domenica 30 dicembre 2012

E' SCOMPARSA LIA LEVI MONTALCINI (z.l.) SIA IL SUO RICORDO PER BENEDIZIONE

Rita Levi Montalcini (1909-2012) è scomparsa oggi nella sua casa romana. Pagine Ebraiche, organo dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane,in un lancio scrive : "profondo cordoglio nel mondo ebraico per la scomparsa all'età di 103 anni della scienziata Rita Levi Montalcini. Premio Nobel per la medicina nel 1986 e senatore a vita dal 2001, la signora della scienza si è spenta nella sua abitazione a Roma. "Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente" aveva dichiarato in un'intervista a Wired in occasione del suo centesimo compleanno. "

Gadi Polacco
COMUNITANDO - www.livornoebraica.org si associa al lutto per la scomparsa del Premio Nobel Montalcini : sia il il suo ricordo quale esempio e benedizione.

martedì 25 dicembre 2012

Gli auguri di COMUNITANDO - www.livornoebraica.org

Sinceri auguri a quanti, tra questi giorni e i prossimi (ad esempio i
cristiani ortodossi) ,celebreranno le ricorrenze natalizie. Agli altri,
credenti di diversa fede e non credenti,ottime cose.

Gadi Polacco

COMUNITANDO
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sabato 8 dicembre 2012

Felice Hanuccha' e una hanucchia' d'avanguardia (dalla mostra livornese di hanucchiot dei bambini)

Nelle foto : la Hanucchia' in piazza Benamozegh, la mostra di hanucchiot dei bambini  ( coordinata da "Hillà la Madrichà" e una hanucchia' d'avanguardia...
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venerdì 7 dicembre 2012

UN DICEMBRE DI AUGURI NEL QUALE VARIE FESTE RELIGIOSE S'INCONTRANO

Insieme alle feste cattoliche e cristiane, dicembre  (senza ambizione di esaustività) comprende anche l'ebraica Festa delle Luci (Hanucchà) che avrà inizio al tramonto dell' 8 dicembre. COMUNITANDO - www.livornoebraica.org rivolge quindi un "trasversale" augurio esteso anche a quanti, non credenti o appartenenti a fedi diverse, non hanno propriamente ricorrenze religiose da celebrare in questo mese : a loro buone cose e, se i duri momenti lo consentono, buone vacanze.Gadi PolaccoComunitando -www.livornoebraica.orgLA FESTA DELLE LUCI - HANUCCHA'(dal sito dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane)La festa delle luci
Chanukkà nel calendario autunnale è preceduta da circa due mesi in cui non c'è alcuna ricorrenza, a parte il sabato e i capomese. Probabilmente anche per questo l'atmosfera è particolarmente allegra e i bambini la aspettano con ansia.
La festa di Chanukkà, tra tutte le antiche ricorrenze ebraiche, è l'unica che non affondi in qualche modo le sue radici nella Bibbia e nei suoi racconti; è una festa stabilita dai Maestri del
Talmud e ricorda un avvenimento accaduto in terra di Israele, nel 168 a.e.v.
Antioco Epifane di Siria - ottavo re della dinastia seleucide, erede di una piccola parte dell'Impero appartenuto ad Alessandro Magno - voleva imporre la religione greca alla Giudea. Le mire di ellenizzazione furono contrastate e impedite da Mattatià, un sacerdote di Modiin della famiglia degli Asmonei che insieme ai suoi sette figli, diedero avvio alla rivolta.
Chanukkà è conosciuta anche come la festa del miracolo dell'olio: quando dopo una strenua battaglia, il 25 di Kislev di tre anni dopo (165 a.e.v.), il Tempio fu riconquistato, si doveva procedere alla riconsacrazione. Nel Tempio però fu trovata una sola ampolla di olio puro recante il sigillo del Sommo Sacerdote. Per la preparazione di olio puro (viene considerato olio puro quello raccolto dalle prime gocce della spremitura delle olive) occorrevano otto giorni. Nel trattato talmudico di Shabbat (21b) leggiamo del grande miracolo che occorse: l'olio che poteva bastare per un solo giorno, fu sufficiente per otto giorni, dando così la possibilità ai Sacerdoti di prepararne dell'altro nuovo. In ricordo di quel miracolo, i Saggi del
Talmud istituirono una festa di lode e di ringraziamento al Signore che dura appunto 8 giorni: Chanukkà che letteralmente, significa "inaugurazione".
La prima sera della festa si accende un lume su un candelabro speciale a nove bracci, e ogni sera, per otto giorni, se ne aggiunge uno in più, fino a che l'ottava sera si accendono 8 lumi. Questo candelabro si chiama Chanukkià e può avere diverse forme. L'indicazione è che gli otto contenitori per le candele siano tutti allineati alla stessa altezza e che il nono - lo
shammash, il servitore, quello che serve per accendere gli altri lumi - sia in una posizione diversa.
I bambini ricevono regali e in particolare delle trottoline su cui compaiono le iniziali delle parole "Un grande miracolo è avvenuto lì".
Uno dei precetti relativi alla festa è quello di "rendere pubblico il miracolo", per questo si usa accendere i lumi al tramonto o più tardi, quando c'è ancora gente nelle vie, vicino alla finestra che si affaccia sulla strada, al fine di rendere pubblico il miracolo che avvenne a quel tempo. Negli ultimi anni nelle grandi piazze di alcune città italiane, si issa un'enorme
Chanukkià i cui lumi vengono accesi in presenza di numerosi intervenuti.
Nella foto : la Hanucchià accesa completamente all'esterno della Sinagoga di Livorn

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domenica 2 dicembre 2012

Al via con grande successo di pubblico l'Amicizia Ebraico Cristiana di Livorno

Sala degli Specchi (Museo Fattori di Villa Mimbelli) gremita per la prima attivita' pubblica dell'Amicizia Ebraico Cristiana di Livorno.
In apertura la Presidente Caterina Meucci ha spiegato scopi ed attivita' dell'Associazione,ricordando la storia dell'Amicizia in Italia.
E' seguito un dibattito a piu' voci. (Morselli AEC Roma e don Gino Berto , preceduti da un intervento dell'editore Guastalla) circa il discusso libro "Il Vangelo ebraico" di Daniel Boyarin.
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giovedì 29 novembre 2012

Consegnato l'attestato di Giusti tra le Nazioni ,alla memoria,a Giovanni e Lidia Gelati


Nel Tempio Ebraico di Livorno e' avvenuta oggi la consegna dell'attestato di Giusto tra le Nazioni,alla memoria, a Giovanni e Lidia Gelati.
La vicenda che vede protagonisti i Gelati e' narrata nel "Diario di un podesta' antifascista",edito da Belforte,ed e' stata ripresa ieri sera dalla trasmissione 'Nautilus' di Telecentro1,condotta da Gadi Polacco che, in apertura, ha commemorato Piero Cassuto (z.l.) scomparso il giorno prima.
Gelati,insigne avvocato penalista a Livorno, antifascista, venne chiamato a seguito di una roccanbolesca vicenda a ricoprire,nonostante le sue posizioni politiche,il ruolo di podesta' nel comune lucchese di Coreglia .
Lo fara' , per servire la comunita' civile, senza prestare alcun giuramento e pretendendo,come avverra' una volta ripristinata la democrazia, di essere un giorno ratificato nel ruolo dal consenso popolare.
Testimoni grazie ai quali si e' potuto procedere al riconoscimento quali Giusti dei Gelati, Armoldo e Piera Rossi,ai tempi delle persecuzioni bambini che i Gelati "assorbirono" nell'ambito familiare ponendoli in salvo.
A Telecentro1, tramite un collegamento telefonico con Adam Smulevich di "Pagine Ebraiche',si e' parlato anche dei numerosi altri Giusti toscani e del recentissimo riconoscimento per l'Arcivescovo Dalla Costa che,tra l'altro,dovrebbe spianare la strada alla ratifica quale Giusto di Gino Bartali,attivo nella rete clandestina coordinata da Dalla Costa.
Nella foto, di Nedo Piperno, Piera Rossi, Giovanna Gelati e Arnoldo Rossi
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domenica 18 novembre 2012

MARIO PLATERO (IL SOLE 24 ORE - RADIO 24) E' STATO OSPITE DEL BENE' BERITH LIVORNO. VISITA AL MUSEO FATTORI

Un excursus abilmente condotto, tra storia autobiografica , personaggi e
fatti salienti degli ultimi decenni, attualità e futuro, quello condotto
da Mario Platero a Livorno, ospite del Benè Berith "Isidoro Kahn", nella
splendida e piena Sala degli Specchi di Villa Mimbelli, sede del Museo
Fattori, gentilmente concessa dal Comune di Livorno (rappresentato
dall'Assessore Nebbiai che ha portato il saluto dell'Amministrazione).

Con l'abile ed efficace oratoria di chi è abituato non solo a scrivere
ma a "far radio", dovendo quindi far "vedere" agli ascoltatori ciò di
cui parla via etere, Mario Platero ha parlato,con grande affetto, della
Libia nella quale è nato e delle sue trasformazioni nel tempo con la
dittatura di Gheddafi e l'incerto avvenire odierno.

Storia comune a tanti italiani, non esclusiva quindi del mondo ebraico,
la vicenda narrata da Platero con attento uso di immagini scelte ha
portato poi i presenti, passando dall'Italia, negli Stati Uniti (meta
desiderata sin da piccolo) dove si svilupperà l'attività professionale
che lo porterà ad incontrare ed intervistare grandi personaggi di questi
anni di storia, compresi numerosi Presidenti degli Stati Uniti.

Inevitabili ed accolte sempre con la sincera disponibilità di chi ama il
contatto con il pubblico, molte le osservazioni e le domande dei
presenti, alcuni dei quali si sono sentiti particolarmente coinvolti,
per legami affettivi con la ex colonia italiana, dalla vicenda narrata.

C'è stato quindi spazio per il nuovo mandato di Obama, per le vicende
che vedono in questi giorni Israele esercitare il proprio diritto alla
difesa contro chi lo attacca, per i rapporti tra politica ed economia
italiana e la Libia di Gheddafi ed altri punti.

Gradita ulteriore cortesia da parte del personale del Museo è stata la
visita alla splendida collezione di dipinti guidata personalmente dalla
direttrice del Museo, D.ssa Federica Giampaolo.

Foto : Mario Platero durante il suo intervento, scorcio del pubblico in
sala, con la D.ssa Giampaolo in visita al Museo

sabato 17 novembre 2012

CON ISRAELE CHE HA TUTTO IL DIRITTO , E IL DOVERE NEI CONFRONTI DEI PROPRI CITTADINI E RESIDENTI,DI DIFENDERSI!

Auguri alla Comunita' islamica che inaugura un proprio luogo di preghiera.

Nel visitare la Moschea di Roma, nel 2006, il Rabbino Capo di Roma ,Riccardo Di Segni, sottolineo' come a precede la visita fosse "una
storia molto antica, di almeno 35 secoli fa, quella di una vicenda
familiare che
ha visto divisi due fratelli, figli dello stesso padre Avrahàm, Ibrahim. La
vicenda dei due fratelli, Ishmaèl-Ismail, e Izchaq, padre di Yaaqov, è
narrata
in modo diverso nei libri a ciascuno di noi sacri. Il rapporto tra i
discendenti
dei due fratelli in tante parti del mondo è stato continuo, spesso
tormentato,
altre volte pacifico e fecondo. Ciò che è importante riconoscere, come
premessa di ogni incontro, è che nessuno di noi dimentica questa ascendenza,
la comune discendenza da Abramo, e che il nostro quindi non è un rapporto
qualsiasi, ma un rapporto tra figli di fratelli"
Sulla base di questa premessa, nel corso della storia purtroppo non sempre realizzatasi in positivo, vadano alla Comunita' islamica livornese gli auguri per la lieta evenienza , nell'auspicio di un comune contributo delle religioni,nel rispetto reciproco e nel rispetto delle comuni leggi dello Stato, all'evolversi della societa' civile ed all'esclusione di ogni forma di fanatismo religioso.

Gadi Polacco
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INDIRIZZO DI SALUTO DEL RABBINO CAPO DI ROMA
Grande Moschea di Roma, 13 Marzo 2006
1. Desidero prima di tutto ringraziare il dott. Abdelah Redouane, segretario
generale del Centro Islamico Culturale d'Italia, l'ambasciatore Mario
Scialoia
direttore per l'Italia della Lega Musulmana Mondiale e tutti coloro che
hanno
reso possibile questa visita nella Grande Moschea di Roma, il luogo dove i
fedeli dell'Islam venerano il D. unico, rachùm wechanùn, clemente e
misericordioso. A voi tutti il saluto shalòm 'alekhem, la pace sia su di
voi.
2. Un saluto particolare all'imam Mahmoud Sheweita che non può essere
presente con noi in questo speciale momento.
3. La data di questo incontro è stata fissata da poco, ma ciò che lo
precede è una
storia molto antica, di almeno 35 secoli fa, quella di una vicenda
familiare che
ha visto divisi due fratelli, figli dello stesso padre Avrahàm, Ibrahim. La
vicenda dei due fratelli, Ishmaèl-Ismail, e Izchaq, padre di Yaaqov, è
narrata
in modo diverso nei libri a ciascuno di noi sacri. Il rapporto tra i
discendenti
dei due fratelli in tante parti del mondo è stato continuo, spesso
tormentato,
altre volte pacifico e fecondo. Ciò che è importante riconoscere, come
premessa di ogni incontro, è che nessuno di noi dimentica questa ascendenza,
la comune discendenza da Abramo, e che il nostro quindi non è un rapporto
qualsiasi, ma un rapporto tra figli di fratelli.
4. Una strana contingenza storica, segno dei nuovi tempi che stiamo
vivendo in
questa generazione, ha posto improvvisamente la nostra comunità ebraica di
Roma, che è la più antica nel mondo cristiano per presenza ininterrotta,
davanti a un mondo -quello dell'Islam- finora sconosciuto agli ebrei
locali, ma
d'altra parte ben noto al folto gruppo di ebrei che dalla Libia è venuto
in Italia
nel 1967. L'antico fratello che ora si affaccia a Roma non può essere
ignorato
ed è ora per guardarsi in faccia, parlarsi ed aprirsi le porte.
5. L'afflusso in massa in Europa di fedeli dell'Islam in brevissimo tempo ha
posto problemi di integrazione sui quali si dibatte continuamente. I
problemi
di integrazione non sono per noi una novità, ma rappresentano una costante
della nostra esperienza comunitaria, spesso dolorosa. Quando ad esempio si
parla del rischio attuale di "ghettizzazione" delle nuove comunità
immigrate,
non si può ignorare che il ghetto era il luogo di residenza coatta degli
ebrei e
che in questa città è finito solo nel 1870. Conosciamo i problemi che vi
preoccupano: la trasmissione dell'identità, l'educazione scolastica in
rapporto
con il sistema pubblico, l'insegnamento della religione e della lingua
araba, la
formazione delle guide spirituali, la tutela delle norme religiose:
dalla giornate
festive alla preghiera alle regole alimentari. Su questi temi,
ovviamente nelle
reciproche differenze, come ebrei italiani qui presenti da 20 secoli abbiamo
avuto un lungo rapporto con la realtà circostante e siamo riusciti
faticosamente
ad elaborare delle soluzioni e dei modelli di convivenza. Per questi motivi
riteniamo che la nostra esperienza possa esservi quanto mai utile in questo
processo difficile di integrazione e siamo pronti a comunicarvela.
6. In altri momenti della storia, seppure in condizioni molto diverse da
quelle
attuali, le comunità ebraiche disperse nel mondo islamico sono riuscite a
stabilire con questo un sapiente rapporto di rispetto reciproco. Dobbiamo
preservare la coscienza che la differenza di religione non debba mai
tradursi
come tale in ostilità. Per noi ebrei è stato scontato –anche in questa
cittàreagire
e protestare contro le vignette satiriche nei confronti di ciò che è sacro
all'Islam, e manifestarvi la nostra solidarietà. La lotta contro
l'Islamofobia e
l'antisemitismo devono procedere parallele.
7. Con lo stesso spirito di rispetto dobbiamo vigilare per impedire che
la violenza
e l'odio, da qualsiasi parte provengano non si alimentino con la
religione; il
terrorismo in nome di D. è una bestemmia. Il Talmud, come il Corano
affermano il principio per cui "chi salva una vita umana è come se
salvasse un
mondo intero e chi la distrugge è come se distruggesse un mondo intero":
8. Nel processo di pace in Medio Oriente il nostro dovere come esponenti
religiosi è di accompagnare israeliani e palestinesi nel cammino fino ad
oggi
difficile nella ricerca della pace, per il bene delle due parti e del
mondo intero,
tramite il dialogo e il negoziato.
9. Il dialogo tra fedi differenti è una realtà consolidata e degna di
rispetto a
Roma. Il rapporto tra cristiani ed ebrei ha raggiunto obiettivi
significativi. Ma
anche il dialogo tra noi è da tempo iniziato anche in questa città. Con
alcuni di
Voi abbiamo lavorato su obiettivi di comune interesse, come la tutela delle
regole alimentari, insieme abbiamo dato prova della nostra volontà di
collaborazione e confronto amichevole in un numero considerevole di
manifestazioni su temi religiosi, sulla bioetica e di testimonianza nel
dibattito
civile. Dobbiamo fare in modo che questo lavoro non rimanga isolato, che non
venga soffocato da esempi e ondate di intolleranza, che la
collaborazione e la
comunicazione crescano. Dobbiamo riuscire a dimostrare, che in questa città,
come in tante altre parti del mondo, la fedeltà di ognuno ad una religione
diversa non è causa di odio ma apporta pace e ricchezza spirituale al mondo.
10. Concludo estendendo un cordiale invito al Segretario Generale, al
Direttore
della Lega Musulmana e all'Imam a visitare presto in modo ufficiale la
nostra
Sinagoga.



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martedì 13 novembre 2012

INCONTRO CON MARIO PLATERO (IL SOLE 24 ORE - RADIO 24 ) - LIVORNO, 18.11.12 ORE 10.30

COMUNICATO AI MEZZI D'INFORMAZIONE
-----------------------------------------------------------------
ASSOCIAZIONE "BENE' BERITH ISIDORO KAHN" LIVORNO 3498

Livorno, 13 novembre 2012

L'Associazione ebraica Benè Berith Livorno "Isidoro Kahn",in
collaborazione con il Comune di Livorno, è lieta di comunicare
l'incontro (aperto al pubblico) con MARIO PLATERO,
Capo redazione USA de Il Sole 24 Ore e conduttore di "America 24" su
Radio 24,che tratterà il tema:

"Italia, Libia, America : un triangolo continuo di ricordi e realismo
di cronaca"

L'iniziativa avrà luogo in data 18 novembre 2012 ,ore 10.30 , presso
il Museo Civico "G.Fattori" di Villa Mimbelli (Sala degli Specchi -
Via S. Jacopo in Acquaviva Livorno).

Nato e vissuto a Tripoli fino al 1967, Mario Calvo-Platero è il capo
della redazione americana de Il Sole 24 Ore da dove segue i maggiori
eventi politici, finanziari ed economici americani e internazionali.
Nel 1982 ha costituito la EMC Inc che fornisce servizi giornalistici
in tempo reale. Ha intervistato alla Casa Bianca i Presidente Ronald
Reagan, George Bush Sr. e George W. Bush e Bill Clinton. Inviato di
guerra durante il conflitto del Golfo del 1991, ha seguito in presa
diretta l'attacco alle due torri dell'11 settembre. E' membro di varie
associazioni tra cui l'Institute for International and Strategic
Studies (IISS) di Londra e la New York Financial Writers Association.

L'incontro con il prestigioso ospite muoverà pertanto dal filo dei
ricordi personali per giungere alla cronaca di questi giorni, reduce
il giornalista dall'aver seguito,oltre all'ordinaria attività,
l'uragano abbattutosi sull'area di New York e le elezioni che hanno
visto riconfermato il Presidente Obama.

Una grande occasione, per la nostra città, di incontrare un
giornalista testimone diretto di randi avvenimenti ai quali non siamo
estranei per quanto geograficamente distanti.

Si ringrazia per la diffusione dell'iniziativa, cogliendo l'occasione
per inviare cordiali saluti,

Benè Berith Livorno

Gadi Polacco, Segretario


www.beneberithlivorno.blogspot.com
Info : beneberithlivorno@gmail.com

Organizzazione umanitaria presente in più di 50 paesi, il Benè Berith
(la più antica associazione ebraica) si batte per i diritti dell'Uomo,
di qualunque etnia e colore. Dai suoi inizi il Benè Berith si è
prefisso lo scopo di difendere i diritti dell'uomo, di lottare contro
le discriminazioni razziali, di intervenire in favore delle vittime e
di perseguitati politici. Interviene ugualmente come altri organismi
non governativi nei grandi movimenti internazionali a favore delle
vittime di catastrofi naturali e di guerre di "pulizia etnica". Il
Benè Berith ha sempre lottato per un vero avvicinamento tra popoli e
culture, anche con la Chiesa cattolica, durante il concilio Vaticano
II e durante le polemiche sul Carmel ad Auschwitz. Oggi il Benè Berith
fa parte di molti comitati interconfessionali a livello nazionale ed
internazionale. (Vaticano, consiglio ecumenico delle chiese ecc.) ed
ha stabilito da anni relazioni importanti con il mondo non ebraico.
Nelmondo anglosassone è noto con la denominazione, secondo
l'inflessione in uso in quei paese, B'nai B'rith International (
www.bnaibrith.org )


























il Presidente
(Piero Cassuto)

Contatti ed info : beneberithlivorno@gmail.com - tel. 3355475325 - fax
0586892595

domenica 28 ottobre 2012

Il ricordo di Giuseppe Emanuele Modigliani

Nel giorno delle celebrazioni per i 50 anni della Sinagoga, il Circolo a lui dedicato ha ricordato, con prestigiosi oratori, la figura di Giuseppe Emanuele Modigliani nel 140mo esatto della sua nascita.
"Mene' ", come veniva chiamato, politico socialista (aderente poi al riformismo) ebreo livornese e fratello di Amedeo, visse la distruzione della gloriosa Sinagoga monumentale e non vide, venendo a mancare prima,la nascita del nuovo Tempio e la rimascita della citta'.
Da ebreo e da livornese, di ormai "antica" adozione, sono assai grato al Circolo Modigliani per aver ricordato un illustre figlio di questa Comunita' e di questa citta'.
Oggi in Sinagoga il Sindaco Cosimi ha ricordato l'apporto ebraico alla vita cittadina ed ha citato,tra i vari,il suo predecessore Mondolfi, rimosso con la forza dai fascisti.
Al Circolo Modigliani il merito di aver rafforzato il ricordo,in parte perso, di un altro ebreo livornese,assurto a importanza nazionale. Grazie.

Gadi Polacco
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La cerimonia per i 50 anni della Sinagoga di Livorno. Trasmissione questa sera a Telecentro1

Alla presenza di varie autorità cittadine, tra di esse il Sindaco Cosimi , l'Assessore comunale alle Culture Tredici , il Presidente della Provincia Kutufà e per l'Ambasciata d'Israele la Signora Link, si è svolta la cerimonia per il 50mo dell'inaugurazione del Tempio di Livorno, progettato dall'Architetto Angelo Di Castro : presente anche Piero Cassuto, ex Presidente della Comunità e attualmente alla guida del Benè Berith di Livorno, oggi testime unico del Consiglio che realizzò il nuovo luogo di culto.

La cerimonia, coordinata dal Vice Rabbino e Hazan ufficiale del Tempio Leone Chaim è stata preceduta dall'ingresso nel Tempio di un nuovo Sefer Torah (Rotolo della Legge) donato dalla famiglia Yerushalmi.

Negli indirizzi di saluto inevitabile il ricollegarsi idealmente alla splendida Sinagoga monumentale che, colpita dai bombardamenti nel 1943 e poi ulteriormente indebolita dai saccheggi e dai danni susseguiti negli anni seguenti, non vi fu modo alla fine di ricostruire optando, anche per diretto intervento centrale, per una nuova costruzione.

Questo ricordo, ovviamente particolarmente vivo nei testimoni che ebbero modo di frequentare l'antico Tempio (ma tramandato anche alle generazioni future)  si è unito sin dalla cerimonia inaugurale del 1962 (ufficiata dai Rabbini A.S.Toaff, B.G.Polacco e Elio Toaff) alla speranza per un futuro migliore e alla rinascita di una Comunità e della città intera, sentimenti ben testimoniati dall'attuale Sinagoga esempio di architettura moderna citato e studiato a livello internazionale: memorabile è rimasto il discorso (visibile su www.livornoebraica.org) dell'allora Presidente della Comunità Prof. Renzo Cabib.

Esaurita la parte dei saluti e dei discorsi si è svolto il Giro dei Sefarim (i Rotoli della Legge, similmente a quanto avviene nella festa di Simchath Torah), così come accadde nella prima cerimonia, accompagnato dai canti del Coro Ventura, diretto dal Maestro Paolo Filidei .

Nel pomeriggio mostra fotografica alla Goldonetta (il ridotto del Teatro Goldoni) , presentazione della pubblicazione "Un Tempio Nuovo per una Fede Antica", di L.Funaro.e concerto del Coro Ventura con musiche della tradizione ebraica sefardita livornese.

Alle 21.00 l'emittente Telecentro1 ha programmato la replica di una trasmissione, condotta da Gadi Polacco, andata in onda a settembre e riguardante la Sinagoga (con intervista a Leone Di Castro, figlio dell'architetto Angelo) e la ricostruzione della città.

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Foto allegate : momenti della cerimonia al Tempio e,in bianco e nero, un'immagine del 23 settembre 1962

50mo Sinagoga di Livorno. Aperte le celebrazioni. Il Maestro Leone Chaim chiama le Autorita' a porgere il proprio saluto.

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Si e' aperto il comvegno su G.E.Modigliani. Il tavolo dei relatori : Prof. Bertini,D.sa Cherubini,D.sa Simonelli,Prof. Iacoponi,On.Zanone

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lunedì 22 ottobre 2012

50° della costruzione della nuova Sinagoga di Livorno : come nasce un'idea...

Una chicca per la quale Comunitando - www.livornoebraica.org , ringrazia la Famiglia Di Castro. Nella foto l'abbozzo di studio di quello che sarà il nuovo Tempio, disegnato dall'Arch. Angleo Di Castro (z.l.) sul retro della ricevuta del vagone ristorante del treno che, da Livorno, lo riportava a Roma dopo una delle varie visite compiute in città.

Una nuova Sinagoga per la citta' che rinasce.

Esigenze organizzative hanno fatto slittare al 28 ottobre,con inizio alle ore 11.00, le celebrazioni ufficiali per i primi 50 anni della Sinagoga di piazza Benamozegh che, in realta', venne solennemente inaugurato il 23 settembre 1962, giorno 24 del mese di Elul dell'anno ebraico 5722 : la ricostruzione della citta', non senza controversie e difficolta' , ha gia' fatto diversi passi ma ancora tanti ne rimangono da fare.
Vicenda intricata e dolorosa quella che,terminata la guerra, richiese alcuni anni affinche' si districasse la matassa costituita dall'ipotesi di restauro dell'antica,amata e gloriosa, imponente Sinagoga da una parte e dal progetto di un nuovo edificio dall'altra.
Rimandando agli scritti in proposito,nel 1958 il dado venne tratto ,ovviamente non senza grande rimpianto per l'antico Tempio il cui ricordo e' ancora vivo e "venerato" dagli ebrei livornesi: "durante l'ultima guerra, bombardamenti e saccheggi rovinarono completamente l'antica Sinagoga di Livorno - monumento nazionale - la più' bella d'Europa", scrivono in un appello (1960), gia' nell'incipit pieno di nostalgia, il Rabbino Capo Alfredo S.Toaff, il Presidente della Comunita' Prof. Renzo Cabib ed i membri del "Comitato per la ricostruzione del Tempio" (Rabbino Prof. Roberto Menasci, Avv. Guido Bedarida, Dr. Renato Liscia, Sig. Cesarino Rossi e Rag. Adolfo Toaff), appellandosi a donatori affinche' si integrasse, come necessario, l'ammontare per la costruzione del nuovo luogo di culto messo a disposizione dal Governo.
L'incarico di progettare la nuova Sinagoga, anche dietro indicazione di un nome importante nell'architettura nazionale quale quello di Bruno Zevi, viene affidato ad un architetto ebreo romano, Angelo Di Castro.
Incarico assai complesso e delicato, senza contare il peso del coinvolgimento emotivo anche alla luce di un passato ancora assai vivo e caratterizzato dalla Shoa e delle leggi razziali,quello che Di Castro riceve.
Certamente e' anche un'avvincente sfida professionale ed in poco tempo,si sottolinea in vari testi, si affino' il progetto,in cemento armato, di una tenda a pianta ellittica con relativa volumetria piena di simboli e richiami sia interni che esterni (le Tavole della Legge visibili all'interno seguendo il loro contorno posto in evidenza,i triangoli sul retro per dare più' luce,le vetrate rosse per ricordare la tragedia della Shoa,le finestre esagonali che ne richiamano alcune ottagonali della vecchia Sinagoga,la teva' - il pulpito - realizzata con marmi recuperati fra le macerie dell'antico Tempio,ecc) affiancata da una palazzina con abitazioni e uffici.
Nel ricordo di Leone Di Castro, uno dei figli dell'architetto Angelo,intervenuto ad una trasmissione di Telecentro1 che ho avuto il piacere di condurre, le problematiche pratiche del progetto,affrontate dal padre,furono tante ed essenzialmente riconducibili ai limitati e limati fondi a disposizione (forte comunque l'impegno del Ministro Togni).
Le difficolta' di quei lavori erano anche ben presenti e narrate da quanti lavorarono nel cantiere dell'odierna piazza Benamozegh, come ricordava spesso Italo Contini che a quei lavori prese parte,divenendo poi il custode di quei luoghi,amato da generazioni di ebrei livornesi.
Quale sia il giudizio estetico che si puo' avere sull'ardita e ancora oggi avveniristica Sinagoga,si tratta di un'opera studiata e commentata,anche a livello internazionale,in tanti testi di architettura.
La cerimonia inaugurale, ispiratrice per buona parte di quella che si terra' il 28 ottobre, venne celebrata da tre Rabbini : Alfredo S. Toaff, suo figlio Elio Toaff (da anni gia' Rabbino Capo di Roma) e Bruno Polacco,giunto nel 1960 ad affiancare A.S.Toaff al quale poi succedera' quale Rabbino Capo).
Grande il lavoro preparativo per l'inaugurazione, protrattosi in pratica sino all'apertura,come ricorda Piero Cassuto allora giovane Consigliere della Comunita' (della quale poi diverra' Presidente e oggi alla guida del Bene' Berith locale), svoltasi alla presenza di tante autorita' e che vide anche i discorsi del Presidente Renzo Cabib e del Sindaco Badaloni.
Attivissimo,come sempre, il Parnas Guido Novelli che sovraintendera' poi a tante cerimonie ebraiche livornesi,rimane storica la fotografia che immortala il taglio del nastro, con il vassoio delle forbici che viene presentato da Cinzia Servi, allora bambina, che ancora oggi ricorda l'emozione di quel momento.
A dirigere il coro (alcuni coristi di allora canteranno anche per il 50mo) con il Maestro Lattes all'armonium, anche un giovane Antonio Bacchelli, poi stella del firmamento musicale prematuramente spentasi.
Tanti altri sarebbero i personaggi, molti dei quali non più' tra noi,da ricordare ma che saranno tutti presenti nel ricordo di quel giorno.
Alcuni testimoni sono oggi anche in Israele dove torno' pure,dopo un periodo da educatore trascorso a Livorno, il Prof. David Peled che si adopero' tra l'altro per quel gemellaggio tra Livorno e Bat Yam,concretizzatosi giusto tra l'estate del 1961 (delegazione livornese , guidata da Ugo Bassano, nella cittadina di mare israeliana) e lo stesso 1962 , il primo tra una citta' italiana e una israeliana.
Confidiamo,analogamente a quanto augurava nel primo Kippur nel nuovo Tempio il Rabbino Toaff, che questo "giro di boa" dei primi 50 anni della Sinagoga per tutti "sia auspicio di vita,salute,felicita' ".

Gadi Polacco

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domenica 14 ottobre 2012

Cerimonia per l'introduzione al Tempio Ebraico di Livorno di un nuovo Sefer Torà (Rotolo della Legge)

Ingresso ufficiale al Tempio Ebraico di Livorno di un nuovo Sefer Torà, ovvero il Rotolo della Legge che, dalla creazione del mondo sino alla morte di Mosè, viene letta nelle Sinagoghe, suddivisa in brani settimanali,nell'arco di ogni anno.

E' assai significativo ebraicamente introdurre un nuovo Sefer e anche restaurarne uno divenuto nel tempo difettoso nella scrittura : questa cerimonia, denominata "Hachnasat Sefer Torà", è quindi un momento sia solenne che di festa.

Il Rotolo della Legge, rigorosamente scritto a mano da un Sofer (uno specialista del genere) osservando le varie necessarie prescrizioni, è stato presentato nel Tempio non del tutto ultimato : è infatti uso che le ultime lettere,a  testimoniare la condivisione dell'importanza del momento, vengano scritte (sotto l'attenta guida del Sofer) dai fedeli che partecipano poi anche alla fase di cucitura delle pergamene che compongono il Rotolo.

Il Sefer presentato nella Sinagoga è intitolato a quattro benefattori, purtroppo scomparsi: si tratta di Paolo Toaff, già Consigliere della Comunità, cofondatore dell'Associazione Benè Berith ed attivo anche nel gruppo Keren Kayemet  LeIsrael (onlus molto impegnata, in Israele ma anche altrove, nel risanamento del territorio e nel rimboschimento), Laura Castelfranchi , insigne insegnante assai impegnata nella vita comunitaria, Lina e Luisa Fargion, anche assidue frequentatrici delle attività comunitarie , farmaciste e scrittrici (sia il  ricordo di questi benefattori  per benedizione).

Nelle foto alcuni momenti della cerimonia : parte del pubblico in piedi per la Commemorazione dei benefattori ai quali è dedicato il Sefer Torà, il Rotolo ancora da completare con  il Sofer Babani che lo ha scritto, momenti del completamento della scrittura e della cucitura delle pergamene.


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Nota : il materiale messo in rete da Comunitando - www.livornoebraica.org  può essere citato e ripreso, senza stravolgerne il significato, con rsola ichiesta di menzione della fonte. Grazie



lunedì 24 settembre 2012

Il mondo ebraico celebra il Giorno del Kippur 5773

COMUNITANDO

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(a cura di Gadi Polacco)

Dal 25 sera sino al tramonto del 26 settembre 2012, il mondo ebraico celebra il Giorno del Kippur. Quello di quest'anno sarà il 50° Kippur celebrato nella Sinagoga di Livorno,inaugurata nel settembre 1962.

KIPPUR

Il giorno dell'espiazione

Il dieci del mese di Tishrì cade lo Yom Kippur, giorno considerato come il più sacro e solenne del calendario ebraico.
E' un giorno totalmente dedicato alla preghiera e alla penitenza e vuole l'ebreo consapevole dei propri peccati, chiedere perdono al Signore. E' il giorno in cui secondo la tradizione Dio suggella il suo giudizio verso il singolo. Se tutti i primi dieci giorni di questo mese sono caratterizzati dall'introspezione e dalla preghiera, questo è un giorno di afflizione, infatti in Levitico 23:32 è scritto "voi affliggerete le vostre persone". E' un giorno di digiuno totale, in cui ci si astiene dal mangiare, dal bere e da qualsiasi lavoro o divertimento e ci si dedica solo al raccoglimento e alla preghiera; il digiuno che affligge il corpo ha lo scopo di rendere la mente libera da pensieri e di indicare la strada della meditazione e della preghiera.
Prima di Kippur si devono essere saldati i debiti morali e materiali che si hanno verso gli altri uomini. Si deve chiedere personalmente perdono a coloro che si è offesi: a Dio per le trasgressioni compiute verso di Lui, mentre quelle compiute verso gli altri uomini vanno personalmente risarcite e sanate.
Ci si deve avvicinare a questo giorno con animo sereno e fiduciosi che la richiesta di essere iscritti da Dio nel "Libro della vita", sarà esaudita. La purezza con cui ci si avvicina a questa giornata da alcuni è sottolineata dall'uso di vestire di bianco.
E' chiamato anche "Sabato dei sabati", ed è l'unico tra i digiuni a non essere posticipato se cade di sabato.
Kippur è forse la più sentita tra le ricorrenze e anche gli ebrei meno osservanti in questo giorno sentono con più forza il loro legame con l'ebraismo. Un tempo, gli ebrei più lontani venivano detti "ebrei del Kippur" perché si avvicinavano all'ebraismo solo in questo giorno.
L'assunzione della responsabilità collettiva è un altra delle caratteristiche di questo giorno: in uno dei passi più importanti della liturgia si chiede perdono dicendo "abbiamo peccato, abbiamo trasgredito....". La liturgia è molto particolare e inizia con la commovente preghiera di Kol Nidrè, nella quale si chiede che vengano sciolti tutti i voti e le promesse che non possono essere state mantenute durante l'anno.
Questa lunga giornata di 25 ore viene conclusa dal suono dello Shofàr, il corno di montone, che invita di nuovo al raccoglimento, e subito dopo dalla cerimonia di "separazione" dalla giornata con cui si inizia il giorno comune.
(dal sito Ucei)

sabato 22 settembre 2012

23 settembre 2012 : a 50 anni dall'inaugurazione della nuova Sinagoga di Livorno


COMUNITANDO
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(a cura di Gadi Polacco)

DALL'ANTICO AL NUOVO TEMPIO
Penso che in quasi ogni casa ebraica livornese, o di ebrei livornesi ovunque trasferitisi, vi sia una foto o comunque un'immagine dell'antica e maestosa Sinagoga, sorta nei secoli, colpita dai bombardamenti bellici e ulteriormente danneggiata e indebolita dai saccheggi che seguirono a quegli eventi : il "nostro Tempio", per antonomasia ed anche per chi non l'ha potuto vedere se non in fotografia, è quello. C'è poco da fare.
Ne ebbi prova tangibile quando, nel 1996 in occasione della bella mostra patrocinata dal Comune di Livorno ("Le tre Sinagoghe"), una ricostruzione percorribile, in scala, di quella Sinagoga venne allestita e provocò la commossa sorpresa, nell'entrarvi, di quanti avevano conosciuto e frequentato il vecchio Tempio.
Inevitabile  pertanto, che la nascita di un nuovo e moderno luogo di culto, dopo la parentesi di via Micali, provocasse discussioni che ancora ai nostri tempi non sono del tutto sopite.
Ma oggi,  domenica come allora, è giusto porre l'attenzione sul nuovo Tempio divenuto cinquantenne e che ha comunque segnato un momento storico, quello del ritorno alla normalità ,certo nel ricordo indelebile delle ferite lasciate dagli anni bui del nazifascismo, per la Comunità Ebraica livornese ma che grande valore, per il suo significato e la sua originalità architettonica,riveste anche nella storia cittadina, in particolare della sua ricostruzione dopo le devastazioni belliche.
Auguri quindi al "nuovo" Tempio (le celebrazioni ufficiali sono previste per il 28 ottobre 2012) , l'unico ebraico costruito ex novo nel dopoguerra italiano.
Gadi Polacco


Settembre 1962
Amintore Fanfani guidava il suo IV Governo (DC-PRI-PSDI), Presidente della Repubblica era il pontederese Gronchi ma il suo concittadino Togni (personaggio di riferimento nella vicenda) non era più Ministro dei Lavori Pubblici. Da pochi mesi Vescovo di Livorno, per nomina di Papa Roncalli, è Emiliano Guano che ritengo si possa dire, anche per quanto sentito in famiglia per i rapporti che tenne con mio padre, Rabbino Bruno G. Polacco (analogamente penso con il suo predecessore Rabbino A. S. Toaff), essere stato un pioniere,almeno nelle forme possibili all'epoca, del dialogo interreligioso che poi si svilupperà fortemente con il Vescovo Ablondi.
Sindaco della città è Nicola (Marco) Badaloni, filosofo e docente universitario, e Livorno è da poco la prima città italiana ad essersi gemellata con una israeliana, Bat Yam.
Giorgio Bassani, con il suo "Il giardino dei Finzi Contini", vince in quell'anno il Premio Viareggio.
Presiede la Comunità uno storico Presidente, il Prof. Renzo Cabib , e la cerimonia inaugurale è officiata dal Rabbino Capo Alfredo S. Toaff, dal Rabbino Bruno G. Polacco che lo affianca nella gestione del Culto e dal Rabbino Elio Toaff, da undici anni ormai Rabbino Capo di Roma .
Piero Cassuto ( in seguito Presidente ed oggi alla guida del Benè Berith) era il più giovane dei Consiglieri della Comunità e, salvo mia svista, di quel direttivo è oggi l'unico testimone : il Maestro David Peled, israeliano di Bat Yam, curava per la Comunità attività giovanili ed insegnamento dell'ebraico e, con molti altri che si potrebbero citare,si distinguono nello svolgimento della cerimonia il Parnas (sorta di sovrintendente al Tempio) Guido Novelli ed il Prof. Rabbino Menasci.
L'Architetto che firma la nuova Sinagoga è un ebreo romano, Angelo Di Castro.
Le cronache ci ricordano poi  il Coro con il  Maestro Lattes e la collaborazione  musicale di un giovanissimo Antonio Bacchelli (per un refuso definito Banchelli) che si rivelerà poi un prodigio della musica purtroppo prematuramente scomparso.




La scheda sulla Sinagoga riportata nel sito www.cultura.toscana.it

L'antico tempio israelitico di Livorno viene gravemente danneggiato durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale e progressivamente spogliato dei suoi rivestimenti lapidei. La comunità israelitica decide allora di vendere le quattro capriate pericolanti del tempio e di reperire i fondi per la costruzione di una nuova sinagoga da edificarsi sulla medesima area della precedente. Gli anni successivi sono caratterizzati da un serrato dibattito sulle modalità della ricostruzione: in un primo tempo si pensa di ricostruire l'edificio "com'era e dov'era" (una variante che prevede lo slittamento del tempio per consentire l'ampliamento del limitrofo palazzo delle Poste viene immediatamente accantonata) ripristinando l'organismo originario reintegrato nelle parti superstiti (progetto definitivo dell'ingegner Vilfrido Vanni del 26.10.1950, esecutivo del 23.7.1951). Tale progetto di reintegrazione trova tuttavia il veto deciso del consiglio dei Lavori pubblici (gennaio 1953) che, complice il ruolo rilevante di Bruno Zevi allora membro del consiglio, impone che il tempio venga edificato in "forme moderne", sia estetiche che distributive, in modo da corrispondere meglio alle esigenze del culto: viene pertanto contattato, sempre su consiglio di Zevi, un nuovo progettista, l'architetto Angelo Di Castro, appartenente alla comunità israelitica di Roma.
Il nuovo progetto si configura in tempi relativamente brevi (tra il 1954 ed il 1955); le soluzioni progettuali, sia formali che distributive, vengono definite congiuntamente dall'architetto e dalla comunità ebraica: varianti sostanziali alla prima versione progettuale si hanno nella definizione della sala, nel profilo della copertura e nella configurazione della parte absidale e dello stabile di servizio. Il progetto per il nuovo tempio viene finalmente inviato al ministero dei Lavori pubblici il 19 maggio del 1956 e sottoposto al Genio civile di Livorno nel 1957. Grazie al contributo economico dello Stato i lavori, dati in appalto nel 1958 all'impresa Ifri di Livorno e successivamente subappaltati alla Cementfer, vengono avviati nel settembre del 1960 e portati a conclusione in meno di due anni: il tempio è ufficialmente inaugurato il 23 settembre del 1962. Il progetto di Di Castro viene sostanzialmente ignorato dalla critica contemporanea: unica eccezione quella di Bruno Zevi, che della costruzione del tempio era stato in qualche modo il promotore, il quale ne diffonde l'immagine dalle pagine della rivista da lui diretta e ne propone una lettura critica in Cronache di Architettura (1964, 1979): in particolare Zevi sottolinea l'indipendenza delle soluzioni del tempio livornese dal modello americano e ne evidenzia il forte riferimento simbolico, alle origini di Israele come al dramma dell'olocausto, sulla base di due motivi ispiratori esterni e paralleli: da un lato il desiderio di ricollegarsi idealmente all'antica tenda del deserto; dall'altro l'impulso di plasmare una forma direttamente sgorgante dal sistema costruttivo in cemento armato.
La sinagoga è situata nel centro storico della città, ad oriente del polo urbano di piazza Grande e del Duomo, al quale è collegata dall'asse di via Cairoli. Il volume del tempio, la cui planimetria è disassata rispetto al reticolo ortogonale del tessuto adiacente, emerge fortemente nel contesto circostante, costituito in prevalenza da edifici di stile neoclassico o degli esordi del novecento, sia per la sua immagine formale che per la svettante volumetria. Esso è come isolato nella centrale piazza Benamozegh, oggi adibita a parcheggio, sulla quale si affaccia ad oriente con l'abside: ad occidente è delimitato dalla via del Tempio mentre a sud si ricongiunge ad un edificio, dove hanno sede gli uffici e la residenza del rabbino, avente il ruolo di ricomporre il reticolo ortogonale.
Il complesso si compone di due diversi edifici, la sinagoga e il nucleo ospitante gli uffici e la residenza del rabbino, diversi per articolazione volumetrica e soluzioni formali.
Il Tempio è caratterizzato da una pianta ellittica e da una volumetria articolata che evoca, grazie all'emergenza delle strutture portanti ed all'articolazione della copertura, l'immagine della tenda. Esso si configura come un organismo dominato dalla cromia grigia del cemento, scandito ritmicamente da intercolumni definiti da pilastri - aggettanti e dal profilo mistilineo - in ciascuno dei quali si inseriscono luci dal profilo poligonale.
Il fronte principale e quello orientale sono diversamente connotati: il primo è caratterizzato da un pronao scandito da tre portali al quale corrisponde, sul retro, la zona absidale dove i cinque intercolumni sono caratterizzati da una muratura compatta punteggiata da piccole fessure triangolari; in quest'ultima il solaio è rialzato rispetto alla quota stradale e la copertura ha una quota più bassa rispetto al resto della copertura, così da ricavare due zone vetrate ad illuminare l'interno.
L'interno del Tempio è caratterizzato da una grande sala a pianta ellittica: in asse con l'accesso è situata la tribuna ospitante lo "Aron", dietro al quale è posto una sorta di coro al quale si accede da due scale simmetriche, mentre l'elemento centrale dell'impianto è rappresentato dalla "Tevà", ovvero il podio dell'officiante, posto ad una quota più bassa rispetto a quella stradale: attorno ad esso si articolano le gradinate in marmo con le sedute per i fedeli circondate da un anello deambulatorio; due rampe di scale laterali prossime all'accesso conducono al soprastante matroneo e ad i locali di culto situati nel sottosuolo. Nell'insieme la sala è caratterizzata dall'alternanza tra il bianco dell'intonaco degli intercolumni ed il grigio dei pilastri e delle travi della copertura, anche qui come all'esterno aggettanti. I pochi elementi decorativi vi si inseriscono all'insegna della sobrietà: il basamento in marmo rosa, le inferriate dal disegno geometrico, i lampadari circolari calanti dal soffitto, le finestre ottagonali ripartite dagli infissi metallici, le fessure triangolari della zona absidale. In questo contesto emergono le due vetrate poste a separare l'aula dall'abside, lamine rosse a perpetua memoria dell'olocausto. L'edificio annesso si sviluppa su tre piani fuori terra più mansarda: l'esterno è caratterizzato dal ritmo regolare delle aperture e dall'alternanza tra le campiture ad intonaco e in laterizio, l'interno presenta una distribuzione tradizionale ed ospita gli uffici della comunità, l'archivio, la biblioteca e la residenza del rabbino.

La scheda biografica di Wikipedia su Angelo Di Castro, l'architetto che ha progettato il nuovo Tempio Ebraico livornese

Angelo Di Castro , Roma 25.01.1901 / Roma 28.11.1989
Negli anni successivi alla prima guerra mondiale frequentò la facoltà di Ingegneria del Politecnico di Torino, ma già nel 1920 fece ritorno a Roma, dove si iscrisse alla facoltà di Architettura, all'epoca influenzata da personalità quali Marcello Piacentini, Gustavo Giovannoni, Arnaldo Foschini ed altri. Di Castro si laureò nel 1924 e nel 1927 aprì uno studio di progettazione.
Si dedicò così alla realizzazione di alcune palazzine romane, partecipando anche ad alcuni concorsi, come quello della nuova Palazzata di Messina, dove si classificò al terzo posto. Tuttavia, la sua attività professionale fu interrotta intorno al 1939, quando, con la proclamazione delle leggi razziali fasciste, l'architetto, di religione ebraica, fu cancellato dall'Ordine. Ciononostante, in questo periodo Di Castro insegnò presso l'Università Ebraica Clandestina, le cui lezioni si tenevano in uno scantinato nel centro di Roma.
Nel dopoguerra riprese l'attività, partecipando al concorso per la Stazione Termini e progettando, sempre a Roma, alcuni uffici in via Piave (1948) ed un edificio per appartamenti e negozi in via Tembien (1949-1954); lavorò quindi a Bari, Firenze (case d'abitazione nel quartiere Isolotto) e Copparo (FE). Quindi operò nuovamente a Roma, dove continuò a mettersi in luce in diversi concorsi, partecipando alla sistemazione del Roseto comunale di Roma.
La Sinagoga di Livorno, costruita nei primi anni sessanta, rappresenta una delle sue opere più celebri. L'edificio, innalzato sui resti del precedente tempio parzialmente distrutto durante la seconda guerra mondiale, si richiama alla forma la Grande Tenda destinata a custodire l'Arca dell'Alleanza, avvicinandosi a coeve progettazioni del dopoguerra, soprattutto tedesche.
Si occupò anche dei piani di ricostruzione di Bordighera e Ceprano, mentre nell'ultima parte della sua carriera si dedicò, assime al figlio Marcello, a numerosi restauri.

L'articolo di Adam Smulevich, per Pagine Ebraiche, numero di agosto 2010, in vista della Giornata Europea della Cultura Ebraica con Livorno città capofila per l'Italia

Piazza Benamozegh è una piazza particolare: una strana disposizione di parcheggi, incroci e aree pedonali la rende un puzzle complicato da decifrare. In un angolo, una costruzione in cemento armato dalla struttura insolita. È la sinagoga di Livorno, edificio che nella forma si ispira al Tabernacolo.
Sorge sulla stessa area del vecchio Tempio, antico gioiello degli ebrei livornesi distrutto dalla guerra, dai furti e dagli scempi che seguirono alla devastazione bellica. Per la comunità ebraica la scomparsa di quel punto di riferimento tanto amato e magnificato per il suo splendore in tutto il mondo, si rivela un trauma difficile da superare. Molto va perduto o in polvere, sono pochi gli arredi che vengono salvati dalla distruzione e trasportati nei locali della Yeshivah Marini, un tempo oratorio e adesso sede di un piccolo museo. È proprio la Yeshivah Marini a ospitare le funzioni religiose negli anni in cui la Comunità di Livorno rimane senza sinagoga. I lavori per il nuovo Tempio, ormai da tempo inagibile, vengono appaltati nel 1958 e conclusi quattro anni dopo: il 23 ottobre del 1962 una solenne cerimonia permette agli ebrei livornesi di riappropriarsi di un luogo di culto, edificato grazie anche a significative donazioni di privati e a un ingente intervento statale. Ad occuparsi del progetto di ricostruzione è l’architetto romano Angelo Di Castro, che si deve attenere a una disposizione del ministero dei Lavori pubblici che vieta la riproduzione dell’architettura del vecchio Tempio ebraico. Di Castro, tra i più valenti architetti italiani in circolazione (nel dopoguerra aveva partecipato al concorso per la stazione Termini di Roma), opta per una soluzione originale e ardita. All’interno della sinagoga oggi in uso, al centro della platea è posta la Tevah (il palco con leggio dove si officiano le funzioni), realizzata con i marmi recuperati tra le macerie del vecchio Tempio. Di fronte alla Tevah è collocato un Hekhal ligneo del Settecento, proveniente dalla sinagoga di Pesaro. Il matroneo si trova al primo piano e vi si accede da due scale laterali. Nella parte absidale alta, una vetrata di colore rosso ricorda il sangue dei sei milioni di ebrei che persero la vita con la Shoah. Scendendo invece nel sottosuolo, è possibile accedere a un piccolo oratorio, che nei mesi invernali viene utilizzato come spazio di preghiera al posto del Tempio Maggiore. La prima pietra della sinagoga di Livorno viene posata a metà Seicento. Col passare degli anni sono compiuti continui ampliamenti con la costruzione di arcate e altri ornamenti, spesso finanziati da generosi benefattori. Per la Tevah e l’Hekhal (sovrastato da una corona argentea con un topazio incastonato) è utilizzato il marmo, per le Tavole della Legge la madreperla. Nel 1742 Livorno viene sconvolta da un terremoto, che spinge i vertici della Comunità a rafforzare la struttura per evitare futuri cedimenti. Il momento più alto lo si raggiunge il 20 settembre 1789, vigilia di Rosh haShanah, il capodanno ebraico, quando ha luogo una cerimonia solenne per festeggiare la nuova inaugurazione del Tempio. Nei decenni successivi si assiste a qualche ulteriore accorgimento (ad esempio l’installazione di un organo) ma la struttura resta pressoché immutata. Finché il rabbino capo Alfredo Sabato Toaff, pochi anni prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, spinge per la creazione di un museo nei locali sottostanti alla sinagoga, una volta sede del Tribunale Rabbinico. Il museo viene realizzato, poi arrivano morte e distruzione. La vecchia sinagoga è ancora nella memoria di molti, ma oggi è non più un ricordo tramandato esclusivamente da racconti e fotografie in bianco e nero. Grazie a Mario Della Torre, ebreo livornese ultranovantenne residente in Israele, e ad altri concittadini che portano nel cuore quella magnifica struttura, alcune foto del Tempio monumentale sono state colorate riproducendo fedelmente i dettagli cromatici che per tre secoli avevano contribuito a renderlo fonte di straordinarie suggestioni. Esiste inoltre una riproduzione in gesso in scala uno a due del Tempio che fu, al momento conservata in un fondo comunale, che verrà rimontata in occasione della prossima Giornata europea della cultura ebraica.

Foto : cerimonia inaugurale, esterno ed interno della Sinagoga di piazza Benamozegh.

mercoledì 19 settembre 2012

20 Settembre 1870 - 20 Settembre 2012, Porta Pia

20 Settembre 1870 - 20 Settembre 2012 , Porta Pia
Nel reparto ebraico del cimitero di Chieri si trova la tomba di Giacomo Segre (z.l.) , ufficiale italiano che partecipò alla Breccia di Porta Pia. Sono visibili dei cannoni sul marmo che ricordano proprio quell'evento storico e,in particolare, che a lui ufficiale ebreo venne demandato di aprire il fuoco che avrebbe ricongiunto Roma all'Italia, facendola poi sua capitale. Si sostiene che così Cadorna volesse aggirare la scomunica che Pio IX aveva anticipato nei confronti di chi avesse "attentato" allo Stato pontificio ma è difficile non collegare quella scelta al fatto che, abbattendo quelle mura, vennero poi abbattute finalmente le porte del Ghetto ebraico. Se questa ormai è storia l'attualità,vedendo quanto ancora accade nel mondo anche vicino a noi, ci dice che il messaggio di Porta Pia è sempre attuale e da sviluppare, perchè è nella laicità delle comuni istituzioni pubbliche che si tutela veramente il diritto al credere,nelle sue varie espressioni, ed al non credere, senza conflittualità e senza voler imporre agli altri ciò che legittimamente scegliamo per noi stessi. Buon 20 Settembre!

Gadi Polacco

lunedì 10 settembre 2012

La Sinagoga di Livorno compie 50 anni

Come ricorda una targa esposta nel Tempio ebraico livornese,
l'inaugurazione avvenne il 24 del mese di Elùl del 5722 , secondo il
calendario ebraico. La solenne cerimonia, concelebrata dal Rabbino Capo
Alfredo S. Toaff con il Rabbino Bruno G. Polacco e presente , già
titolare della cattedra rabbinica della Capitale,il Rabbino Elio Toaff ,
si tenne secondo il calendario civile il 23 settembre 1962 sotto la
Presidenza della Comunità del prof. Renzo Cabib.

Ma per i "giochi" del calendario ebraico il 24 Elùl 5772 (anno corrente
ebraico) sarà l'11 settembre 2012 : doppio compleanno, quindi, per la
Sinagoga.

COMUNITANDO approfondirà l'avvenimento il 23 settembre , ma non poteva
cerco mancare questo primo appuntamento, in attesa di dettagli dalla
Comunità circa le celebrazioni ufficiali previste ,con slittamento
rispetto alla data esatta dell'anniversario, per il 28 ottobre 2012.

Gadi Polacco
www.livornoebraica.org

Foto : la targa commemorativa nella Sinagoga (foto di Giuliana
Ghelarducci). Si gettano le fondamenta del Tempio, rara foto di Roberto
De Pas. La Sinagoga praticamente ultimata, foto fornita da David Novelli.

domenica 2 settembre 2012

Giornata Europea della Cultura Ebraica : molto più' di due risate.

Per gli organizzatori in Italia la Giornata Europea della Cultura Ebraica, cadendo la prima domenica di settembre, non è certamente di comoda gestione, in quanto data ancora troppo influenzata dallo spirito estivo e, per chi può, vacanziero : se poi il tema dell'anno è ostico, ancora peggio.In questo senso quando venne comunicato che argomento base del 2012 sarebbe stato l'umorismo ebraico, un certo senso di sollievo ha colto gli addetti ai lavori,non mancando certo il materiale di riferimento, dal witz (barzelletta in yiddish) a copiosa produzione  cinematografica ed editoriale.Se ciò è indubbiamente vero dal punto di vista pratico, concettualmente la tematica  ha sollevato però approfondimenti e dubbi : "la tradizione centrale e produttiva della cultura ebraica non è particolarmente umoristica", ha sostenuto il commentatore Ugo Volli , il quale ha denunciato poi il pericolo che celebrare come "cultura ebraica " un umorismo che" mima il discorso antisemita per prevenirlo, utilizzando perciò tutti gli stereotipi dell'antisemitismo – solo depotenziati e resi buffi invece che truci"  , possa paradossalmente portare acqua al sempre attivo mulino del pregiudizio antisemita, all'insegna del "se lo dicono loro…sarà un po' vero…".Non vi è dubbio che il Volli pensiero abbia concreto fondamento anche perchè, in effetti , è facile in questo campo lasciarsi prendere la mano dal tanto materiale che l'umorismo ebraico (peraltro da distinguere dall'umorismo fatto da ebrei, quindi non necessariamente ebraico) di origine ashkenazita, filtrato ormai da tempo dagli USA, propone e che particolarmente utilizza le modalità che Volli indica come pericolosamente soggette all'effetto boomerang .Le domande da porsi a questo punto mi sembrano quindi due :- è poi assolutamente vero che l'umorismo sia estraneo alle Scritture ebraiche?- l'umorismo ebraico è solo quello, come potrebbe apparire dalla sua quasi egemone presenza nei programmi italiani per il 2 settembre, di origine est europeo/USA oppure, seppur poco considerato, ve ne è uno anche di casa nostra?Alla prima domanda, fornendo una chiave di lettura diversa , seppur non in collisione con quella di Volli, ritengo abbia risposto, proprio a Livorno anni or sono durante un convegno, il Rabbino M. A. Somekh il quale ha spiegato : "l'ironia, si sa, è un classico della letteratura ebraica di ogni tempo, in quanto risponde a un'esigenza etica ben precisa. E' lo strumento in mano all'oratore o allo scrittore per denigrare un personaggio che se lo merita senza scadere nel dileggio, nell'insulto e nella maldicenza, tutte espressioni proibite dalla Torah (la Legge ebraica - nda)" : nel suo lavoro "Rabbini sotto spirito", in presentazione domenica a MIlano, il grafico e creativo David Piazza (anima del bel portale ebraico www.morasha.it ) darà esempi di quanto chiosato dal Rabbino Somekh , tutti rigorosamente attinti dalle Scritture.Ecco allora che tramite questa chiave di lettura le cose possono chiarirsi : se indubbiamente vi è un umorismo ebraico che nasce quale prevenzione e antidoto al pregiudizio,dettato quindi da avverse contigenze storiche,  la sua base poggia però su una naturale ed originaria inclinazione che molti accostano, ulteriormente, a quella peculiare caratteristica di rapporto diretto, quindi non filtrato, che l'ebreo ha con il Signore.E' su questa base, rispondendo così anche alla seconda domanda, che dobbiamo quindi ricordare e valorizzare, come purtroppo non sarà in maniera sufficiente il 2 settembre, anche tutta la produzione italiana (commedie, sonetti, aneddoti,ecc) che appare assai coerente con il principio dell'ironia quale caratteristica etica della letteratura ebraica indipendentemente, pur non escludendole, dalle negative contingenze storiche spesso patite dal popolo ebraico.Le commedie ed i sonetti di Guido Bedarida, le composizioni di Cesarino Rossi e Mario Della Torre , i versi di Raffaello Ascoli, per rimanere a Livorno, ci parlano con fine ironia, spesso associata a fierezza e magari a nostalgia, del mondo ebraico che hanno attraversato , fornendo un tipo di alto umorismo che non risponde, per fortuna, essenzialmente a necessità tattiche autodifensive e che consente di ridere del proprio mondo  ma anche di quanto lo circonda (come nei versi,ad esempio, che ci narrano della burla con la quale il Rabbino Castello replicò alla malizia di chi si presentò in Sinagoga per vedere la testa del somaro ,ivi custoditavi secondo un antico falso propagandato dal pregiudizio antisemita).Insomma, una buona Giornata Europea della Cultura Ebraica a quanti coglieranno l'occasione per avvicinarsi alle molte iniziative che anche la Toscana offre (tutti i programmi su www.ucei.it/giornatadellacultura/ ) , ricordando però che si tratta di molto  più di due risate (comunque sempre sane come ci ricorda Daniela Sarfatti con il suo libro "Ridi che ti passa").

Gadi Polacco
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In corso a Livorno la Giornata Europea della Cultura Ebraica




Sono iniziate con le visite guidate al Tempio, al Museo di via Micali ed al Cimitero Storico le attività livornesi per la Giornata Europea della Cultura Ebraica 2012.
Nel pomeriggio approfondimenti e concerto presso la Yeshivà Marini, di via Micali.
Nella foto uno dei gruppi succedutisi stamani a visitare il Tempio di piazza Benamozegh, prossimo a compiere (il 23 di questo mese) 50 anni, mentre ascolta le spiegazioni di Gilda Vigoni, della Amaranta Service.

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venerdì 31 agosto 2012

Il mondo ebraico dinanzi alla scomparsa del Cardinale Carlo Maria Martini

A pochi giorni dal secondo anniversario della scomparsa del Vescovo Alberto Ablondi si è appreso oggi della morte del Cardinale Carlo Maria Martini.
Entrambe figure molto vicine al mondo ebraico e protagoniste del dialogo ebraico-cattolico, le due personalità hanno stretto e mantenuto saldi rapporti con il Rabbino Prof. Giuseppe Laras che, nella sua carriera, ha ricoperto anche l'incarico di Rabbino Capo di Livorno, prima di passare a Milano e divenire per molti anni anche Presidente dell'Assemblea Rabbinica Italiana .
Come due anni or sono il Rabbino Laras espresse il suo dolore, interpretando il sentimento del mondo ebraico, dinanzi alla scomparsa del Vescovo Ablondi,oggi ricorda con parole commosse il Cardinale Martini con il quale anche ha sempre mantenuto intensi rapporti di amicizia, improntati alla reciproca stima.

Gadi Polacco
Comunitando
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IL TESTO DEL COMUNICATO DEL RABBINO PROF. GIUSEPPE LARAS



25 Elùl 5772 - 31 agosto 2012

La morte di S.E. il Cardinale Carlo Maria Martini mi provoca grande dolore e tristezza.


La sua scomparsa, anche se da tempo preannunziata, mi fa riemergere nella memoria la sua presenza così preziosa, discreta, importante e attiva sia per la cultura che per la vita spirituale.


In particolare la sua figura è legata e sarà ricordata per il contributo fondamentale e imprescindibile da lui coraggiosamente e senza riserve sempre profuso per il dialogo ebraico-cristiano.


Se tale dialogo nel mondo è potuto esistere, svilupparsi e coinvolgere persone, nonostante le molte difficoltà, lo si deve soprattutto a lui, alla sua determinazione, alla sua forza morale e alla sua fede.


La sua scomparsa sarà avvertita dolorosamente e a lungo da tutti coloro che in lui hanno trovato un interlocutore attento e paterno e un riferimento umano e morale.


Per chi, come me, lo ha bene conosciuto e con cui ha lungamente collaborato nell'ambito del dialogo tra ebrei e cristiani, condividendo amicizia, passioni, sforzi, incontri, momenti e speranze è oggi un giorno difficile.


Sia ricordato il suo nome in benedizione!


Rav Prof. Giuseppe LARAS

martedì 21 agosto 2012

Due anni or sono la scomparsa di Alberto Ablondi

Sono già passati due anni dalla scomparsa del vescovo Alberto Ablondi il
cui rapporto con l'ebraismo, ma direi con la società in genere, è stato
intenso, di sincera amicizia e presenza, nei momenti positivi ed in
quelli negativi,nelle circostanze "comode" come in quelle "scomode",
appunto come può fare solo un vero amico.
Shalom Alberto è quindi il saluto che rinnovo nell'anniversario della
sua dipartita terrena.
Gadi Polacco

martedì 7 agosto 2012

Antonio Caprarica risponde a Comunitando-www.livornoebraica.org. Oggi alle 13.30 (TG1) servizio sulla cerimonia di ieri in ricordo delle vittime di Monaco 1972

Un professionista di levatura si distingue anche per l'attenzione al dialogo con il pubblico.

Caro Polacco
Mi scusi se rispondo solo ora ma davvero non ho manco il tempo di fiatare ! Grazie a Lei per le Sue parole di stima,io ho fatto solo quel che un giornalista onesto dovrebbe semre fare, cercare e dire la verità. Le farà piacere sapere che oggi alle 13,30 sul TG1 riporterò la cerimonia commemorativa degli 11 che si è tenuta iersera alla Guildhall.
Con la speranza che un giorno li ricordino anche in uno stadio olimpico, Le inmvio i saluti più cordiali.
Antonio Caprarica

Il messagio inviato il 30 luglio 2012
-----Messaggio originale-----

Da: comunitando@livornoebraica.org [mailto:comunitando@livornoebraica.org]
Inviato: lunedì 30 luglio 2012 13.14
A: Caprarica Antonio; antonio.caprarica@rai.it
Oggetto: Commento a cerimonia inaugurale delle Olimpiadi

Egregio Dr. Caprarica, solo poche ma sincere righe per esprimerLe,sentito il Suo commento alla cerimonia d'apertura dei Giochi Olimpici, grande apprezzamento per aver chiaramente ricordato cosa avvenne a Monaco nel 1972 ed aver criticato l'assurdo e paradossale rifiuto del CIO a dedicare un minuto di silenzio,aprendo i Giochi londinesi,a chi ha pagato con la vita il tradimento dello spirito olimpico perpetrato dal commando palestinese di "Settembre Nero",con con connivenze ed ipocrisie politiche che,evidentemente,sono salde ancora oggi.

Con distinti saluti,
Gadi Polacco

giovedì 2 agosto 2012

La scomparsa di Vittorio Vittori intelligente ed ironico protagonista della politica livornese.

Da liberale ed amico d'Israele ho avuto molteplici occasioni per
confrontarmi con Vittorio Vittori, personaggio assai lontano dalle mie
idee politiche, trovando sempre disponibilità all'ascolto e capacità
analitca, talvolta anche autocritica, unitamente a coerenza con i propri
ideali e spiccato ed intelligente senso dell'ironia.: non di rado ho
avuto modo di approndire con lui anche tematiche legate al mondo ebraico
al quale anche guardava, con la Curiosità (si,con la C maiuscola) tipica
del personaggio aperto al mondo. In comune sicuramente avevamo il
concetto di difesa della Laicità delle istituzioni. Lo ricorderò sempre
con grande simpatia, esempio di una genuinità del far politica oggi
sempre più rara.

Gadi Polacco
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lunedì 30 luglio 2012

Antonio Caprarica ed il puntuale ricordo di Monaco 1972

Egregio Dr. Caprarica, solo poche ma sincere righe per esprimerLe,sentito il Suo commento alla cerimonia d'apertura dei Giochi Olimpici, grande apprezzamento per aver chiaramente ricordato cosa avvenne a Monaco nel 1972 ed aver criticato l'assurdo e paradossale rifiuto del CIO a dedicare un minuto di silenzio,aprendo i Giochi londinesi,a chi ha pagato con la vita il tradimento dello spirito olimpico perpetrato dal commando palestinese di "Settembre Nero",con con connivenze ed ipocrisie politiche che,evidentemente,sono salde ancora oggi.

Con distinti saluti,
Gadi Polacco

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Blog di cose ebraiche livornesi e non solo,con un occhio ad Israele

lunedì 23 luglio 2012

Un minuto di silenzio negato in ricordo delle Olimpiadi profanate

Un minuto di silenzio durante la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici londinesi, richiesto da più parti del mondo al CIO (anche da oltre cento parlamentari italiani) , non ci sarà per ricordare il quarantennale della strage di olimpionici israeliani (11) operata dai terroristi palestinesi di "Settembre Nero" durante le Olimpiadi di Monaco del 1972, atto terroristico che costò la vita anche ad un poliziotto tedesco perito nell'infelice azione delle forze di polizia  che annientarono anche 5 terroristi ma non salvarono gli ostaggi: secondo il Presidente del CIO ,Jacques Rogge , la serata inaugurale non sarebbe il momento adatto e,da quando la questione è assurta a grande visibilità mediatica,da lui e dal Comitato sono giunte imbarazzate "spiegazioni" e tentativi di "giustificazione", sino ad arrivare ad un improvvisato minuto di silenzio osservato da Rogge stesso durante una visita al villaggio degli atleti nel corso della quale ha dichiarato di voler " onorare gli undici atleti israeliani che avevano condiviso l'idea della tregua olimpica e che consideravano le Olimpiadi un luogo di unione".
Nei giorni precedenti il numero uno del CIO aveva poi cercato di bilanciare il diniego al minuto di silenzio preannunciando una "folta partecipazione" alla cerimonia in programma,il 6 agosto, al Municipio della City.
Cosa c'è di "inadatto" nell'osservare un semplice  minuto di silenzio nel momento di unitaria rappresentazione di quello che dovrebbe essere lo spirito sportivo che permea ( o dovrebbe permeare) le Olimpiadi?!
Difficile capirlo se non si ricorre alla più semplice delle spiegazioni : la paura ,tutta politica e interessi, di inimicarsi paesi che,evidentemente, quel sentimento sportivo calpestano pur partecipando ipocritamente ai Giochi durante i quali, magari, costringeranno propri atleti a disertare gare nelle quali abbiano a che fare con  israeliani (senza che particolari misure,salvo l'invitabile sconfitta a tavolino,vengano assunte per sanzionare questa palese violazione degli ideali olimpici).
Un comportamento che è l'esatto contrario di quello che Rogge ha comunque esaltato durante l'improvvisato ed estemporaneo minuto di silenzio che tanto odora di cortina fumogena.
Molte per fortuna saranno comunque  le iniziative, tante anche in Italia, che nel mondo libero si terranno per ricordare quelle che sono state definite le "Olimpiadi profanate" e consola, dinanzi alle contraddizioni evidenziatesi ai massimi livelli ufficiali olimpici, questo passaparola che ha trovato nella rete il suo massimo strumento di diffusione.
Nei social network, in tante piazze, nel privato di molte abitazioni ed in luoghi di culto, solo per citare alcuni esempi, il ricordo dei Caduti di Monaco non sarà ritenuto "inadatto" : al contrario quelle fiammelle accese nel ricordo di quelle vittime alimenteranno anche la speranza che si mantenga in vita,nonostante tutto, la fiammella del vero spirito olimpico che la titubanza dei Rogge di turno, quella si inadatta, mette ulteriormente in pericolo.

Gadi Polacco
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