mercoledì 22 settembre 2010

INIZIA L'ULTIMA FESTA EBRAICA DEL "CICLO AUTUNNALE". ARRIVA SUKKOTH, LA "FESTA DELLE CAPANNE"

COMUNITANDO
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(blog indipendente di cose ebraiche livornesi e non solo,con un occhio ad Israele)
La festa di Sukkoth inizia il 15 del mese di Tishrì, quest'anno quindi a partire dalla sera del 22 settembre 2010.
Sukkoth in ebraico significa "capanne" e sono appunto le capanne a caratterizzare questa festa gioiosa che ricorda la permanenza degli ebrei nel deserto dopo la liberazione dalla schiavitù dall’Egitto: quaranta anni in cui abitarono in dimore precarie, accompagnati però, secondo la tradizione, da "nubi di gloria".
Nella Torà (Levitico, 23, 41-43) infatti troviamo scritto: "E celebrerete questa ricorrenza come festa in onore del Signore per sette giorni all’anno; legge per tutti i tempi, per tutte le vostre generazioni: la festeggerete nel settimo mese. Nelle capanne risiederete per sette giorni; ogni cittadino in Israele risieda nelle capanne, affinché sappiano le vostre generazioni che in capanne ho fatto stare i figli di Israele quando li ho tratti dalla terra d’Egitto".
La festa delle capanne è una delle tre feste di pellegrinaggio prescritte nella Torà, feste durante le quali gli ebrei dovevano recarsi al Santuario a Gerusalemme, fino a quando esso non fu distrutto dalle armate di Tito nel II secolo e.v. Altri nomi della festa sono "Festa del raccolto" e anche "Festa della nostra gioia", poiché cade proprio in coincidenza con la fine del raccolto quando si svolgevano grandi manifestazioni di gioia. Questa festa è detta anche "festa dei tabernacoli" e il precetto che la caratterizza è proprio quello di abitare in capanne durante tutti i giorni della festa. Se a causa del clima o di altri motivi non si può dimorare nelle capanne, vi si devono almeno consumare i pasti principali. Altri nomi della festa sono "Festa del raccolto" e anche "Festa della nostra gioia", poiché cade proprio in coincidenza con la fine del raccolto quando si svolgevano grandi manifestazioni di gioia.
La capanna deve avere delle dimensioni particolari e deve avere come tetto del fogliame piuttosto rado, in modo che ci sia più ombra che luce, ma dal quale si possano comunque vedere le stelle. E’ uso adornare la sukkà, la capanna, con frutta, fiori, disegni e così via.
La sukkà non è valida se non è sotto il cielo: l’uomo deve avere la mente e lo spirito rivolti verso l’alto.
Un altro precetto fondamentale della festa è il lulàv: un fascio di vegetali composto da un ramo di palma, due di salice, tre di mirto e da un cedro che va agitato durante le preghiere. Forte è il significato simbolico del lulàv: la palma è senza profumo, ma il suo frutto è saporito; il salice non ha né sapore né profumo; il mirto ha profumo, ma non sapore ed infine il cedro ha sapore e profumo. Sono simbolicamente rappresentati tutti i tipi di uomo: tutti insieme sotto la sukkà. Secondo un’altra interpretazione simbolica la palma sarebbe la colonna vertebrale dell’uomo, il salice la bocca, il mirto l’occhio ed infine il cedro il cuore. L’uomo rende grazie a Dio con tutte le parti del suo essere.
L’uomo è disposto a mettersi al servizio di Dio anche nel momento in cui sente che massima è la potenza che ha raggiunto: ha appena raccolto i frutti del suo raccolto, ma confida nella provvidenza divina e abbandona, anche se solo per pochi giorni, la sua dimora abituale per abitare in una capanna. Capanna che è insieme simbolo di protezione, ma anche di pace fra gli uomini. "E poni su di noi una sukkà di pace" riecheggiano infatti i testi di numerose preghiere; ci sono dettagliate regole che stabiliscono l’altezza massima e minima che deve avere una sukkà, ma per quanto concerne la larghezza viene stabilita solo la dimensione minima: nei tempi messianici infatti la tradizione vuole che verrà costruita una enorme unica sukkà nella quale possa risiedere tutta l’umanità intera.
L’ultimo giorno della festa di Sukkoth si chiama Oshanà rabbà (grande invocazione di salvezza dal significato letterale: Deh, salvaci). Il periodo di pentimento si conclude definitivamente con questo giorno. Il perdono che ci verrà accordato viene invocato battendo i rami di salice durante una suggestiva cerimonia, cerimonia durante la quale si compie anche per sette volte un giro intorno alla Torà, con in mano il lulav. Secondo alcuni lo scuotimento dei rametti di salice rappresenta la pioggia, simbolo di prosperità. Il segnale è la fine del male, come premessa dell’era messianica. Alcuni conservano i rametti del salice per la cerimonia che si tiene subito prima di Pesach, la Pasqua ebraica, durante la quale si bruciano le rimanenze dei cibi lievitati.
Sheminì 'Azzeret (il significato di queste parole è "ottavo giorno di radunanza") è l’ultimo giorno in cui si usa andare nella capanna, tuttavia senza recitare le benedizioni. Nel passo della Bibbia in cui si parla di Sukkoth (Levitico 23) la durata della ricorrenza è fissata in sette giorni. Si parla poi di un "ottavo giorno di radunanza": Sheminì Azzaret. Quasi un prolungamento della festa.
In questo giorno durante il servizio di Mussaf
viene introdotta la formula "che fai soffiare il vento e scendere la pioggia". Tale formula verrà mantenuta nell’Amidà (preghiera che si recita a voce bassa) fino alla festa di Pesach, la Pasqua ebraica.
Il giorno successivo è Simchàth Torà, giorno particolarmente lieto, come indicato dal nome stesso: la "gioia della Torà". La lettura della Torà, da cui vengono pubblicamente letti e recitati dei brani ogni settimana durante tutto il corso dell’anno, in questo giorno trova insieme conclusione e principio del ciclo: viene infatti letto l’ultimo brano e si ricomincia con il primo brano. In questo modo la lettura della Torà mantiene la sua continuità nel tempo. Le persone che in questo giorno sono chiamate alla lettura, sono considerate come "sposi" della Torà e di Bereshith (la parola con cui inizia la Torà) e come sposi vengono festeggiati da parenti e amici. In alcune comunità gli "sposi" offrono confetti a parenti e amici.
Durante i sette giri che si compiono nella sinagoga, con i rotoli della Torà sulle braccia, spesso la gioia che si manifesta stride con l’austerità del luogo: le donne gettano caramelle verso la folla festante che spesso danza intorno alla Torà.

(Fonte sito UCEI)

E' SCOMPARSO PAOLO TOAFF (z.l./il suo ricordo sia per benedizione)

COMUNITANDO
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(a cura di Gadi Polacco)

Alla vigilia della festività ebraica di Succot (la Festa delle Capanne) è mancato a Livorno ,dopo aver contrastato con grande spirito per mesi la malattia che lo aveva colto, Paolo Toaff.
Dopo una vita professionale nel settore bancario,in gran parte svoltasi a Milano,era da anni rientrato a Livorno dove ha dato il proprio contributo alla vita ebraica cittadina,peraltro seguendo le orme del padre Adolfo.
E' stato consigliere della Comunità Ebraica livornese ed era impegnanto assai anche con il Coro "Ernesto Ventura",la locale sezione del Keren Kayemet Leisrael (associazione che si occupa tra l'altro di piantare alberi in memoria dei Giusti ) e del Benè Berith "Isidoro Kahn",intitolato allo scomparso Rabbino.
Proprio il Benè Berith, attraverso il Presidente Piero Cassuto ,il consiglio e gli iscritti tutti ricorda commosso Paolo Toaff (tesoriere ed uno dei fondatori dell'associazione) e preannuncia un'iniziativa in suo onore e ricordo che verrà definita al termine della festività di Succot.
Conosciuto ed apprezzato anche al di fuori dell'ambiente ebraico cittadino,ha affrontato con coraggio,determinazione  e profonda dignità la malattia che lo aveva aggredito nei primi mesi dell'anno,ricevendo tributi di affetto che testimoniano la grande stima che egli si è meritato verso il prossimo.
Ad Iris che lo ha assistito incessantemente in questo periodo difficile,ai famigliari ed agli amici tutti,le più sincere condoglianze.
Sia il suo ricordo per benedizione

Gadi Polacco

lunedì 20 settembre 2010

IN RICORDO DEL SOLDATO ALESSANDRO ROMANI L'UNIONE DELLE COMUNITA' EBRAICHE ITALIANE PIANTERA' ALBERI SULLE COLLINE DI GERUSALEMME

L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha deliberato di piantare alberi sulle colline di Gerusalemme, in ricordo dell'ufficiale italiano Alessandro Romani, caduto in Afghanistan venerdi scorso,durante l'attività che conduceva , insieme agli altri nostri soldati di stanza in quel paese, alla ricerca della pace e per la tutela dei diritti fondamentali in quella difficile area.

L'iniziativa è stata anticipata allo Stato Maggiore dell'Esercito direttamente dal Presidente UCEI Renzo Gattegna,presente insieme al Presidente della Comunità di Roma Paicifici ed altri esponenti delle istituzioni ebraiche alla camera ardente,allestita a Roma presso il Policlinico del Celio.

La scelta di Gerusalemme, capitale d'Israele e letteralmente la "città della pace"  nonchè  luogo incontro di tante culture e religioni, è profondamente significativa  : l'iniziativa, a mio avviso, si pone con altre anche quale pacata ma ferma risposta  ai cori oltraggiosi levatisi purtroppo dal nostro stadio e prontamente stigmatizzati dalla  soverchiante risposta della maggioranza dei presenti.

Gadi Polacco
Consigliere UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane)

Livorno, 20 settembre 2010






XX settembre - Il capitano ebreo che aprì la strada

XX settembre - Il capitano ebreo che aprì la strada

Appena 140 anni or sono, un’inezia per la Storia,si aprivano finalmente i cancelli del ghetto di Roma. Era una conseguenza della Breccia di Porta Pia,con la prima cannonata fatta sparare agli ordini del Capitano Giacomo Segre,ebreo,forse per “salvaguardare” gli ufficiali cattolici dalla scomunica minacciata da Pio IX o forse per fare un ulteriore “dispetto” all’ultimo Papa Re.
Secondo il calendario ebraico correva il giorno 24 del mese di Elul dell’anno 5630 e l’avvenimento,dunque,almeno per gli ebrei non fu quella “sciocchezza” che qualcuno ha cercato di far passare nell’immaginario collettivo.
Tale non fu anche perchè completò l’Unità d’Italia e pose Roma quale capitale dello Stato unitario,fatto sancito nell’ottobre di quello stesso anno dal Plebiscito popolare,dando forma allo Stato Laico attraverso una serie di provvedimenti che conseguirono alla fine del potere temporale della Chiesa.
Per anni festa nazionale,significativamente l’abolì la dittatura fascista,”casualmente” un anno prima della stipula dei cosiddetti “Patti Lateranensi”,ma altrettanto significativamente non l’ha ad oggi reintegrata la Repubblica,pur Laica per dettato costituzionale.
Evento simbolo del Risorgimento italiano e dell’Unità d’Italia,dunque,la Breccia di Porta Pia appare quest’anno particolarmente importante in quanto propedeutica al 150° dell’Unità italiana,anniversario invero da più parti bistrattato o almeno malamente sopportato che l’ebraisno italiano ha invece motivo di ricordare attentamente e con gratitudine ed al quale dette notevole apporto.
Certamente, però, Porta Pia rimane una sorta di incompiuta dinanzi alla constatazione che quella Laicità dello Stato che simboleggia,seppur sancita nei principi,deve combattere ogni giorno (si pensi ad esempio alla scuola pubblica,solo per citare un aspetto) contro trasversali nemici che, spesso illusi di poterne strumentalizzare a proprio favore l’avversione,si adoperano per affossarla : incautamente perchè,proprio dinanzi al dispiegarsi inevitabile di una società espressione di molteplici forme culturali e religiose, giusto un forte Stato Laico sarebbe in grado di garantire la libertà a tutti,nel rispetto delle comuni leggi di convivenza,al contempo mantenendo la forza per dirimere,quale entità super partes, eventuali conflitti a sfondo religioso.
Ricordiamo quindi degnamente Porta Pia e non dimentichiamoci del Capitano Segre,in rappresentanza anche dei suoi colleghi, che riposa nel Cimitero Ebraico di Chieri: oggi non avrebbe da ordinare altri tiri di cannone e non vorrebbe certamente,dall’una come dall’altra parte,nuove vittime ma di sicuro constaterebbe come quella Breccia abbia aperto una via ancora in gran parte da percorrere.

Gadi Polacco, Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Da Ucei Infoma (www.moked.it) 20.09.10

20.09.1870 - 20.09.2010


! עשרים בספטמבר שמח

גדי

mercoledì 15 settembre 2010

Da venerdi sera a sabato sera 18 settembre 2010 il mondo ebraico celebra il solenne Giorno del Kippur

Il dieci del mese di Tishrì cade lo Yom Kippur, giorno considerato come il più sacro e solenne del calendario ebraico: essendo il calendario ebraico lunare nel corrente anno ebraico 5771 il Kippur avrà inizio la sera di venerdi 17 settembre 2010,per terminare la sera del seguente 18 settembre.
E’ un giorno totalmente dedicato alla preghiera e alla penitenza e vuole l’ebreo consapevole dei propri peccati, chiedere perdono al Signore. E’ il giorno in cui secondo la tradizione il Signore suggella il suo giudizio verso il singolo. Se tutti i primi dieci giorni di questo mese sono caratterizzati dall’introspezione e dalla preghiera, questo è un giorno di afflizione, infatti in Levitico 23:32 è scritto "voi affliggerete le vostre persone". E’ un giorno di digiuno totale, in cui ci si astiene dal mangiare, dal bere e da qualsiasi lavoro o divertimento e ci si dedica solo al raccoglimento e alla preghiera; il digiuno che affligge il corpo ha lo scopo di rendere la mente libera da pensieri e di indicare la strada della meditazione e della preghiera.

E’ però importante avere come riferimento la tradizione orale, perchè altrimenti il concetto di afflizione potrebbe avere diverse letture e applicazioni, dalle più blande alle più sadiche (torture, fustigazioni ecc.). Una volta regolata la materia con norme precise, c’è una base comune di condivisione, ma anche un mondo simbolico estremamente ricco. E’ noto che queste regole, benchè rigorose, non sono assolute, per cui esistono precise deroghe per i malati (consultare prima il medico e poi il rabbino in questi casi).

C’è un paradosso legato al Kippùr: fin dalle origini questo giorno di afflizione è stato vissuto non come una giornata di lutto ma come uno yom-tov, un giorno di gioia. Come si spiega questo fatto?

La risposta è nella visione ottimistica di fondo. Kippùr è essenzialmente un giorno di riconciliazione, di unificazione, di pacificazione, di rinascita spirituale. Alla base di tutto c’è la certezza di superare le debolezze della persona e di poter ristabilire un rapporto positivo con il Signore., sempre pronto a perdonare, a cancellare il male e a far crescere l’uomo. Questa idea è radicata nel pensiero religioso ebraico, e consente a ognuno di ritrovare la sua strada (è il senso letterale della parola teshuvà) senza mediazioni, senza eventi epocali nella storia.
Prima di Kippur si devono essere saldati i debiti morali e materiali che si hanno verso gli altri uomini. Si deve chiedere personalmente perdono a coloro che si è offesi: al Signore per le trasgressioni compiute verso di Lui, mentre quelle compiute verso gli altri uomini vanno personalmente risarcite e sanate.

Ci si deve avvicinare a questo giorno con animo sereno e fiduciosi che la richiesta di essere iscritti dal Signore nel "Libro della vita", sarà esaudita. La purezza con cui ci si avvicina a questa giornata da alcuni è sottolineata dall’uso,specialmente in talune Comunità Ebraiche, di vestire di bianco.
E’ chiamato anche "Sabato dei sabati", ed è l’unico tra i digiuni a non essere posticipato se cade di sabato.
Kippur è forse la più sentita tra le ricorrenze e anche gli ebrei meno osservanti in questo giorno sentono con più forza il loro legame con l’ebraismo. Un tempo, gli ebrei più lontani venivano detti "ebrei del Kippur" perché si avvicinavano all’ebraismo solo in questo giorno.
L’assunzione della responsabilità collettiva è un altra delle caratteristiche di questo giorno: in uno dei passi più importanti della liturgia si chiede perdono dicendo "abbiamo peccato, abbiamo trasgredito….". La liturgia è molto particolare e inizia con la commovente preghiera di Kol Nidrè, nella quale si chiede che vengano sciolti tutti i voti e le promesse che non possono essere state mantenute durante l’anno.
Questa lunga giornata di 25 ore viene conclusa dal suono dello Shofàr, il corno di montone, che invita di nuovo al raccoglimento, e subito dopo dalla cerimonia di "separazione" dalla giornata con cui si inizia il giorno comune.

Dalla newsletter " L'Unione Informa ",dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, - portale internet www.moked.it


Roba da Mat

Riporta la stampa livornese che il «Mat», lega Autonomista Toscana, per opporsi all'ipotesi di costruzione di una moschea in città attuerà una "clamorosa iniziativa". «Ci opponiamo con fermezza all'ipotesi di costruire una moschea a Livorno. E per ribadire la nostra contrarietà il prossimo sabato, 18 settembre, distribuiremo in centro carne di maiale (salsicce, salame, finocchiona ecc.) insieme a un volantino che illustrerà le nostre ragioni del no alla moschea", dice il MAT- segretario Chelucci che prosegue affermando: "Come è noto il maiale è un animale impuro secondo l'Islam e con questo atto non vogliamo mancare di rispetto a questa religione (sottolineatura che equivale a conferma - ndr) ma vogliamo rivendicare il nostro diritto di comportarci secondo le nostre usanze quando siamo a casa nostra: diritto che spesso è messo in discussione dai cosiddetti "nuovi italiani"».
Un serio commento a queste e altre affermazioni parallele, illiberali doc, richiederebbe molto spazio: posto che il MAT- Chelucci sembra ignorare il fiorire di sagre dedicate al povero maiale e le varie norcinerie esistenti, la scelta del 18 ottobre, digiuno ebraico del Kippur, potrebbe però aprire un ulteriore fronte imprevisto dagli incauti autonomisti toscani.
Se è infatti 'noto che anche gli ebrei non hanno grandi simpatie per il maiale (il quale invero ringrazia e apprezza), pur non sgomentandosi di vederselo intorno, gli effetti di un lungo digiuno possono essere molteplici e la "tollerante" Livorno non merita, per la sua storia, una simile "maialata". Viene proprio da dire : "roba da MAT...".

Gadi Polacco, consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

martedì 7 settembre 2010

DALLA SERA DI MERCOLEDI 8 SETTEMBRE IL MONDO EBRAICO ENTRA NEL NUOVO ANNO 5771 : UN AUGURIO ALLA CITTA'

Al termine dell'affollata manifestazione inaugurale della Giornata Europea della Cultura Ebraica che,domenica scorsa,ha visto Livorno città capofila per l'Italia,sotto la guida di Pietro Cannavò autorità e tanti partecipanti hanno concorso a piantare,dinanzi alla Sinagoga di piazza Benamozegh,un melograno.
Il melograno,al pari di altri alberi,viene spesso richiamato nei testi ebraici (ad esempio nel Cantico dei Cantici) ed ha elevato valore simbolico.
La melagrana,secondo l'uso assai diffuso anche a Livorno,insieme ad altri cibi viene consumata nella cerimonia (Seder,ovvero "ordine") che precede le cene dei due giorni del Capodanno Ebraico e che vede abbinare ad ogni assaggio,secondo un'antica usanza,un'espressione beneaugurale.
Per la melagrana la formula conclude con l'auspicio "che si moltiplichino i nostri meriti quanto i granelli della melagrana".
Nell'imminenza dell'inizio dell'anno ebraico 5771 (domani sera) "Comunitando"  estende a tutta la città questo augurio.

Livorno, 7 settembre 2010

IL CAPODANNO EBRAICO (DAL SITO DELL'UNIONE DELLE COMUNITA' EBRAICHE ITALIANE)
Rosh Ha-Shanà cade i primi due giorni del mese di Tishri ed è il capo d’anno per la numerazione degli anni, per il computo dei giubilei e per la validità dei documenti. Ha un carattere e un’atmosfera assai diversi da quella normalmente vigente nel capo d’anno "civile" in Italia. Infatti è considerato giorno di riflessione, di introspezione, di auto esame e di rinnovamento spirituale. E’ il giorno in cui, secondo la tradizione, il Signore esamina tutti gli uomini e tiene conto delle azioni buone o malvagie che hanno compiuto nel corso dell’anno precedente. Nel Talmud infatti è scritto "A Rosh Ha-Shanà tutte le creature sono esaminate davanti al Signore". Non a caso tale giorno nella tradizione ebraica è chiamato anche
"Yom Ha Din", il giorno del giudizio. Il giudizio divino verrà sigillato nel giorno di Kippur, il giorno dell’espiazione. Tra queste due date corrono sette giorni che sommati ai due di Rosh Ha-Shanà e a quello di Kippur vengono detti i "dieci giorni penitenziali".
Rosh Ha-Shanà riguarda il singolo individuo, il rapporto che ha con il suo prossimo e con Dio, le sue intenzioni di miglioramento.
Nella Torà, (Levitico 23:23,24) il primo giorno del mese di Tishrì è designato come "giorno di astensione dal lavoro, ricordo del suono, sacra convocazione", e nuovamente in Numeri (29:1,6) è ripetuto che è "un giorno di suono strepitoso": un altro dei nomi di questa festa è "Yom Teru’a", giorno del suono dello Shofar, il grande corno. In ottemperanza al comando biblico in questo giorno viene suonato lo Shofar, simbolo del richiamo all’uomo verso il Signore. Questo suono serve a suscitare una rinascita spirituale e a portare verso la teshuvà, il pentimento, il ritorno verso la giusta via. Lo Shofar, oltre a chiamare a raduno, ricorda l’episodio biblico del "sacrificio" di Isacco, sacrificio in realtà mai avvenuto in quanto fu sacrificato un montone al posto del ragazzo. Il corno deve essere di un animale ovino o caprino in ricordo di questo episodio. Inoltre lo shofar ricorda il dono della Torà nel Sinai che era accompagnato da questo suono e allude anche al Grande Shofar citato in
Isaia (27:13) "E in quel giorno suonerà un grande shofar", annunciatore dei tempi messianici.
I suoni che vengono emessi da questo strumento sono di diverso tipo: note brevi, lunghe e interrotte; secondo una interpretazione esse sono emesse in onore dei patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe.
Rosh Ha-Shanà è chiamato anche Giorno del Ricordo, infatti la tradizione vuole che Dio proprio in questa data abbia finito la Sua opera di creazione e sarebbe stato creato Adamo, il primo uomo.
Un uso legato a questa giornata vede l’ebreo recarsi verso un corso d’acqua o verso il mare e lì recitare delle preghiere e svuotarsi le tasche, atto che rappresenta simbolicamente il disfarsi delle colpe commesse e un impegno simbolico a rigettare ogni cattivo comportamento, come scritto nel libro biblico di Michà : "Getterai i nostri peccati nelle profondità del mare".
Gli ebrei azkenaziti in questo giorno vestono di bianco, simbolo di purezza e rinnovamento spirituale. Anche i rotoli della Torà e l’Arca vengono vestiti di questo colore. Quest’usanza può essere ricondotta al verso di Isaia (1:18) in cui è scritto: "quand’anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diverranno bianchi come la neve".
A Rosh Ha-Shanà si usa mangiare cibi il cui nome o la cui dolcezza possa essere ben augurante per l’anno a venire. Il pane tipico della festa assume una forma rotonda, a simbolo della corona di Dio e anche della ciclicità dell’anno. Si usa anche piantare dei semini di grano e di granturco che germoglieranno in questo periodo, in segno di prosperità.

venerdì 3 settembre 2010

DOMENICA LA GIORNATA EUROPEA DELLA CULTURA EBRAICA CON LIVORNO CAPOFILA : SABATO SERA NAUGURAZIONE MOSTRA PRESSO LA GALLERIA "ATHENA" - VIA DI FRANCO

Da www.moked.it

Qui Livorno - Una Giornata di arte e cultura

“Alle manifestazioni livornesi per la Giornata Europea della Cultura Ebraica abbiamo lavorato in stretta collaborazione con il Comune e la Provincia di Livorno.”
Lo ha detto Samuel Zarrough, presidente della locale Comunità Ebraica, in occasione della conferenza stampa di presentazione della Giornata, che si è tenuta questa mattina nei locali della Comunità. Quest’anno la città toscana è capofila della manifestazione in Italia, che vedrà coinvolte nel nostro Paese ben sessantadue località.
“La Comunità Ebraica di Livorno è felice di essere capofila delle manifestazioni di quest’anno - ha proseguito Zarrough -. Quest’anno il tema della Giornata è proprio Arte ed ebraismo, e Livorno ha dato al mondo moltissimi artisti ebrei, uno su tutti il grande Amedeo Modigliani.”
“Tra noi e la Comunità ebraica, nell’organizzare la manifestazione, c’è stata una vera e propria unità di intenti – ha detto Mario Tredici, assessore alle Culture del Comune di Livorno -. La cosa che più mi ha colpito del programma è che sono state scelte due linee guida molto interessanti: l’arte e la musica. Si tratta di due linguaggi universali: questa scelta sottolinea molto bene il rapporto fecondo e aperto che c’è tra la nostra città e il mondo ebraico.”
Sono intervenuti anche il rabbino capo di Livorno Yair Didi, Gadi Polacco, consigliere UCEI e della Comunità ebraica livornese, Guido Guastalla, consigliere della Comunità Ebraica di Livorno, e Yoram Ortona, consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane delegato alla Giornata della Cultura, che ha sottolineato la felice scelta di Livorno quale città capofila per l’Italia. “E’ una città di mare - ha detto - che anche per questa sua caratteristica è stata luogo di accoglienza per gli ebrei, nello stesso periodo in cui dalla Spagna e dal sud Italia venivano espulsi. Voi livornesi siete depositari di valori importanti di apertura verso la diversità - ha proseguito Ortona - e siamo felici dunque che domenica la sinagoga e gli altri luoghi dell’ebraismo livornese si apriranno alla cittadinanza, per dare l’avvio alle manifestazioni che avranno luogo in tutta Italia.”
“Non è un caso - afferma in un messaggio Gadi Polacco - che a essere, di anno in anno, capofila nazionale della Giornata Europea della Cultura Ebraica sia una città e non il suo nucleo ebraico: la Giornata nasce infatti come momento di interazione e ulteriore apertura della cultura ebraica verso l’intera società circostante. In questi mesi di preparativi è emersa a Livorno netta la sensazione di questo forte coinvolgimento che attraversa istituzioni, autorità, enti vari, privati che con grande entusiasmo collaborano a quella che confidiamo sarà una bella e partecipata Giornata livornese: aggiungendo a ciò l’attenzione già dimostrata dai mezzi d’informazione il quadro diviene completo. Un secondo e in parte inaspettato risultato è stato ulteriormente realizzato perché la Giornata ormai si è estesa e supererà le 24 ore domenicali: dopo l’anteprima presso la Circoscrizione 2 durante “Effetto Venezia”, infatti, è giunta l’iniziativa sul cinema a Castiglioncello. Un’importante mostra si aprirà sabato sera, altre domenica, mentre da alcune librerie verranno manifestazioni nei giorni seguenti. Incoraggianti le previsioni meteo, a questo punto non rimane davvero che dare a tutti appuntamento a Livorno”!
La Giornata Europea della Cultura Ebraica vede crescere di anno in anno i consensi del pubblico: lo scorso anno, solo in Italia, oltre sessantamila persone hanno preso parte alle manifestazioni.
Il programma degli eventi in Italia è consultabile sul sito www.ucei.it/giornatadellacultura e consente di costruire e sperimentare gli itinerari più diversi, a seconda dei propri gusti e della propria sensibilità.
Le iniziative dei 28 Paesi europei sono consultabili sul sito: www.jewisheritage.org
La Giornata Europea della Cultura Ebraica di Livorno, che ieri ha avuto un gustoso preambolo con la proiezione del film La Banda di Eran Kolirin a Castiglioncello e con una finestra sul cinema israeliano a cura di Margherita Ascarelli, inizierà in musica. A dare il via alla manifestazione della città capofila dell’edizione 2010 - presentata questa mattina in conferenza stampa sarà la Fanfara dell’Accademia navale labronica con l’esecuzione degli inni europeo e italiano. Cerimonia di apertura coordinata da Gadi Polacco e concerto del Coro del Tempio Maggiore di Roma in onore di Rav Elio Toaff, livornese doc e grande protagonista dell’ebraismo italiano. Porteranno i loro saluti il presidente della Comunità ebraica di Livorno Samuel Zarrough, il presidente UCEI Renzo Gattegna, il presidente della Provincia Giorgio Kutufa, il sindaco Alessandro Cosimi e il consigliere UCEI con delega alla Giornata Yoram Ortona. A seguire Yair Didi, rabbino capo di Livorno, interverrà su arte e scrittura ebraica. Nel giardino antistante alla sinagoga verrà poi piantato a più mani un melograno per festeggiare l’imminenza del capodanno ebraico e il pittore Fausto Vivaldi, aiutato da quanti vorranno contribuire con un tocco di pennello, dipingerà un quadro raffigurante il luogo di culto di piazza Benamozegh. Aperitivo kasher e dopo pranzo appuntamento nella sala consiliare della Provincia di Livorno per un convegno su estetica ed etica nell’ebraismo sefardita moderato dall’editore e libraio Guido Guastalla.
Relatori, oltre allo stesso Guastalla che parlerà di Amedeo Modigliani e dei suoi amici livornesi e parigini, saranno il professor Leonardo Amoroso che affronterà il tema estetica ed ebraismo, il dottor Raffaele Bedarida che si soffermerà sull’ebraismo sefardita tra emancipazione e orientalismo, il professore Cesare Terracina che terrà una lezione su simbologia e iconografia nell’arte ebraica tra modernità e contemporaneità, e il dottor Arturo Schwarz che disquisirà su arte e amore nella Cabbalà. Previsti anche gli interventi dell’architetto David Palterer sulla sua esperienza di allestimento museale e di Anna Sikos sull’associazione AMATA. e sul Museo d’arte moderna e contemporanea di Tel Aviv nel centenario della fondazione. Quindi prosecuzione al Museo ebraico Yeshivà Marini di via Micali, con la vicepresidente della comunità Paola Jarach che guiderà i visitatori all’interno della struttura e inaugurerà una nuova sala. Nel programma l’esposizione di alcune ketubot in collaborazione con il Benè Berith Isidoro Kahn, una mostra di antichi manoscritti e tessuti alla presenza dei restauratori e la proiezione del video Un Rabbino italiano dedicato a Rav Toaff e curato da Emanuele Ascarelli e Milko Duiella. Nel pomeriggio sarà inoltre possibile visitare il cimitero storico di viale Nievo insieme a David Novelli, che coadiuvato da una serie di volontari che si sono occupati della ripulitura del cimitero dalle erbacce e che in seguito a un vero e proprio patto morale hanno preso l’impegno di continuare il lavoro anche dopo la GECE, porterà i visitatori tra le tombe di alcuni grandi nomi della Livorno ebraica, tra cui molti rabbanim e parnassim del Tempio.
Conclusione della manifestazione al Teatro Goldonetta con un secondo buffet kasher e con un concerto di musica ebraica che porterà sul palco l’Ensemble dell’Istituto Musicale Pietro Mascagni (diretto da Stefano Agostini) e il Coro Ernesto Ventura della Comunità ebraica (diretto da Paolo Filidei). Nel corso della Giornata sarà inoltre attivo uno stand informativo riservato a varie associazioni ebraiche, uno spazio ludoteca e un servizio navetta per il cimitero e la Yeshivà Marini, mentre un annullo filatelico delle Poste Italiane verrà apposto su alcune cartoline commemorative raffiguranti un quadro del pittore Luigi Levi dedicato al vecchio Tempio di Livorno. A riprova del forte legame esistente tra comunità ebraica e cittadinanza, particolarmente prezioso in fase organizzativa, sono inoltre previste una serie di iniziative in gallerie d’arte e librerie del centro che in molti casi proseguiranno anche dopo la fine della Giornata.



giovedì 2 settembre 2010

DOMENICA 5 SETTEMBRE 2010 - GIORNATA DELLA CULTURA EBRAICA - LIVORNO CAPOFILA PER L'ITALIA

Non è un caso che ad essere,di anno in anno,capofila nazionale della Giornata Europea della Cultura Ebraica sia una città e non il suo nucleo ebraico: la Giornata nasce  infatti come momento di di interazione ed ulteriore apertura della cultura ebraica verso l'intera società circostante.
In questi mesi di preparativi  è emersa  a Livorno netta la sensazione di questo forte coinvolgimento che attraversa istituzioni,autorità ,enti vari , privati  che con grande entusiasmo collaborano a quella che confidiamo sarà una bella e partecipata Giornata livornese : aggiungendo a ciò l'attenzione già dimostrata dai mezzi d'informazione il quadro diviene completo.
Un secondo ed in parte inaspettato risultato è stato ulteriormente realizzato perchè  la Giornata ormai si è estesa e supererà le 24 ore domenicali: dopo l'anteprima presso la Circoscrizione 2 durante "Effetto Venezia" ,infatti,è giunta l'iniziativa sul cinema a Castiglioncello. Un'importante mostra si aprirà sabato sera,altre domenica,mentre da alcune librerie verranno manifestazioni nei giorni seguenti.
Incoraggianti le previsioni  meteo a questo punto non rimane davvero che dare a tutti appuntamento a Livorno!
Gadi Polacco
Consigliere Unione Comunità Ebraiche Italiane


INFORMAZIONI SUL PROGRAMMA DELLA GIORNATA :
www.comunitaebraica.org
www.moked.it (banner Giornata Europea della Cultura Ebraica)