mercoledì 15 settembre 2010

Da venerdi sera a sabato sera 18 settembre 2010 il mondo ebraico celebra il solenne Giorno del Kippur

Il dieci del mese di Tishrì cade lo Yom Kippur, giorno considerato come il più sacro e solenne del calendario ebraico: essendo il calendario ebraico lunare nel corrente anno ebraico 5771 il Kippur avrà inizio la sera di venerdi 17 settembre 2010,per terminare la sera del seguente 18 settembre.
E’ un giorno totalmente dedicato alla preghiera e alla penitenza e vuole l’ebreo consapevole dei propri peccati, chiedere perdono al Signore. E’ il giorno in cui secondo la tradizione il Signore suggella il suo giudizio verso il singolo. Se tutti i primi dieci giorni di questo mese sono caratterizzati dall’introspezione e dalla preghiera, questo è un giorno di afflizione, infatti in Levitico 23:32 è scritto "voi affliggerete le vostre persone". E’ un giorno di digiuno totale, in cui ci si astiene dal mangiare, dal bere e da qualsiasi lavoro o divertimento e ci si dedica solo al raccoglimento e alla preghiera; il digiuno che affligge il corpo ha lo scopo di rendere la mente libera da pensieri e di indicare la strada della meditazione e della preghiera.

E’ però importante avere come riferimento la tradizione orale, perchè altrimenti il concetto di afflizione potrebbe avere diverse letture e applicazioni, dalle più blande alle più sadiche (torture, fustigazioni ecc.). Una volta regolata la materia con norme precise, c’è una base comune di condivisione, ma anche un mondo simbolico estremamente ricco. E’ noto che queste regole, benchè rigorose, non sono assolute, per cui esistono precise deroghe per i malati (consultare prima il medico e poi il rabbino in questi casi).

C’è un paradosso legato al Kippùr: fin dalle origini questo giorno di afflizione è stato vissuto non come una giornata di lutto ma come uno yom-tov, un giorno di gioia. Come si spiega questo fatto?

La risposta è nella visione ottimistica di fondo. Kippùr è essenzialmente un giorno di riconciliazione, di unificazione, di pacificazione, di rinascita spirituale. Alla base di tutto c’è la certezza di superare le debolezze della persona e di poter ristabilire un rapporto positivo con il Signore., sempre pronto a perdonare, a cancellare il male e a far crescere l’uomo. Questa idea è radicata nel pensiero religioso ebraico, e consente a ognuno di ritrovare la sua strada (è il senso letterale della parola teshuvà) senza mediazioni, senza eventi epocali nella storia.
Prima di Kippur si devono essere saldati i debiti morali e materiali che si hanno verso gli altri uomini. Si deve chiedere personalmente perdono a coloro che si è offesi: al Signore per le trasgressioni compiute verso di Lui, mentre quelle compiute verso gli altri uomini vanno personalmente risarcite e sanate.

Ci si deve avvicinare a questo giorno con animo sereno e fiduciosi che la richiesta di essere iscritti dal Signore nel "Libro della vita", sarà esaudita. La purezza con cui ci si avvicina a questa giornata da alcuni è sottolineata dall’uso,specialmente in talune Comunità Ebraiche, di vestire di bianco.
E’ chiamato anche "Sabato dei sabati", ed è l’unico tra i digiuni a non essere posticipato se cade di sabato.
Kippur è forse la più sentita tra le ricorrenze e anche gli ebrei meno osservanti in questo giorno sentono con più forza il loro legame con l’ebraismo. Un tempo, gli ebrei più lontani venivano detti "ebrei del Kippur" perché si avvicinavano all’ebraismo solo in questo giorno.
L’assunzione della responsabilità collettiva è un altra delle caratteristiche di questo giorno: in uno dei passi più importanti della liturgia si chiede perdono dicendo "abbiamo peccato, abbiamo trasgredito….". La liturgia è molto particolare e inizia con la commovente preghiera di Kol Nidrè, nella quale si chiede che vengano sciolti tutti i voti e le promesse che non possono essere state mantenute durante l’anno.
Questa lunga giornata di 25 ore viene conclusa dal suono dello Shofàr, il corno di montone, che invita di nuovo al raccoglimento, e subito dopo dalla cerimonia di "separazione" dalla giornata con cui si inizia il giorno comune.

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