Dedito con passione all'insegnamento e amato dalla sua Comunità, sarà il principale Maestro del suo successore Rav Alfredo S. Toaff (z.l.) ,al quale pochi giorni prima di morire lascerà il testimone investendolo dell'incarico di portare il suo saluto e la sua benedizione,a Rosh Hashanà, all'amata Comunità.
La meritata fama di Rav Colombo, per i livornesi il "sor Colombo", è testimoniata dalla continua presenza, verificata ancora pochi giorni or sono, di sassi sulla sua tomba,segno di attenzione , ricordo e direi anche devozione.
Comunitando - www.livornoebraica.org tornerà su questa importante figura proponendo ulteriore materiale e, a giorni, verrà inaugurato uno spazio on line appositamente riservato a scritti ebraici di Maestri livornesi o riguardanti comunque Livorno ebraica, la sua storia,i suoi personaggi e il suo grande minhag (rito) che merita di essere preservato e conosciuto.
Ringrazio per la preziosa collaborazione il Dr. Ariel Viterbo che ha unito al proprio legame di famiglia con Rav Colombo, suo bisnonno, la capacità quale studioso e la propria professionalità.
Il saggio che segue, parlare di articolo mi pare troppo modesto da parte sua, è la rivisitazione del lavoro (come indicato di seguito) che egli preparò per la rivista "Materia Giudaica" che ringrazio anche da parte mia.
Sia il ricordo di Rav Colombo per benedizione.
Gadi Polacco
Comunitando
www.livornoebraica.org
(nell'immagine Rav Samuele Colombo, z.l.)
Il pensiero di Elia Benamozegh nella ricezione di
un suo
discepolo: Samuele Colombo, rabbino di Livorno dal 1900 al 1923.
Di Ariel Viterbo
Di Ariel Viterbo
Questo
articolo è stato pubblicato per la prima volta in Materia
Giudaica, XV-XVI,
2010-2011. L'autore ringrazia qui la direzione della rivista
per il
permesso di pubblicarlo in questa sede.
Samuele
Colombo
è una figura praticamente sconosciuta alle nuove generazioni
ebraiche e ai ricercatori. Eppure non mancano gli elementi che
lo
rendono un personaggio di un certo spessore storico. Fu
discepolo di
Elia Benamozegh, in quanto suo studente al Collegio rabbinico di
Livorno negli anni ottanta-novanta del diciannovesimo secolo1.
Lo affiancò e ne fu poi il successore sulla cattedra rabbinica
della
comunità e alla direzione del Collegio. Fu il primo presidente
della
Federazione Rabbinica Italiana, l'organo rappresentativo dei
rabbini
italiani costituitosi anche per sua volontà nel 1917. Fu, come
Benamozegh, fertile autore di articoli e saggi, seppure di
minore
ampiezza e originalità di quelli del maestro, e come lui fu
abile
predicatore. Operò nel primo quarto del ventesimo secolo, un
periodo
che vide l'ebraismo italiano di fronte alle lusinghe
dell'assimilazione, alla tragedia della prima guerra mondiale,
al
richiamo del sionismo, al confronto con il modernismo, al
mutamento
della condizione femminile. Di fronte a tutte queste sfide del
suo
tempo, Colombo si espresse con voce chiara e autorevole.2
Nacque
il
17 gennaio 1868 a Pitigliano, nota comunità toscana, come altri
rabbini alcuni anch'essi oggi parzialmente o totalmente
dimenticati:
Mosé Sorani, Flaminio Servi, e come il non dimenticato Dante
Lattes,
anch'egli discepolo di Benamozegh.3
La famiglia era di origine sefardita.4
Il suo omonimo nonno era stato rabbino a Pitigliano, i suoi
genitori
erano David, di mestiere calzolaio, e Fortunata Coen.5
Morte la madre nel darlo alla luce, dopo pochi anni il padre si
trasferì insieme al figlio a Livorno. Colombo visse sempre in
questa
città,
salvo il periodo universitario a Pisa, brevi viaggi a Pitigliano
e in
altre comunità e poi nell'ultimo anno di vita, un soggiorno a
Fiesole per cercare inutilmente di curarsi. Venne avviato agli
studi
rabbinici e studiò al Collegio rabbinico di Livorno, dove
Benamozegh
insegnava. Altro suo maestro fu Rav Israel Costa, una figura che
merita anch'essa l'attenzione degli studiosi.6
Nel 1893 conseguì la Laurea rabbinica a Livorno.7
Da allora fu membro della Commissione rabbinica con Costa e
Benamozegh. Livorno era infatti ancora guidata da una
commissione di
tre rabbini, Nel 1896 conseguì anche la laurea in lettere e si
sposò
con Clelia Luzzatti, dalla quale avrà due figli, Yoseph (che
sarà
figura anche lui di spicco dell'ebraismo italiano a partire dal
1938,
quando fondò e diresse la scuola della comunità di Milano nel
periodo delle leggi razziali) ed Eugenio. Nel giro di meno di 4
anni
morirono sia Costa che Benamozegh e Colombo nel 1900 si ritrovò
solo
alla guida della Comunità. Non è chiaro per quale motivo non si
continuò con la Commissione, la scelta fu probabilmente motivata
dal
calo demografico della Comunità.
Fra
le
sue prime iniziative ci fu nel 1903 l'istituzione della
maggiorità
religiosa delle bambine, attuando quello che era già stato un
progetto di Benamozegh, ricordato a Colombo stesso in una
lettera del
27 giugno 1898.8
Negli
anni
1911-1912 ebbe una polemica con Alfonso Pacifici, a seguito
della relazione di quest'ultimo al primo convegno giovanile a
Firenze, in cui affermò la sua tesi che "l'ebraismo
non è una religione". Colombo
gli
replicò sulle pagine sulla Settimana Israelitica, lo scambio di
reazioni continuò per qualche numero e poi passò ad uno scambio
di
lettere private fra i due. La polemica fu accesa ma non fece
perdere
a nessuno dei due il rispetto che nutrivano l'uno per l'altro.9
E
del
1912 è anche la causa giudiziaria alla Pretura di Livorno, di
cui
sono rimaste memorie a stampa e la ricostruzione fatta dal
figlio
Yoseph. Colombo non volle celebrare le nozze di un'ebrea per la
quale
sussisteva il sospetto di essere nata al di fuori di un regolare
matrimonio ed essere quindi nello stato di mamzer,
al quale è vietato contrarre matrimonio ebraico. Colombo venne
citato in tribunale dall'avvocato della sposa. Al termine del
dibattimento, vinse la causa, che ebbe non poca eco sulla stampa
locale ed ebraica.10
Nel
1917 fu fra i promotori della Federazione Rabbinica Italiana e
ne fu
il primo presidente.11
Un
suo
breve ritratto è dato dal figlio Yoseph in un Quaderno di
memorie
familiari, inedito. Era fin dalla
nascita, o quasi, leggermente zoppicante; piccolo di statura e
un po’
miope; ma non portava occhiali altro che quando, al tempio,
doveva
ufficiare.
Di
costituzione
piuttosta debole, specie di stomaco e di intestino,
questi sintomi si aggravarono nel 1923; in tale anno si recò
per riposo a Fiesole con la famiglia … e si affidò
alle cure e ai consigli del prof. Frugoni. Mancò
di ulcera duodenale alla Clinica Medica di Firenze (Ospedale
di s.
Maria Nuova) il 7 settembre 1923, corrispondente al 26 Elul.
Era
venerdì
sera pochi minuti prima dell’entrata di Sabato. Il funerale da
Firenze a Livorno, ove è
sepolto al Cimitero dei Lupi, avvenne la domenica successiva.
Era di
carattere molte dolce e remissivo, divideva la sua giornata tra
il
tempio, la scuola e la Sua casa ove studiava sempre, specie la
sera
fino a tarda ora.
E
qui
non si puo' non ricordare il passo autobiografico nel quale
Benamozegh ricorda le notti trascorse a studiare lo Zohar
con lo zio materno, a lume di candela.12
La
ricerca
ora avviata sulla figura di Colombo è ancora ai primi passi. Per
il
momento si è compiuta una prima ricognizione sui suoi scritti
editi:
discorsi rabbinici pronunciati in occasioni diverse (feste
ebraiche,
matrimoni, funerali, avvenimenti storici), conferenze, monografie
di
halachà e pensiero, traduzioni, l'insieme rende l'idea di uno
scrittore fertile ma di spessore certamente minore del maestro.
La
continuazione della ricerca dovrà completare la ricerca e
l'analisi
degli scritti editi, integrandoli poi con un gruppo di scritti
inediti, recentemente individuati.
L'insieme
degli
scritti editi ed inediti permetterà un'analisi mai compiuta
prima delle idee e il pensiero di Colombo e sui messaggi che
desiderava trasmettere alla sua comunità e ai suoi lettori.
Si dovrà
esaminare anche l'archivio della comunità di Livorno, per
ricostruire nella sua interezza la sua attività rabbinica e forse
anche reperire ulteriori manoscritti o carteggi, ponendo sempre
l'attenzione all'eventuale componente cabalistica degli scritti di
Colombo. Se Benamozegh è stato l'ultimo cabalista, dove si è perso
questo aspetto del suo pensiero?
Le
biografie
dei due rabbini si intrecciarono inizialmente al Collegio
Rabbinico
di Livorno. La scuola nella quale studiò Colombo era già quella
forgiata in gran parte da Benamozegh. Istituzione antica,
conosciuta
nei secoli come Talmud Torà, aveva accompagnato la vita della
comunità livornese e in certi frangenti ne era stato il centro
culturale. Nel 1867 Benamozegh, che aveva cominciato ad insegnare
nel
Collegio alcuni anni prima, stilò una relazione al consiglio della
comunità in cui disegnava il nuovo volto dell'istituzione che era
stata nei secoli vivace centro di discussione ed insegnamento ma
sempre baluardo contro ogni tendenza innovatrice e completamente
aderente alla corrente tradizionalistica:
"Si
comprese la necessità di porsi al livello dell'ebraismo
europeo ed
anche che la scienza non è essenzialmente ereticale e che
Livorno
poteva sperare di serbarsi ortodossa diventando scientifica …
bisognava dunque accettare il principio che non si doveva più
a
lungo sequestrarci dal gran moto scientifico che con vario
indirizzo
tutti gli animi agitava e finalmente porci praticamente in
grado di
adeguare la progredita istruzione e ciò aprendo a Maestri e
discepoli l'immenso imperio della moderna letteratura
israelitica
francese, inglese e germanica. Bisognava poi colmare i vuoti
che si
deploravano: era un vuoto la critica biblica, la quale se vale
talvolta a demolire, vale e puo' valere a edificare; almeno
bisognava
conoscerla per poterla combattere; era un vuoto la critica
tradizionale e la storia dei Dottori, lo studio delle lingue
classiche e di quelle semitiche. … Nei vari insegnamenti è
intendimento dell'insegnante di porsi e porre a giorno i suoi
scolari
dello stato attuale e del progresso delle varie ebraiche
discipline,
sceverando in tutta la moderna cultura il grano dal loglio.
Segnatamente nella teologia è costante preocupazione
dell'autore del
corso di giovarsi di quanto di utile porgono la teologia e la
filosofia in generale e di combattere gli errori dominanti e
più
perniciosi."13
Quella di
Benamozegh fu una riforma vera e propria: gli anni del corso
rabbinico passarono da sei a nove e in seguito a dodici,
comprendendo
i programmi di studio del ginnasio e del liceo e infine la laurea
universitaria venne dichiarata obbligatoria per conseguire il
titolo
rabbinico. Questo senza mutare l'indirizzo degli studi ebraici,
integrandoli con discipline critiche, storiche e filosofiche,
dallo
studio delle quali la verità dell'ebraismo non poteva essere
comunque intoccata o minacciata bensì confermata. Colombo fu
alunno
del Collegio negli anni del cambiamento determinato da Benamozegh
e
la sua scelta di studiare anche all'università prima che fosse
reso
un obbligo, fu evidentemente influenzata, se non voluta, dal
maestro.
Degli
anni
comuni di rabbinato ci restano tre lettere di Benamozegh a
Colombo, lettere che rivelano affetto e abitudini di stretta
collaborazione tra i due.14
Della
vicinanza, fisica e spirituale, fra maestro e allievo testimoniò
Guglielmo Lattes, nel suo libro uscito subito dopo la morte di
Benamozegh e rimasta sua unica biografia:
Durante
l’infermità,
- insieme al figlio Emanuele - lo assistè
quasi di continuo il giovane rabbino Dott. Sa. C., con amore
di
discepolo, con sollecitudine filiale; fu presso al capezzale
del
grande maestro durante la sua lunga agonia, fino agli ultimi
istanti,
quand’egli chiuse gli occhi alla vita terrena per aprirli
nell’eternità.15
Colombo
compose
anche l'iscrizione ebraica sulla tomba di Benamozegh. Il suo
rapporto di discepolo e continuatore degli insegnamenti di
Benamozegh
è testimoniato anche dalla notizia che, nei corsi che aveva
cominciato a dare al collegio rabbinico ancora prima della morte
del
maestro, si serviva dei suoi testi manoscritti.16
L'insediamento
di
Colombo come unico Rabbino Maggiore della comunità di Livorno fu
il sabato di Chanuchà, il 19 dicembre 1900: il discorso
pronunciato
al tempio in quell'occasione è stato pubblicato ed è un esempio
delle sue doti oratorie. Dopo aver espresso l'incertezza provata
nel
decidere se accettare o no la chiamata al compito di Rabbino
Maggiore
e aver invitato i membri della comunità alla collaborazione e
alla
cooperazione per il successo della sua opera, ricordò coloro che
lo
avevano preceduto sul seggio rabbinico e che lui stesso aveva
affiancato per pochi anni: "Haham
Costa, più che maestro, amico e protettore mio, più che
Rabbino
padre della sua Comunità" e
"l'indimenticabile maestro e amico
mio Elia Benamozegh degno e grande rappresentante delle
generazioni
passate … con Lui spariva un mondo intero .. a Lui sono
debitore
delle sue alte e profonde vedute in Religione e a Lui, alle
sue
opere, ai suoi insegnamenti, al suo conversare, al suo esempio
e alla
sua vita studiosa e intenta al suo ideale,… io riferisco tutto
il
merito della mia profonda convinzione che si possa in
Religione
credere e ragionare insieme, che fede e ragione lungi
dall'escludersi
e negarsi a vicenda si concilino e si sposino in mirabile
connubio!"
17
L'attenzione
continua
che Colombo riservava agli scritti di Benamozegh è
testimoniata da alcuni articoli pubblicati, come quello del 1904
sullo scritto L’origine dei dogmi
cristiani.18
Nel
1906 prendeva l'iniziativa di promuovere la pubblicazione de Israel
et l’Humanité
di Benamozegh, come indica la scheda esplicativa di
sottoscrizione
per le spese di stampa dell’opera ancora inedita, sul Vessillo
Israelitico. Il libro sarà
pubblicato
nel 1914 a cura di Aime Palliere, discepolo cristiano del
Benamozegh,
mentre Colombo oltre che revisionare le citazioni da testi
ebraici,
ne sarà stato l'instancabile promotore. Ancora nel 1912 un altro
articolo da notizia di una conferenza che tenne Colombo sul
pensiero
del maestro. 19
E
dell'attenzione che Colombo prestò all'opera di Benamozegh
testimoniò più tardi Lamberto Borghi, un suo alunno: nell'ultimo
anno … prima della sua morte, egli si soffermò a lungo sul
pensiero di Elia Benamozegh … 20
Infine,
della
continuità di magistero fra Benamozegh e Colombo testimoniò a
posteriori colui che fu a sua volta il successore di Colombo,
rav
Alfredo Sabato Toaff: era la vera
tempra dello studioso … di vedute larghe … simile in questo a
…
Benamozegh che leggeva … giornali, riviste, libri … pronto a
ricopiarne nelle rubriche alfabetiche che teneva sempre a
portata di
mano i passi nei quali trovava conferma o analogia con le sue
idee. 21
Concludo
con
le parole di Arrigo Lattes, un altro allievo di Benamozegh:
Dal suo [=di Benamozegh]
insegnamento fondato sulla dottrina considerata generalmente
come la
più esclusiva e la più antirazionale prodotta della cultura
ebraica, la qaballah, i suoi allievi avevano appreso, secondo
la loro
stessa testimonianza, tre idee centrali, il rifiuto della fede
cieca,
la tendenza ad armonizzare scienza e religione, la certezza di
un
progresso dell'umanità verso la fratellanza universale.22
Tre idee
che
ritroviamo negli scritti di Colombo e che restano valide anche
oggi.
1 Elia Benamozegh (Livorno, 1822-1900), definito l'ultimo cabalista ebreo del Rinascimento, fu una delle personalità di maggior spicco
dell'Ottocento ebraico in Italia. Membro della Commissione
rabbinica di Livorno e direttore del locale Collegio
rabbinico, fu scrittore fertile ed originale, in polemica con
Samuel David Luzzatto (1800-1865), intorno all'autenticità
della kaballah.
2 Credo che questa sia la prima
volta che alla sua figura sia dedicata una conferenza in un
congresso a livello accademico. A parte le rievocazioni di
chi lo conobbe, non c'è ancora uno studio biografico di un
qualche respiro. Qui darò i primi, provvisori risultati di
una ricerca da me avviata sulla biografia e l'opera di
Colombo, concentrando l'attenzione sul suo rapporto
biografico e intellettuale con Benamozegh.
3 Su Pitigliano, vedi Pitigliano
"La Piccola Gerusalemme" terra della libertà e
dell'accoglienza, a cura di
R. GIUSTI e G. GRECO, Comune di Pitigliano, Pitigliano 2009.
Su Lattes vedi in questo stesso volume l'articolo di Irene
Kajon.
4 Il cognome Colombo è probabilmente traduzione
dell'ebraico Yonà, cognome diffuso tra gli ebrei sefarditi.
Colombo aggiungeva alla sua firma le lettere samech tet, vale
a dire sofò tov (un augurio: che sia buona la sua fine) o simana taba (in
aramaico: buona fortuna!). In una preghiera bilingue, ebraica
e italiana, a lui attribuita nel catalogo della Biblioteca
Nazionale di Gerusalemme, l'autore si firma nella parte
italiana S.C. e in quella ebraica Shmi, vale a dire Shmuel
Yona ma anche, con un gioco
di parole tipico dell'ebraismo toscano, il mio nome.
Vedi: Tefilà le-Elohim. ... Ana El Ia Oshia et I-tal-ia. O
Dio salva l’Italia. [Livorno,
s.d. ma probabilmente durante la prima guerra mondiale].
5 I seguenti dati biografici, se non indicato
diversamente, sono tratti da: Y. COLOMBO, Quaderno di memorie familiari, manoscritto di proprietà privata,
f. 5; A.S. TOAFF, Samuele Colombo (1868-1923). Discorso
pronunciato nel Tempio Israelitico di Livorno per
commemorare il 25° anniversario della Sua morte,
[Livorno] a cura della Comunità israelitica, [1948]; id., La vita e il magistero di
Samuele Colombo, cinquant’anni dalla sua scomparsa, <> 39 (1973), , pp. 483-490 .
6 Israel Costa (1819-1897), collega di Benamozegh,
tradusse dall'ebraico all'italiano testi liturgici e biblici
ed anche l'Hagadà di Pesach. Fu inoltre poeta in ebraico,
autore di libri di testo di grammatica ebraica ed editore.
Vedi Dizionario Bibliografico
degli italiani, s.v.
7 Il diploma di laurea rabbinica è firmato, oltre
che da Benamozegh, dai rabbini Alessandro Da Fano e Arrigo
Lattes.
8 Non fu però il primo a farlo, anzi uno degli
ultimi: la prima Comunità dove si celebrò l'iniziazione religiosa
delle fanciulle fu a quanto pare Verona nel 1844;
sull'istituzione del bat mizwà in Italia vedi R. DI SEGNI, Il bat Mizwà in Italia: una riforma discussa,
pubblicato in occasione del Bat
Mizvà di Ariela Pacifici, Roma 1990 e poi dal 2000 sul sito
Torah-it, all'indirizzo http://digilander.libero.it/parasha/varie/batmizva/indice.html
Per quanto riguarda Livorno: Due lettere inedite di Elia
Benamozegh a Samuele Colombo, a cura di Y. COLOMBO, In nozze Padoa-Colombo. 11 ottobre 1962, Milano 1962. [lettera del
27-6-1898]; [S. COLOMBO], Parole rivolte alle fanciulle israelite
nell’occasione della celebrazione della loro maggiorità religiosa al Tempio Maggiore
di Livorno. [Livorno] 5663-1903, id., Lettere di Clementina de
Rothschild a un’amica cristiana. Versione dal francese. Belforte, Livorno 1904, p. 5; L.
E. FUNARO, “Compagna
e partecipe”. Donne della comunità ebraica livornese nel secondo
Ottocento, in Sul filo della scrittura. Fonti e temi per
la storia delle donne a Livorno, Plus, Pisa 2005, pp. 319-320,
nn. 1-3.
9 Sulla polemica, ho scritto un paper in ebraico nel quadro del M.A. in
Archivistica all'Università Ebraica di Gerusalemme nel 2002:
A. VITERBO, Halifat
Mikhtavim bein ha rav Samuele Colombo levein Alfonso
Pacifici 1912-1915, (=Lo scambio di lettere fra rav Samuele
Colombo e Alfonso Pacifici 1912-1915) Gerusalemme 2002. I testi della
polemica sono anche in A. PACIFICI, Interludio. Lettere agli amici
con ricordi personali e riflessioni e un’appendice di
scritti scelti editi ed inediti. Gerusalemme, Taoz, 1959, pp.
122-124, 131, 184-217. Su Pacifici vedi: Archivio Alfonso
Pacifici (1899-1974), Inventario a cura di R. SPIEGEL, Jerusalem 2000,
Archivio centrale per la storia del popolo ebraico, pp.
V-X.
10 Y. COLOMBO, Deuteronomio
e Talmud alla pretura di Livorno cinquant'anni fa, <> 29
(1963). ; Id., Ancora sul
Mamzer, ibid.
11 Vedi L'idea
dell'ebraismo. Discorso inedito di Samuele Colombo, [a cura di Y. COLOMBO], in nozze Colombo-Stern,
Milano 1958.
Non è questa l'unica somiglianza nelle biografie del
maestro e del discepolo. Entrambi figli di immigrati nella
Livorno ottocentesca, entrambi orfani di un genitore
(Benamozegh perse il padre all'età di tre anni), di famiglia
non ricca, gracili di costituzione, precoci negli studi,
fertili scrittori e abili predicatori, infine entrambi rabbini
della comunità di Livorno e direttori del Collegio rabbinico.
14 Due lettere inedite di Elia
Benamozegh a Samuele Colombo, a cura di Y. COLOMBO, In nozze
Padoa-Colombo 11 ottobre 1962, Milano 1962. [lettere del
27-6-1898 e 19-9-1898]; Una etimologia discutibile. Lettera inedita
di Elia Benamozegh, a cura di Y. COLOMBO, in nozza
Kauders-Nissim, 24 maggio 1970, [lettera del 4 aprile 1895],
D. LATTES, Due
lettere inedite di Elia Benamozegh a Samuele Colombo, <> 29 (1963), p. 361.
15 Benamozegh fu colto da paralisi il 28 dicembre
1899 e morì
nella notte del 5 febbraio 1900. Il passo è citato da Vita e opere di Elia
Benamozegh. Cenni, considerazioni, note con ritratto
dell’illustre Rabbino, Belforte, Livorno 1901.
17 Cronaca in <> 49 (1901), p. 30; il discorso in S.
COLOMBO, Il
Rabbino di Livorno ai suoi fratelli di fede e di comunità, [Livorno 1900], p. 7
18>> Lux>>, 1:6, pp. 179-181. Sullo scritto omonimo di
Benamozegh e sull’articolo che A. Pallière gli aveva consacrato.
19 Gli attributi di Dio. Da una
conferenza sul pensiero religioso di Elia Benamozegh, <> 60 (1912), pp. 70-72.