domenica 13 dicembre 2009

Una battaglia civile ,sulle aperture domenicali,che puo' unire credenti e non credenti.

Egregio Direttore,la riflessione di Mons. Giusti circa la questione delle aperture domenicali, ospitata da Il Tirreno, mi coinvolge in triplice modo : da liberale difensore del libero mercato (non certo totalmente incontrollato),da esponente Confcommercio ed anche da credente, seppur di fede diversa da quella del Vescovo cattolico.L'esigenza di salvaguardare il diritto al riposo settimanale è indubbiamente assai rilevante e coinvolge, vorrei ricordarlo, assai spesso sia i dipendenti che i commercianti stessi, gli uni accanto all'altro nel gestire l'attività.Indiscutibile,pertanto,il rispetto del monte orario lavorativo e degli straordinari che non possono divenire inesauribili: occorre però ricordare che le aperture settimanali sono una facoltà, quindi e naturalmente non un obbligo.Altrettanto condivisibile in toto è la preoccupazione per l'aspetto sociale, in termini di qualità della vita, che deve riguardare naturalmente anche i commercianti ed i loro dipendenti.Si dirà però che se i più aprono tutti sono costretti ad aprire, ma ciò non è sempre vero e spetta ad ogni imprenditore,in base a parametri quali la merceologia,il tipo di clientela , la zona, i costi d'esercizio,ecc,valutare la convenienza alle aperture domenicali, non mancando quelli che scelgono di non effettuarle nella convinzione che ciò serva solo a spalmare la clientela  lungo l'intera settimana, non variando quindi il risultato finale in termini di vendite.Difficile appare anche perorare misure restrittive a Livorno quando bastano pochi chilometri,non mi riferisco al solo territorio colligiano,per trovare numerosi esercizi commerciali aperti.Potrebbero fare qualcosa di più i governi, indipendentemente dal colore dell'esecutivo di turno,riconoscendo magari sgravi per i lavoratori impegnati nei giorni festivi che consentano ai commercianti di poter dare lavoro ad un numero maggiore di persone, assicurando quindi quel turn over che potrebbe salvaguardare maggiormente i diritti sociali di commercianti e dipendenti.Totalmente da sottoscrivere è poi il richiamo al "valore di un giorno sacro" per il credente che quindi non "può essere violato nella propria libertà religiosa,sancita dalla Costituzione Italiana" anche se, sia detto senza intento polemico perchè ovviamente il Vescovo ha un suo compito da assolvere,mi pare che in questo caso ci si riferisca alla sola domenica e quindi al solo mondo cristiano.Vado quindi oltre ed auspico che uno Stato Laico, quale quello italiano è sempre per volontà costituzionale, in quanto tale non certo impegnato a mortificare il sentimento religioso bensì a garantire a tutti la libera ed uguale espressione, in autonomo e reciproco rispetto, giunga presto a garantire realmente a tutti i diversi credenti questo basilare diritto.Teoricamente, per i cattolici con il Concordato e per altri (ma non ancora tutti) con le varie Intese questo diritto è garantito ma,come lo stesso Vescovo riscontra, ciò non si traduce facilmente in realtà.Maagari potrebbe essere questa una battaglia civile che le varie fedi unite potrebbero condurre,unitamente ai laici non credenti.
In occasione della festività ebraica di Hanucchà alla quale farà seguito il Natale cattolico,concedetemi di rivolgere a tutti i credenti coinvolti i migliori auguri.
Ringraziando per l'attenzione,cordiali saluti,
Gadi Polacco

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