lunedì 21 dicembre 2009

PAPA PACELLI : CRITICHE ALLA DECISIONE DI BENEDETTO XV1

Pope Benedict pushes controversial Pius XII closer to sainthood

21 December 2009

Pope Benedict XVI has moved his controversial war-time predecessor, Pius XII, a step closer to sainthood, declaring that Pius had displayed "heroic virtues" throughout his life and thus been a Christian worthy of imitation. Pius was one of 17 people approved by Benedict on Saturday in a list that also includes Pope John Paul II. The decree of heroic virtue is an important step on the path to sainthood, representing an official finding that the candidate lived a saintly life. The candidate can now be referred to as “venerable” and, if two miracles are documented and accepted by the Vatican’s Congregation for the Cause of Saints, can be beatified and later elevated to sainthood.

Pius XII (formerly Cardinal Eugenio Pacelli), who was pontiff of the Catholic Church from 1939 to 1958, has been accused of doing little or nothing to prevent the death of six million Jews in the Holocaust.

The inclusion of his name in the list took Vatican observers by surprise. Rabbi David Rosen, the former chairman of the International Jewish Committee for Inter-Religious Consultations, said criticized Benedict’s “insensitivity” towards Jews.  In Italy, the president of the Association of Italian Rabbis, Giuseppe Laras, called it a sad decision because “this pope did not shout out loud his outrage and his opposition to the Shoah and against the extermination of people whose only crime was that of being Jewish.”

WJC and Inter-Faith Dialogue

domenica 20 dicembre 2009

Decreto virtu' eroiche Pio XII

COMUNICATO STAMPA
Presidenza Unione Comunita' Ebraiche Italiane
Rabbino R. Di Segni, Rabbino Capo di Roma
Presidenza Comunita' Ebraica di Roma

A proposito della firma del decreto sulle virtù eroiche di papa Pio XII precisiamo che non possiamo in alcun modo interferire su decisioni interne della Chiesa che riguardano le sue libere espressioni religiose.
Se tuttavia la decisione di oggi dovesse implicare un giudizio definitivo e unilaterale sull'operato storico di Pio XII ribadiamo che la nostra valutazione rimane critica.
La commissione congiunta degli storici del mondo ebraico e del Vaticano è ancora in attesa di accedere agli archivi di quel periodo. Non dimentichiamo le deportazioni degli ebrei dall'Italia ed in particolare il treno di 1021 deportati del 16 ottobre 1943 che partì verso Auschwitz dalla stazione Tiburtina di Roma nel silenzio di Pio XII.
Il mondo ebraico continua ad essere riconoscente ai singoli e alle istituzioni della Chiesa che si adoperarono per salvare gli ebrei perseguitati.

Gadi Polacco
Cons. Unione Comunita' Ebraiche Italiane

giovedì 17 dicembre 2009

E allora Santa Giulia ?

Cari Amici de La Nazione,

da laico e credente , non essendo le due cose in contrasto ,anzi,trovo
tristi le diatribe assai terrene e spesso politicamente strumentali che
coinvolgono simboli religiosi.
Così è anche per la versione labronica che "f.c." ha commentato
(17.12.09) nel pezzo dal titolo "E allora Santa Giulia?".
Permettetemi però di osservare che la frase finale di quel commento ben
oltrepassa la vicenda locale e ci riporta ad un concetto di Stato assai
poco laico, quale la Costituzione invece lo vuole,e liberale:
"noi siamo a casa nostra e ospitiamo volentieri tutti: che s'adattino,però".
Se "casa nostra" ,appunto come da articolato costituzionale, (articoli
3,7,8 ) è laica e considera uguali tutte le fedi,chi si deve "adattare"
in tema di religione visto che di simboli religiosi si parla?!
Per quanto mi riguarda, da italiano acattolico e senza voler sviscerare
il concetto di "casa nostra" che ci porterebbe assai lontano richiedendo
molto spazio, francamente non credo di dovermi "adattare" e non mi sento
"ospite", alla pari di quanti altri cattolici, credenti vari e non
credenti che ritengono essere la società aperta la migliore soluzione
per garantire a tutti, in reciproco rispetto e libertà, anche
l'espressione della propria religiosità.
Non sarebbe quindi più utile affrontare la questione in positivo,
evitando inutili contrapposizioni,adoperandosi tutti in armonia per
realizzare sempre più quanto previsto dalla nostra Carta fondamentale?
Insomma, come direbbe oggi il buon Cavour, "libere religioni in libero
stato"!
Cordialmente e con i migliori auguri per quanti, vari in questi e nei
prossimi giorni hanno ed avranno ricorrenze religiose da festeggiare,

Gadi Polacco

domenica 13 dicembre 2009

Una battaglia civile ,sulle aperture domenicali,che puo' unire credenti e non credenti.

Egregio Direttore,la riflessione di Mons. Giusti circa la questione delle aperture domenicali, ospitata da Il Tirreno, mi coinvolge in triplice modo : da liberale difensore del libero mercato (non certo totalmente incontrollato),da esponente Confcommercio ed anche da credente, seppur di fede diversa da quella del Vescovo cattolico.L'esigenza di salvaguardare il diritto al riposo settimanale è indubbiamente assai rilevante e coinvolge, vorrei ricordarlo, assai spesso sia i dipendenti che i commercianti stessi, gli uni accanto all'altro nel gestire l'attività.Indiscutibile,pertanto,il rispetto del monte orario lavorativo e degli straordinari che non possono divenire inesauribili: occorre però ricordare che le aperture settimanali sono una facoltà, quindi e naturalmente non un obbligo.Altrettanto condivisibile in toto è la preoccupazione per l'aspetto sociale, in termini di qualità della vita, che deve riguardare naturalmente anche i commercianti ed i loro dipendenti.Si dirà però che se i più aprono tutti sono costretti ad aprire, ma ciò non è sempre vero e spetta ad ogni imprenditore,in base a parametri quali la merceologia,il tipo di clientela , la zona, i costi d'esercizio,ecc,valutare la convenienza alle aperture domenicali, non mancando quelli che scelgono di non effettuarle nella convinzione che ciò serva solo a spalmare la clientela  lungo l'intera settimana, non variando quindi il risultato finale in termini di vendite.Difficile appare anche perorare misure restrittive a Livorno quando bastano pochi chilometri,non mi riferisco al solo territorio colligiano,per trovare numerosi esercizi commerciali aperti.Potrebbero fare qualcosa di più i governi, indipendentemente dal colore dell'esecutivo di turno,riconoscendo magari sgravi per i lavoratori impegnati nei giorni festivi che consentano ai commercianti di poter dare lavoro ad un numero maggiore di persone, assicurando quindi quel turn over che potrebbe salvaguardare maggiormente i diritti sociali di commercianti e dipendenti.Totalmente da sottoscrivere è poi il richiamo al "valore di un giorno sacro" per il credente che quindi non "può essere violato nella propria libertà religiosa,sancita dalla Costituzione Italiana" anche se, sia detto senza intento polemico perchè ovviamente il Vescovo ha un suo compito da assolvere,mi pare che in questo caso ci si riferisca alla sola domenica e quindi al solo mondo cristiano.Vado quindi oltre ed auspico che uno Stato Laico, quale quello italiano è sempre per volontà costituzionale, in quanto tale non certo impegnato a mortificare il sentimento religioso bensì a garantire a tutti la libera ed uguale espressione, in autonomo e reciproco rispetto, giunga presto a garantire realmente a tutti i diversi credenti questo basilare diritto.Teoricamente, per i cattolici con il Concordato e per altri (ma non ancora tutti) con le varie Intese questo diritto è garantito ma,come lo stesso Vescovo riscontra, ciò non si traduce facilmente in realtà.Maagari potrebbe essere questa una battaglia civile che le varie fedi unite potrebbero condurre,unitamente ai laici non credenti.
In occasione della festività ebraica di Hanucchà alla quale farà seguito il Natale cattolico,concedetemi di rivolgere a tutti i credenti coinvolti i migliori auguri.
Ringraziando per l'attenzione,cordiali saluti,
Gadi Polacco

venerdì 11 dicembre 2009

Per iniziativa del livornese Sergio Tofani, una delegazione nazionale degli assaggiatori di vino si è recata in visita in Israele (dal sito di "Italia a tavola")

L'Onav Livorno vola a Israele
Alla scoperta di vitigni millenari

23 associati dell’Onav di Livorno alla scoperta di Israele, un territorio poco conosciuto e spesso difficilmente compreso. Una terra giovane ma ricca di storia, capace di penetrare nel cuore e nelle menti di chi, visitandolo, inizia a conoscerlo per le sue molteplici produzioni vitivinicole

Nasce come una vera e propria scommessa il viaggio di 23 associati della sezione livornese dell’Onav (Associazione nazionale assaggiatori vino) alla scoperta di un territorio poco conosciuto e spesso difficilmente compreso. Israele, appunto, una terra giovane ma ricca di storia, capace di penetrare nel cuore e nelle menti di chi, visitandolo, inizia a conoscerlo per le sue molteplici e a volte complesse sfaccettature.

Il tutto ebbe inizio dall’incontro tra David Hassan, distributore di vini israeliani, e Sergio Tofani, presidente dell’Onav di Livorno. Bastò un assaggio di Shiraz e uno di Cabernet Sauvignon per capire il grande potenziale enologico di una terra che grazie alla sua sorprendete ricchezza di risorse è capace di dar vita a uve dal sapore intenso e sorprendente.

Da qui l’intuizione di liberare la terra di Israele dai margini dei percorsi enogastronomici nei quali spesso era stata rilegata, per trasformala da meta di turismo religioso in luogo di vivacità e dinamicità culturale a partire dalle sue tradizioni vinicole e gastronomiche. Promotore di questa trasformazione, David Hassan, che insieme al Tofani, raggruppa altri 22 associati Onav per creare un gruppo di viaggio alla scoperta dei sapori e dei profumi di una realtà storica e affascinante.

«Nove giorni di sorprendete scoperta e di strabiliante eccellenza» così hanno commentato alcuni associati Onav di ritorno dal viaggio. Un viaggio che si è dispiegato in tappe bene precise: le alture del Golan, ampie e affascinanti, la Galilea, incontaminata e naturale, Shomron, mite e ospitale, la Giudea, calda e desertica.

Qui i vitigni visitati hanno dimostrato una vivacità inaspettata e una ricchezza di sapore fin’ora nascosta. I vigneti Chardonnay, Sauvignon, Cabernet Sauvignon , Merlot, Shiraz, Syrah, Zinfendel sono stati solo la prima parte di un cammino che ha poi portato i viaggiatori a scoprire le cantine dove queste uve vengono degustate e assaporate con amore e dedizione. Bianchi, rosati e rossi delle cantine recanati, binyamina, tulip, odem, ramot naftali, naaman, ben haim, shilo, kadesh barnea hanno accompagnato i viaggiatori in un percorso davvero ricco e interessante capace di sottolineare l’infinito amore del popolo d’Israele verso la loro terra e il loro lavoro.

«Un amore che sogniamo di far arrivare anche in Italia. - ha commentato David Hassan - Quello che davvero desidero, come distributore di vini israeliani, è far conoscere l’eccellente realtà culturale, naturale e vinicola d’Israele, consapevole che è proprio dalle tradizioni gastronomiche e enologiche che si può davvero conoscere la cultura e la storia di un paese».

L’ultimo giorno di viaggio si è caratterizzato con la visita al Parlamento israeliano e l’incontro con il ministro dell’Agricoltura e il ministro del Turismo che hanno espresso il loro grande compiacimento nel vedere il largo successo che ha riscosso l’iniziativa. Il tutto nella speranza che il vino israeliano possa negli anni diventare una delle prime scelte degli appassioni e dei degustatori di vino di tutto il mondo.

lunedì 30 novembre 2009

IL "REFERENDUM DEI MINARETI" IN SVIZZERA - WWW.LIVORNOEBRAICA.ORG

IL "REFERENDUM DEI MINARETI" IN SVIZZERA


La Federazione delle Comunità Ebraiche svizzere, con un netto comunicato, da tempo si era espressa contro il "referendum dei minareti" rilevando, tra l'altro,come la "coesistenza pacifica si fondi sui messaggi espressi in chiese, moschee e sinagoghe, non per come appaiono dall'esterno".
Da queste pagine voglio quindi soffermarmi brevemente sull'Italia,per esprimere solidarietà al mondo cristiano per la strumentalizzazione che subisce in queste ore tramite l'apparente ed ingannevole difesa del suo simbolo più noto, usato invece come arma di scontro politico da chi viene a proporre, penso peraltro pago del solo effetto mediatico, il suo inserimento nella bandiera italiana.
Paradossalmente a mettere a nudo l'uso strumentale che viene fatto in Italia,da taluni, del referendum svizzero è proprio uno dei suoi promotori,Oskar Freysinger,il quale sottolinea avversione "alle interferenze della religione nella sfera pubblica" e rileva come "la preghiera è un fatto privato"...mi viene in mente Mons. Plotti e la sua famosa disquisizione sugli "atei devoti"!

Gadi Polacco


LA FEDERAZIONE DELLE COMUNITA' EBRAICHE SVIZZERE

Wednesday, 28 Oct 2009

No laws creating exceptions! No to the ban on minarets!

The SIG, the Swiss Federation of Jewish Communities and the PLJS, the Platform of Liberal Jews in Switzerland reaffirm their rejection of the initiative against the construction of minarets. They are speaking out firmly in favour of equal treatment and justice and against laws of any type which are intended to apply specifically to certain religious communities.

The referendum infringes religious freedom, a concept enshrined in the constitution. This freedom also covers the right of faith communities to build their places of worship subject to current building legislation.

The referendum also poses a threat to peaceful relations between the religions and inhibits the integration endeavours of Muslims in Switzerland.

As one of the oldest minorities in Switzerland, the Jewish community is now established and integrated in Swiss society. But precisely because the Jewish community has first hand experience of discrimination, it is committed to active opposition to discrimination and to action in favour of religious freedom and peaceful relations between the religions. This commitment is part and parcel of the Jewish tradition.

However, neither the SIG nor the PLJS close their eyes to the risk of extreme religious positions. They take seriously the fears of the population that extremist ideas could be disseminated in Switzerland. But banning minarets is no solution – it only creates in Muslims in Switzerland a sense of alienation and discrimination.

Peaceful co-existence is founded on the messages expressed in churches, mosques and synagogues, not on what they look like from the outside. The only real response to all forms of extremism is reinforcement of the principles underpinning the rule of law.




IL CONGRESSO MODIALE EBRAICO

Swiss vote overwhelmingly in favor of minaret ban

30 November 2009

In a nation-wide referendum, Swiss citizens voted in favor of banning the construction of minarets on mosques. The surprise result, in a country that has only four mosques with minarets and no major problems with Islamist militancy, has led to concerns that Switzerland’s trade relations with the Muslim world might suffer. Fifty-eight percent of voters supported the proposal, which initiated by the far-right Swiss People’s Party.  

Muslim organizations in Switzerland and abroad condemned the vote but called for a measured response. There were warm words of praise from Italy's Reform Minister, Roberto Calderoli, who told the news agency ANSA that a clear sign had come from Switzerland: "Yes to church towers, no to minarets". He said Switzerland should be a model for Italy in this respect.  

The Swiss Jewish Community Federation had campaigned against the ban: “Because the Jewish community knows what discrimination means it regards it as a duty to actively fight for religious freedom,” it said in a statement prior to the referendum.

venerdì 13 novembre 2009

LA LEGION D'ONORE AL LIVORNESE RUGGERO DE PAS NELLA TESTIMONIANZA DI GABRIELLA PUNTONI

Ruggero De Pas, Cavaliere della Legion d'Onore.


Ruggero De Pas è corrispondente per la radio-televisione della Svizzera Italiana. Ogni giorno con la sua bella voce, dalla dizione chiara e con un certo accento livornese, racconta ai ticinesi ciò che avviene in Francia: "Da Parigi, Ruggero De Pas...". E' la voce che doppia in italiano molte delle interviste fatte in Francia, quella che nello spot pubblicitario del profumo esclama "Egoïste!", ed in Francia, per il caffè italiano, "San Marco!". Ma Ruggero non è e non è stato solo questo. A diciannove anni, per seguire la ragazza di cui si era innamorato, lasciò Livorno con una vera e propria fuga da casa. La scelta della Francia è stata quindi casuale, ma la professione faceva già parte del suo immaginario. Ruggero racconta che a sedici anni rimase affascinato dall'atmosfera che regnava nella redazione livornese de l'Unità ed in particolare da "... un uomo con gli occhialini, sigaretta in bocca che, tatatà, batteva sulla macchina da scrivere, ricordo di aver pensato: quello voglio diventare!". Ma non è stato facile. Approdato dal mare di Livorno a Parigi, senza mezzi, senza l'approvazione paterna, si trovò in una città che lui avvertiva ostile, ma che era comunque deciso a conquistare. Dopo quarantacinque anni, questa onorificenza del Governo francese, un riconoscimento che solo lui tra i suoi colleghi ha avuto, è la prova che ce l'ha fatta! E' Presidente e co-fondatore del Centre d'Accueil de la Presse Etrangère. Nel 2000, quale Presidente dell'Associazione della Stampa Estera a Parigi, convinse vari ministri della necessità di creare un Centro per i giornalisti stranieri ed, in seguito, è riuscito a far assegnare al Centro la prestigiosa sede del Grand Palais, dove, all'ultimo piano ha il suo ufficio. Ho intervistato De Pas nel corso della cena, italiana, che, dopo la cerimonia, ha  offerto ai numerosi amici e parenti che avevano voluto essergli vicini.

" Ruggero, la Legion d'Onore!"

"Incredibile! Fantastico! Perchè all'inizio ho sofferto a Parigi, ed oggi ho la prova che sono riuscito a conquistare questa città. A Parigi e alla radio francese, italiano ed ebreo, ero un diverso che voleva conoscere ed era oggetto di curiosità e conoscenza. Questo reciproco rapporto mi ha portato la Légion d’Honneur per quello che ho fatto, restando me stesso, senza compromessi. Ho creato qualcosa che non c'era, un Centro dove i corrispondenti dei paesi di tutto il mondo possono incontrarsi, lavorare insieme, partecipare a conferenze. La Francia mi ha dato un riconoscimento come persona, un ministro ha deciso di dare un’ onorificenza a me che dal '65 al '75 ho curato la prima trasmissione in italiano per i nostri lavoratori in Francia, circa 600.000, non integrati. A me che da cinque anni, ogni domenica, racconto agli ascoltatori della radio francese i popoli d'Europa. Ho sempre creduto nell’ Europa, nel dialogo, nel confronto amichevole fra i popoli, nella necessità per tutti di conoscere gli altri, restando se stessi, anzi capendo meglio se stessi attraverso gli altri. Nel 2000, quale Presidente dell'Associazione Presse Etrangère, ho proposto quale nuovo Presidente il corrispondente della TV israeliana e come vice un palestinese...".

Ruggero mi parla con estrema semplicità, autoironia, con il sorriso e la sua aperta risata sempre pronta, meravigliandosi ancora dei successi ottenuti, citando Machiavelli "che ha sempre parlato della Fortuna, che è Donna...!", dell'istinto, della curiosità, della perseveranza ed, aggiungo io con affetto, della fantasia, della creatività e del coraggio.

                                                                                                                                                                                                       GABRIELLA PUNTONI


mercoledì 4 novembre 2009

UNA CHIARA LEZIONE DALLA CORTE EUROPEA (dal sito dell'UCEI www.moked.it)

Scuola e laicità - L'analisi
“Una chiara lezione dalla Corte europea”

La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha accolto ieri il ricorso di una cittadina italiana di origine finlandese che accusava lo Stato italiano di favorire la religione cattolica e di non rispettare i principi d'imparzialità e di laicità dello Stato, permettendo alla scuola dei suoi figli di tenere appeso un crocifisso anche dopo aver richiesto di rimuoverlo. La decisione della Corte appare di estrema importanza sia perché conferma la possibilità reale per un individuo di fare ricorso contro uno Stato, sia perché mette a nudo le carenze di equilibri fra poteri pubblici e cultura religiosa nell'Italia contemporanea e le conseguenze cui può condurre un'accoglienza incondizionata alle istanze della Chiesa cattolica. 
La Corte Europea dei Diritti dell´Uomo è un tribunale che ha sede a Strasburgo il cui compito è quello di pronunciarsi su casi di violazione dei diritti umani in cui una delle parti in causa sia uno dei 47 stati facenti parte della Convenzione dei Diritti Umani firmata a Roma nel 1950.
La Convenzione originale, prima delle modifiche avvenute negli anni Settanta e Novanta, prevedeva la creazione di una Commissione Europea dei Diritti dell´Uomo, di una Corte dei Diritti dell´Uomo e di un Comitato di Ministri del Consiglio d´Europa. In questo sistema sia gli individui sia gli stati potevano presentare i propri casi alla Commissione la quale decideva se fossero ammissibili oppure no e dava un primo parere non vincolante. In seguito la Commissione e/o lo Stato coinvolto potevano decidere se portare il caso alla Corte oppure se lasciar decidere al Consiglio dei ministri. In questo modo risultava difficile per un individuo portare il proprio caso fin davanti alla corte e assicurarsi un giudizio.
Dal novembre 1998 è entrato in vigore il 'Protocollo numero undici' che ha unito la Commissione Europea dei Diritti dell´Uomo e la Corte dei diritti dell´Uomo in una sola istituzione, l'odierna Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. La nuova Corte, che da poco ha compiuto i dieci anni, ha finalmente permesso agli individui di portare i propri casi direttamente alla Corte, senza passare attraverso le vecchi procedure.
Questa novità ha permesso a semplici cittadini, come la signora Albertin (Lautsi), di portare direttamente il suo caso di fronte alla Corte Europea di diritti dell’Uomo, accusando l’Italia di aver violato l’ articolo 9 della Convenzione, che garantisce la libertà di “pensiero, coscienza e religione, di cambiare pensiero e religione, e di manifestare ciò in luogo pubblico e privato". La ricorrente, infatti, aveva portato inizialmente il caso davanti al Tribunale amministrativo regionale competente per territorio, accusando
l’Italia di aver violato l’ articolo 3 della Costituzione italiana che assicura l’eguaglianza davanti alla legge senza distinzione di  “sesso, razza, lingua, religione, opinione politica”, l’ articolo 19 che assicura a tutti “il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto,” e l’ articolo 97 che garantisce l’imparzialità dell’amministrazione pubblica. La signora Lautsi aveva inoltre chiesto al Tribunale di interpellare la Corte costituzionale sulla questione di costituzionalità. Davanti alla Corte costituzionale la signora sostenne che, dato l´obbligo di andare a scuola, la presenza di un crocefisso fosse un´imposizione su gli allievi, sui genitori e sui professori e che favorisse la religione cristiana a scapito di altri credi. Il governo italiano al processo sostenne che il crocefisso nelle classi fosse un "fatto naturale" poiché esso non è soltanto un simbolo religioso, ma anche il simbolo della Chiesa cattolica, che è l´unica citata nella Costituzione italiana (art. 7), pertanto bisognerebbe considerare questo segno come un simbolo dello Stato Italiano. La Corte Costituzionale si dichiarò incompetente e il caso tornò al Tribunale amministrativo. Questo decise che "il crocifisso era, oltre che un simbolo religioso, un simbolo della storia e della cultura italiana e quindi dell´identità italiana e il simbolo dei principi di eguaglianza, libertà e tolleranza e allo stesso tempo della laicità dello Stato".
E´ importante ricordare che i rapporti tra Stato e Chiesa sono regolati dai Patti Lateranensi del 1929, modificati dal nuovo Concordato con il Vaticano del 1984. Secondo le nuove disposizioni, il principio proclamato dai Patti secondo cui la religione cattolica è la sola religione di Stato, non è più in vigore. La Corte costituzionale ha affermato in seguito che il comportamento dello stato debba essere imparziale ed equidistante senza attribuire più importanza ad appartenenti di una particolare religione.
Si è discusso molto su questo tema negli anni scorsi e il dibattito si è sempre concluso con accuse reciproche tra religioni e con il timore di sconfinare in uno scontro di civiltà.
Ora la Corte europea ha messo un punto fermo sulla carenza d'imparzialità e di laicità in Italia, riaffermando che il crocifisso è, prima di tutto, un simbolo religioso e non può essere confuso con un semplice elemento culturale. Un messaggio chiaro per capire che si può essere cittadini a pieno titolo senza essere obbligatoriamente cattolici e che lo Stato deve rispettare e proteggere chi non crede o professa una fede diversa. Ma la decisione della Corte di Strasburgo dimostra anche l´importanza di far parte di una società di stati che si è dotata di istituzioni sovrastatali capaci di garantire i diritti degli individui anche quando i propri governi si dimostrano incapaci di farlo.

Margherita Sacerdoti

SENTENZA SUL CROCIFISSO DELLA CORTE DI STRASBURGO - COMMENTI DAL MONDO EBRAICO

*Commenti del mondo ebraico alla sentenza della Corte di Strasburgo sul
Crocifisso

Dal sito dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI)
www.moked.it
4 novembre 2009

**Scuola e laicità - Rav Di Segni: "No alle guerre di religione".
Polacco: "La politica sia all'altezza della situazione"

* Fioccano le reazioni dopo la sentenza emessa dalla Corte
europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, sull'affissione del
Crocifisso nelle aule scolastiche. Secondo il pronunciamento della
Corte, infatti, la presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche
costituisce "una violazione dei genitori a educare i figli secondo le
loro convinzioni" e una violazione alla "libertà di religione degli alunni".
La sentenza è stata emessa in base al ricorso presentato nel 2002 da
Soile Lautsi, cittadina italiana originaria della Finlandia, che nel
2002 aveva chiesto all'istituto statale "Vittorino da Feltre" di Abano
Terme (Padova), frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocefissi
dalle aule. I giudici di Strasburgo le hanno dato ragione ed hanno
stabilito che il governo italiano dia alla signora Lautsi un
risarcimento di cinquemila euro per danni morali.Dal punto di vista teorico la casa di tutti non dovrebbe avere
simboli di una religione particolare". Ha commentato il rabbino capo di
Roma Riccardo Di Segni. "Tuttavia l'applicazione asettica di questo
principio sono sicuro che potrebbe offendere tradizioni e sensibilità
radicate. Per questo motivo - afferma il Rav - sono contrario a
qualsiasi battaglia di religione sul simbolo del crocifisso".
Reazioni anche in seno all'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
"Ritengo che la giunta dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane avrà
modo di valutare a giorni, assunte anche ulteriori informazioni,il
pronunciamento emesso a Strasburgo e contrario all'esposizione del
crocifisso nella scuola pubblica".Dice il Consigliere Gadi Polacco. 'Personalmente, quindi, ritengo
che questa sentenza segua altre che mettono in discussione l'attuale
assetto civile sotto vari aspetti. Il processo di maturazione della
società italiana in senso laico, a mio parere, appare - spiega Polacco -
non solo utile e necessario ma anche inevitabile: la politica deve ora
dimostrarsi all'altezza della situazione per favorire uno sbocco che
consenta a tutti, credenti e non credenti, una convivenza basata sulla
piena cittadinanza nel reciproco e costruttivo rispetto".

martedì 3 novembre 2009

La Corte Europea dice no al crocifisso in classe

La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha dunque sentenziato contro la
presenza del simbolo religioso cattolico nelle classi della scuola
pubblica .Ci sarà tempo per dibattere la questione ma, di primo acchito,
non può passare inosservato che mentre dal Vaticano il direttore della
sala stampa, comprensibilmente ,dichiara " dobbiamo ancora valutare la
cosa,dobbiamo almeno leggere la sentenza", il Ministro Gelmini è già
all'attacco, lancia in resta e verrebbe da dire più realista del re,per
esorcizzare la cosa,condannarla e fieramente affermare una sorta di "no
pasaràn" all'insegna della "nostra tradizione" , richiamando anche i
simboli (ma tanti allora ve ne sarebbero da citare) correlati alla
storia d'Italia.
Se questa sarà la linea seguita dalla politica,senza meraviglia se
analoghe posizioni si evidenzieranno anche in diversi schieramenti,ci
troveremo davanti all'ennesima occasione persa di affrontare,nel suo
insieme,la necessità di rafforzare invece uno Stato Laico che,in quanto
tale,è in grado di consentire la libertà di ciascuno nel rispetto
reciproco e del dettato costituzionale.
Gadi Polacco


Livorno, 3.11.09

domenica 25 ottobre 2009

Guastalla critica Gadi Polacco sul testamento biologico

Caro Direttore, il lettore Guido Guastalla (C. di Livorno del 25.10.09) si interroga,a proposito del testamento biologico che egli avversa, meravigliandosi del fatto che il sottoscritto "come liberale ...sia soddisfatto,mentre da ebreo si riserva di verificare se l'impianto sia compatibile alla normativa ebraica".
Questa "meraviglia" ,sinceramente non ricambiata da parte mia,e' lampante esempio di posizione illiberale in quanto,come ho chiaramente espresso nel mio commento al testamento biologico livornese da questo giornale limpidamente riportato, da liberale ed anche da ebreo non concepisco perche' dovrei impedire ad altri di operare le proprie scelte individuali in nome di eventuali diversi orientamenti religiosi: ricordo al riguardo anche uno scritto di un importante rabbino italiano che,anni or sono, nel dare le indicazioni dell'ebraismo rispetto a quesiti referendari attinenti a temi etici,sottolineava come l'ebraismo non richieda comunque leggi che impongano ad altri le proprie visioni.
Nel rispettare naturalmente ogni opinione,rilevo comunque come non sia ovviamente obbligo essere liberali e mi sfugge perche' vi sia chi, come il lettore Guastalla, lo voglia essere anche "a dispetto dei santi".
Mi viene in mente Carosone :"tu vuo fa l'americano...ma si nato in Italy..."
Grazie e cordiali saluti,
Gadi Polacco

mercoledì 21 ottobre 2009

ANCHE A LIVORNO E' STATO FINALMENTE APPROVATO IL "TESTAMENTO BIOLOGICO"

Con le prevedibili polemiche che accompagnano sempre certe delicate tematiche, anche a Livorno è stato finalmente approvato il progetto di istituire, presso il Comune,un registro delle volonta' anticipate, meglio noto come "tetsamento biologico".
Tale proposta ,ormai realizzata da molte altre municipalità in Italia, non è peraltro una velleità ma trova solida base sulle norme di legge che regolamentano l'attività dei comuni.
Rimane da verificre , quando saranno disponibili completamente gli atti ed i correlati allegati,se la via scelta sia la migliore oppure se qualche limitazione sia stata apposta ad un documento che, indiscutibilmente, attiene esclusivamente alle libre scelte scelte individuali della persona.
Da credente,quindi, mi riservo di verificare se  l'impianto proposto sia  compatibile alla normativa ebraica alla quale mi riferisco ma plaudo comunque all'istituzione del "testamento biologico" anche a Livorno : da ebreo non ho infatti bisogno di una normativa civile che mi indichi cosa fare o non fare ma non vedo perchè una qualsivoglia visione religiosa dovrebbe impedire ad altri di disporre di uno strumento attraverso il quale determinare le proprie personali scelte,anche se diverse dalle mie.

Gadi Polacco

domenica 18 ottobre 2009

"Ascoltate il rabbino di Roma : in classe solo il cattolicesimo"

Egregio Direttore de "Il Giornale",
nel commento di Giorgio Israel sulla questione "ora di religione"
(ricordiamo però che si parla,nella scuola pubblica e quindi a carico
del pubblico bilancio,della sola religione cattolica) manca un'opzione
liberale : non vi è bisogno di insegnare una qualsivoglia religione
nella scuola pubblica perchè, in democrazia, ciascuno può praticare ed
approfondire il proprio credo in scuole confessionali e luoghi di culto.
Ciò accennato,venendo comunque e concretamente all'attuale situazione
italiana, mi sembra che si confondano le acque nel parlare di attacco
all'ora di religione cattolica nel pubblico insegnamento : non vedo
infatti chi la voglia snaturare o trasformare in altro, sperando che sia
concesso contestare alcuni effetti lesivi di terzi derivanti
dall'impostazione vigente.
Il dibattito,in verità,è assai più "semplice" di quanto si dica : cosa
facciamo con gli altri credenti ed anche, mi sia consentito ricordarlo
proprio da credente, con i "senza fede" ?
Cavarsela con una lunga serie di problematiche e difficoltà operative,
per giungere ad una sorta di soddisfatta rassegnazione nell'accettare
l'attuale quadro, non mi pare proprio corretto (al pari del pararsi
dietro alla figura del Rabbino di Roma strumentalmente,a mio
parere,richiamata) : non si possono liquidare così principi
costituzionali come quello della pari dignità delle varie fedi e della
libertà di non credere.
Che la partita, come sicuramente è noto a Giorgio Israel, si giochi su
un piano diverso lo testimoniano le ormai numerose dichiarazioni di
ambienti della Chiesa e collaterali anche nel mondo politico,tendenti a
rimarcare la presunta "superiorità" del credo cattolico sugli altri.
E a questo punto,inutile girare intorno al problema, siamo alla
predicazione di una società suddivisa tra "tolleranti" e "tollerati" che
non può essere archiviata in nome di difficoltà burocratiche o
"pigrizia" nel mettere mano a misure che concedano agli altri, senza
quindi dover intaccare l'ora di religione cattolica, pari dignità .
La ringrazio per l'attenzione e La saluto distintamente,

Gadi Polacco

Livorno

sabato 17 ottobre 2009

Sull'ora islamica...

E' in corso la saga delle dichiarazioni,alcune in sfrenata libertà , pro
o contro la proposta del viceministro Urso di introdurre un'ora di
religione islamica nella scuola italiana ( e per gli altri?!).
Difficile depurare questo dibattito dalle abbondanti dosi di commenti
strumentali o illusoriamente tali : non mancano poi i soliti "più
realisti del re", spesso spiazzati proprio dal loro "monarca".
Eppure il concetto base dovrebbe essere facile : dare alle singole fedi
ed ai non credenti pari dignità e conseguente possibilità di
fruizione,nella scuola pubblica, di specifiche ore di insegnamento
secondo libera adesione.
Ma la società aperta,evidentemente e nonostante che ne (s)parlino in
molti se non in troppi, pare essere in Italia ancora una chimera....
Gadi Polacco

mercoledì 7 ottobre 2009

Il Parlamento ha approvato la legge che riconosce l'utilità sociale del CDEC (Centro di documentazione ebraica contemporanea)


Il Senato ha dunque convertito in legge il DDL 1733 già approvato dalla Camera e recante il titolo :"Concessione di un contributo in favore della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea - CDEC - organizzazione non lucrativa di utilità sociale", presentato su iniziativa dei deputati RUBEN, FIANO, BERTOLINI, BONIVER, CARLUCCI,  DI BIAGIO, FALLICA, Gregorio FONTANA, LAINATI, LEVI, NIRENSTEIN,  
 PAGANO, PICCHI, ROSSOMANDO, SBAI e TOCCI 
   .
Si tratta di un atto del quale essere grati ai promotori, dal primo firmatario Alessandro Ruben in poi, ed al Parlamento intero in quanto riconosce con significativa collaborazione "bipartisan" (come si usa dire oggi) l'importanza e la rilevanza sociale del CDEC non solo per la Comunità Ebraica bensì per l'Italia intera.
Non posso quindi che esprimere, nella doppia veste di Consigliere UCEI e del CDEC, duplice gratitudine e soddisfazione unitamente ad una punta d'orgoglio per il ruolo che l'Unione stessa ha avuto nell'essere compartecipe di un progetto di successo, riconosciuto di generale utilità e licenziato con grande rapidità, altro segno questo della sua apprezzata validità.
UCEI e CDEC hanno ora di fronte ulteriori opportunità da sviluppare insieme rafforzando uteriormente il legame che le unisce.
Gadi Polacco


venerdì 2 ottobre 2009

Auguri al Bologna,ricordando Arpad Weisz

Egregio Direttore,
il Bologna Football Club si avvia a festeggiare i suoi primi cento anni
che ricorreranno sabato 3 ottobre 2009 : molte le iniziative avviate ed
in programma. Nell'apposito sito del centenario la società ricorda anche
Arpad Weisz , allenatore "che conduce il Bologna alla vittoria di tre
scudetti e del prestigioso Torneo dell'Esposizione Universale di Parigi"
ricordando poi che "costretto a lasciare l'Italia a causa delle leggi
razziali: morirà con tutta la famiglia ad Auschwitz.".
Weisz, uno dei padri della tecnica del calcio, prima del Bologna allenò
con altrettanto successo anche l'Ambrosiana (Inter) ed altre squadre
italiane,scoprendo tra l'altro Meazza: la sua storia è stata ben narrata
da Matteo Marani nel suo libro "Dallo scudetto ad Auschwitz".
Auguri quindi al Bologna calcio ed un pensiero a Weisz al quale le
squadre che allenò, lancio la proposta anche da queste pagine, magari
potrebbero dedicare un'iniziativa (ad esempio una borsa di studio od un
premio di laurea o per significative iniziative) contro il razzismo che
purtroppo ancora alberga nel calcio e nello sport, anche in Italia.

Gadi Polacco

Livorno, 2 ottobre 2009


www.livornoebraica.org

mercoledì 30 settembre 2009

DENUNCIA DEGLI INSEGNANTI EVANGELICI : LA SCUOLA PUBBLICA NON E' IN GRADO DI GARANTIRE L'ORA ALTERNATIVA A CHI NON SI AVVALE DELL'INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA. QUAL E' LA SITUAZIONE A LIVORNO?

Il Comitato degli insegnanti evangelici italiani ha diramato il seguente, preoccupante, comunicato dal contenuto totalmente condivisibile. Ancora una volta appare incomprensibile una condotta che sembra voler portare ad acuire divergenze , anzichè adoperarsi come credo appaia ovvio per garantire a tutti uguali diritti.
Viene anche da chiedersi quale sia la situazione nella nostra città e rilancio quindi la domanda a quanti, media e privati, vorranno raccoglierla per dare una risposta (speriamo in controtendenza rispetto a quanto viene denunciato).

Gadi Polacco


SI STANNO VERIFICANDO NELLA SCUOLA CASI IN CUI PRESIDI ED INSEGNANTI COMUNICANO AI GENITORI DI NON AVERE LA POSSIBILITA' DI GARANTIRE L'ATTIVITA' ALTERNATIVA A CHI NON SI AVVALE DELL'INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA, NE' LO STUDIO INDIVIDUALIZZATO ASSISTITO, PER MANCANZA DI PERSONALE DOCENTE.

PUR RICONOSCENDO CHE NON VI E' DISPONIBILITA' DI INSEGNANTI, RICORDIAMO CHE  I GENITORI NON SONO CHIAMATI A RISOLVERE QUESTO PROBLEMA, RINUNCIANDO AD UN LORO DIRITTO DI SCELTA.

COME LO STATO HA PROVVEDUTO AD ASSUMERE INSEGNANTI DI RELIGIONE CATTOLICA, PUO' SIMILMENTE PROVVEDERE A TUTELARE I DIRITTI DI FAMIGLIE CHE SCELGONO ATTIVITA' ALTERNATIVE ALLA RELIGIONE CATTOLICA.

NEL SOTTOLINEARE L'IMPORTANZA DI NON SOTTOSTARE AD ALCUNA FORMA DI DISCRIMINAZIONE, RICORDIAMO CHE LE SENTENZE DELLA CORTE COSTITUZIONALE 203\1989,13\1991 E LA CIRCOLARE 9\1991, APPLICATIVA DELLA SENTENZA 13\9, PREVEDONO 4 OPZIONI:

A) Attività didattiche e formative (cosiddette alternative)

B) Attività di studio e / o di ricerca individuali con assistenza di personale docente

C) Libera attività di studio e / o di ricerca senza assistenza di personale docente (dev’essere garantita la vigilanza)

D) Uscita dalla scuola (gli alunni minorenni devono essere prelevati dai genitori)

CONSIGLIAMO VIVAMENTE DI NON ACCETTARE PASSIVAMENTE LA MINACCIA ALLA LIBERTA' DI RELIGIONE A CUI STIAMO ASSISTENDO.

RIFLETTiamo SULLA GRAVITA' DI CIO' CHE STA AVVENENDO NELLE SCUOLE, IN CUI SI E' ARRIVATI AL PUNTO DI COSTRINGERE CHI NON VUOLE AVVALERSI DELL'INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA A RIMANERE UGUALMENTE NELLE CLASSI AD ASCOLTARNE LA LEZIONE!

TUTTO QUESTO E' UN SOPRUSO, RIFIUTIAMOLO.

Il comitato insegnanti evangelici italiani

domenica 27 settembre 2009

DIGIUNO DEL KIPPUR 5770 ( 27/28 SET 2009)

Il mondo ebraico osserva tra oggi e domani la solennità "per
eccellenza",ovvero il Giorno del Kippur dedicato alla preghiera,alla
riflessione interiore ed a pentimento anche verso il prossimo.
L'astensione dal cibo, da ogni bevanda e dalle comuni attività ha
infatti preminentemente lo scopo di potersi dedicare completamente a
queste importanti azioni.
L'augurio, quindi, è quello di poter tutti iscritti nel Libro della Vita
("hatimà tovà") !

giovedì 17 settembre 2009

Rosh Hashanà 5770 e Porta Pia

La Breccia di Porta Pia, con la quale si completò l'Unità d'Italia con
Roma capitale,anticipò di qualche giorno il Capodanno ebraico : essendo
avvenuta il 24 Elul del 5630 gli ebrei italiani ,finalmente riuniti con
i fratelli romani liberati dalla costrizione del ghetto, incontrarono
quindi quale prima Solennità il Rosh Hashanà 5631.
Il calendario farà invece cadere quest'anno il 20 Settembre con il
secondo giorno del Capodanno 5770.
Alla festa solenne potremo quindi affiancare il ricordo di un evento
importante e che,alla luce di alcune discussioni ancora aperte in questo
paese, non appare ancora destinato all'archiviazione od alla mera
menzione. Auguri!
Gadi Polacco

L'UNIONE DELLE COMUNITA' EBRAICHE ITALIANE E' VICINA AI FAMILIARI DEI CADUTI DI KABUL,ALLE ISTITUZIONI ED ALLA BRIGATA FOLGORE

Con quattro messaggi inviati rispettivamente al Presidente della Repubblica Napolitano, al Presidente del Consiglio Berlusconi,al Ministro della Difesa ed al Comandante della Brigata Folgore, l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha espresso le proprie sincere condoglianze in riferimento all'attentato di Kabul dove hanno perso la vita alcuni nostri soldati della missione di pace.

L'UCEI esprime inoltre il proprio sentito cordoglio ai familiari delle vittime ed a tutti gli appartenenti alla Brigata Folgore.


Gadi Polacco
Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane


17.09.09

martedì 15 settembre 2009

LE INTIMIDAZIONI A GIORGIO ISRAEL

Mi associo a quanto ha ben espresso il Presidente Gattegna a nome dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Gadi Polacco


COMUNICATO STAMPA


Come tutti i veri democratici siamo favorevoli al confronto delle idee e intendiamo difendere strenuamente il diritto di tutti ad esprimere le proprie opinioni, anche quelle che non condividiamo. Ma non siamo disposti a rimanere in silenzio se qualcuno divulga frasi del tipo “ il puparo è l’ebreo Giorgio Israel“ che contiene in poche parole il peggio del pregiudizio antiebraico, del razzismo, della violenza verbale e sconfina con l’istigazione a delinquere con l’accostamento tra il professor Giorgio Israel e il professor Marco Biagi, il giuslavorista ucciso a Bologna dalle Brigate Rosse.


Renzo Gattegna

Presidente dell’Unione delle Comunità

Ebraiche Italiane


Roma, 15 settembre 2009

lunedì 14 settembre 2009

Gelmini ancora sull' "importanza" della religione cattolica

"Credo che l'ora di religione debba avere la stessa dignita' delle altre
materie, e credo anche che l'Italia non possa non riconoscere
l'importanza della religione cattolica nella nostra storia e nella
nostra tradizione.Io credo che vada garantita agli insegnanti della
religione cattolica la stessa situazione, le stesse condizioni degli
altri insegnanti" (Ministro Gelmini, da ADN KRONOS del 14.09.09).
Se per "ora di religione" si intendesse,su libera scelta, quella della
religione prescelta dal singolo alunno,accompagnata da una reale ora
alternativa per i non credenti,saremmo a discutere maggiormente circa la
seconda parte dell'incipit,dubitando assai che l'uso della bilancia sia
idoneo per pesare l' "importanza" di fedi o pensieri politici.
Purtroppo reiterando però simili concetti si prefigura, a mio modesto
parere, un'inaccettabile suddivisione della società italiana tra
"tolleranti" e "tollerati". Abbiamo già dato e l'imminente anniversario
di Porta Pia sarà utile per ricordare quanta strada vi sia ancora da
compiere per giungere alla meta di una vera società aperta ,nella quale
tutti siano realmente uguali nel reciproco rispetto delle singole
peculiarità.

Gadi Polacco

domenica 13 settembre 2009

OGGI, ANNIVERSARIO DI PORTA PIA SECONDO IL CALENDARIO EBRAICO

All'alba di martedi 24 del mese ebraico di Elul dell'anno ebraico 5630,
ovvero 139 anni or sono da oggi, il capitano dei bersaglieri Giacomo
Segre,ebreo. ordinò di iniziare i tiri d'artiglieria che, dopo alcune
ore, avrebbero spianato la strada alle truppe del Regno d'Italia
affinchè si completasse l'Unità nazionale con Roma capitale : si
otteneva altresì l'abolizione del ghetto e l'equiparazione degli ebrei
romani agli altri cittadini e non si può certo sottacere l'emozione che
deriva dal collegamento tra questi due fatti e capitan Giacomo.

Segre riposa nel reparto ebraico del cimitero di Chieri e Cadorna lo
delegò a dare per primo l'ordine di aprire il fuoco per aggirare,
secondo alcuni invece per salvaguardare gli altri ufficiali, la
paventata scomunica di Pio IX nei confronti di chi avesse appunto aperto
il fuoco contro le mura dello stato pontificio.

Iniziava così la "balussada" (per taluni "balossada") ,secondo la
definizione di Vittorio Emanuele II allora re d'Italia, nota alla storia
come breccia di Porta Pia : questa "sciocchezza", nonostante che il
Card. Antonelli pare avesse ordinato una resistenza molto fumo e niente
arrosto, lasciò alla fine sul terreno,contando entrambi gli
schieramenti, 68 morti dovuti essenzialmente alla miopia politica di Pio
IX che sembra continuasse a ripetere "non entreranno".

L'anniversario secondo il calendario civile, quindi il 20 settembre
2009, troverà il mondo ebraico impegnato a celebrare il nuovo anno 5770,
quindi già nel 140° dalla breccia e con in vista il 150° anniversario
dell'Unità d'Italia che l'ebraismo italiano saprà certamente celebrare
degnamente.

Le polemiche ancora oggi aperte su alcuni aspetti dello stato laico,
propedeutico a quella società aperta ben descritta da Dante Lattes
(z.l.) anche dal punto di vista ebraico e nella quale ciascuno è
garantito,uguale all'altro, secondo la propria fede,insegnano che quella
"balussada" non è stata tale , costituendo invece un'importante premessa
per il percorso ancora in atto e che, superata la fase dei tiri
d'artiglieria, deve evolversi non contro qualcuno ma a favore della
reale uguaglianza tra tutti, ovvero in favore di tutti.

venerdì 11 settembre 2009

11 SETTEMBRE 2001 - 11 SETTEMBRE 2009


(Da Facebook)

RELIGIONE A SCUOLA, UNA GARA DEGNA DI MIGLIOR CAUSA



"Religione a scuola, una gara degna di miglior causa"

E' in corso, a mio parere, una sorta di gara per essere più realisti del re in tema di ora di religione che, occorre ricordarlo, nella scuola pubblica italiana e quindi a carico di tutti, è solo quella cattolica.
Se è fastidioso, ma comprensibile, non certo giustificabile, che a rivendicare una sorta di supremazia religiosa siano alcuni esponenti della Chiesa, è civilmente intollerabile che analoghe considerazioni vengano espresse da esponenti politici, persino componenti del Governo.
La strumentalizzazione è facilmente rilevabile ove si tenga conto che nessuno, tanto meno coloro che con le varie sentenze stanno minando (non solo a riguardo della scuola) uno stato di cose evidentemente scricchiolante, muove guerra alla Chiesa : viene semplicemente posto in rilievo che non vi è un uguale trattamento nei confronti delle altre espressioni del credere e talvolta anche del non credere. Perché non indirizzare allora gli sforzi verso una soluzione che conceda a tutti pari trattamento?

Gadi Polacco, Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

da www.moked.it

mercoledì 9 settembre 2009

SEN. CASSON ED ALTRI SU GELMINI E LAICITA'

Ora Religione: Casson, Governo Confermi Laicita' Come Da Costituzione


(ASCA) - Roma, 10 set - ''Il governo promuova l'effettiva eguaglianza e la pari liberta' delle confessioni religiose, senza discriminazione alcuna''. E' questa la risposta al ministro Gelmini sull'ora di religione cattolica nelle scuole del senatore Felice Casson che ha presentato una mozione con altri 10 senatori del Pd per riaffermare che ''la laicita' nel nostro ordinamento non rappresenta una mera opzione culturale, ma assurge a principio supremo dello stesso, funzionale alla libera espressione della personalita' umana in ogni sua componente e pertanto anche sotto il profilo religioso o confessionale, al fine di escludere ogni possibile discriminazione o disparita' di trattamento, anche indiretta, in ragione del credo di ciascuno''. ''La dichiarazione del ministro Gelmini - spiega Casson - a prescindere dal fatto che rappresenti o meno la posizione collegialmente assunta dall'intero governo, solleva forti perplessita' in ordine al rispetto, da parte dell'esecutivo, del principio della eguale liberta' delle confessioni religiose sancito dall'art. 8 della Costituzione e dalla Corte costituzionale ricondotto, quale espressione della natura laica dello Stato, tra i principi supremi del nostro ordinamento. E' quindi evidente che iniziative in direzione diversa sottenderebbero l'assunzione, da parte dello Stato, di valori e criteri assiologici propri di una religione specifica (quella cattolica), di per se' incompatibile con il principio supremo della laicita' dello Stato''. ''Pertanto e' indispensabile - conclude Casson - che il governo si astenga da iniziative, quali in particolare quella annunciata dal Ministero per la pubblica istruzione di impugnare la suddetta sentenza del Tar del Lazio, volte ad orientare l'azione delle pubbliche amministrazioni alla tutela privilegiata e preferenziale di determinate confessioni religiose rispetto alle altre. Al contrario, l'esecutivo e il ministro dell'Istruzione in particolare dovrebbero promuovere nelle universita' italiane corsi di laurea di teologia multi-confessionale, al fine di pervenire alla istituzionalizzazione nelle scuole di lezioni di storia e cultura delle religioni e, nel frattempo, ad adoperarsi per una diversa regolazione dell'insegnamento della religione a scuola, dando concreta attuazione agli insegnamenti alternativi, dotandoli di adeguate risorse''.

lunedì 7 settembre 2009

CHIARE PAROLE DEL SINDACO DI FIRENZE CONTRO LA CANDIDATURA ALLA GUIDA DELL'UNESCO DI FAROUK HOSNI

"Firenze è vicina alla comunità ebraica e unisce la sua voce a quella di
chi, in questi giorni, sta protestando contro la nomina di Hosni, che ha
detto di trarre odio per Israele dal latte materno, che bisogna bruciare
i libri di cultura ebraica e che gli intellettuali come lui non
accetteranno mai Israele. La città di Firenze si sente ferita
nell'ascoltare certe dichiarazioni". Lo ha detto il sindaco di Firenze,
Matteo Renzi, oggi, nella sua visita alla sinagoga per la decima
edizione della Giornata europea della cultura ebraica, commentando la
candidatura dell'egiziano Farouk Hosni alla guida dell'Unesco " (ANSA, 6
set. 2009)

domenica 6 settembre 2009

Inaugurata anche a Livorno la Giornata Europea della Cultura Ebraica

Con la visita al Museo Ebraico di via Micali e la presentazione della ristampa del testo di Benamozegh su Shavuoth (Pentecoste),dedicata alla memoria del Rabbino Isidoro Kahn (z.l.),ha avuto inizio anche a Livorno la decima Giornata Europea della Cultura Ebraica.
Alle 12.00 visita alla Sinagoga Maggiore e nel pomeriggio concerto presso l'Istituto Mascagni.
Alle 21.00,presso il chiostro del Comune di Pisa,il Coro livornese "Ernesto Ventura" terra' un concerto basato sui Salmi per le festivita'.

(Foto : il pubblico in via Micali)

mercoledì 2 settembre 2009

LA GIORNATA EUROPEA DELLA CULTURA EBRAICA - 6 SETTEMBRE 2009 - TUTTI I PROGRAMMI SU WWW.MOKED.IT

UNA SCELTA CORAGGIOSA
di Renzo Gattegna
Presidente dell'Unione delle Comunita' Ebraiche Italiane

La decima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica coincide con una interessante ed entusiasmante svolta, sempre mantenendo fermo lcobiettivo di apertura dell'ebraismo verso tutti coloro che sono interessati a conoscerne la cultura, la vita, i valori. Le precedenti edizioni sono passate attraverso il recupero e la diffusione della cultura tradizionale, l'apertura delle porte per consentire le visite delle nostre sinagoghe, la conoscenza dei luoghi nei quali gli ebrei hanno vissuto, la scoperta dei segni della presenza ebraica e degli itinerari che sono stati percorsi nel corso della millenaria diaspora. L'edizione del 2009 ci sta facendo provare l'emozione e l'ebbrezza di una coraggiosa avventura. La decisione che abbiamo preso di scegliere Trani come citta' capofila per l'Italia della Giornata della Cultura, e nello stesso tempo di promuovere in Puglia il primo Festival della Cultura Ebraica, comporta rischi e incognite di varia natura. E' la prima volta che l'ebraismo italiano propone un'iniziativa cosi' importante in una regione dove non ci sono Comunita' ebraiche, e la presenza di correligionari e' limitata, e sparsa nel territorio. Ma la Puglia e' ricca di storia e di tracce della presenza ebraica. E proprio in Puglia assistiamo oggi ad un interessante risveglio di vita ebraica e di interesse verso l'ebraismo e la cultura ebraica. Anche per queste ragioni abbiamo ritenuto non piu' rinviabile la riscoperta di un intenso capitolo della storia italiana e della storia ebraica che da oltre 500 anni, e non per caso, e' rimasto quasi sconosciuto, e che e' stato approfondito solo da pochi appassionati studiosi. Abbiamo trovato la forza e la determinazione necessarie per proporre questo difficile argomento perche' in questo momento in Italia gli ebrei sentono di poter contare su larghi consensi, solidarieta', interesse, simpatia e sincera volonta' di conoscenza. La prova di tutto cio' e' data oltre che dall'Alto Patronato del Presidente della Repubblica e dai numerosi e significativi patrocini concessi alla Giornata della Cultura, anche e soprattutto dalle strette sinergie operative nate, e continuamente rafforzate, sia con il Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali che con la Regione Puglia. Cinquecento anni dopo la scomparsa delle numerose comunita' ebraiche dal sud d'Italia, il desiderio di verita' supera le passioni e il dolore per le persecuzioni subite. Prevale ancora una volta il desiderio di conoscere, e di far conoscere, il contributo ebraico allo sviluppo del Meridione, e quanto l'Italia ha perduto con l'applicazione dei provvedimenti contro gli ebrei anche nel Regno delle Due Sicilie, come era avvenuto nella penisola iberica ad opera dell'Inquisizione spagnola, a partire dal 1492. Abbiamo deciso quindi di non limitarci ad aprire le nostre porte e a far conoscere noi stessi e la nostra cultura, ma di andare oltre, partendo dal presupposto che la storia e la civilta' sono un patrimonio comune. A Trani, citta' capofila della Giornata della Cultura, e nella Puglia, che ospita il Festival, compiamo il primo passo verso la riscrittura di un intero capitolo, che e' parte integrante della storia d'Italia e degli ebrei italiani.

PER SCOPRIRE IL PROGRAMMA GENERALE DELLA GIORNATA : WWW.MOKED.IT

domenica 30 agosto 2009

Tripoli bel ciel d'amore...

Come dar torto al Ministro La Russa che nei giorni scorsi,se non ricordo
male,sbottò per i trasversali mal di pancia derivanti dalla presenza
delle Frecce Tricolori al quarantesimo della presa del potere,assai poco
democratica,del "pazzo di Tripoli" come amava definire il dittatore
Gheddafi l'egiziano Anwar El Sadat ? Sui 267 presenti in aula per la
ratifica del "Trattato d'amicizia con la Libia",232 senatori votarono
infatti a favore,contro 22 contrari e 12 astenuti.
La nostra gloriosa pattuglia acrobatica si esibirà dunque per compiacere
"la guida della rivoluzione" (sic!),nel ricordo del "Grande El-Fatah",
ovvero la conquista ,la vittoria,avvenuta il primo settembre 1969 : non
passerà un anno e il 21 luglio 1970 Muammar Gheddafi emanerà una legge
contro gli italiani e gli ebrei in Libia, con confisca di tutti i beni e
relativa espulsione.
Rimane che il terrorista Al Zomar, reo di omicidio in Italia contro
italiani e causa di un evidente e malcelato imbarazzo per il pur
compassato Ministro Frattini,non è a scontare la giusta pena : rimane
che un atto di umanità, per qualcuno invece d'affari,degli inglesi si è
trasformato in entusiastica accoglienza in Libia per un altro terrorista.
La real politik,praticata ampiamente per il mondo, deve per forza essere
pagata con la dignità? Se si,come pare,per il 21 luglio 2010 potremmo
magari mandare in Libia il Coro della Scala : un bel Nabucco sarebbe una
sintesi perfetta!
Tripoli bel ciel d'amore....

lunedì 24 agosto 2009

INVITO - 26 AGOSTO 2009 - ORE 18.OO

Dinora Mambrini

vi invita mercoledì 26 ore 18 alla Rotonda, nell'area Libreria della Festa Democratica di Livorno. Gadi Polacco (Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane) la affiancherà nella presentazione del libro "UN PAESE NON BASTA" di Arrigo Levi. VI ASPETTIAMO PER RIFLETTERE E CONFRONTARCI!

venerdì 21 agosto 2009

INSEGNANTI DI RELIGIONE CATTOLICA "RIMESSI IN GIOCO" . UN COMMENTO RILASCIATO ALL'ANSA

Dunque gli insegnanti di religione cattolica ,l'unica insegnata nella
scuola pubblica italiana e peraltro a carico del pubblico bilancio, sono
"stati rimessi in gioco", come è stato sritto,da un provvedimento
ministeriale, tramite DPR, che oltrepassa temporaneamente la sentenza
del TAR del Lazio,almeno sino al pronunciamento del Consiglio di Stato.
Un saggio modo di governare dovrebbe cercare soluzioni tendenti
all'armonia tra le varie componenti della società e questo provvedimento
non pare proprio destinato a ciò, apparendo anzi propedeutico ad
ulteriori ricorsi e divisioni.
Dinanzi a questa sorta di "prova di forza", dai contorni peraltro
grotteschi visto che taluni la vogliono correlare alla presunta difesa
di una "maggioranza" che in quanto tale è già di per se ampiamente
tutelata,viene spontaneo chiedersi perchè non ci si attivi invece,come
avviene in altri paesi,per diversificare la gamma di insegnamenti
religiosi nella scuola pubblica ed introdurre,per quanti non interessati
o non credenti, reali materie alternative.

Gadi Polacco
Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

mercoledì 19 agosto 2009

DOMANI 20 AGOSTO 2009 I FUNERALI DI SIRIO (LUCIANO) BUENO z.l.,DECANO DEL MERCATO ALL'APERTO DI VIA BUONTALENTI E PERSONAGGIO ASSAI NOTO ANCHE ALL'INTERNO DELLA COMUNITA' EBRAICA

COMUNITANDO
www.livornoebraica.org
(a cura di Gadi Polacco)



E' scomparso questa mattina,all'età di 75 anni, Sirio Bueno (z.l.)* dai più conosciuto come Luciano. Decano del mercato all'aperto di via Buontalenti, con il suo banco posto all'inizio della via- angolo via del Cardinale, è stata personalità poliedrica .
Il suo luogo di lavoro è stato infatti per decenni anche punto di incontro e dibattito tra amministratori, personaggi della politica cittadina,"semplici" cittadini che si fermavano e si incontravano da Sirio Bueno per dibattere,con lui ed altri,delle cose della città e del mondo tutto.
Acuto osservatore, scevro dalla retorica, si interessò alla politica come al lavoro con intelligente ironia e grande senso della dignità,propria e degli altri,caratteristiche che portò anche in seno all'amata Comunità Ebraica seguita fino a quando gli è stato possibile.
Era estremamente legato alla famiglia ed  a Israele, paese che visitò due volte nei primi anni dalla fondazione di quello stato.
Nel rispetto delle altrui opinioni,non sottomise mai a niente ed a nessuno la propria libertà di pensiero.
Seppe essere generoso senza farsene motivo di vanto,in silenzio,come insegnato dai Maestri dell'ebraismo.
Lo accompagneremo al Cimitero Ebraico partendo dalla Camera mortuaria dell'Ospedale,come comunicato dalla Comunità Ebraica,domani 20 agosto 2009  muovendo alle ore 15,00.

* "Il suo ricordo sia per benedizione"

Livorno, 19 agosto 2009 / 
29 Av  5769


mercoledì 12 agosto 2009

TAR DEL LAZIO : SENTENZA SULL'ININFLUENZA DELL'ORA DI RELIGIONE CATTOLICA SULLA DETERMINAZIONE DEL CREDITO SCOLASTICO

La sentenza del TAR del Lazio che esclude dalla determinazione del
credito scolastico la frequenza dell'ora di religione cattolica (l'unica
peraltro presente nella scuola pubblica italiana),è ineccepibile e
contiene dei rilievi di grande importanza in quanto richiamanti ad una
corretta applicazione del dettato costituzionale,relativamente
all'uguaglianza tra tutti i cittadini credenti vari o non credenti.

Da alcune reazioni stizzite è peraltro evidente come sia stato toccato
un nervo scoperto ed in uno Stato Laico non può esservi , come ribadito
peraltro nel testo della sentenza e diversamente dai "desiderata" di
alcuni, posto per posizioni "dominanti" stabilite per giunta "erga
omnes" : altresì non si può indulgere dinanzi all'uso di invocare o meno
i pronunciamenti della Magistratura a corrente alternata

Questa sentenza ma anche alcune precedenti di altri organismi sempre
riguardanti tematiche affini, mette semmai in luce il vuoto lasciato in
merito dalla politica e che sarebbe opportuno venisse colmato con una
normativa a prova di dettato costituzionale.

Non si tratta ovviamente di andare "contro" qualcuno, bensì di attivarsi
per un compiuto modello di Stato Laico che,in quanto tale,è garante
della piena libertà di tutti in reciproco rispetto.

Gadi Polacco
Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

12 agosto 2009

lunedì 10 agosto 2009

La Chiesa, la Shoa ed il nazismo ateo...

COMUNITANDO
www.livornoebraica.org
(a cura di Gadi Polacco)

A fronte della pur  ferma condanna espressa dal Papa nei confronti della Shoa e del nazismo, come non concordare però con le acute osservazioni del Rabbino Riccardo Di Segni, riportate oggi da "La Stampa" ?
Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, è soddisfatto dell’Angelus sui lager?
«Non vedo passi avanti. Il problema resta la sua interpretazione della Shoah e del nazismo, cioè una banda di delinquenti che tenne in pugno l’intera nazione tedesca. Rispetto a questa tesi, l’Angelus non porta sostanziali modificazioni. Da varie parti Benedetto XVI è stato contestato nelle visite ad Auschwitz e al Memoriale dell’Olocausto “Yad Vashem” perché tiene ben distinte la Germania e il popolo tedesco dalle responsabilità del nazismo. Rispetto a questo problema, non mi sembra che ora il Papa si sia spostato dalla sua linea».
La deportazione dell’ebrea convertita Edith Stein, ricordata dal Papa, dimostra che quando in Olanda la Chiesa denunciò il nazismo le persecuzioni aumentarono...
«I termini reali della questione sono diversi. I nazisti usavano gli ebrei battezzati come una zona grigia, semiprotetta per indurre la Chiesa a tacere. Nella retata al ghetto di Roma del 16 ottobre ’43 furono rastrellate 1300 persone, ma per ordine di Berlino furono rilasciati i convertiti al cristianesimo. Quindi era un ricatto, uno scambio perché nella logica dell’epoca alla Chiesa erano molto più cari gli ebrei battezzati. In Olanda non ci fu un inasprimento generalizzato, i nazisti se la presero anche con gli ebrei battezzati come Edith Stein per mandare un messaggio alla Chiesa, per non essere disturbati nelle deportazioni».
Condivide l’interpretazione ratzingeriana del nazismo come negazione di Dio?
«La tesi cara a Benedetto XVI che il nazismo fosse ateo andrebbe approfondita meglio. Quello del nazismo ateo è un mito da sfatare. Le SS aveva scritto sul cinturone “Dio è con noi”, quindi in qualche modo i nazisti avevano una loro immagine di Dio. Il nichilismo, poi, è tutt’altra faccenda. Più volte nella recente riflessione in ambito cattolico il nazismo viene ridotto a un’ideologia anticristiana che voleva colpire la fede cristiana nella sua radice abramitica. Anche se questo può essere in parte vero, la sottolineatura di questo solo concetto porta quasi ad una paradossale conclusione: che gli ebrei avrebbero pagato, solo loro per conto dei cristiani, un odio che non li riguardava nemmeno tanto direttamente. E ciò senza menzionare abitualmente i responsabili, complici o silenziosi».

Certo appare azzardato affermare che il nazismo era ateo (si sarebbe pouto capire nel caso se fosse stato definito blasfemo) memori del famigerato slogan ,tanto per ripescare un solo esempio, "Gott mit uns"....

IL PRESIDENTE DELL'UNIONE DELLE COMUNITA' EBRAICHE ITALIANE INTERVIENE CIRCA LE PAROLE DEL PAPA

PAPA: GATTEGNA (UCEI), CONDANNA INEQUIVOCABILE DELLA SHOAH
(ANSA) - ROMA, 9 AGO - "Le parole del papa appaiono come una condanna
ancora più inequivocabile e definitiva della Shoah del popolo ebraico e
di qualsiasi altra forma di genocidio e di persecuzione". Questo il
commento del presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane
(Ucei) Renzo Gattegna. "Sono parole - ha proseguito - che assumono un
significato particolare perché non appaino ispirate, come in altre
occasioni, da fatti contingenti ma dettate invece da una profonda
riflessione storica e teologica". Gattegna ha poi sottolineato:
"Benedetto XVI si era già espresso con chiarezza e con fermezza -
ribadite poi con il viaggio in Israele e l'impegno a visitare la
Sinagoga di Roma - nella scorsa primavera allorché volle smentire e
delegittimare le posizioni di alcuni esponenti del clero cattolico che
avevano rilasciato dichiarazioni tendenti a negare la Shoah o a sminuire
la gravità del tentativo di sterminio totale del popolo ebraico". "Le
esternazioni di oggi - ha concluso - dovrebbero mettere il suggello e
chiudere per sempre lo spazio a teorie o a interpretazioni diverse".

Una simpatico racconto sempre valido...

Daniel Haviv ci segnala questo estratto dal settimanale dei hassidim "Sihat Hashavua" del 7.8.09:
 
Poco tempo dopo che fu nominato come rabbino di Bargasas (in Ungheria) il Rav Abraham Yehuda Leib Schwartz scoppio' in quella comunita' una polemica pubblica assai animata intorno alla scelta del Hazan (officiante - ndr). Ben presto il nuovo rabbino si rese conto che dietro le quinte della diatriba stavano alcuni sarti e calzolai, membri della comunita', che, evidentemente poco occupati, dedicavano molte energie a "mestare nel torbido".
Salito sulla Teva' per il sermone sabbatico, disse Rav Abraham: "La Torah racconta che gli Ebrei nei quaranta anni di peregrinazioni nel deserto ebbero molto a discutere sull'acqua e sulla carne, su agli e cipolle, e perfino sul diritto al sacerdozio, ma mai su chi dovesse occuparsi della preghiera pubblica, il Hazan. Come possiamo spiegarci questo miracolo? Ecco qui: sta scritto (Deut.Cap.8,4): >Per tutti i quaranta anni la tua veste non si consumo' e la tua gamba non si gonfio'<, cosicche' per tutto quel periodo non ci fu bisogno ne' di sarti ne' di calzolai.....

venerdì 7 agosto 2009

HAMAS COLPEVOLE DI CRIMINI DI GUERRA

Dal sito del giornale HAARETZ 06/08/2009
Rights group: Hamas guilty of Gaza war crimes
By Haaretz Service and News Agencies


Hamas committed war crimes against Israel by besieging it with rockets during the three-week war in the Gaza Strip earlier this year, according to a Human Rights Watch report released on Thursday.

The 31-page report focusing on Operation Cast Lead, spotlights Hamas after Human Rights Watch and similar groups repeatedly accused Israel of committing war crimes.

"Hamas forces violated the laws of war both by firing rockets deliberately and indiscriminately at Israeli cities and by launching them from populated areas and endangering Gazan civilians," HRW program director Iain Levine said.
Advertisement
"Hamas rocket attacks targeting Israeli civilians are unlawful and unjustifiable and amount to war crimes," he said.

"As the governing authority in Gaza, Hamas should publicly renounce rocket attacks on Israeli civilian centres and punish those responsible, including members of its own armed wing," Levine said.

According to the report, Hamas both fired rockets and allowed militants to do the same, in attacks that killed three Israeli civilians. The offensive, launched by Israel in late December, was aimed at stopping years of daily Palestinian rocket fire at Israeli communities.

While the group also points to evidence of war crimes committed by Israel, it emphasizes that "violations by one party to a conflict never justify violations by the other."

More than 1,100 Palestinians were killed during the offensive. Palestinians said most were civilians, but Israel has disputed that.

venerdì 31 luglio 2009

RAPPORTO ISRAELIANO SULL'OPERAZIONE "PIOMBO FUSO"

Da : www.jpost.com sito del giornale Jerusalem Post
The Jerusalem Post Internet Edition

Israel: Gaza op necessary, proportionate

Jul. 30, 2009
ap and jpost.com staff , THE JERUSALEM POST

A government report released Thursday insisted that "incessant" Hamas rocket attacks forced Israel to hit Gaza hard earlier this year, countering charges of war crimes but acknowledging that more than a dozen criminal inquiries are underway.

The 160-page report was called the first comprehensive Israeli government study of Operation Cast Lead in December and January that killed more than 1,100 Palestinians.

It was an attempt to answer charges from Palestinians, the UN and human rights groups that Israeli forces committed war crimes and violated international law during the three-week operation. Charges have included indiscriminate and intentional firing that killed civilians and destroyed property.

During the conflict, Israeli warplanes, tanks and artillery obliterated Palestinian government buildings and destroyed or damaged thousands of apartments, houses, businesses and factories. Israeli officials have acknowledged that their soldiers used additional firepower to keep their own casualties down.

Ten Israeli soldiers were killed during the conflict, along with three civilians who died in rocket attacks.

The scope of the destruction has triggered a flood of scathing reports from human rights groups.

Defending Israeli actions, the government report said it was not meant to be an "assertion of infallibility," but rejected the charges one by one, attributing excessive damage and casualties to understandable wartime mistakes.

The report said Israel is investigating about 100 complaints and has opened 13 criminal inquiries. A military statement Thursday said criminal cases under investigation now number 15.

"Israel had both a right and an obligation to take military action against Hamas in Gaza to stop Hamas' almost incessant rocket and mortar attacks," the report's executive summary stated, noting that 12,000 rockets and mortars were fired at Israel between 2000 and 2008, including nearly 3,000 in 2008 alone.

"Under international law, Israel had every right to use military force to defend its civilians," the report said.

The report said 1 million Israelis were threatened by Hamas rockets, tens of thousands were traumatized and thousands fled their homes. It called the offensive, which began Dec. 26 and lasted three weeks, a "necessary and proportionate" response.

Hamas official Mushair al-Masri rejected the report, repeating the charge that Israel committed war crimes in Gaza. "This report is ridiculous and stupid and does not deserve a response," he said Thursday.

Western-backed Palestinian Authority President Mahmoud Abbas has denounced the Hamas rocket fire but charged that Israel's response was excessive.

The report analyzes at length the steps Israeli forces took to minimize civilian casualties in Gaza, while claiming that some such casualties were inevitable because Hamas fighters took up positions in crowded neighborhoods.

It said international law is violated only "when there is an intention to target civilians," and Israel had no such intention - in contrast to Hamas targeting Israeli civilians with its rockets.

The report explains damage to UN facilities by blaming Hamas for setting up rocket launchers nearby.

In one of the specific case studies, the Israeli report dismissed charges that dozens of Palestinian civilians were killed or wounded by white phosphorous shells, which are used to lay down smoke screens.

In a footnote, the report claimed, "There appear to have been no documented deaths in Gaza resulting from exposure to white phosphorus itself." The report acknowledged that shell casings with phosphorus residue could have hurt some people and started fires, but "it does not appear that damage from this use can be regarded as excessive."

Amnesty International is among the groups charging Israel with war crimes. In a report this month, the group deplored Israel's use of less-precise artillery shells and white phosphorous in built-up areas. It also accused Israeli forces of using Palestinians as "human shields" and frequently blocking civilians from receiving medical care and humanitarian aid.

Internal investigations into the use of white phosphorous have "uncovered no violations of international law," the report said, but noted that some inquiries are still in progress.

The report detailed steps aimed at limiting civilian casualties, counting 2.5 million leaflets and 165,000 phone calls to civilians warning them to leave targeted areas. Also, it said, humanitarian aid flowed into Gaza throughout the conflict.

In related news, the IDF has decided that in the event of a future conflict it will issue more detailed warnings to Palestinians before air strikes in residential areas. In recent discussions on the results of the operation, senior IDF officers have called to make improvements to procedures and to provide more details in the flyers to ensure that the Palestinians realize that their lives are at risk. Some of the flyers may henceforth include details on routes that the Palestinians can use to flee an area which is scheduled to be invaded.

Yaakov Katz contributed to this report.


mercoledì 22 luglio 2009

DALLA PARTE DEI GIORNALISTI ISRAELIANI

Da parte di "Non in mio Nome", gruppo formato su Facebook da oltre 1.500
giornalisti e lettori


Alll'attenzione di:

Franco Siddi , Segretario della Fnsi
Roberto Natale, Presidente della Fnsi

Egregio Segretario, egregio Presidente,

dopo lo scandaloso e vergognoso voto con il quale i membri
dell'esecutivo della Federazione internazionale dei giornalisti hanno
espulso i colleghi israeliani, senza ascoltarne le ragioni, vi chiediamo:

a) Il voto del rappresentante italiano, Paolo Serventi Longhi, è stato
concordato con la segreteria e/o con la giunta della Fnsi?

b) Dopo la polemica vicenda delle quote (sollevata dai colleghi
israeliani in seguito alla costante esclusione da momenti importanti
della Federazione internazionale, come l'aver tenuto all'oscuro i
giornalisti israeliani di una missione investigativa sugli eventi di
Gaza. E che in ben due occasioni, a Vienna e a Bruxelles, i giornalisti
israeliani sono stati esclusi dagli incontri sul Medio Oriente), pensate
anche voi, come Serventi Longhi, che l'unica soluzione fosse quella
burocratica, invece che avviare finalmente un chiarimento politico al
vertice della Fig?

c) E' utile per noi italiani far parte di questo organismo non
democratico che costa alla Fnsi – quindi alla tasche di tutti gli
iscritti – circa 100 mila euro l'anno?

d) Sono stati mai esaminati dalla Fig e dai suoi vertici gli omicidi di
colleghi in Iran, in Cecenia, e in altre parti del mondo?

e) E' mai stata presa una posizione ufficiale su questi tragici avvenimenti?

f) La Federazione internazionale è mai intervenuta sui giornalisti di
quelle tv arabe che reclamano "la morte di tutti gli ebrei"?

A nome di oltre 1.500 aderenti (giornalisti e lettori) vi chiediamo di
prendere pubblicamente le distanze da una decisione vergognosa e
inaccettabile dalla società civile. E di promuovere, contemporaneamente,
un'indagine sull'intera attività della Federazione internazionale, con
una commissione di cui faccia parte qualcuno degli amministratori di
questo gruppo, sospendendo , nel frattempo, la partecipazione della FNSI
alle attività della Federazione Internazionale.

Vogliamo saperne di più, poiché funziona anche con i nostri soldi.

Sergio Stimolo, Onofrio Pirrotta, Pierluigi Battista, Silvana Mazzocchi,
Cinzia Romano, Mariagrazia Molinari, Gianni de Felice, Paola D'Amico,
Nicola Vaglia, Enzo Biassoni, Paola Bottero, Luigi Monfredi , Antonio
Satta, Maria Laura Rodotà, Stefania Podda, Marida Lombardo Pijola,
Daniele Repetto, Dimitri Buffa, Emanuele Fiorilli, Antonella Donati,
Paola Tavella, Anna Maria Guadagno, Monica Ricci Sargentini, Maria
Teresa Meli, Giovanni Fasanella, Mirella Serri, Stefano Menichini,
Marina Valensise, Gloria Tomassini, Franca Fossati, Mariella Regoli,
Claudio Pagliara , Daniele Renzoni, Daniele Moro (seguono altre 1.500 firme)

ROMA 22 luglio 2009

giovedì 16 luglio 2009

ALMENO QUESTA CE LA SIAMO EVITATA.....SALTATA LA LAUREA HONORIS CAUSA A GHEDDAFI

Roma, 16 luglio 2009

Egregio professore,

il 2 luglio scorso, il Consiglio della facoltà di Architettura dell’Università di Sassari ha espresso parere negativo alla proposta della facoltà di Giurisprudenza, di conferire una laurea honoris causa, quale “esperto di diritto” (!) al dittatore libico Muhammar Gheddafi. In precedenza, il nuovo rettore dell’Università di Sassari Attilio Mastino aveva già manifestato, subito dopo l’elezione, pesanti critiche e riserve circa questa sciagurata idea.

Grazie dunque anche al nostro appello, grazie anche alla firma Sua e di altri circa 1350 docenti universitari, uno sfregio alla democrazia, al diritto e allo Stato di diritto è stato impedito.

Una volta di più, grazie di cuore.

Grazie per avere concorso, con noi, a scongiurare che si scrivesse l’ennesimo, mortificante capitolo del degrado politico e civile del nostro paese. Grazie per avere trovato, con noi, la forza di volontà necessaria per respingere questa nuova, grave offesa alla civiltà e alla cultura liberale.

Emma Bonino

IL SENATO ITALIANO PER GILAD SHALIT

*Al Senato della Repubblica una mozione
per la liberazione del caporale Gilad Shalit
*
Nella seduta del 14 luglio il Senato della Repubblica italiana ha
approvato all'unanimità la mozione 150 per la liberazione del militare
israeliano Gilad Shalit presentata dal presidente della Commissione per
i diritti umani, senatore Pietro Marcenaro . L'approvazione della
mozione 150 rappresenta la fase conclusiva di un impegno preso dalla
Commissione per i diritti umani del Senato all'inizio del mese.
Il primo di luglio, infatti, il padre di Gilad Shalit è stato ricevuto
dal Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, per il conferimento della
cittadinanza onoraria a suo figlio, Gilad, prigioniero di Hamas da tre
lunghi anni e di cui non si hanno notizie certe. Nella stessa giornata,
Noam Shalit si è recato in visita presso il Presidente del Senato,
Renato Schifani, insieme al presidente della Commissione per i diritti
umani, senatore Pietro Marcenaro. Subito dopo è stato ascoltato in
audizione dalla Commissione per i diritti umani. Nelle due sedi è stato
preso l'impegno di coinvolgere l'Assemblea del Senato in una
dichiarazione solenne a favore della soluzione di questa drammatica vicenda.
La mozione, presentata in aula dalla Commissione per i diritti umani
nella seduta 262 del 2 luglio sostiene che "il rapimento del caporale
Shalit rappresenta un atto efferato, ingiustificabile sotto ogni punto
di vista. [...] tale atto è particolarmente odioso e inaccettabile e
contrasta con qualsiasi convenzione internazionale in materia di diritti
umani e trattamento di prigionieri [...]" e quindi "[...] impegna il
Governo a promuovere, in linea di continuità con la politica estera
italiana, ogni possibile azione perché Gilad venga liberato e perché il
processo di pace possa riprendere dall'assunto "due popoli, due Stati" e
dal riconoscimento reciproco delle sofferenze patite da ambo le parti in
tanti anni di conflitto e dagli elevatissimi costi umani".

Da L'UNIONE INFORMA
Newsletter dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

mercoledì 15 luglio 2009

Giornalistiisraeliani : una lettera per spiegare la discriminazione alla quale sono sottoposti

Giornalisti israeliani: perché ci discriminano

Pubblichiamo la lettera che la Federazione nazionale dei giornalisti israeliani ha scritto il 13 luglio alla Federazione internazionale dei giornalisti.
La Federazione internazionale dei giornalisti (Fig) ha distorto i fatti nei messaggi che riguardano l'espulsione della Federazione nazionale dei giornalisti israeliani (Fngi). Siamo costernati dal fatto che l'autore di questi messaggi, Aidan White, guidi un'organizzazione che si occupa dell'etica nei media. Questa triste visione delle cose deve essere corretta. La Fig ha consultato i suoi membri palestinesi e arabi mentre stava compiendo una missione cosiddetta di ricerca di fatti per investigare gli eventi riguardanti i media a Gaza durante gli scontri in primavera. La Fig non ha ritenuto di dover cercare un contributo anche da parte della Fngi, definendo “irrilevante” tale contributo. I media israeliani, definiti non patriottici da molti nella società israeliana dopo la guerra in Libano a causa della loro copertura indipendente, sono stati lasciati fuori dalla missione della Fig. Forse perché la loro voce avrebbe potuto rovinare le accuse preconfezionate e pubblicate contro Israele. li resoconto su Israele e i media è stato scritto senza consultare un singolo israeliano. Una lezione su come NON essere giusti nel ricercare i fatti, soprattutto da parte di coloro che si dichiarano reporter.
La Fig non ha invitato i membri israeliani a prendere parte a importanti incontri a Varna e a Bruxelles senza fornire alcuna ragione. La decisione di cacciare la Fngi è stata presa a Oslo senza che noi fossimo invitati a dire la nostra versione. La Fig non ha citato nei messaggi alla stampa che White - in una visita a Tel Aviv e in un incontro con la Fngi - fosse d'accordo sul fatto che il sindacato israeliano dovesse pagare le rate alla stessa tariffa prevista per i paesi vicini, come la Siria e la Giordania. Dopo aver stretto la mano e aver dichiarato risolta la questione, White si è comportato come se l'accordo non fosse mai stato raggiunto. I membri israeliani durante un incontro con i membri della Fig a Gerusalemme hanno chiesto ancora una volta alla Fig di darci una mano a creare un forum regionale per i media che costituisca un ponte tra noi e i nostri vicini palestinesi un club di giornalisti professionisti basato sul mutuo aiuto tra professionisti. Una joint venture tra professionisti al di là della politica potrebbe essere un aiuto per ogni giornalista che viene nella regione. Questa sfida non è mai stata raccolta dalla Fig che era troppo occupata a cacciare la parte israeliana. Speriamo che la leadership della Fig capisca che non è una questione di soldi, ma di una membership completa e uguale per tutti. 
Federazione nazionale dei giornalisti israeliani

Il Foglio, 15 luglio 2009

lunedì 13 luglio 2009

SI APRONO I GIOCHI DELLE MACCABIADI 2009 IN ISRAELE : LA SQUADRA ITALIANA DI VOLLEY E' CAPITANATA DA UNA LIVORNESE

Comunitando

(a cura di Gadi Polacco)


Maccabiadi in Israele 2009 : una livornese guida la squadra italiana di volley

Livorno, 13 luglio 2009

Con la sfilata inaugurale del 13 luglio 2009 si aprono ufficialmente i giochi delle "Maccabiadi 2009" in Israele che si concluderanno con la sfilata di chiusura . Questa manifestazione, talvolta definita "Olimpiadi ebraiche" e giunta alla diciottesima edizione, viene organizzata ormai da decenni dalla Federazione israeliana Maccabi e coinvolge i gruppi sportivi della rete attivi a livello internazionale.Le Maccabiadi europee 2007 si tennero a Roma.Nelle compagini italiane spesso sono stati presenti atleti livornesi ed ancora è assai vivo il ricordo del folto gruppo che,in passato, venne organizzato e condotto ai giochi  dal compianto presidente del Maccabi Livorno Baruch Schinasi.

La squadra italiana di Volley, che giocherà a partire da domani presso la "Bar Lev Hall" di Kfar Saba ,è capitanata da una livornese, Micol Novelli.
Questo l'impegnativo calendario che attende la squadra femminile italiana  di volley:

14 Luglio ore 11: BRASILE - ITALIA
15 Luglio ore 15: ITALIA – MESSICO
16 Luglio ore 11: CANADA – ITALIA
19 Luglio ore 15: ITALIA – USA
20 Luglio ore 19: ISRAELE – ITALIA
seguono le semifinali e la finale.

Non è difficile su internet seguire gli esiti della manifestazione che ha comunque anche una propria pagina su Facebook, il famoso social network, denominata 18th Maccabiah Games 2009.
I giochi sono anche visibili sul sito ufficiale www.maccabiah.com e sulla TV  JLTV , sito www.jewishlifetv.com


Foto : il logo delle Maccabiadi e Micol Novelli (foto da Facebook)



domenica 12 luglio 2009

QUANDO CI SI VERGOGNA DI ESSERE ITALIANI---

L'internazionale dei giornalisti caccia Israele.
Voto unanime, con italiani

La Federazione internazionale dei giornalisti, il più grande e antico
sindacato della stampa con sede a Bruxelles, ha espulso la branca
israeliana affiliata all'organizzazione. Fra i membri del sindacato c'è
anche Paolo Serventi Longhi, il segretario generale della Federazione
nazionale della stampa italiana. L'espulsione è il culmine di una
campagna di discriminazione a cui la Federazione si è votata da anni
contro lo Stato d'Israele. Due anni fa il National Union of Journalists,
il sindacato della stampa britannica nonché l'ala più consistente della
Federazione internazionale di cui esprime anche il presidente, Jim
Boumelha, votò per boicottare Israele e tutti i prodotti dello stato
ebraico. Sempre tre anni fa, durante la guerra fra Hezbollah e lo Stato
ebraico a seguito del rapimento di due soldati israeliani (poi uccisi
dai terroristi islamici), il segretario generale della Federazione
internazionale, Aiden White, condannò il bombardamento israeliano della
tv di Hezbollah al Manar, finanziata da iraniani e siriani, in quanto
chiara dimostrazione di come Israele utilizzi la politica della violenza
per mettere a tacere i media dissidenti. Manar non è un organo di stampa
dissidente, diffonde propaganda antisemita e islamista e nei suoi
programmi accusa gli ebrei, tra l'altro, di omicidi rituali con il
sangue dei bambini arabi, del bombardamento di Hiroshima e Nagasaki e di
aver tramato con i nazisti organizzando essi stessi la propria
persecuzione per accelerare la nascita di Israele. E' la stessa Manar,
durante la guerra a Gaza, a trasmettere il discorso di Himam Sa'id,
guida suprema della Fratellanza islamica in Giordania: "Voi, gente di
Hebron, voi state combattendo una guerra contro gli ebrei, e lo sapete
fare bene. Abbiamo visto come, in un giorno del 1929, avete trucidato
gli ebrei di Hebron. Oggi, trucidateli sulla terra di Hebron, uccideteli
in Palestina". Il veterano della stampa israeliana Chaim Shibi, già
corrispondente da Washington per il principale quotidiano israeliano,
Yedioth Ahronoth, ha così commentato l'espulsione dalla Federazione:
"Siamo orgogliosi del giornalismo in Israele, non dipendiamo dal
governo. Siamo i più liberi fra i media e gli stessi che la Federazione
decide di espellere?". La Federazione venne fondata nel 1926 e oggi
rappresenta oltre 600mila professionisti dell'informazione in tutto il
mondo. Il voto di espulsione d'Israele, scrive il New York Jewish
Forward, è stato unanime. Ha quindi votato contro Israele anche la
rappresentanza italiana. La direzione della Federazione aveva già
spiegato a Shibi che la presenza israeliana era irrilevante perché il
sindacato era ben rappresentato dai giornalisti arabi che hanno sede a
Gaza e in Cisgiordania. Lo scorso gennaio, al termine dell'offensiva
israeliana contro le infrastruttre terroristiche palestinesi, Paolo
Serventi Longhi, Aiden White e Jim Boumelha avevano guidato persino una
delegazione del sindacato a Gaza. A consultare il sito internet della
Federazione si scopre che Israele non compare neppure fra i paesi
membri. Ci sono Iran, Iraq, Algeria, Giordania, Kuwait, Libia, Yemen,
Marocco, Oman, Thnisia, Emirati Arabi Uniti e Palestina , ma non lo
Stato ebraico. Il segretario White dice che l'espulsione è stata decisa
dopo che Israele si è rifiutato di pagare la quota di iscrizione. Un
pretesto, fin troppo ridicolo, come spiega Shibi: "Dovremmo pagare per
le campagne contro Israele?". Nessuno Stato o comunità scientifica ha
mai subito un simile fuoco cultural-ideologico come Israele.
L'espulsione si inserisce in un forsennato progetto di boicottaggio di
Israele che dura da sette anni. Hanno boicottato Israele sia la più
grande organizzazione inglese di insegnanti sia quella di dipendenti
pubblici; i medici britannici vogliono espellere gli israeliani dalla
World Medical Association, ci sono poi gli architetti e la chiesa
anglicana, mentre professori di Harvard e del Massachusetts institute of
technology hanno firmato appelli per disinvestire dalle compagnie
israeliane. I paesi europei hanno perseguito i discorsi che inneggiano
all'odio giudicandoli alla stregua di crimini di guerra durante il
Processo di Norimberga e nei processi della Corte internazionale in
Tanzania ne] 2003, quando tre giornalisti ruandesi vennero condannati
per aver gestito una radio e pubblicato un giornale che inneggiavano
allo sterminio sistematico della minoranza tutsi. Eppure, quando una
corte francese decise di impedire ad al Manar di usare il satellite per
la sua programmazione antisemita, la Federazione internazionale dei
giornalisti condannò la sentenza come censura politica del peggior tipo.
Un'emittente, al Manar, i cui picchi di share si basano su serial tv
come La Diaspora. Si vede un Rothschild che sul letto di morte dice ai
figli: "Dio ha onorato gli ebrei con una missione: dominare il mondo".
Ci sono anche due ebrei che sgozzano un bambino arabo per raccoglierne
il sangue da utilizzare per la preparazione del pane azzimo. Infine, una
prostituta malata in un bordello gestito da una tenutaria ebrea confida
il suo desiderio di contagiare i non ebrei. La stessa Federazione
protestò quando l'esercito israeliano colpì gli studi dalla tv di Hamas,
al Aqsa. Ma non ha mai denunciato la terrificante propaganda
antigiudaica propugnata dall'emittente, che inneggia allo sterminio
degli ebrei e incita i kamikaze, che chiama ratto marcio Israele, che
mostra bambini cinturati di esplosivo da terroristi suicidi e himam che
promuovono il jihad persino in Italia. L'espulsione di Israele dal
sindacato dei giornalisti è paragonabile alla decisione di Cornelio
Sommaruga, il presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa
che rifiutò l'ingresso nell'organizzazione della Magen David Adom,
equivalente israeliano della Red Cross, con la seguente motivazione: "Se
accettassi il simbolo della Stella di David, perché non dovrei fare
altrettanto con la Svastica?"

Giulio Meotti , Il Foglio, 11 luglio 2009