venerdì 4 febbraio 2011

Medio Oriente,due fatti e la pace in pericolo

Egregio Direttorede "Il Tirreno",
nel suo articolo del 4 febbraio 2011 Giorgio Gallo,opportunamente dinanzi all'evidenza della nuova incandescente situazione in gran parte del Medio Oriente,si interroga circa i pericoli che corre il già difficile ed estenuante percorso verso la pace in quell'area.
Il quadro che delinea non mi pare però completo e qualche affermazione è partigiana, nel guardare ad Israele sempre con sospetto e pregiudizio.
Secondo Gallo,infatti,Israele vuole espandere gli insediamenti "...fino al punto di rendere impossibile la costituzione di uno stato palestinese" e ancora "Israele ha finora fidato sull'isolamento sostanziale dei palestinesi per mantenere e rafforzare il controllo su tutta la Palestina..." : a parte la opinabile e pregiudiziale presunzione di fondo che si evince ,in base alla quale Israele non sarebbe interessato a vivere in pace ma solo a "controllare", di quale "tutta" Palestina stiamo parlando?!
E' noto che dal 2005 gli israeliani hanno lasciato Gaza ed altrettanto noto è che,dal 2007, Hamas detiene tirranicamente il potere nella striscia dopo aver estromesso l'Autorità Palestinese : analogamente è risaputo che l'Autorità Palestinese amministra la cosiddetta "West Bank".
A seconda dei punti di vista ,nel caso, la questione è relegata a pochi chilometri quadrati relativi a Gerusalemme Est ed a qualche "insediamento" : se il continuare a parlare o scrivere di controllo su "tutta" la Palestina non è quindi mera operazione nostalgica, temo che si metta in discussione il diritto all'esistenza d'Israele su quello che, visioni estremistiche ed integraliste a parte, è il suo legittimo territorio.
Ingannevole è anche il riferimento ai giacimenti di gas "al largo di Gaza" ,nel presupposto evidentemente che non vi sia un "largo" d'Israele: senza voler entrare in pedanti questioni geografiche o relative alle acque territoriali basti ricordare che "Leviatan", l'ingente giacimento scoperto e di gran lunga assai più importante degli altri,si trova al largo di Haifa,quindi ben lontano dalla striscia e dall'Egitto.
Accanto al giusto anelito a libertà,democrazia ,lavoro e dignità che Gallo riconosce ad egiziani e palestinesi,manca un pensiero per la sicurezza ed il diritto all'esistenza per Israele e ci si dimentica anche di completare il quadro di una situazione che,inevitabilmente e comprensibilmente,non può non allarmare assai Gerusalemme : la situazione in Libano è ancora traballante e l'influenza di Hezbollah (non proprio  esempio di democrazia e pacifismo) aumenta parallelamente a quella dei suoi padrini iraniani ,guidati da quel bravo ragazzo che vuole cancellare Israele,ma non solo,dalla faccia della terra. Scossoni si registrano anche in Siria (altra dittatura) ed in Giordania,mentre in Egitto accade quello che sappiamo,a Gaza vige la dittatura dei terroristi di Hamas (quelli dei razzi,dei terroristi suicidi e che tengono da anni un innocuo ragazzo prigioniero chissà dove anche loro sponsorizzati dal brav'uomo di Teheran) e l'Autorità Palestinese vacilla pericolosamente.
Direi che a guardare il quadro per intero,quindi non solo ai particolari che fanno comodo,emerga chiaramente come le preoccupazioni israeliane siano ampiamente giustificate e come l'impasse del processo di pace appaia conseguenza elementare di tutto ciò.
Certo anche Israele non è immune da errori (non basta la democrazia ad evitare sbagli) ma quello che colpisce in certe visioni,come quella che ci prospetta nell'articolo citato Giorgio Gallo, è l'incapacità di superare il pregiudizio antisraeliano per prendere atto che il maggior problema dei palestinesi,i quali a ben diritto aspirano ad una vita normale, non è Israele ma si trova altrove,in particolare in chi quella popolazione amministra con incapacità oppure con tirranica prepotenza (le agenzie di stampa hanno riferito in questi giorni di migliaia di adesioni,su Facebook,ad un gruppo che invita a scendere in strada per protestare contro l' "amministrazione" di Hamas)
Se proprio non si vuole guardare anche ai diritti d'Israele,almeno si cerchi di aiutare veramente i palestinesi ad uscire dalla propria tragica situazione,invece di buttarli sempre più nelle mani,seppur "fraterne",di chi ha dimostrato ampiamente di essere interessato a tutto meno che al benessere dei propri cittadini : questo si che aiuterebbe la pace in quelle zone.
Grazie e cordiali saluti,
Gadi Polacco

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