sabato 7 settembre 2013

La pace invocata dal Papa

"Vogliamo unire anche noi la nostra voce al coro di plauso con cui tutto il mondo ha salutato l'invocazioner alla pace in terra fatta dal Sommo Pontefice nella sua recente enciclica.La pace è l'ideale massimo, l'aspirazione costante, l'elemento indispensabile alla vita umana, secondo il pensiero ebraico.

Forse è questo ideale biblico che ha ispirato il Capo della Chiesa nella sua nobile invocazione, come aveva ispirato i primi predicatori  della fede cristiana. Molti secoli fa, quasi 2800 anni or sono, uno dei più grandi profeti d'Israele, Isaia, il cui libro secondo Renan ha fornito più d'ogni altro materiali di pensiero al Cristianesimo, diceva nel nome del Signore : "Pace,pace al lontano e al vicino" (Isaia, cap. LVIII,19). Paolo ripeteva ai pagani di Efeso che Gesù era venuto a recare il buon annunzio della pace a loro che erano lontani e a quelli che erano vicini , ripetendo il vaticinio di Isaia (Efesini, II, 17).

L apace è stata per gli Ebrei d'ogni secolo il bene più prezioso e più necessario, predicato, desiderato, esaltato, celebrato in tutte le loro scritture , in tutte le loro preghiere, dai tempi più antichi ad oggi,fino a diventare la formula di saluto e d'augurio  reciproco in ogni ora e in ogni occasione.

Il Messia è annunziato col titolo di principe della pace (Isaia, IX, 5) e la ricerca costante della pace è, secondo il salmista (XXXIV, 15) , una garanzia di lunga vita.

Secondo i Farisei, così spesso e così volentieri maltrattati, cominciando dagli Evangeli, la pace è il massimo bene, è la base d'ogni altra fortuna o pregio.

Se volessimo raccogliere tutte le massime e tutte le raccomandazioni dei Rabbini intorno alla pace, ne verrebbe fuori un grosso volume, come nessun'altra letteratura e filosofia potrebbe mai comporre o fornire.

Un moderno studioso, Louis Finkelstein, ha voluto risalire all'origine della ''dottrina profetica della pace''  e crede di averla scoperta nella plebe ebraica, nella classe dei pastori, press'a poco nel X secolo av. l'E.V., sicchè Giovanni XXXIII avrebbe avuto i precursori del suo anelito odienro nell'umile gente che guidava al pascolo le greggi nell'Asia anteriore ed aveva in Abele il suo modello e nei patriarchi d'Israele, Abramo,Isacco , e Giacobbe, l'incarnazione del suo ideale (vedi i capp. XVI e XVII nel volume The Pharisees, Filadelfia, 1940, pagg. 344-442).

Non sarebbe l'ora che anche per Israele, che sempre la sognò e la cantò, giungesse l'età della pace a cui oggi il mondo anela, dopo tante guerre, tanti odi, tante stragi e che l'Umanità si quietasse finalmente e spezzasse le spade e le lance, i cannoni e i missili come auspicava il profeta Isaia (II,4), per inaugurare una nuovà età senza armi e senza frontiere' "

Rabbino Prof. Dante Lattes (z.l.)
in Rassegna Mensile Israel
maggio 1963

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