domenica 15 agosto 2010

Il Tribunale di Padova multa una scuola ed il Ministero : l'ora alternativa a quella di religione è un obbligo

Complice forse anche il clima vacanziero agostano,non ha avuto grande risalto una sentenza del Tribunale di Padova che, accogliendo il ricorso presentato dai genitori di una bambina che lamentavano l'assenza di alternative all'ora di religione (quella cattolica,per la cronaca l'unica presente nella scuola pubblica a carico però di tutti),ha condannato scuola e Ministero per discriminazione indiretta nell’esercizio del diritto all’istruzione e alla libertà di religione",ribadendo che trattasi di "valori tutelati dalla Costituzione"  e quindi confermando come tali insegnamenti alternativi debbano essere obbligatoriamente offerti per rendere effettiva la scelta compiuta dallo studente”.
E' scattata anche la sanzione pecuniaria pari a 1500,00 euro : se la cifra non è gran cosa,tenendo conto che di situazioni analogamente sanzionabili in Italia ve ne sono in abbondanza,anche dal punto finanziario se iniziassero a partire ricorsi non sarebbe quindi cosa indolore.
Ma è dal punto di vista di principio che questa sentenza è assai interessante perchè dimostra, diversamente da quanto alcuni cercarono di sostenere,che quanto espresso nel maggio scorso dal Consiglio di Stato (pur rigettando la famosa sentenza del TAR del Lazio) era in realtà un boomerang per chi, compreso purtroppo il Ministro,si ostina a voler ritenere l'attuale situazione consona ad una compiuta democrazia.
Scriveva infatti il Consiglio di Stato che il non attivare corsi alternativi " può incidere sulla libertà religiosa dello studente o della famiglia, e di questo aspetto il Ministero appellante dovrà necessariamente farsi carico” : dinanzi all'inadempienza padovana i giudici hanno pertanto proceduto di conseguenza.
Se l'alternativa "ora cattolica" od "ora alternativa" può apparire,come al sottoscritto appare, soluzione ancora assai insoddisfacente (la Costituzione infatti vuole tutte uguali,dinanzi allo Stato,le fedi) ,risulta comunque assai triste che in questo paese occorra ricorrere al giudice anche per farsi riconoscere un diritto chiaramente sancito e ben noto a chi dovrebbe assicurarne l'esercizio.

Gadi Polacco

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