"Noi crediamo che si debba introdurre il sistema della libertà in tutte
le parti della società religiosa e civile; noi vogliamo la libertà
economica, noi vogliamo la libertà amministrativa, noi vogliamo la piena
ed assoluta libertà di coscienza; noi vogliamo tutte le libertà
politiche compatibili col mantenimento dell'ordine pubblico; e
quindi,come conseguenza necessaria di quest'ordine di cose,noi crediamo
necessario all'armonia dell'edifizio che vogliamo innalzare che il
principio di libertà sia applicato ai rapporti della Chiesa e dello Stato".
E' questo uno dei passaggi finali del discorso parlamentare che il
Conte Camillo di Cavour pronunciò il 27 marzo 1861, or sono 150 anni :
pochi passaggi prima aveva affermato uno storico concetto affermando che
"noi siamo pronti a proclamare nell'Italia questo gran principio :
libera Chiesa in libero Stato" che ripetè, secondo la nipote
Giuseppina,anche al sacerdote che lo assistette,il 6 giugno dello stesso
anno,all'atto del decesso (secondo altri le ultime parole furono invece
«domani voglio che Artom si trovi qui alle cinque, non c'è tempo da
perdere» od anche "L'Italia è fatta-tutto è salvo...").
Si parla assai poco,in questi mesi di festeggiamenti per l'Unità
d'Italia non facili e talvolta malamente sopportati da alcuni, del
concetto cavouriano di separazione tra Stato e sfera religiosa, la base
portante di quella Laicità delle pubbliche istituzioni assai
importante,in particolare, per le "minoranze" religiose.
Permangono molte difficoltà e, politicamente parlando, trasversali
resistenze ad affrontare un argomento che appare tanto attuale,ancora
oggi, quanto "scomodo" in ottica di gestione strumentale del far
politica : non c'è da meravigliarsi e lo stesso Conte di Cavour,nel
citato discorso, appare ben conscio,pur certo dell'esito positivo
finale, dell'impossibilità di "prevedere il tempo che si richiederà,onde
queste opinioni acquistino una potenza irresistibile".
Ecco perchè credo assai utile segnalare ,tra gli scritti usciti per il
corrente 150° dell'Unità nazionale,quello che probabilmente è l'unico
testo che affronta meritoriamente questo "scottante" (per alcuni)
aspetto che Cavour pose con grande forza e che venne purtroppo frenato
dalla sua prematura morte : mi riferisco al libro "Lo sguardo lungo" (
editore ETS, sito internet
www.losguardolungo.it) dell'amico Raffaello
Morelli, figura storica del liberalismo italiano.
In 468 pagine di testo,oltre a documenti ed indici, l'autore ripercorre
quanto è avvenuto e fa un appello alla necessità di adottare la
separazione tra Stato e religioni,per guarire l'Italia dall'essere,
quanto a laicità, un'anomalia nel mondo evoluto e per fondare la
convivenza sulla sovranità dei diversi cittadini.
Non un libro "contro" qualcuno,in coerenza con il messaggio cavouriano,
bensì a favore della convivenza di tutti nel rispetto tra e verso tutti
che,a ben guardare, è una necessità primaria per la nostra società in
corsa verso nuovi assetti ed il fondamento dello sguardo lungo del
grande statista piemontese,pardon italiano.
Gadi Polacco