domenica 27 marzo 2011

150° UNITA' D'ITALIA- PRESENTAZIONE A LIVORNO DEL LIBRO "LO SGUARDO LUNGO", SUL CONCETTO CAVOURIANO DELLA SEPARAZIONE TRA STATO E RELIGIONI

INVITO ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO "LO SGUARDO LUNGO"

Ora
giovedì 31 marzo · 17.30 - 20.30

Luogo
Libreria Gaia Scienza - Livorno

Creato da CIRCOLO CULTURALE "LUIGI EINAUDI"

Maggiori informazioni
Il libro
sull'anniversario più importante
per il futuro dei laici, credenti e non credenti

Nel 150° dell'Unità d'Italia, ripercorso quanto è avvenuto, fa un appello alla necessità di adottare la separazione tra Stato e religioni:

* per guarire l'Italia dall'essere, quanto a laicità, un'anomalia nel mondo evoluto;
* per fondare la convivenza sulla sovranità dei diversi cittadini e non sull'autorità di chi gestisce un potere.

La presentazione, a cura del Circolo "Luigi Einaudi" è per
giovedì
31 marzo 2011
ore 17,45


Livorno,
Libreria Gaia Scienza
Via Di Franco


Centro Culturale Luigi Einaudi

Presentazione de "Lo Sguardo Lungo"

Ne discutono con l'autore
Ordesio Bellini, sacerdote,docente di Teologia
Klaus Langeneck, pastore valdese
Gadi Polacco, esponente Comunità Ebraica

mercoledì 16 marzo 2011

Risorgimento ed ebrei italiani : un legame indissolubile sintetizzato nel "Va pensiero"





E' un legame indissolubile quello che lega il Risorgimento, completatosi finalmente nell'Unità d'Italia nel 1870, ed il mondo ebraico italiano : assai numerosa , diffusa ed entusiasta fu infatti l'adesione degli ebrei a questo movimento nelle sue diverse espressioni ,dalle formazioni garibaldine alla stretta collaborazione con i gruppi di ispirazione mazziniana senza dimenticare l'apporto all'opera stessa di Cavour e dei "cavouriani" (fidato e prezioso segretario del Conte era un ebreo, Isacco Artom).


Se lo "Statuto Albertino" del marzo 1848 aveva sancito l'emancipazione giuridica  per gli ebrei del Piemonte, sarà  appunto nel 1870 che questi diritti verranno estesi a tutti gli "israeliti" italiani, nell'anno del perfezionamento dell'Unità italiana con Roma capitale(1871), quando la breccia di  Porta Pia  significò per gli ebrei la fine del Ghetto imposto dal papato alla comunità romana .

Un doppio legame ci unisce, pertanto, come italiani ed ebrei, alle celebrazioni che in questi giorni rendono maggiormente evidente il 150° compleanno dell'Italia unita, un legame che Giuseppe Verdi ha reso eterno ed emozionante nel "Va pensiero" del Nabucco  sin dalla prima al Teatro alla Scala,il 9 marzo 1842.

Auguri Italia.

Gadi Polacco
www.livornoebraica.org


Nella foto : Cimitero Ebraico di Livorno, tomba di Fortunato Finzi, "garibaldino del 1859-60 e 66 tutta la sua lunga vita fu palpito d'amore alla patria"
"La figlia pose". Scomparso nel 1923, Fortunato fu in qualche modo tale,evitando di vivere il "tradimento" delle leggi razziali (razziste) emanate dalla dittatura fascista con la complicità della monarchia erede diretta del Risorgimento.

lunedì 14 marzo 2011

LE IMMAGINI DEL MASSACRO DELLA FAMIGLIA FOGEL : A CIASCUNO LA PROPRIA DETERMINAZIONE SUL VEDRLE O MENO

In Israele ma anche in Italia,ad esempio su Facebook,è in corso un forte
dibattito sull'opportunità, o meno, di pubblicare le crude eloquenti
immagini del massacro compiuto da parte di terroristi palestinesi ad
Itamar. Cinque le vittime : 3 bambini (11 e 4 anni,l'ultimo di 3 mesi)
ed i due genitori.
Chiamateli come vi pare politicamente, non vi è però causa che possa
giustificare azioni simili e che consenta di indurre anche a minima
indulgenza al riguardo: simili eccidi ci riportano all'odio razziale
nazifascista e questo, quale sia la posizione che ciascuno di noi può
avere in riferimento al cosiddetto conflitto israelopalestinese , è un
aspetto che troppo spesso viene ignorato dalle nostre parti,per
ignoranza o volontà.

A ciascuno di voi la decisione circa il guardare o meno le terribili
immagini la cui distribuzione la famiglia delle vittime ha autorizzato
nella speranza,temo però che sia un'illusione, di far capire quanto odio
razzistico, puro odio e non contrasto politico o militare,vi sia da
parte di alcuni contro gli israeliani.

Uno dei link alle immagini è il seguente :

http://www.myisrael.org.il/action/739

Gadi Polacco
www.livornoebraica.org

venerdì 11 marzo 2011

La sfida della Memoria ebraica tra lapidi della vergogna e ingiustizie toponomastiche

Da www.moked.it

Qui Livorno - La sfida della Memoria ebraica
tra lapidi della vergogna e ingiustizie toponomastiche
Due notizie non collegate tra loro, un inatteso ritrovamento e la proposta di ripristino di una targa frettolosamente rimossa, costringono ancora una volta Livorno a fare i conti con un recente passato persecutorio che tradì la secolare storia di pacifica condivisione tra cittadinanza e Nazione ebraica. Le ruspe del Comune sono al lavoro in via Padula. Nel corso delle operazioni di demolizione una drammatica scoperta: la scavatrice rinviene frammenti di lapidi e arredi funebri. Gli operai in servizio non sono archeologi ma convengono di trovarsi davanti a una scoperta quantomeno singolare. Vengono così contattati enti e istituzioni. Gli accertamenti rivelano una verità dolorosa: gli oggetti proverrebbero dall’antico cimitero ebraico di Livorno attivo da fine Seicento a metà Ottocento. Con la promulgazione delle leggi razziste il cimitero venne infatti smantellato: lapidi e altri arredi furono in gran parte sottratti e utilizzati come materiale da costruzione. Nel caso del rinvenimento in questione si tratta di un blocco di manufatti impiegati per finalità edilizie tra 1940 e 1941, arco di tempo in cui i caseggiati adesso demoliti videro la luce. In attesa di una cernita più precisa del materiale è stato deciso di separare le pietre che mostrano segni particolari dal resto delle macerie per poi trasportarle nell’attuale cimitero ebraico dove si provvederà all’inventario e (quando possibile) alla ricomposizione. Il Comune di Livorno ha garantito piena disponibilità e massima collaborazione con la Comunità ebraica nel proseguo delle operazioni. “La possibilità di ricomporre oggi quanto fu distrutto allora è un preciso dovere che l'amministrazione comunale intende perseguire" dice l’assessore alla cultura Mario Tredici. Il Cimitero Nuovo di Livorno  fu attivo fino agli anni trenta dell’Ottocento quando venne interdetto a causa della vicinanza alla città sviluppatasi ormai fino a contare circa 70mila abitanti. Un secolo più tardi l'area del cimitero fu espropriata e devastata dal regime fascista e nel secondo dopoguerra vi fu costruito un vasto complesso scolastico che condannò a un sostanziale oblio il passato utilizzo del lotto di terra. “In quell'istituto – racconta il consigliere della Comunità ebraica di Livorno Gadi Polacco – insegnò, assai stimato come in tutti gli altri aspetti della sua vita, il professor Renzo Cabib (z.l.), storico presidente della Comunità ebraica che più volte in occasione di lavori all'immobile venne chiamato per rilevare ritrovamenti di lapidi. È curioso che, pur ben contestualizzando storicamente i fatti e quindi genuinamente inquadrando quanto accadde e le responsabilità del regime fascista, sia Wikipedia che ancora oggi i giornali usino termini piuttosto delicati per riferirsi alle sorti di quel luogo di sepoltura: Il Tirreno scrive ad esempio che venne smantellato. Se come è probabile si appurerà che i marmi provengono dal Cimitero Nuovo si avrà invece la nuova, ulteriore e cruda evidenza che il fascismo deliberatamente profanò quelle tombe per usarle nella costruzione delle case popolari in via della Padula che risalgono proprio al famigerato ventennio.
Appare quindi difficile concordare con l'annotazione, riportata dal maggior quotidiano cittadino con genuina indulgenza, secondo la quale furono le ristrettezze di quel periodo storico a indurre a usare lapidi e arredi funebri come semplice materiale da costruzione. Nel passato di Livorno, occorre prenderne atto e le parole dell'assessore Tredici direi che vanno in quel senso, purtroppo non ci sono state solo le Costituzioni Livornine e quel vento di libertà che certamente caratterizza la città labronica”. In conclusione Polacco formula all’amministrazione comunale una proposta per rendere giustizia alle vittime dell’ignominia fascista: “Magari di questo trascorso scomodo che è comunque parte della storia cittadina se ne potrebbe dare ricordo visivo proprio in prossimità dell'attuale istituto scolastico”, chiede l’ex consigliere UCEI. Quella delle lapidi trafugate non è l’unica notizia legata alla Memoria su cui si dibatte attualmente a Livorno. Negli scorsi giorni infatti il mensile Livorno non stop ha rispolverato un vecchio cavallo di battaglia: la proposta di ripristino della strada un tempo dedicata al professor Gustavo Uzielli, insigne studioso, accademico e patriota italiano (in gioventù vestì la camicia garibaldina) a cavallo tra Ottocento e Novecento. Nel 1938 la via a lui intitolata venne trasformata per volere del regime in via Tommaso Corsi, protagonista del Risorgimento anch'egli ma a differenza del predecessore immune dalla grave colpa di essere ebreo. Nell’articolo a firma di Cesare Favilla il mensile si sofferma sulla memorabile vicenda intellettuale e filantropica di Uzielli augurandosi, in prossimità del centenario della sua morte (che cadrà in data 20 marzo), la fine di questo grave torto toponomastico perpetrato nei confronti di un uomo che ebbe tra i suoi tanti meriti quello di fondare un istituto glorioso come la Società Geografica Italiana e di dare ulteriore impulso agli studi leopardiani con una ingente donazione documentale al nascituro museo dedicato al Genio nella località natia di Vinci. In attesa di eventuali quanto auspicati sviluppi interviene nel merito della vicenda anche Andrea Iardella, tra i fondatori della locale Associazione per l’Amicizia Ebraico-Cristiana. “Possibile – si chiede in una nota pubblicata sul blog Comunitando – che il Comune di Livorno e quanti si occupano della toponomastica cittadina non sentano il dovere di riparare quell'antica ingiustizia?”


Adam Smulevich


mercoledì 9 marzo 2011

PEZZI DELL'ANTICO CIMITERO EBRAICO USATI PER COSTRUIRE CASE POPOLARI A LIVORNO : QUEI MARMI TESTIMONIANO UNA PROFANAZIONE FASCISTA

I mezzi d'informazione livornesi, ma non solo questi, pongono in
evidenza in questi giorni con rilevante clamore la scoperta che, per
costruire case popolari durante il periodo fascista,vennero usati parti
marmoree provenienti da un antico cimitero ebraico cittadino.

E' fondata l'ipotesi che detti marmi provengano dal luogo di sepoltura
che sorgeva dove poi venne edificato quello che ancora oggi è l'ITIS
Galilei, ovvero tra le attuali via Garibaldi e via Galilei.

Wikipedia ci ricorda che, realizzato nel 1694, il cosiddetto "Cimitero
Nuovo" fu attivo "fino agli anni trenta del XIX secolo, quando fu
interdetto a causa della vicinanza alla città, che ormai contava circa
70.000 abitanti. Un secolo più tardi l'area del cimitero fu espropriata
e, nel secondo dopoguerra, qui fu costruito un vasto complesso
scolastico. Alcune lapidi di pregevole fattura furono trasferite nel
cimitero attualmente in uso".

In quell'istituto scolastico insegnò, assai stimato come in tutti gli
aspetti della sua vita, il Prof. Renzo Cabib ( z.l.) storico presidente
della Comunità di Livorno che più volte, in occasione di lavori
all'immobile, venne chiamato per rilevare ritrovamenti di lapidi.

E' curioso che, pur ben contestualizzando storicamente i fatti e quindi
genuinamente inquadrando quando accadde e le responsabilità del regime
fascista, sia Wikipedia che ancora oggi i giornali usino termini
piuttosto "delicati" per riferirsi alle sorti di quel luogo di sepoltura
(ad esempio Il Tirreno scrive che venne "smantellato" nel 1939).

Se, come è probabile, si appurerà che i marmi provengono da quel
cimitero si avrà invece la nuova, ulteriore e cruda evidenza che il
fascismo deliberatamente profanò quelle tombe per usarle nella
costruzione delle case popolari in via della Padula che risalgono
proprio al famigerato "ventennio".

Appare quindi difficile concordare con l'annotazione, riportata dal
maggior quotidiano cittadino con genuina indulgenza , secondo la quale
furono le "ristrettezze di quel periodo storico" ad indurre ad usare
lapidi ed arredi funebri "come semplice materiale da costruzione".

Nel passato di Livorno,occorre prenderne atto e le parole dell'Assessore
Tredici direi che vanno in quel senso, purtroppo non ci sono state solo
le Livornine e quel vento di libertà che certamente caratterizza la
città labronica : magari di questo trascorso scomodo,comunque parte
della storia cittadina, se ne potrebbe dare ricordo visivo proprio in
prossimità dell'attuale istituto scolastico.

Gadi Polacco
www.livornoebraica.org

giovedì 3 marzo 2011

Via Gustavo Uzielli, una strada da ripristinare.

Nel centenario della scomparsa di Gustavo Uzielli,(20.3.1911),il mensile "Livorno-non stop"  ci ricorda,grazie alla penna del Dr.Cesare Favilla,l'ingiustizia consumata a danno di un grande personaggio ,livornese,che ebbe il "torto" di essere ebreo,.Gli fu dedicata una strada ,(parallela alla via Aristide Nardini Despotti Mospignotti). Da essa,nel Dicembre del 1938 fu rimosso il suo nome ,in  seguito delle leggi razziali, per sostituirlo con quello di Tommaso Corsi.Da studente,aveva indossato la camicia garibaldina ,si laureo,a Pisa,in matematica per poi recarsi a Parigi per  conseguire la specializzazione nelle  discipline geologiche .Ebbe la cattedra  di mineralogia all'università di Modena  ,insegnando anche all'università di Torino.Fondò la "Società Geografica Italiana",lasciando numerose pubblicazioni.Già sette anni fa "Livorno-non stop" segnalò il mancato ripristino di una strada intestata a quell'illustre concittadino "epurato".Possibile che il Comune  e quanti si occupano della toponomastica cittadina non sentano il dovere di riparare quell' antica ingiustizia ? Perchè non dedicargli ,nuovamente,una strada ? Andrea Iardella

mercoledì 2 marzo 2011

150° dell'Unità d'Italia : la necessità della separazione tra sfera pubblica e sfera religiosa, ovvero lo sguardo lungo di Cavour

"Noi crediamo che si debba introdurre il sistema della libertà in tutte
le parti della società religiosa e civile; noi vogliamo la libertà
economica, noi vogliamo la libertà amministrativa, noi vogliamo la piena
ed assoluta libertà di coscienza; noi vogliamo tutte le libertà
politiche compatibili col mantenimento dell'ordine pubblico; e
quindi,come conseguenza necessaria di quest'ordine di cose,noi crediamo
necessario all'armonia dell'edifizio che vogliamo innalzare che il
principio di libertà sia applicato ai rapporti della Chiesa e dello Stato".
E' questo uno dei passaggi finali del discorso parlamentare che il
Conte Camillo di Cavour pronunciò il 27 marzo 1861, or sono 150 anni :
pochi passaggi prima aveva affermato uno storico concetto affermando che
"noi siamo pronti a proclamare nell'Italia questo gran principio :
libera Chiesa in libero Stato" che ripetè, secondo la nipote
Giuseppina,anche al sacerdote che lo assistette,il 6 giugno dello stesso
anno,all'atto del decesso (secondo altri le ultime parole furono invece
«domani voglio che Artom si trovi qui alle cinque, non c'è tempo da
perdere» od anche "L'Italia è fatta-tutto è salvo...").
Si parla assai poco,in questi mesi di festeggiamenti per l'Unità
d'Italia non facili e talvolta malamente sopportati da alcuni, del
concetto cavouriano di separazione tra Stato e sfera religiosa, la base
portante di quella Laicità delle pubbliche istituzioni assai
importante,in particolare, per le "minoranze" religiose.
Permangono molte difficoltà e, politicamente parlando, trasversali
resistenze ad affrontare un argomento che appare tanto attuale,ancora
oggi, quanto "scomodo" in ottica di gestione strumentale del far
politica : non c'è da meravigliarsi e lo stesso Conte di Cavour,nel
citato discorso, appare ben conscio,pur certo dell'esito positivo
finale, dell'impossibilità di "prevedere il tempo che si richiederà,onde
queste opinioni acquistino una potenza irresistibile".
Ecco perchè credo assai utile segnalare ,tra gli scritti usciti per il
corrente 150° dell'Unità nazionale,quello che probabilmente è l'unico
testo che affronta meritoriamente questo "scottante" (per alcuni)
aspetto che Cavour pose con grande forza e che venne purtroppo frenato
dalla sua prematura morte : mi riferisco al libro "Lo sguardo lungo" (
editore ETS, sito internet www.losguardolungo.it) dell'amico Raffaello
Morelli, figura storica del liberalismo italiano.
In 468 pagine di testo,oltre a documenti ed indici, l'autore ripercorre
quanto è avvenuto e fa un appello alla necessità di adottare la
separazione tra Stato e religioni,per guarire l'Italia dall'essere,
quanto a laicità, un'anomalia nel mondo evoluto e per fondare la
convivenza sulla sovranità dei diversi cittadini.
Non un libro "contro" qualcuno,in coerenza con il messaggio cavouriano,
bensì a favore della convivenza di tutti nel rispetto tra e verso tutti
che,a ben guardare, è una necessità primaria per la nostra società in
corsa verso nuovi assetti ed il fondamento dello sguardo lungo del
grande statista piemontese,pardon italiano.

Gadi Polacco