In ricordo di Modigliani
Narrano le cronache, anche se intorno al grande artista ogni cosa può creare dibattito, che in preda al delirio, ricoverato presso l'Hôpital de la Charité, all'alba del 24 gennaio 1920 avvenne la dipartita terrena di Amedeo Rachamim (Clemente) Modigliani.
Era quindi il 4 del mese di Shevat dell'anno ebraico 5680, sabato, corrispondente quest'anno al 30 gennaio.
Credo sia opportuno ricordarlo, nel pieno delle tante iniziative che ovunque, ma in particolare nella sua città natale, sono in atto. E certamente, oltre a Livorno, sarebbe bello che in tante sinagoghe si recitasse per lui un'ashkavà, ovvero la rituale formula di suffragio.
In questo senso si muove, ad esempio, la proposta del Benè Berith locale all'interno del proprio circuito internazionale.
La Comunità ebraica di Livorno, come già annunciato nei mesi scorsi, dedicherà a Modigliani specifica attenzione nel corso della prossima Giornata Europea della Cultura Ebraica, mentre chiunque visiti il locale cimitero di via Mei non può non imbattersi nel marmo (posto a cento anni dalla nascita, nel 1984) che "ricorda e onora questo insigne suo figlio", il quale "sostenuto da immensa ricchezza spirituale…cercò nell'arte la verità in tragiche esperienze il riscatto".
Una dedica affettuosa e orgogliosa ma senza sconti e retorica, pare opportunamente ispirata da rav Elio Toaff zl.
Chi vi transitasse, quindi, "butti un'Ashkavà" o un Salmo in suo ricordo, secondo un modo di dire ebraico livornese, oggi in disuso, che può apparire canzonatorio ma, in realtà e nello spirito labronico, è carico di affetto.
Sia il ricordo di Amedeo Rachamim Modigliani per benedizione.
Gadi Polacco
(29 gennaio 2020)