alcuni in questo giorno vestono di bianco, simbolo di purezza e rinnovamento spirituale. Anche i rotoli della Torà e l'Arca vengono vestiti di questo colore. Quest'usanza può essere ricondotta al verso di Isaia (1:18) in cui è scritto: "quand'anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diverranno bianchi come la neve".

"A Rosh Ha-Shanà si usa mangiare cibi il cui nome o la cui dolcezza possa essere ben augurante per l'anno a venire", riferisce sempre la scheda on line dell'Ucei , e "si usa anche piantare dei semini di grano e di granturco che germoglieranno in questo periodo, in segno di prosperità".

Shanà tovà, ovvero buon anno.

Nell'immagine : i partecipanti alla preghiera ascoltano in piedi,con devozione, il suono dello Shofar (fonte http://phynedyning.wordpress.com)