venerdì 30 agosto 2013

A NOVANT'ANNI DALLA SCOMPARSA DI RAV SAMUELE COLOMBO (z.l.), PRIMO RABBINO MAGGIORE DI LIVORNO

Il 26 Elul, corrispondente quest'anno al giorno 1 settembre, ricorrono novant'anni dalla scomparsa di Rav Samuele Colombo (z.l.), primo Rabbino Maggiore di Livorno. Personaggio fondamentale della storia ebraica livornese, allievo di Maestri del calibro dei Rabbini Elia Benamozegh (z.l.) e Israel Costa (z.l.), si connota quale figura dotata di enorme e varia cultura, come testimoniano i numerosi scritti,discorsi e interventi (molti dei quali ancora inediti).
Dedito con passione all'insegnamento e amato dalla sua Comunità, sarà il principale Maestro del suo successore Rav Alfredo S. Toaff (z.l.) ,al quale pochi giorni prima di morire lascerà il testimone investendolo dell'incarico di portare il suo saluto e la sua benedizione,a Rosh Hashanà, all'amata Comunità.
La meritata fama di Rav Colombo, per i livornesi il "sor Colombo", è testimoniata dalla continua presenza, verificata ancora pochi giorni or sono, di sassi sulla sua tomba,segno di attenzione , ricordo e direi anche devozione.
Comunitando - www.livornoebraica.org tornerà su questa importante figura proponendo ulteriore materiale e, a giorni, verrà inaugurato uno spazio on line appositamente riservato a scritti ebraici di Maestri livornesi o riguardanti comunque Livorno ebraica, la sua storia,i suoi personaggi e il suo grande minhag (rito) che merita di essere preservato e conosciuto.
Ringrazio per la preziosa collaborazione il Dr. Ariel Viterbo che ha unito al proprio legame di famiglia con Rav Colombo, suo bisnonno, la capacità quale studioso e la propria professionalità.
Il saggio che segue, parlare di articolo mi pare troppo modesto da parte sua, è la rivisitazione del lavoro (come indicato di seguito) che egli preparò per la rivista "Materia Giudaica"  che ringrazio anche da parte mia.
Sia il ricordo di Rav Colombo per benedizione.

Gadi Polacco
Comunitando
www.livornoebraica.org

(nell'immagine Rav Samuele Colombo, z.l.)

 



Il pensiero di Elia Benamozegh nella ricezione di un suo discepolo: Samuele Colombo, rabbino di Livorno dal 1900 al 1923.
Di Ariel Viterbo
Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta in Materia Giudaica, XV-XVI, 2010-2011. L'autore ringrazia qui la direzione della rivista per il permesso di pubblicarlo in questa sede.



Samuele Colombo è una figura praticamente sconosciuta alle nuove generazioni ebraiche e ai ricercatori. Eppure non mancano gli elementi che lo rendono un personaggio di un certo spessore storico. Fu discepolo di Elia Benamozegh, in quanto suo studente al Collegio rabbinico di Livorno negli anni ottanta-novanta del diciannovesimo secolo1. Lo affiancò e ne fu poi il successore sulla cattedra rabbinica della comunità e alla direzione del Collegio. Fu il primo presidente della Federazione Rabbinica Italiana, l'organo rappresentativo dei rabbini italiani costituitosi anche per sua volontà nel 1917. Fu, come Benamozegh, fertile autore di articoli e saggi, seppure di minore ampiezza e originalità di quelli del maestro, e come lui fu abile predicatore. Operò nel primo quarto del ventesimo secolo, un periodo che vide l'ebraismo italiano di fronte alle lusinghe dell'assimilazione, alla tragedia della prima guerra mondiale, al richiamo del sionismo, al confronto con il modernismo, al mutamento della condizione femminile. Di fronte a tutte queste sfide del suo tempo, Colombo si espresse con voce chiara e autorevole.2

Nacque il 17 gennaio 1868 a Pitigliano, nota comunità toscana, come altri rabbini alcuni anch'essi oggi parzialmente o totalmente dimenticati: Mosé Sorani, Flaminio Servi, e come il non dimenticato Dante Lattes, anch'egli discepolo di Benamozegh.3 La famiglia era di origine sefardita.4 Il suo omonimo nonno era stato rabbino a Pitigliano, i suoi genitori erano David, di mestiere calzolaio, e Fortunata Coen.5 Morte la madre nel darlo alla luce, dopo pochi anni il padre si trasferì insieme al figlio a Livorno. Colombo visse sempre in questa città, salvo il periodo universitario a Pisa, brevi viaggi a Pitigliano e in altre comunità e poi nell'ultimo anno di vita, un soggiorno a Fiesole per cercare inutilmente di curarsi. Venne avviato agli studi rabbinici e studiò al Collegio rabbinico di Livorno, dove Benamozegh insegnava. Altro suo maestro fu Rav Israel Costa, una figura che merita anch'essa l'attenzione degli studiosi.6 Nel 1893 conseguì la Laurea rabbinica a Livorno.7 Da allora fu membro della Commissione rabbinica con Costa e Benamozegh. Livorno era infatti ancora guidata da una commissione di tre rabbini, Nel 1896 conseguì anche la laurea in lettere e si sposò con Clelia Luzzatti, dalla quale avrà due figli, Yoseph (che sarà figura anche lui di spicco dell'ebraismo italiano a partire dal 1938, quando fondò e diresse la scuola della comunità di Milano nel periodo delle leggi razziali) ed Eugenio. Nel giro di meno di 4 anni morirono sia Costa che Benamozegh e Colombo nel 1900 si ritrovò solo alla guida della Comunità. Non è chiaro per quale motivo non si continuò con la Commissione, la scelta fu probabilmente motivata dal calo demografico della Comunità.
Fra le sue prime iniziative ci fu nel 1903 l'istituzione della maggiorità religiosa delle bambine, attuando quello che era già stato un progetto di Benamozegh, ricordato a Colombo stesso in una lettera del 27 giugno 1898.8
Negli anni 1911-1912 ebbe una polemica con Alfonso Pacifici, a seguito della relazione di quest'ultimo al primo convegno giovanile a Firenze, in cui affermò la sua tesi che "l'ebraismo non è una religione". Colombo gli replicò sulle pagine sulla Settimana Israelitica, lo scambio di reazioni continuò per qualche numero e poi passò ad uno scambio di lettere private fra i due. La polemica fu accesa ma non fece perdere a nessuno dei due il rispetto che nutrivano l'uno per l'altro.9
E del 1912 è anche la causa giudiziaria alla Pretura di Livorno, di cui sono rimaste memorie a stampa e la ricostruzione fatta dal figlio Yoseph. Colombo non volle celebrare le nozze di un'ebrea per la quale sussisteva il sospetto di essere nata al di fuori di un regolare matrimonio ed essere quindi nello stato di mamzer, al quale è vietato contrarre matrimonio ebraico. Colombo venne citato in tribunale dall'avvocato della sposa. Al termine del dibattimento, vinse la causa, che ebbe non poca eco sulla stampa locale ed ebraica.10
Nel 1917 fu fra i promotori della Federazione Rabbinica Italiana e ne fu il primo presidente.11
Un suo breve ritratto è dato dal figlio Yoseph in un Quaderno di memorie familiari, inedito. Era fin dalla nascita, o quasi, leggermente zoppicante; piccolo di statura e un po’ miope; ma non portava occhiali altro che quando, al tempio, doveva ufficiare.
Di costituzione piuttosta debole, specie di stomaco e di intestino, questi sintomi si aggravarono nel 1923; in tale anno si recò per riposo a Fiesole con la famiglia … e si affidò alle cure e ai consigli del prof. Frugoni. Mancò di ulcera duodenale alla Clinica Medica di Firenze (Ospedale di s. Maria Nuova) il 7 settembre 1923, corrispondente al 26 Elul. Era venerdì sera pochi minuti prima dell’entrata di Sabato. Il funerale da Firenze a Livorno, ove è sepolto al Cimitero dei Lupi, avvenne la domenica successiva.
Era di carattere molte dolce e remissivo, divideva la sua giornata tra il tempio, la scuola e la Sua casa ove studiava sempre, specie la sera fino a tarda ora.
E qui non si puo' non ricordare il passo autobiografico nel quale Benamozegh ricorda le notti trascorse a studiare lo Zohar con lo zio materno, a lume di candela.12


La ricerca ora avviata sulla figura di Colombo è ancora ai primi passi. Per il momento si è compiuta una prima ricognizione sui suoi scritti editi: discorsi rabbinici pronunciati in occasioni diverse (feste ebraiche, matrimoni, funerali, avvenimenti storici), conferenze, monografie di halachà e pensiero, traduzioni, l'insieme rende l'idea di uno scrittore fertile ma di spessore certamente minore del maestro.
La continuazione della ricerca dovrà completare la ricerca e l'analisi degli scritti editi, integrandoli poi con un gruppo di scritti inediti, recentemente individuati.
L'insieme degli scritti editi ed inediti permetterà un'analisi mai compiuta prima delle idee e il pensiero di Colombo e sui messaggi che desiderava trasmettere alla sua comunità e ai suoi lettori.
Si dovrà esaminare anche l'archivio della comunità di Livorno, per ricostruire nella sua interezza la sua attività rabbinica e forse anche reperire ulteriori manoscritti o carteggi, ponendo sempre l'attenzione all'eventuale componente cabalistica degli scritti di Colombo. Se Benamozegh è stato l'ultimo cabalista, dove si è perso questo aspetto del suo pensiero?
Le biografie dei due rabbini si intrecciarono inizialmente al Collegio Rabbinico di Livorno. La scuola nella quale studiò Colombo era già quella forgiata in gran parte da Benamozegh. Istituzione antica, conosciuta nei secoli come Talmud Torà, aveva accompagnato la vita della comunità livornese e in certi frangenti ne era stato il centro culturale. Nel 1867 Benamozegh, che aveva cominciato ad insegnare nel Collegio alcuni anni prima, stilò una relazione al consiglio della comunità in cui disegnava il nuovo volto dell'istituzione che era stata nei secoli vivace centro di discussione ed insegnamento ma sempre baluardo contro ogni tendenza innovatrice e completamente aderente alla corrente tradizionalistica:
"Si comprese la necessità di porsi al livello dell'ebraismo europeo ed anche che la scienza non è essenzialmente ereticale e che Livorno poteva sperare di serbarsi ortodossa diventando scientifica … bisognava dunque accettare il principio che non si doveva più a lungo sequestrarci dal gran moto scientifico che con vario indirizzo tutti gli animi agitava e finalmente porci praticamente in grado di adeguare la progredita istruzione e ciò aprendo a Maestri e discepoli l'immenso imperio della moderna letteratura israelitica francese, inglese e germanica. Bisognava poi colmare i vuoti che si deploravano: era un vuoto la critica biblica, la quale se vale talvolta a demolire, vale e puo' valere a edificare; almeno bisognava conoscerla per poterla combattere; era un vuoto la critica tradizionale e la storia dei Dottori, lo studio delle lingue classiche e di quelle semitiche. … Nei vari insegnamenti è intendimento dell'insegnante di porsi e porre a giorno i suoi scolari dello stato attuale e del progresso delle varie ebraiche discipline, sceverando in tutta la moderna cultura il grano dal loglio. Segnatamente nella teologia è costante preocupazione dell'autore del corso di giovarsi di quanto di utile porgono la teologia e la filosofia in generale e di combattere gli errori dominanti e più perniciosi."13
Quella di Benamozegh fu una riforma vera e propria: gli anni del corso rabbinico passarono da sei a nove e in seguito a dodici, comprendendo i programmi di studio del ginnasio e del liceo e infine la laurea universitaria venne dichiarata obbligatoria per conseguire il titolo rabbinico. Questo senza mutare l'indirizzo degli studi ebraici, integrandoli con discipline critiche, storiche e filosofiche, dallo studio delle quali la verità dell'ebraismo non poteva essere comunque intoccata o minacciata bensì confermata. Colombo fu alunno del Collegio negli anni del cambiamento determinato da Benamozegh e la sua scelta di studiare anche all'università prima che fosse reso un obbligo, fu evidentemente influenzata, se non voluta, dal maestro.

Degli anni comuni di rabbinato ci restano tre lettere di Benamozegh a Colombo, lettere che rivelano affetto e abitudini di stretta collaborazione tra i due.14
Della vicinanza, fisica e spirituale, fra maestro e allievo testimoniò Guglielmo Lattes, nel suo libro uscito subito dopo la morte di Benamozegh e rimasta sua unica biografia:
Durante l’infermità, - insieme al figlio Emanuele - lo assistè quasi di continuo il giovane rabbino Dott. Sa. C., con amore di discepolo, con sollecitudine filiale; fu presso al capezzale del grande maestro durante la sua lunga agonia, fino agli ultimi istanti, quand’egli chiuse gli occhi alla vita terrena per aprirli nell’eternità.15
Colombo compose anche l'iscrizione ebraica sulla tomba di Benamozegh. Il suo rapporto di discepolo e continuatore degli insegnamenti di Benamozegh è testimoniato anche dalla notizia che, nei corsi che aveva cominciato a dare al collegio rabbinico ancora prima della morte del maestro, si serviva dei suoi testi manoscritti.16
L'insediamento di Colombo come unico Rabbino Maggiore della comunità di Livorno fu il sabato di Chanuchà, il 19 dicembre 1900: il discorso pronunciato al tempio in quell'occasione è stato pubblicato ed è un esempio delle sue doti oratorie. Dopo aver espresso l'incertezza provata nel decidere se accettare o no la chiamata al compito di Rabbino Maggiore e aver invitato i membri della comunità alla collaborazione e alla cooperazione per il successo della sua opera, ricordò coloro che lo avevano preceduto sul seggio rabbinico e che lui stesso aveva affiancato per pochi anni: "Haham Costa, più che maestro, amico e protettore mio, più che Rabbino padre della sua Comunità" e "l'indimenticabile maestro e amico mio Elia Benamozegh degno e grande rappresentante delle generazioni passate … con Lui spariva un mondo intero .. a Lui sono debitore delle sue alte e profonde vedute in Religione e a Lui, alle sue opere, ai suoi insegnamenti, al suo conversare, al suo esempio e alla sua vita studiosa e intenta al suo ideale,… io riferisco tutto il merito della mia profonda convinzione che si possa in Religione credere e ragionare insieme, che fede e ragione lungi dall'escludersi e negarsi a vicenda si concilino e si sposino in mirabile connubio!" 17
L'attenzione continua che Colombo riservava agli scritti di Benamozegh è testimoniata da alcuni articoli pubblicati, come quello del 1904 sullo scritto L’origine dei dogmi cristiani.18
Nel 1906 prendeva l'iniziativa di promuovere la pubblicazione de Israel et l’Humanité di Benamozegh, come indica la scheda esplicativa di sottoscrizione per le spese di stampa dell’opera ancora inedita, sul Vessillo Israelitico. Il libro sarà pubblicato nel 1914 a cura di Aime Palliere, discepolo cristiano del Benamozegh, mentre Colombo oltre che revisionare le citazioni da testi ebraici, ne sarà stato l'instancabile promotore. Ancora nel 1912 un altro articolo da notizia di una conferenza che tenne Colombo sul pensiero del maestro. 19
E dell'attenzione che Colombo prestò all'opera di Benamozegh testimoniò più tardi Lamberto Borghi, un suo alunno: nell'ultimo anno … prima della sua morte, egli si soffermò a lungo sul pensiero di Elia Benamozegh … 20
Infine, della continuità di magistero fra Benamozegh e Colombo testimoniò a posteriori colui che fu a sua volta il successore di Colombo, rav Alfredo Sabato Toaff: era la vera tempra dello studioso … di vedute larghe … simile in questo a … Benamozegh che leggeva … giornali, riviste, libri … pronto a ricopiarne nelle rubriche alfabetiche che teneva sempre a portata di mano i passi nei quali trovava conferma o analogia con le sue idee. 21

Concludo con le parole di Arrigo Lattes, un altro allievo di Benamozegh: Dal suo [=di Benamozegh] insegnamento fondato sulla dottrina considerata generalmente come la più esclusiva e la più antirazionale prodotta della cultura ebraica, la qaballah, i suoi allievi avevano appreso, secondo la loro stessa testimonianza, tre idee centrali, il rifiuto della fede cieca, la tendenza ad armonizzare scienza e religione, la certezza di un progresso dell'umanità verso la fratellanza universale.22

Tre idee che ritroviamo negli scritti di Colombo e che restano valide anche oggi.





1 Elia Benamozegh (Livorno, 1822-1900), definito l'ultimo cabalista ebreo del Rinascimento, fu una delle personalità di maggior spicco dell'Ottocento ebraico in Italia. Membro della Commissione rabbinica di Livorno e direttore del locale Collegio rabbinico, fu scrittore fertile ed originale, in polemica con Samuel David Luzzatto (1800-1865), intorno all'autenticità della kaballah.
2 Credo che questa sia la prima volta che alla sua figura sia dedicata una conferenza in un congresso a livello accademico. A parte le rievocazioni di chi lo conobbe, non c'è ancora uno studio biografico di un qualche respiro. Qui darò i primi, provvisori risultati di una ricerca da me avviata sulla biografia e l'opera di Colombo, concentrando l'attenzione sul suo rapporto biografico e intellettuale con Benamozegh.
3 Su Pitigliano, vedi Pitigliano "La Piccola Gerusalemme" terra della libertà e dell'accoglienza, a cura di R. GIUSTI e G. GRECO, Comune di Pitigliano, Pitigliano 2009. Su Lattes vedi in questo stesso volume l'articolo di Irene Kajon.
4 Il cognome Colombo è probabilmente traduzione dell'ebraico Yonà, cognome diffuso tra gli ebrei sefarditi. Colombo aggiungeva alla sua firma le lettere samech tet, vale a dire sofò tov (un augurio: che sia buona la sua fine) o simana taba (in aramaico: buona fortuna!). In una preghiera bilingue, ebraica e italiana, a lui attribuita nel catalogo della Biblioteca Nazionale di Gerusalemme, l'autore si firma nella parte italiana S.C. e in quella ebraica Shmi, vale a dire Shmuel Yona ma anche, con un gioco di parole tipico dell'ebraismo toscano, il mio nome. Vedi: Tefilà le-Elohim. ... Ana El Ia Oshia et I-tal-ia. O Dio salva l’Italia. [Livorno, s.d. ma probabilmente durante la prima guerra mondiale].
5 I seguenti dati biografici, se non indicato diversamente, sono tratti da: Y. COLOMBO, Quaderno di memorie familiari, manoscritto di proprietà privata, f. 5; A.S. TOAFF, Samuele Colombo (1868-1923). Discorso pronunciato nel Tempio Israelitico di Livorno per commemorare il 25° anniversario della Sua morte, [Livorno] a cura della Comunità israelitica, [1948]; id., La vita e il magistero di Samuele Colombo, cinquant’anni dalla sua scomparsa, <> 39 (1973), , pp. 483-490.
6 Israel Costa (1819-1897), collega di Benamozegh, tradusse dall'ebraico all'italiano testi liturgici e biblici ed anche l'Hagadà di Pesach. Fu inoltre poeta in ebraico, autore di libri di testo di grammatica ebraica ed editore. Vedi Dizionario Bibliografico degli italiani, s.v.
7 Il diploma di laurea rabbinica è firmato, oltre che da Benamozegh, dai rabbini Alessandro Da Fano e Arrigo Lattes.
8 Non fu però il primo a farlo, anzi uno degli ultimi: la prima Comunità dove si celebrò l'iniziazione religiosa delle fanciulle fu a quanto pare Verona nel 1844; sull'istituzione del bat mizwà in Italia vedi R. DI SEGNI, Il bat Mizwà in Italia: una riforma discussa, pubblicato in occasione del Bat Mizvà di Ariela Pacifici, Roma 1990 e poi dal 2000 sul sito Torah-it, all'indirizzo http://digilander.libero.it/parasha/varie/batmizva/indice.html
Per quanto riguarda Livorno: Due lettere inedite di Elia Benamozegh a Samuele Colombo, a cura di Y. COLOMBO, In nozze Padoa-Colombo. 11 ottobre 1962, Milano 1962. [lettera del 27-6-1898]; [S. COLOMBO], Parole rivolte alle fanciulle israelite nell’occasione della celebrazione della loro maggiorità religiosa al Tempio Maggiore di Livorno. [Livorno] 5663-1903, id., Lettere di Clementina de Rothschild a un’amica cristiana. Versione dal francese. Belforte, Livorno 1904, p. 5; L. E. FUNARO, “Compagna e partecipe”. Donne della comunità ebraica livornese nel secondo Ottocento, in Sul filo della scrittura. Fonti e temi per la storia delle donne a Livorno, Plus, Pisa 2005, pp. 319-320, nn. 1-3.
9 Sulla polemica, ho scritto un paper in ebraico nel quadro del M.A. in Archivistica all'Università Ebraica di Gerusalemme nel 2002: A. VITERBO, Halifat Mikhtavim bein ha rav Samuele Colombo levein Alfonso Pacifici 1912-1915, (=Lo scambio di lettere fra rav Samuele Colombo e Alfonso Pacifici 1912-1915) Gerusalemme 2002. I testi della polemica sono anche in A. PACIFICI, Interludio. Lettere agli amici con ricordi personali e riflessioni e un’appendice di scritti scelti editi ed inediti. Gerusalemme, Taoz, 1959, pp. 122-124, 131, 184-217. Su Pacifici vedi: Archivio Alfonso Pacifici (1899-1974), Inventario a cura di R. SPIEGEL, Jerusalem 2000, Archivio centrale per la storia del popolo ebraico, pp. V-X.
10 Y. COLOMBO, Deuteronomio e Talmud alla pretura di Livorno cinquant'anni fa, <> 29 (1963). ; Id., Ancora sul Mamzer, ibid.
11 Vedi L'idea dell'ebraismo. Discorso inedito di Samuele Colombo, [a cura di Y. COLOMBO], in nozze Colombo-Stern, Milano 1958.
12 Y. COLOMBO, Quaderno di memorie familiari, cit., f. 5.
Non è questa l'unica somiglianza nelle biografie del maestro e del discepolo. Entrambi figli di immigrati nella Livorno ottocentesca, entrambi orfani di un genitore (Benamozegh perse il padre all'età di tre anni), di famiglia non ricca, gracili di costituzione, precoci negli studi, fertili scrittori e abili predicatori, infine entrambi rabbini della comunità di Livorno e direttori del Collegio rabbinico.
13A.S. TOAFF, Il Collegio Rabbinico di Livorno, <<Rassegna Mensile d'Israel>> 12 (1938), p. 192.
14 Due lettere inedite di Elia Benamozegh a Samuele Colombo, a cura di Y. COLOMBO, In nozze Padoa-Colombo 11 ottobre 1962, Milano 1962. [lettere del 27-6-1898 e 19-9-1898]; Una etimologia discutibile. Lettera inedita di Elia Benamozegh, a cura di Y. COLOMBO, in nozza Kauders-Nissim, 24 maggio 1970, [lettera del 4 aprile 1895], D. LATTES, Due lettere inedite di Elia Benamozegh a Samuele Colombo, <> 29 (1963), p. 361.
15 Benamozegh fu colto da paralisi il 28 dicembre 1899 e morì nella notte del 5 febbraio 1900. Il passo è citato da Vita e opere di Elia Benamozegh. Cenni, considerazioni, note con ritratto dell’illustre Rabbino, Belforte, Livorno 1901.
16 G. LATTES, ibid.
17 Cronaca in <> 49 (1901), p. 30; il discorso in S. COLOMBO, Il Rabbino di Livorno ai suoi fratelli di fede e di comunità, [Livorno 1900], p. 7
18>> Lux>>, 1:6, pp. 179-181. Sullo scritto omonimo di Benamozegh e sull’articolo che A. Pallière gli aveva consacrato.
19 Gli attributi di Dio. Da una conferenza sul pensiero religioso di Elia Benamozegh, <> 60 (1912), pp. 70-72.
20 L. BORGHI, Ricordo di un maestro, <> 39 (1973), p. 498.
21 TOAFF, Il Collegio Rabbinico di Livorno, cit., p. 195.
22 A. LATTES, In memoriam,<< Il Vessillo israelitico>> 49 (1901), pp. 47-8.

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